So close but so far away

di Shannon Shay Tomlinson
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Prologo
 

 
-Tomlinson, non discutere.
Il castano per l’ennesima volta insultò il proprio capo mentalmente, in questo ultimo periodo Romano, il suo capo, gli aveva affidato una serie di missioni da completare una dopo l’altra senza dargli tregua. E sinceramente non ce la faceva più, era esausto e in più essere chiamato per cognome che per nome da quel uomo che una volta era tanto gentile con lui l’aveva irritato.
-In questo ultimo periodo hai dimostrato di essere il più affidabile, direi pure il migliore di tutto il clan. Svolgi gli ordini discretamente senza creare scompiglio, non ti fai notare, il tuo modo di fare è pulito e non lasci mai tracce di te. Diciamocelo, sei acuto, in gamba.
L’uomo fece una pausa. Come per riflettere sugli altri pregi del ragazzo avanti a sé. Il ragazzo sbuffò e cerco di aprire bocca ma Romano lo anticipò.
-Zitto, fammi finire. Sai ragazzo, i tuoi modi di fare mi ricordano molto me da giovane, a volte mi rivedo in te, di quando ero solo un ragazzo ed eseguivo pure io le missioni e spesso facevo il capo della situazione.
Il ragazzo cercò di nuovo di aprire bocca per protestare su quella affermazione: lui non aveva mai fatto il capo della situazione. Dava solo le istruzioni da eseguire visto che ora mai davano tutti i compiti a lui e al massimo li affidavano dieci uomini per aiutarlo. Ma Romano di nuovo fu più veloce.
-Perché in questo periodo secondo te ti ho affidato tutte quelle missioni ragazzo?
Il giovanotto stette zitto sapendo già che l’uomo si sarebbe risposto da solo, come solito faceva quando usava quel tono nelle domande.
-Perché ti ho voluto valutare, osservare, riflettere sulle tue mosse, di come avresti agitato, per poi verificare se saresti stato all’altezza di questo compito, un compito che sto progettando da ormai un bel po’ di tempo. E giovanotto come pensavo, lo eri.
L’uomo si accese un sigaro.
-So di averti promesso che quest’anno ti avrei lasciato in pace per due anni e poi ti avrei ripreso, come volevi…
-Si infatti.
Sbuffò acidamente il ragazzo. L’uomo cacciò fuori dalle labbra una nuvola di fumo, ignorandolo.
-Ma temo che solo dopo questo lavoretto potrò definitivamente lasciarti, magari pure per cinque anni se vuoi, ma Louis davvero, per questo incarico solo tu potresti essere quello adatto.
-Non credo proprio.
L’uomo si innervosì da quella risposta da parte del ragazzo tanto che batté forte un pugno sulla scrivania che li divideva. Louis fu quasi tentato di sussultare sul posto, ma si trattenne, come gli aveva insegnato l’uomo davanti a lui.
Mai mostrare di avere paura. La paura ti rende vulnerabile agli occhi degli altri e quindi debole per vivere in questo mondo.
Il ragazzo però rifletté sulle parole dette: anche cinque anni.
-Cosa non capisci? Dannazione sei il più giovane di tutto il clan, e io ho bisogno di qualcuno giovane per questo incarico cazzo, tu sei l’ultimo, come dire arruolato, e poi non ti conoscono in molti, sei sempre stato troppo cauto per farti notare, gli altri uomini invece sono troppi maturi e anche noti, li riconoscerebbero immediatamente se mandassi loro nel territorio nemico.
Provò esasperato.
-Ti ricordo tuo figlio, lui è più giovane di me e se non sbaglio ha diciannove anni.
-Diciotto.
Lo corresse.
-È uguale. Perché non mandi lui? Io sarei comunque troppo grande.
L’uomo fu sorpreso dalla determinazione di Louis nel non voler compiere quell’incarico, lo sorprese così tanto che pensò che magari c’era qualcosa sotto. Ma sorvolò.
-No, non manderei mai Jace, è troppo testardo, vuole sempre fare di testa sua, è impulsivo, rovinerebbe subito tutto il piano, non credo sia pronto per questo, anzi per questa vita.
L’uomo sospirò e posò il sigaro sul porta cenere e si massaggiò una tempia con le due dita esasperato.
Louis lo osservò, per quel uomo provava stima,  lo aveva aiutato moltissimo nella vita sin da piccolo, e in questo periodo lo vedeva sempre più stressato a causa del figlio poco maturo.
 In quel momento trovandosi la scena di Romano in quelle condizioni pietose rifletté di nuovo e decise che forse avrebbe fatto meglio ad accettare. Sapeva che alla fine sarebbe pure riuscito a non farsi rifilare quell’incarico ma in quel momento qualcosa gli diceva che magari se avesse fatto un ultimo favore al suo capo prima di quella lunga pausa non sarebbe morto. Così riprese parola.
-E vabbene. Accetto. Ma ad una condizione, dopo questo voglio i miei cinque anni di pausa.
Romano sorrise compiaciuto ed annuì. Finalmente avrebbe avuto la sua vendetta.
-Grazie ragazzo. Domani mattina fatti trovare a casa mia, ti spiegherò meglio con Stromberg.
Louis annuì, dopo di che si alzò e usci da quel magazzino abbandonato che chiamavano quartier generale.
Non vedeva l’ora finire questa cosa.
 

 
 
 
 
 
 
 
Shannon’s corner yeeah!
Okay non ci credo.
Premetto che questa è la prima volta che pubblico una storia qui. E non so nemmeno con che coraggio sono riuscita a farlo. Rido.
Comunque sia sono un po’ insicura se continuare, ma come idea mi piaceva.
Spero di ricevere qualche recensione giusto per sapere cosa ne pensate e se continuare.
Beh alla prossima, spero.
 
-Shay xoxo
 
 
 
 

 
 




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