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Un
re non aveva l'obbligo di rispettare delle stupide regole, pensò
Bowser Junior mentre procedeva sorridente la Sala. E neanche un
principe.
Non
solo compiva i tanto attesi nove anni, ma riceveva anche il suo primo
Pokémon, così come voleva suo padre.
I
corridoi erano vuoti ed i passi del principino risuonavano rapidi e
decisi. Le guardie, che già scarseggiavano negli appartamenti alti
del Castello (dove la famiglia reale passava il più tempo libero),
erano scomparse. Ma lui sapeva dove erano andate: tutte nella Sala
del trono. Ad attenderlo, infatti, ci sarebbe stato sicuramente
Kamek, mago dall'età avanzata che sempre era stato al fianco del Re,
le guardie fidate di suo padre, i suoi fratelli e... suo padre
stesso. Nessuno di importante si sarebbe perso quel giorno.
Bowser
Jr trotterellò ancora per un paio di stanze, poi giunse nella Sala
del trono, colma di sculture raffiguranti suo padre ed arazzi antichi
richiamanti le vecchie dinastie di re. Come aveva previsto, una folla
piuttosto ampia lo stava aspettando. Avanzò a testa alta, con un
ghigno di soddisfazione sulla faccia paffuta che lasciava intravedere
il canino sinistro leggermente più lungo del normale. I capelli
rossi che teneva legati da un ciuffo sobbalzavano ogni volta che il
Principe si lasciava sfuggire un balzo per l'emozione. Procedere in
maniera ordinata e composta non era mai stato il suo forte, neanche
per i giorni importanti come quello, ma poco gli importava. Suo
padre, un uomo talmente alto da far sembrare dei tappi tutti coloro
che aveva attorno, con una folta chioma rossa in testa ed un sorriso
fiero sul volto abbronzato, sedeva sul Trono tenendo le muscolose
braccia serrate ai braccioli. Torreggiava sulla massa di gente un po'
per la sua mole, un po' per il sopraelevamento su cui era posto il
Trono. Sempre sopra il palco, i sette fratelli dell'ottavogenito si
tenevano in piedi nel modo più fiero possibile, nonostante i loro
voti lasciassero ben a vedere quanto quella posa solenne era l'ultima
cosa che avrebbero voluto tenere. Ognuno portava vicino a se il
proprio primo Pokémon, anch'esso con un'espressione talmente regale
da sembrare ridicola. Gli occhi di Ludwig incrociarono i suoi, e per
poco Bowser Jr temette di essere fulminato dallo sguardo gelido del
primogenito. A Ludwig non era mai andato a genio suo fratello minore,
ed il disprezzo del primo cresceva ogni volta che per Bowser Jr si
presentava un occasione che loro padre riteneva “grande ed
importante”.
Kamek
era appena sotto il trono, il viso un po' avvizzito contratto in un
gran sorriso splendente. Gli occhiali a specchio sembravano lasciar
trapelare lo scintillio degli occhi del vecchio mago. Che poi vecchio
non sembrava, fatta eccezione per la schiena leggermente ricurva e
per qualche accenno di ruga nel viso. Bowser Junior si era sempre
chiesto quanti anni avesse, quel servo dal naso adunco e dal
cappello da stregone che sempre era stato dietro ai voleri di suo
padre. Più volte si era domandato, il principino, se Kamek fosse
stato il consigliere non solo di suo padre, ma anche di suo nonno
Morton e magari della madre di suo nonno, e che in realtà usasse la
magia per nascondere la sua vecchiaia. Ma se davvero era così, anche
il suo Xatu doveva essere centenario.
Scacciò
via tutti quei pensieri. Ora non era certo il momento per pensare
agli anni del miglior tirapiedi del Re. Avanzò, con i servi e le
guardie che si scostavano per fargli posto, ed il suo ghigno si
tramutò in un vero sorriso a trentadue denti quando scorse il tavolo
dove erano appoggiate varie Pokéball provenienti dagli angoli più
remoti della Terra, catturati solo per lui. Salì gli scalini per
raggiungere suo padre ed i suoi fratelli. Bowser sedeva precisamente
di fronte a lui ed alle sfere Poké, ed i fratelli si trovavano 4 da
un lato e 3 da un altro. Si erano disposti in ordine di età, come
erano soliti a fare, cosicché Larry, Morton, Wendy ed Iggy potessero
salutarlo da sinistra, mentre Roy, Lemmy e Ludwig osservarlo da
destra. Ludwig, in verità, non stava osservando affatto, con la
fronte corrugata e gli occhi fissi in un punto invisibile che solo
lui pareva vedere, in fondo alla sala. Bowser Jr trotterellò in
avanti, e suo padre si alzò in piedi, le borchie attorno al collo ed
alle braccia che rilucevano ad ogni minimo movimento come gioielli:
-Junior,
oggi è un giorno molto importante per te! Non solo compi nove anni ,
ma riceverai il tuo primo Pokémon!-
Come
se non lo sapesse già. Bowser però adorava metterlo in risalto con
tutti quei paroloni. Essere il favorito sarebbe stata una cosa
perfetta se non avesse attirato tutte le gelosie dei più grandi. Lui
sorrise in risposta.
