Profumo
di lavanda e timidi sorrisi
La sala comune era in festa come ogni giorno, il cibo era buono come
sempre e gli schiamazzi aumentavano e diminuivano di volume in modo
irregolare e gioioso.
I ragazzi parlavano, pochi litigavano, alcuni stavano in silenzio a
mangiare.
I più piccoli rimanevano incantati a guardare i dolci e le
pietanze che comparivano e scomparivano sul tavolo, nonostante fossero
già vari mesi che vedevano quelle cose.
Nel tavolo dei serpeverde, Draco era più tranquillo del
solito, prendeva parte a poche conversazioni e accondiscendeva su
tutto. Sembrava che avesse altro per la testa.
Ad un certo punto smise completamente di parlare, ascoltava i suoi
compagni e non diceva nulla, non annuiva nemmeno più.
Spesso il suo sguardo correva per sala per poi fermarsi sul volto di
una ragazza del suo tavolo, un paio d’anni più
piccola di che mangiava tranquilla chiacchierando con una sua amica.
Dopo varie volte che lui la fissava lei si voltò, quando i
loro occhi si incontrarono nella pancia di Draco esplose qualcosa. Si
sentiva strano, non gli era mai capitato che lo sguardo di una ragazza
gli facesse quell’effetto. Di solito erano le ragazze a
sentirsi così.
Da quel contatto visivo non la guardò più, un
po’ per paura, un po’ per vergogna.
Alla fine della cena la guardò andarsene e provò
una sensazione di vuoto al petto e di caldo nello stomaco.
A quanto pare si notava qualcosa perché Blaise gli si
avvicinò sogghignando: «Ehi Draco, ti hanno tirato
un incantesimo per farti stare zitto finalmente?»
Draco scosse la testa, ma rimase in silenzio e se ne andò ai
dormitori senza l’amico.
Scese le scale con calma, senza neanche pensare a dove metteva i piedi.
Si ritrovò in camera senza nemmeno rendersi conto di esserci
arrivato di sua volontà. Si buttò sul letto
ancora vestito, con la faccia schiacciata sul cuscino. Aveva ancora
quelle strane sensazioni al petto e allo stomaco.
Si addormentò prima del previsto e dormì tutta la
notte senza sognare.
«Draco vuoi fare tardi a lezione? Alzati!»
Una voce filtrò nella cortina di buio che riempiva la mente
del ragazzo, sembrava arrivare da chilometri di distanza, ma aprendo
gli occhi Draco si rese conto che non era così.
Si alzò di malavoglia dal letto e andò in bagno a
farsi una doccia veloce, passando davanti allo specchio si rese conto
di avere le guance stranamente rosse, ma diede la colpa al modo in cui
aveva dormito e si lavò senza altri pensieri strani.
Dopo essersi messo la divisa scolastica si recò in sala
grande, dove gli studenti parlavano e studiavano e discutevano, ma meno
animatamente di come facevano durante le cene.
Ogni cosa era come sempre, nulla deturpava la magnifica routine di
Hogwarts e anche lui credeva di essere uguale ai giorni precedenti e si
diresse baldanzoso verso il suo tavolo, sicuro di sé come un
leone, anche se lui con i leoni non aveva nulla a che fare - in fatto
di case, s’intende.
Parlava e rideva tranquillo, senza mai far pensieri sulla sera prima.
Si sentiva molto bene e le strane sensazioni della cena lo avevano
completamente abbandonato.
Dopo la colazione andrò alle varie classi e
dimenticò completamente la ragazza.
Erano passati un paio di giorni dall’incontro di Draco e la
ragazza e a lui sembrava che fosse stato solo un sogno.
Le lezioni erano iniziate da un paio di minuti e i corridoi erano
completamente vuoti.
Draco correva per le scale nonostante sapesse che la professoressa
Cooman non l’avrebbe punito, voleva solo non finire
sotto gli occhi di tutti entrando per ultimo.
Stava percorrendo un corridoio e girato l’angolo si
scontrò con qualcuno.
«Oh, scusa non volevo.»
Lui alzò lo sguardo e si accorse di chi aveva appena buttato
a terra.
«No, è colpa mia. Ti aiuto.»
“Perché sono così gentile?”
Rimosse quel pensiero dalla testa e tese un braccio verso la ragazza.
« Ehm, grazie.»
Lei arrossì violentemente e Draco pensò che non
era qualcosa che si vedeva spesso tra i serpeverde, ma mandò
via anche questo pensiero.
Si presentò, sicuro di sé e pomposo:
«Piacere, io sono Draco Malfoy.»
«Io sono Astoria Greengrass.»
