Questa storia partecipa
ad un concorso indetto su facebook e spero che i risultati arrivino
presto.
È nata così,
non pensavo di scrivere una favola all'inizio, quindi, visto che è
la prima vi chiedo di essere clementi.
Spero possa piacervi e
spero veramente che vogliate dirmi cosa ne pensate.
Buona lettura!
Iaele
IL VENTO DEI SOGNI
Ero solo una bambina all'epoca, una bambina che
credeva nella favole.
Vivevo in un piccola casetta con i miei genitori e
mio fratello al limite del mio villaggio.
Da sempre circolava una leggenda dove si diceva
che, se si aveva un desiderio troppo grande nel cuore, il vento
passasse e si offrisse di custodirlo al tuo posto finché fosse
più stato così grande da essere irraggiungibile.
Se, una volta diventati adulti, dimostravi di
avere le capacità di far diventare realtà quel sogno
che prima era impossibile, il vento sarebbe tornato a rendere quello
che gli era stato affidato tempo addietro.
Il problema è che gli adulti non
riconoscono quel vento a cui avevano affidato i propri sogni
quand'erano bambini e, per questo, il vento non possa più
renderli ai proprietari.
In pratica, per riavere i propri desideri di
fanciullo, e poterli realizzare, bisogna che una parte del fanciullo
che si è stati permanga anche in quello che si è
diventati.
Non sempre è facile, non sempre è
possibile, non sempre ci si riesce anche con tutta la buona volontà
che ci si mette.
Perchè diciamolo pure: la vita non ci vuole
bambini.
Ci ferisce, ci mette di fronte a prove
impossibili, ci deride, ci prende in giro, ci infligge ferite che non
si rimarginano più.
Però, se nonostante tutte le ferite che si
possono ricevere, una parte di quel bambino, di quella parte che
crede nell'impossibile, rimane, allora sì, il vento tornerà
e ci renderà il nostro desiderio.
Perchè vi racconto questo?
Perchè vi è un mondo dove questa non
è una leggenda, è la realtà.
Volete sapere dove si trova?
Ascoltate la storia che vi voglio raccontare, poi
ditemi voi dove si trova questo posto.
Però, mi raccomando, perché anche un
sogno ha il suo prezzo.
Ascoltate...
Esiste un mondo dove le leggende sono realtà.
Un mondo dove i sogni dei bambini vengono affidati
al vento e vengono restituiti una volta che questi sono diventati
adulti e se ancora credono in quel sogno.
In caso contrario il vento li cullerà e li
trasformerà in stelle in modo che altri bambini possano
sognare cose nuove e uniche.
In questo mondo esiste anche un villaggio.
Un villaggio dove solo poche persone hanno riavuto
indietro il sogno che avevano affidato alle brezze gentili che
spiravano da quelle parti.
Di queste poche persone, ancora meno non si
vergognano ad ammettere che credono in quello che credevano da
bambini.
Solo questa manciata di adulti, ancora un po'
bambini senza vergogna nell'esserlo, ricorda ai bambini di crescere
restando sempre un po' piccoli.
Di questi bambini, pochi seguono il consiglio.
Chi per vergogna nell'essere diverso, chi perché
non vuole credere in quelle che ritiene solo favole, chi perché
ha paura di crederci troppo.
Fu così che si arrivò ad un punto in
cui nessuno riebbe il suo sogno indietro.
Nonni, padri, madri, figli e nipoti.
Nessuno ebbe il suo sogno indietro.
Nessuno divenne quello che sognava da piccolo.
Fu così che, piano piano, il cielo di quel
paese si riempì di stelle, ma di animi ingenui, bambineschi,
non ne rimase nessuno.
Neanche i bambini erano più bambini da
molto tempo.
Sognavano?
Si, sognavano.
Cosa sognavano?
Sognavano sempre le stesse cose.
Diverse angolazioni, diverse prospettive forse, ma
sempre le stesse cose.
La fantasia, l'ingenuità, la purezza,
stavano svanendo e con loro anche la facoltà di sognare.
Presto il vento sarebbe rimasto senza sogni da
custodire.
Una notte, però, una bambina sognò
qualcosa di particolare per il suo futuro.
Una cosa che non era mai stata sognata prima e che
attirò molto il vento.
Tanto da fare in modo che il vento potesse parlare
con questa bambina.
Il vento si presentò sotto forma di giovane
ragazza nella cameretta della bambina in una notte d'estate.
<< Ciao, piccola. >> la salutò
lieve come una brezza di primavera.
<< Ciao. Chi sei? >> chiese la bambina
a quella figura eterea.
<< Io sono il Vento. Sono il custode dei
sogni dei bambini. >> rispose la donna dolcemente facendo
espandere l'odore della primavera nella stanza.