-Naturalmente,
il futuro Re dei Koopa dovrà avere un Pokémon forte, degno della
sua grandezza, al suo fianco! Questi Pokémon sono esemplari rari e
sfuggevoli, scegli bene perché non è stato facile trovarli-
Junior
adesso era indeciso più che mai. Sapeva che suo padre si aspettava
che scegliesse il mostriciattolo più forte, ma tutta quella scelta
gli dava il mal di testa, e proprio non riusciva a decidersi. Troppi
nomi, alcuni mai sentiti, si accavallavano l'uno sull'altro. Troppe
immagini di Pokémon belli e brutti, aggraziati e non, si paravano
davanti agli occhi del Principino.
Piccole
goccioline di sudore nervoso iniziarono a colargli dietro il collo.
Quale scegliere? Qual'era il migliore? Quale avrebbe preso suo padre?
Bowser aveva scelto, da piccolo, un Larvitar grosso e robusto, ma non
c'era nessun Larvitar tra quei Pokémon. Bowser Junior aveva il pecco
di soffermarsi troppo davanti alle scelte più importanti. A dispetto
del padre, istintivo e senza troppi ripensamenti, l'ottavogenito del
Re impiegava secoli a prendere una decisione. Si morse il labbro
cercando di concentrarsi meglio, ma sentiva su di se tutti gli
sguardi dei presenti. Alzò un attimo la testa e diede un occhiata ai
Pokémon dei fratelloni: il Totodile di Larry, vivace e instancabile
come il padrone, il Roggernola di Morton, goffo ma robusto, la
Glameow di Wendy, con la solita aria da superiore dell'unica figlia
del Re, il Porygon Z (evoluto tramite esperimenti scientifici) dalla
mente brillante come quella di Iggy... voltando la testa verso il
lato opposto, Bowser Jr incontrò con lo sguardo anche il Makuhita di
Roy, prossimo all'evoluzione, il Vulpix di Lemmy, che proprio come il
proprietario vantava la stranissima caratteristica di preferire il
freddo al caldo*, ed in fondo, appollaiata sulla spalla
dell'allenatore, la leggiadra Altaria di Ludwig, raggomitolata su se
stessa come se avesse freddo. Ripensando alle scelte che avevano
fatto i fratelli, Bowser Jr notò che ognuno aveva scelto il Pokémon
che meglio gli si addiceva, senza dar troppa importanza al giudizio
del padre. Ma per lui era diverso. Lui non voleva fare la scelta
sbagliata, non voleva tradire la grande fiducia che il padre riponeva
in lui.
Bowser
aggrottò la fronte, appoggiando il mento sulla mano destra. Quella
era la sua posa da pensatore. Perché Junior stava esitando? Erano
passati almeno 10 minuti da quando gli si era parato davanti, eppure
continuava a voltare lo sguardo da una sfera all'altra. Gli sembrava
strano, perché quando lui aveva avuto la possibilità di scegliersi
il primo Pokémon, decidere era stato semplice.
Ricordava
quel giorno...
Aveva
dovuto aspettare di avere 12 anni, dato che i suoi genitori non gli
avevano concesso una scorciatoia come aveva fatto lui con i suoi
figli.