Aveva lunghi capelli nero corvino con riflessi blu che muovendosi
creavano onde morbide, profumava di lavanda e aveva grandi occhi verde
chiaro, da gatta, e i tratti del viso da fata.
Era bellissima, e su questo Draco non poteva dire niente.
Sorrisero tutti e due, lei in modo timido e lui senza neanche
accorgersene.
Senza rendersene conto erano passati già vari minuti e
allora ricominciarono a correre verso le loro classi.
Erano passate varie settimane dallo scontro di Draco, ma lui ancora non
se l’era dimenticato.
Ricordava ogni cosa di lei, ma soprattutto quel sorriso timido che era
comparso sul suo viso subito prima che ricominciassero a correre.
Si sentiva strano, per lui non era normale provare certe cose, per lui
non era normale dare così tanto peso alle altre persone.
Passava i giorni vagando con la mente sul suo viso, sulle sue labbra,
indugiando sulle onde create dai capelli scendendo fin giù,
sui fianchi.
Parlava poco e quando si trovava in sala grande vagava con lo
sguardo in cerca dei suoi occhi da felino.
Una sera non riusciva proprio ad addormentarsi e decise di farsi una
passeggiata per schiarirsi le idee, pensò che la gufiera
fosse il posto più adatto per questo, i rumori
erano sempre in grado di fargli dimenticare i turbamenti.
Passarono le ore e Draco si sentiva molto meglio, privo di inquietudini
e di pensieri molesti, quindi decise di ritornare ai dormitori.
I suoi passi rimbombavano per i corridoi, timidi raggi di luna
filtravano dalle alte finestre e facevano sembrare tutto argentato e
onirico.
Era nel mezzo di un lungo corridoio quando si accorse che
c’era qualcuno che si avvicinava e si nascose dietro ad una
statua; sbirciando si rese conto che il motivo di tutti i suoi
turbamenti coincideva con la persone che stava percorrendo il corridoio
in quel momento, allora decise di seguirla e con passo felpato la
pedinò fino alla gufiera.
La vide legare una lettera ad uno dei gufi della scuola e voltarsi con
calma ed un sorriso compiaciuto sul volto.
« Ero sicura che ci fossi tu in quel corridoio.»
Si guardarono a lungo e poi, quasi senza accorgersene, si
avvicinarono. Si ritrovarono ad un soffio di distanza, gli occhi
così vicini e languidi.
Sentivano il respiro dell’altro sul viso, si cercarono a
vicenda, con le labbra, con le mani, con lo sguardo, desiderosi come
due amanti che sono stati lontani per troppo tempo.
Erano ancora nella gufiera, abbracciati, quando l’alba li
sorprese e decisero di tornare ai loro dormitori.
Mano nella mano percorsero i corridoi per la sala comune, timidi, ma
allo stesso tempo sicuri nei loro gesti.
Ogni tanto si scoccavano delle occhiate, come per controllare che
l’altro fosse ancora lì e che non fosse solo un
sogno o un allucinazione.
Nella sala comune si divisero, anche se un po’ controvoglia.
Nei pochi giorni che mancavano alla fine della scuola non si persero
mai di vista e se potevano stavano insieme.
L’ultimo giorno erano alquanto tristi, non si sarebbero
rivisti per tutta l’estate e quel pensiero li deprimeva, come
può deprimere solo due ragazzi che si sono appena
innamorati, o anche solo invaghiti.
Salirono sul treno sempre più malinconici e scelsero un
vagone solo per loro due e passarono tutto il tempo del viaggio
abbracciati senza parlare. Si separarono prima di arrivare alla
stazione, pensavano che sarebbe stato più facile.
L’estate era passata lenta e finalmente settembre si
affacciava nella vita di Draco.
Non era passato giorno, o minuto, in cui il pensiero di Astoria
svanisse, o si affievolisse, e finalmente l’inizio della
scuola sembrava davvero vicino riempiendo il ragazzo di un dolce
desiderio.
Ma Astoria non era l’unico suo pensiero e i aveva sentimenti
contrastanti pensando all’inizio della scuola, il suo ultimo
anno ad Hogwarts.
Dopo la morte di Silente, dopo il suo quasi omicidio, tutto era
diventato oscuro e difficile.
Non tanto per lui, ma tanto per tutti quelli che si erano messi contro
Voldemort e che ancora si ostinavano a resistergli.
Lui poteva vivere tranquillo, non tanto, il suo fallimento era stato
tremendo, ma era dalla sua parte e finché poteva tornargli
utile non l’avrebbe ucciso.
I suoi pensieri però si univano e si dividevano in una sorta
di danza nella sua testa, pensava a cosa poteva succedere a Astoria,
pensava che magari lei non sarebbe venuta a scuola e lui cosa avrebbe
fatto? Come avrebbe sopportato quell’aria satura di terrore e
oscurità senza i suoi occhi grandi, i suoi capelli che
profumavano di lavanda e quel sorriso timido che la illuminava? Come
avrebbe potuto?