<< Io sono Chione. Che vuol dire che
custodisci i sogni dei bambini? Sei venuta a prendere il mio per
caso? >> chiese ancora la bambina con la curiosità
tipica della sua età.
Lei non aveva paura di quella figura, no.
La piccola Chione provava curiosità verso
quella presenza.
Curiosità, simpatia, ammirazione, ecco
quello che provava la bambina.
<< Si, piccola. Sono qui per prendere in
custodia il tuo sogno finché non potrai realizzarlo. >>
rispose Vento accarezzando la piccola con una delle sue brezze più
dolci e gentili.
<< Io non te lo do. >> si impuntò
Chione.
Perché quella donna voleva il suo sogno?
Era suo, mica di Vento.
<< Ma non te lo rubo mica. Lo prendo solo in
prestito. Quando sarai più grande te lo ridarò. Te lo
prometto. >> provò a convincerla Vento.
Non voleva prendere il sogno della bambina con la
forza o con i sotterfugi, ma quello era il suo compito.
Doveva prendere in custodia i sogni dei bambini e
ripresentarsi quand'erano adulti per vedere se potevano riaverlo
indietro.
Purtroppo questo non accadeva più da molto
tempo, forse anche troppo.
Forse era giunto il momento di un cambiamento e
quella bambina era il cambiamento di cui c'era bisogno.
<< Non te lo do lo stesso. Tu dopo non me lo
ridai più. >> continuò ad impuntarsi la bambina
facendo il broncio.
<< Perché dici che non te lo ridò
più? Io le mantengo le promesse. >> continuò
Vento cercando di capire.
Quella bambina sembrava così sicura che lei
non le avrebbe riportato il suo sogno.
La osservò bene.
Era una bambina come tante altre all'apparenza.
Esattamente come tutte le altre bambine di quelle
parti.
Occhi argentei, capelli color della notte, pelle
candida, ma aveva anche un qualcosa di diverso.
Qualcosa che non si notava subito.
Qualcosa che lasciava intuire che era diversa, ma
non in maniera netta.
Non era qualcosa che si vedeva, era qualcosa che
si sentiva, una sensazione.
<< Io so che tu non me lo ridarai, quindi me
lo tengo stretto stretto e non te lo do. >> rispose la bambina
convinta più che mai a non cedere il suo sogno.
<< Posso almeno sapere qual'è il tuo
sogno? >> chiese dolcemente Vento vedendo che la bambina non
voleva arrendersi.
Non poteva fare altro che lasciarle il suo sogno,
ma voleva almeno sapere quale fosse.
Aveva intuito che era speciale, ma non sapeva
esattamente che sogno fosse.
<< Poi me lo prendi se te lo dico? >>
chiese Chione prudente.
La donna sembrava una brava persona, ma non si
poteva mai sapere.
La mamma le diceva di non fidarsi degli estranei.
<< No, tranquilla. Non lo prendo più,
ho cambiato idea. Voglio solo sapere qual'è il tuo sogno. >>
rispose rassicurante Vento.
La bambina ci pensò su un attimo, ma alla
fine annuì decisa.
<< Va bene, te lo dico, ma tu non portarmelo
via. >> disse Chione.
<< Va bene, non lo prendo. Dimmelo, forza
piccolina. >> fece dolcemente la figura eterea.
<< Il mio sogno è un mondo dove tutti
possano avere una speranza, un sogno tutto loro che non gli viene
portato via quando sono ancora bambini. Sogno un posto dove tutti
possano sognare senza avere paura. Anche tu. Avrai pur un sogno,
signora Vento. Qual'è? >> chiese la bimba.
Vento rimase immobile, stupita.
Quella bambina non sognava per se, ma per gli
altri.
Quella bambina racchiudeva il suo
di sogno.
Un mondo dove lei
potesse restituire tutti i sogni dei bambini alla loro versione
adulta.
Un mondo dove i sogni
non diventavano più stelle.
Un mondo dove solo i
sogni più antichi erano fissi nel cielo.
Un mondo dove tutti
potessero avere una possibilità.
Un mondo dove esistesse
ancora l'innocenza e la fantasia.
Quello era il suo
sogno, quella bambina era il suo sogno!
<< Piccola, il
tuo è il sogno più bello che mi potesse capitare di
trovare. Ti auguro con tutte le mie forze di riuscire a realizzarlo.
Te lo auguro davvero. >> fece Vento con una sfumatura di
malinconia e tristezza nella voce.
<< Me lo
lascerai? >> chiese la bambina speranzosa non notando il tono
di voce della donna.