Quel
giorno il clima era perfetto, lui adorava il caldo. Tutti i membri
della famiglia reale dal sangue di rettile vissuti prima di lui
avevano adorato il caldo**. Però non aveva tempo di crogiolarsi al
sole come una lucertola. Il Re del Regno dei Funghi stava chiamando a
voce alta i ragazzi che dovevano ricevere il loro primo Pokémon, e
lui era tra quelli. Il cognome “Koopa” suonò solenne nella
stanza del museo, ed il Principe si fece spazio a spintoni, arrivando
a corsa sul palco. Si avvicinò, lanciò un occhiata a tutte le sfere
e poi afferrò quella contrassegnata dall'etichetta “Larvitar” e
dalla rispettiva immagine. Il suo volto si aprì in un sorriso
compiaciuto, e fece per andarsene, quando scorse la cosa più bella
che avesse mai visto. Dietro il Re, la piccola Principessa Toadstool
se ne stava timidamente ad osservare i ragazzi che salivano sul
palco. L'immagine di quella giovane fanciulla si piantò nel cervello
del Principe, destinata a rimanervi per molto, molto tempo. Il
giovane schiuse la bocca come per dire qualcosa, ma rimase senza
parole dall'aspetto così dolce e fragile della creatura. Gli occhi
cielo di lei incontrarono per un attimo quelli di lui, e Bowser si
sentì le guance diventare rosse come le sue iridi. Provò nuovamente
a balbettare qualcosa, ma la voce potente del Re che annunciava un
altro cognome infranse quel momento mistico. Mai prima di allora
Bowser era riuscito a vedere dal vivo la dolce Principessa. Non era
niente a confronto di lui, un essere minuto senza alcuna presenza di
sangue di rettile in corpo, ma aveva un suo fascino. Oh, sì, ne
aveva molto, di fascino.
Bowser
era tornato a casa a capo basso. All'epoca, nonostante la vera
residenza della sua famiglia era da sempre stata situata nella Valle
dei Vulcani, molto a nord-est della capitale, il Principe risedeva
con i suoi genitori proprio a Fungopoli. Questo perché sua madre
Ginevra era originaria di Fungopoli, e quindi i due sovrani andavano
a trascorrere le vacanze nella capitale. E lui era costretto a
seguirli. Quell'anno, però non era affatto dispiaciuto da tale
decisione. Aveva ricevuto il suo Pokémon direttamente dal Re, senza
aspettare che delle guardie reali giungessero nella sua terra per
mostrare i rimasugli non scelti da altri ragazzi, e soprattutto aveva
avuto quella splendida visione. Peach, in tutta la sua dolce
bellezza... da quello che sapeva, andava spesso ad osservare i
Pokémon che venivano donati ai giovani allenatori. Forse... si
sarebbe trovata lì anche l'anno seguente? Quando lui avrebbe fatto
ritorno a Fungopoli, avrebbe avuto il tempo di tornare a dare
un'occhiata alla Principessa?
Il
suo cuore era peso per le troppe emozioni, e soprattutto era
dispiaciuto che quell'attimo fosse durato così poco. Ma poi si
ricordò del suo Pokémon: lanciò in aria la sfera, lasciando
fuoriuscire un Pokémon dall'aria forte, color salvia, dalla forma
che ricordava vagamente quella di un dinosauro.
-Ok,
Larvitar, da oggi tu sei mio!-
Stranamente,
la mente del sovrano delle Terre Vulcaniche si era spostata su un
altro ricordo, quando qualche anno più tardi aveva fatto ritorno
alle annunciazioni del precedente signore del Regno per rivedere
quella bella ragazzina. Peach avrà avuto qualche anno meno di lui,
forse tre o quattro, addirittura cinque anni di distanza, ma poco gli
importava. Avrebbe atteso che divenisse adulta per poi prenderla in
sposa. Sì, che bella idea! Magari avrebbero avuto anche dei figli, e
di sicuro un regno esteso a tutti confini del mondo... no,
dell'Universo! Bowser adorava, fin da piccolo, fantasticare su
conquiste e regni immensi sui quali governare. I suoi avi erano stati
spesso conquistatori, alcuni giusti altri tiranni, ma pur sempre
conquistatori. Bowser era attratto dalla parte malvagia, nonostante i
suoi genitori avessero sempre cercato di dirigerlo verso la parte del
giusto. Niente da fare, lui sarebbe diventato un temibile Re
rispettato da tutti. Un temibile Re sposato con la più bella
fanciulla del mondo.
Mentre
osservava in disparte la bella ragazza, il suo sguardo cadde per un
attimo su un ragazzo robusto, dal gran nasone tondo, che si era
portato dinnanzi al Re assieme al fratello gemello. Qualcosa non era
andato bene. Nonostante la distanza, i suoi occhi avevano notato
l'incrociarsi di sguardi che c'era stato tra quel ragazzo e la
Principessa. E questo non andava affatto bene.
-Ehy
tu!-
La
voce forte del Principe aveva fatto tremare il verde e destato
l'attenzione del rosso. Bowser procedeva a passo svelto verso il
secondo, che aveva appena vinto una sfida con il suo Torchic.
“La
sua prima gara” pensò il ragazzo dal sangue reale.