E quei suoi pensieri non lo lasciavano neanche nei sogni, si agitava
nel sonno e si svegliava in piena notte sudato e tremante, impaurito da
un futuro che non mostrava che buio e morte. Nessuno era a conoscenza
dei suoi pensieri e lui di sicuro non si sarebbe confessato neanche
sotto tortura, per non mostrare che provava sentimenti che persone come
lui non hanno.
Intanto, mentre pensieri molesti divoravano Draco, settembre era
arrivato. Ancora un giorno e il ragazzo avrebbe dovuto prendere il
treno per tornare a scuola.
***
Il corridoio era pieno di ragazzi, che si mischiavano e formavano
gruppi.
Draco si era messo in un angolo cercando di non finire nel fiume di
gente e guardava tutti da un punto rialzato.
Sembrava che non stesse facendo niente, ma in realtà cercava
un paio d’occhi verdi ed una chioma corvina.
Li vide, vide la ragazza a cui appartenevano e sentì un peso
nello stomaco.
Per un attimo rimase fermo, poi si decise: scese dal gradino su cui si
era appollaiato e andò verso Astoria un po’
insicuro.
«Ehi…»
Tese un braccio, le toccò la spalla e quando lei si
scostò lo ritrasse tristemente.
«Astoria, che succede?»
«Nulla, pensavo che fosse qualcun altro.»
Sul volto della ragazza si aprì un timido sorriso che fece
sparire la sensazione strana che Draco provava allo stomaco.
Si diressero alla sala grande insieme agli ultimi ragazzi che erano
rimasti nel corridoio.
Passarono la cena in silenzio scoccandosi brevi occhiate e sorridendosi.
«Perché hai reagito così
oggi?»
Astoria lo guardò in silenzio per un po’, insicura
sul confessargli o meno le sue paure e i suoi sentimenti. Alla fine
scelse di dirgli tutto.
«Ho paura, negli ultimi tempi è tutto
così strano. Pensavo che ti fosse successo qualcosa o che
fossi cambiato, diventando…» si interruppe
guardandosi attorno. Avevano trovato un corridoio buio in cui non
passava mai nessuno, ma l’idea di dire quelle cose a voce
alta la spaventava lo stesso. «Diventando un
mangiamorte.» Concluse la frase tremante, guardando il
ragazzo di da sotto la frangetta.
«Oh…» Draco rimase interdetto, ma le
sorrise. «Puoi stare tranquilla.»
L’abbracciò e nel buio del corridoio il fantasma
che l’aveva tormentato per tutta l’estate e che era
sparito quel giorno quando aveva guardato di nuovo Astoria,
tornò e si posò sul suo cuore dandogli una
sensazione di peso immenso.
«Andiamo a dormire, non ho voglia di beccarmi una
punizione.»
Tornarono al dormitorio, lei finalmente libera dai pensieri maligni e
lui di nuovo preda de vecchi fantasmi.
***
Cara Astoria,
Ti scrivo questa lettera
per confessarti tutto, spero che mi perdonerai le bugie che ti ho
raccontato e che mi rivolgerai ancora la parola quando finirai di
leggerla.
Sei la ragazza
più dolce che io abbia mai conosciuto e mi sorprende il
fatto che tu sia finita nei serpeverde.
Forse se non ti avessi
incontrato sarebbe stato meglio, ma per te.
Io sono una bestia
maligna e anche se mi atteggio a grand’uomo in
realtà ho solo bisogno di attenzioni e mi nutro
dell’ammirazione e dell’odio che gli altri provano
per me ed il tuo amore è qualcosa che il mio corpo e la mia
anima non sono abituati a ricevere.
Non sono abituato a
ricevere affetto e dovresti aspettare anni prima di vedermi cambiare,
prima che io impari ad amare.
E magari penserai che
queste parole non sembrano cose che io potrei dire, ma tu tempo fa mi
avevi confessato le tue paure e i tuoi timori e io vorrei ricambiare,
anche se molto tempo dopo.
Quel giorno ti dissi di
stare tranquilla, che non ero un mangiamorte e il senso di colpa per
quella mia bugia mi perseguitò tutti i giorni fino ad
adesso. Ora ho capito che non posso mentirti.
So che magari non vorrai
più vedermi, ma confido nel fatto che queste parole e questa
stessa lettera non vengano mai lette da qualcun altro oltre a te.
I miei sentimenti per
te, seppure confusi, ci saranno sempre.
Desidero ardentemente
stare con te, ma in questo momento penso che sia troppo difficile.