<< Si, piccola,
non ti preoccupare. Non potrei mai portare via un sogno così
bello. La stella che verrebbe a formarsi sarebbe troppo grande per il
cielo. Questo sogno è solo tuo. >> disse Vento
accarezzandola.
<< Grazie mille,
signora Vento! Grazie mille! >> disse la bambina provando ad
abbracciarla dalla gioia.
Peccato che Vento fosse
fatta proprio di vento e che la bambina le passò attraverso,
atterrando ai piedi del letto.
<< Stai attenta
piccola. Non puoi abbracciare l'aria. >> ridacchiò
Vento.
<< Non è
giusto! >> fece la bambina offesa.
<< Però,
il vento può abbracciare le persone. >> disse Vento per
consolarla.
<< Sul serio? >>
domandò Chione scrutandola con due occhioni speranzosi.
<< Ma certo,
piccola Chione. >> rispose Vento avvolgendola in una dolce
brezza d'estate.
Per Chione fu come
essere abbracciati dal calore di una persona amata, come se stesse
venendo abbracciata dalla mamma!
<< Riposa,
piccola Chione. Il tuo sogno è al sicuro con te. Se ci
metterai tutta te stessa, sono sicura che lo realizzerai. Dormi
piccola Chione. Dormi sogno mio. >> disse con voce materna
Vento.
Vento restò
finché la piccola non si fu addormentata sotto le coperte.
Vento restò a
fissarla ancora un momento prima di andarsene.
Volteggiò nella
volta del cielo stellato fino alla sua dimora.
Prese quei sogni che
appartenevano ancora ai bambini, se li mise in saccoccia e partì.
Li restituì
tutti.
A tutti i bambini che
trovava restituiva il loro sogno.
A volte faceva
confusione, ma poteva capitare.
Erano così
tanti!
A qualcuno ne diede
addirittura più di uno!
Passò tutta la
notte a restituire i sogni ai bambini.
Non ne saltò
neanche uno.
Restituì tutto a
tutti.
Da quel giorno seguì
la vita di Chione da lontano, sempre continuando il suo compito.
Prendeva i sogni, ma
solo quelli che i bambini volevano dargli.
Non li prendeva più
tutti.
Prendeva solo quelli
che i bambini mettevano nel cassetto per poi tirarli fuori una volta
che fossero diventati adulti.
Quand'era il momento di
riconsegnarli poi, faceva sempre in modo che gli adulti trovassero
qualcosa di quand'erano bambini e che fosse legato al sogno, così
che se lo ricordassero e l'accogliessero.
Non smise mai di
osservare Chione.
La vide quando cominciò
la scuola.
La vide quando
ricevette le prime delusioni.
La vide quando si
rialzò da una batosta più forte delle altre.
La vide, giorno dopo
giorno, con dedizione, passo dopo passo, realizzare il suo sogno di
quand'era bambina.
Chione dedicò la
sua vita al suo sogno, tutta la sua totale dedizione, ma non lo vide
mai completo.
Perchè il sogno
di Chione si sarebbe realizzato solo secoli dopo.
Quello di Chione fu il
sogno di una notte, ma la dedizione che ci mise nel realizzarlo le
impegnò tutta la vita.
La dedizione richiede
una vita, i sogni durano solo una notte.
Vero, ma la dedizione
di Chione non richiese solo una vita, ne richiese molte.
Perchè molti
vollero portare avanti il suo sogno.
Un sogno che è
durato una notte, ma che allo stesso tempo dura in eterno.
La realizzazione di un
sogno richiede una totale dedizione allo stesso, ma costa.
Costa una vita intera.
Questo fu quello che
imparò Vento da Chione.
I sogni costano, ma se
non si è pronti a dedicarsi ad essi tutti i giorni della
propria vita, non si realizzeranno. Si dimenticheranno e, se qualcuno
te li ripresentasse, li rifiuteresti perché ormai non ci credi
più.
Da quel giorno Vento
non prese più tutti i sogni dei bambini.
Ci furono meno stelle,
il cielo notturno si fece più scuro.
Eppure tutti sembravano
più contenti.
Forse, una notte più
lunga aveva allungato il tempo dei sogni.
Perchè il sogno
dura solo una notte.
Ma la dedizione, il
realizzarsi di quel sogno effimero, dura tutta una vita.
E voi che avete
ascoltato questa storia, avete capito dov'è questo mondo
fantastico?
Si? L'avete capito?
Esatto, è
proprio lì.
È dove voi
volete che sia.
Qual'è il vostro
sogno?
Beh,
credo che non ci sia molto d'aggiungere.
Spero
solo che vi sia piaciuto e che vogliate dirmi la vostra su questo
argomento.
Aspetto
i vostri commenti
Iaele
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