-Chi
sei tu?-
Mario
non pareva affatto spaventato dal Principe. Questo sbuffò:
-Vuoi
vederla una vera lotta?-
Sogghignò
mostrando l'unica Pokéball. Il ragazzo grasso rimase impassibile per
qualche secondo, poi rifiutò dicendo che il suo Pokémon era troppo
stanco. Bowser l'aveva deriso:
-Ma
che razza di Pokémon è, se non riesce a tener testa a due sfide
consecutive?-
Questa
sfida non aveva fatto infuriare Mario, ma il suo Torchic, che si era
avvicinato gonfiandosi tutto, indignato. Bowser gli rifilò un
leggero calcio, in modo da farlo scansare, ridacchiando “e questo
sarebbe un Pokémon?”. A quelle parole, il pulcino prese a fremere
di rabbia, e Mario decise di accettare la sfida.
-Non
farlo, Mario!-
Gli
urlò Luigi, ma nessuno dei due allenatori vi fece caso.
Prima
che il verde potesse azzardar parola, i due Pokémon erano già in
campo. Torchic, in tutta la sua buffa fierezza, e Larvitar, a cui
bastava gonfiare il petto per sembrare un gigante.
-Ti
avverto, il mio Larvitar è molto forte-
Sghignazzò
di nuovo il Principe. L'altro pareva non averlo ascoltato.
-Torchic,
usa...-
Ma
il Larvitar era stato più veloce. Era sparito nel terreno prima che
Mario potesse finire la frase, e risbucato sotto le zampe di Torchic
prima che questo potesse afferrare il comando impartitogli. Il
pulcino venne sbalzato in aria, ed ad attenderlo nella caduta c'erano
le zanne pronte a sferrare “Morso” dell'avversario. Torchic
lanciò un pigolio di dolore, poi si staccò dalla morsa dell'attacco
e si rimise in piedi. Questa volta il “Graffio!” di Mario fu più
rapido, ed il Pokémon Fuoco riuscì ad arrecare vari danni al
Larvitar nemico. Bowser rispose con “Frana!”, che però mancò il
bersaglio, e quindi spronò il suo Pokémon a procedere nuovamente
con Morso. Torchic fu svelto, e le zanne dell'altro si chiusero a
pochi centimetri dalla sua tozza ala. Torchic eseguì Focalenergia,
gonfiandosi e facendo il grosso, per poi proseguire con un colpo
laterale. Larvitar sarà stato anche robusto e grosso, ma era goffo
ed i suoi movimenti lenti ed impacciati. Mario decise quindi di
attaccare quel punto debole facendo eseguire al proprio Pokémon
colpi rapidi e precisi. Bowser però non si lasciò intimidire.
Appena comprese la tattica avversaria, comandò al Larvitar di
utilizzare Terrempesta. Così fu, ed un forte polverone invase la
scena della lotta. Torchic barcollò, spinto dal forte vento, ed
esitò. Neanche Mario riusciva a vedere un palmo dal suo grosso naso.
Bowser sfruttò quindi quel momento di distrazione avversaria per
impartire “Fossa!” a Larvitar. Questo si tuffò nella terra come
se fosse stata acqua, e ben presto riemerse gettando a gambe all'aria
il pulcino, prossimo al KO. Mario digrignò i denti. Bowser, anche se
non poteva vedere la faccia del ragazzo, immaginava che l'altro fosse
su tutte le furie. Poi, accadde l'improbabile.
-Treecko,
Botta!-
Un'ombra
nella tempesta di sabbia si mosse, prendendo alla sprovvista anche
Larvitar. Barcollò e cadde, senza comprendere da dove venisse il
colpo. Il Treecko del verde, che prima era accasciato a terra,
sembrava essersi ripreso. Ed anche il suo padrone. Il fratello del
rosso adesso mostrava una grinta che Bowser non si era aspettato di
vedere.
Treecko
si schierò a fianco di Torchic, e quest'ultimo prese coraggio.
Bowser non si lamentò neanche che gli avversari adesso fossero 2.
Era sicuro della vittoria. Ma il Treecko avversario sapeva il fatto
suo. Mentre il geco distraeva Larvitar, il pulcino di Fuoco attaccava
questo da dietro. Bowser iniziò a stufarsi di tutto ciò, e fece per
impartire un nuovo “Frana” al suo Pokémon, quando Treecko
sfoderò una nuova mossa; Assorbimento colpì Larvitar proprio mentre
questo stava tenendo d'occhio Torchic, e fu una bella batosta. In un
batter d'occhio, la battaglia finì, assieme alla tempesta di sabbia.
Larvitar giaceva privo di sensi disteso sull'erba. Bowser si sentì
offeso da quell'affronto.
“Battuto
da un novellino, sgrunf!”
