D#2
EZECHIELE
La camera 222, non era mai stata
così poco illuminata. Al centro della stanza c'era un tavolino,
sopra di questo un centrino che aveva il compito di coprire i bordi
mangiati dalle termiti. L'unica luce presente era quella della luna che
trapelava dai buchi delle tapparelle.
I gomiti di Castiel scivolarono sulle sue ginocchia e le mani affondarono nei suoi capelli.
Non c'era stato bisogno di parole,
l'intruso aveva semplicemente richiuso la porta e si era accasciato per
terra con la schiena appoggiata alla porta.
Poi ad un certo punto si
alzò, nessuno avrebbe saputo dire se quel gesto era dovuto al
crescere del suo pianto o al crescere dei gemiti degli amanti, ma
trovò la forza di farlo.
Barcollò per un po' verso la
sua stanza ed appoggio testa e pugno sul legno, stringendo gli occhi
nell'atto di non far uscire le lacrime. Prese la chiave dalla sua
tasca, là infilò come un ubriaco e un po' ubriaco lo era,
non che avesse bevuto, ma si sa: l'amore ha gli stessi effetti.
«Vado a lavoro.» disse la biondina rimettendosi la gonna.
Dean sembrava immerso nei suoi
pensieri. Era steso sul letto, una mano tirata indietro sulla nuca e
l'altra sul lenzuolo che copriva solo le parti intime.
«Ti conviene farti una doccia,
Dean.» proseguì la donna «Sai che non amo le persone
sudate. Dean, Dean, mi stai ascoltando?»
«Si. Doccia. Capito.''
Dean si alzò e il lenzuolo
rimase sul letto. Il suo corpo nudo era completamente invaso dalla
luce, l'uomo si girò verso la finestra e rivolse il volto alla
luna.
«Perché mi fai questo?» sussurrò lentamente.
«Cosa hai detto?» intervenne la donna.
«Nulla.»
«Io vado.»
«Ok.»
La donna esitò un momento, si guardò intorno disorientata.
«Non mi saluti neanche?» disse infine, ma non ricevette risposta.
La forza che la bionda usò
nel chiudere la porta fu tale che Dean sobbalzò, diede un ultimo
sguardo alla grande sfera argentea e poi si getto sul letto, prendendo
a sé il cuscino.
Dean Winchester e Castiel si addormentarono insieme.
Passarono ore prima che qualcuno si
preoccupò di bussare alla porta di Castiel. Il ragazzo si
svegliò, guardò l'orologio e lanciò un cuscino sul
muro. Ma più il tempo passava più il rumore risultava
ripetitivo, tanto da costringerlo a non ignorarlo.
«Castiel devi vedere
questo!» alla porta c'era John «Guarda, proprio qui.»
il commesso spinse sotto il naso di Castiel il suo android, si vedeva
l'immagine di una parete ricoperta da una bruciatura.
«Ma hai visto? Pazzesco. Senza
contare che ormai il muro del negozio è completamente rovinato.
Non ti pare somigli ad un gruppo di ossa?»
«Ezechiele.» disse abbastanza ad alta voce l'angelo.
«Cosa hai detto?»
«Nulla, ora devo andare.»
Non era una semplice bruciatura quella sul muro del negozio A tu per tu,
era il simbolo della rinascita. Ezechiele, uno dei profeti maggiori,
veniva spesso rappresentato da delle ossa in un campo che
successivamente tornano a rivivere grazie al soffio di Dio,
impercettibile, da alcuni cristiani questo simbolo viene associato alla
resurrezione della carne.
|