Ti prego, dimmi che
quando tutto questo sarà finito noi potremo di nuovo vederci
e stare insieme. Ti prego.
D.
***
Draco si avvicinò a Astoria, le mise in mano la lettera e le
sussurrò ad uno orecchio: «Vai in un posto dove
non c’è nessuno e leggila. Non deve leggerla
nessun altro.»
La ragazza rimase un attimo interdetta e lui approfittò di
quel momento per accarezzarle il volto e guardarla negli occhi, senza
riuscire a non sorridere.
Lei annuì, un po’ confusa e si
allontanò. Draco sembrava che avesse cambiato idee, ma
sapeva di poter tornare indietro.
Astoria trovò una vecchia aula in disuso che stranamente non
era stata bloccata.
Lesse la lettera più e più volte e
cercò di trovare un senso, aveva riposto fiducia in lui e
ora veniva a scoprire che l’unica cosa che la spaventava che
poteva succedere era effettivamente successa e lui
gliel’aveva nascosta per mesi.
Non pianse, anche se avrebbe voluto tanto farlo, e non diede a vedere
la sua rabbia.
Quando ritornò alla sala comune Draco era ancora
lì, raggomitolato in una poltrona davanti al fuoco, Astoria
pensò che stesse dormendo, ma appena mise piede nella stanza
lui si voltò con sguardo speranzoso. Lei girò la
testa dall’altra parte e salì le scale per il
dormitorio evitando accuratamente di guardarlo.
***
Erano passati anni da quella lettera, ma Astoria contro ogni buon senso
l’aveva tenuta. Le serviva per evitare di riporre troppa
fiducia in qualcuno, ed effettivamente funzionava. Non si era mai
fidata di qualcuno dopo Draco, ma non era solo la lettera ad
impedirglielo. C’era anche il desiderio che lui dicesse
qualcosa di vero e che volesse veramente riprovarci e che avrebbe
provato sempre le stesse cose per lei. Sapeva che era solo lieve
lumicino di speranza e che un’altra persona
l’avrebbe presa per pazza se avesse saputa che ancora sperava
di poter stare insieme a lui. Ma un giorno un gufo beccò ad
una finestra della sua casetta in campagna. Aveva una pergamena legata
alla zampa e la sorprese molto vederlo. Erano mesi che non riceveva una
lettera, aveva deciso di isolarsi da tutti e vivere una vita solitaria
in attesa di qualcosa che era improbabile arrivasse.
Sfilò il rotolo e fece mangiare e bere il povero gufo che
sembrava davvero affaticato.
Quando aprì la lettera riconobbe la grafia e le venne un
giramento di testa, si sedette e incominciò a leggere.
Cara
Astoria,
Ti sembrerà strano ricevere una mia lettera, dato che sono
passati anni dalla nostra ultima conversazione.
Ogni giorno ho rimuginato sui miei pensieri e sentimenti.
Ogni giorno mi sono interrogato su quello che avrei voluto fare nel
futuro e con chi avrei voluto farlo.
E oggi, finalmente, ho trovato le risposte.
Sei tu la persona che vorrei accanto e vorrei che sapessi che io sono
innamorato di te, e che lo sono da quando ci siamo scontrati in quel
corridoio parecchi anni fa.
Non credo che questa lettera ti arriverà mai, ma voglio
scrivertela.
E se anche tu la ricevessi so che non vorresti saperne nulla di me e
che mi hai dimenticato.
Solo che dovevo dirtelo, dovevo dire la verità.
So che sono stato uno stupido, ma chi ammetterebbe di essere un
mangiamorte? Solo chi lo ha scelto.
Ti prego anche in questa lettera, anche se non so se pregarti di nuovo
di perdonarmi o solo di amarmi.
Forse vorrei solo una risposta.
D.
La donna sorrise guardando le parole scritte con quella grafia curata
tipica del ragazzo che tanto amava e subito prese carta e penna per
scrivere una risposta, di fretta come se potesse finire il mondo se
quella lettera non venisse consegnata presto.
***
La stanza era illuminata solo da un paio di candele poste su un tavolo
apparecchiato per due.
Draco sorrideva emozionato mentre Astoria si guardava in giro un
po’ confusa.
«Come mai hai preparato tutto questo?»
«Nulla di che, volevo solo farti una sorpresa.»
Continuando a sorriderle le versò da bere.
Cenarono tranquilli, lei ancora perplessa e lui sempre più
agitato.
Dopo il dolce lui si mise in ginocchio accanto a lei e tirò
fuori da una tasca una piccola scatola blu, la aprì e le
sussurrò: «Vuoi sposarmi?»
Lei per un attimo parve non capire, ma subito sorrise e
abbracciò l’uomo facendolo alzare.
«Certo che sì.»
The End
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