Avanzò
verso il suo Pokémon e lo ritirò nella sfera, e poi fece per
ringhiarne quattro ai fratelli quando apparve, da dietro un albero,
la graziosa fanciulla in rosa.
Il
Principe si sentì il cuore sciogliere. La ragazzina lo stava
fissando sorridente.
-Siete
stati bravi! Vi ho osservati combattere!-
Pronunciò
timidamente. Bowser vide il volto del ragazzo grassoccio divenire del
solito colore del cappello.
-Eh,emm...
sì, sono stati bravi per dei principianti. Io... io ci sono andato
piano ma loro... sì, bravi...-
Le
parole, che spesso gli uscivano tanto fluidamente quanto taglienti,
adesso faticavano a venir fuori.
-Diciamo
che è finita in... pareggio...-
E
appena detto questo, corse via colto da un improvviso imbarazzo. La
bella Principessa gli aveva parlato! Proprio lei, Peach, per la prima
volta! E lui... non si era neanche presentato. Aspetta, che??? Frenò
la corsa , si voltò per un attimo verso la fanciulla e, spremendo i
polmoni di tutta l'aria che tenevano dentro, urlò:
-Io
sono Bowser!-
Ma
non osò dire altro. Procedette la corsa.
Quando
finalmente si riprese, notò che suo figlio era ancora lì, sudato e
perplesso. Quei ricordi avevano fatto scattare qualcosa nella mente
del Re. Senza saperne il motivo, diede un'occhiata a tutti i Pokémon
dei figli. Ognuno era perfettamente abbinato al carattere del
proprietario. Bowser capì il motivo per il quale il suo ottavogenito
impiegava così tanto a scegliere. Di certo, Junior voleva fare una
buona impressione sul padre, prendendo un Pokémon grosso e forte
come lui stesso aveva fatto. Ma lui e suo figlio erano diversi, per
quanto si somigliassero. E capì solo in quel momento che non doveva
imporre al figlio di fare una scelta forzata. Bowser si era sentito
molto a suo agio con Tyranitar e Tyranitar stesso era stato contento
di avere un allenatore come lui, nonostante a volte il Re lo avesse
trattato male. Sapeva che il legame che nasce tra l'allenatore ed il
primo Pokémon è un legame speciale, molto più profondo di quello
riservato ad altri Pokémon. Doveva far capire al figlio che la
scelta doveva essere totalmente sua. Si alzò dal trono e, con la sua
voce tonante ridotta ad un sussurro ed il volto un po' dispiaciuto,
corresse la frase precedentemente detta:
-Un
sovrano deve avere al suo fianco il Pokémon che meglio gli si
addice, Junior. Non deve essere una scelta fatta per compiacere
qualcun altro, ma per se stesso-
Si
rimise seduto in silenzio, sperando che il figlio avesse capito.
Il
padre aveva avuto una reazione strana, ma gli aveva detto la cosa
giusta.
“Non
devo scegliere il Pokémon che vuole papà, devo scegliere quello che
voglio io!”
Così
si rilassò un attimo, e riprese a leggere i cartellini vicini alle
sfere. Poi uno in particolare attirò la sua attenzione.
Il
musetto era simpatico, furbo come il suo, e quel ciuffo gli ricordava
i suoi capelli. Inoltre, sembrava anche un buon Pokémon. Allungò la
mano con decisione, e poi sollevò la Pokéball in modo da mostrarla
a tutti.
-Zorua!-
Proclamò
fiero.
*Secondo
me, i Koopa come tutti i rettili odiano il freddo e adorano il caldo,
nonostante il loro corpo sia comunque più resistente e sviluppato di
quello dei loro cugini striscianti. Lemmy, sempre secondo le mie
storie, ama il freddo quasi quanto la sua palla di gomma. È un po'
una presa di giro quella di un Vulpix a sangue freddo :)
**Tutti
i personaggi sono “umanizzati”, ma presentano comunque delle
caratteristiche diverse in base alla “specie” originale. Qui i
Koopa della famiglia reale presentano corpi imponenti, muscoli
sviluppati, sangue freddo ed altri piccoli particolari che si
avvicinano alla “razza” di Bowser.
Commento
Finita
la seconda parte ;)! Spero vi sia piaciuta! Ho ancora molte storie da
raccontare su Pokémario, continuate a seguirmi! Se avete qualche
preferenza sui personaggi, scrivete nei commenti chi vorreste vedere
combattere ed io, se posso, vi accontenterò ;)! Sono accettati tutti
i personaggi più importanti nella saga di Super Mario, inclusi i
cattivi di M&L e via dicendo :)! A presto, ciao!
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