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Salve!! Prima
di iniziare, un paio di cose da sapere! ^_^
Walking in the
night
è una fanfic nata dalla mia mente malata, che è stata per sfortuna di tutti
ispirata da una puntata a dir poco divina di una serie che adoro, Buffy the
Vampirer Slayer. L’episodio in questione è “Fool for love” (“Pazzo per
amore” in Italia, credo…^^;), settimo episodio della quinta stagione, e visto
che la fanfic è il mio personale seguito di tale puntata, per capirla è
necessario aver visto appunto “Fool for love”, anche per alcuni riferimenti che
ho riportato nella storia. So che è un proseguimento mooolto folle, ma in queste
righe c’è tutto il mio amore per Spike, il mio dolce vampirello incompreso ^.^
comunque, se avete critiche & altro da espormi, non esitate a scrivermi a
isabella_valentine@libero.it
!! Infine, Buffy e Spike non sono ovviamente di mia proprietà, anche se mi
piacerebbe molto che il secondo lo fosse… ehm, ok, mi contengo! ^^;;
Dicevo…entrambi più ovviamente tutti quelli citati nella storia sono © di Joss
Whedon e della UPN!
^.^
Leia^^
WALKING IN THE NIGHT
~
Conosceva
bene il sapore della notte. Il suo silenzio. Quel velluto scuro che sa
accarezzare lieve, discreto, mascherando il dolore dei vivi che, di giorno,
impregna l’aria.
Si continua comunque a sentire, è
vero, ma forse, anche se spesso risulta insopportabile, è proprio grazie a lui,
a quel profumo così struggente, così incredibilmente intenso, se, ancora, può
percepire la sua umanità perduta. Ciò che era stato, e che ora è solo un
ricordo.
Già, un
ricordo. E basta.
Alza la
testa. C’è qualche stella. Piccola, fioca, debole come una fiamma che sta per
brillare per l’ultima volta. Beh, in realtà, molte di esse potrebbero davvero
non esistere più. Ci vogliono anni prima che la luce sia capace di raggiungere
la Terra dalla spazio…
Sospira.
Era da molto,
molto, tempo che non si fermava ad osservare quello che c’era sopra la sua
testa.
Dio, quanto.
“Se hai
qualcos’altro da aggiungere, fallo e vattene”.
Erano passati
più di dieci minuti. E la sua voce aveva rotto di nuovo il silenzio,
inaspettatamente. La sua bella voce, fiera e suadente. Ma, quella sera, così
triste.
“Cosa?”. Si
girò a guardarla, sorpreso.
Nonostante
avesse parlato, Buffy fissava ancora il terreno. Lo stesso punto, da un quarto
d’ora. Oltre gli scalini dell’ingresso di casa Summers, dove erano seduti l’uno
accanto all’altra.
La luce era
poca, ma poteva scorgere i suoi occhi verdi ancora bagnati di lacrime. Lacrime
che forse la Cacciatrice non avrebbe più versato di fronte a lui, ma che a
quanto pare, adesso, non riusciva a ricacciare indietro.
Non sei così
forte…
Anche tu sei
come tutti gli altri, allora.
Anche la tua
vita impregna la notte di questo profumo che non riesco a levarmi dalla testa.
Mi riempie,
mi circonda.
Sì, il tuo
dolore…
Forse riesco
a sfiorarlo. A toccarlo.
Me lo
concederai?
“Mi hai
raccontato quello che volevo, ti ho pagato. Perché ora non mi lasci stare? Non
credi di esserti già divertito abbastanza?”.
Spike rimase
immobile, i gomiti appoggiati sulle gambe, le mani congiunte.
“Non mi sono
divertito. E non sono qui per farlo”, disse piano. Lanciò un’occhiata al fucile
posato accanto a lui, sul gradino, cosciente che all’inizio la sua intenzione
era molto diversa da quella di andare dalla Cacciatrice per una semplice visita
di cortesia. Anche se forse, in ogni caso, non le avrebbe puntato il fucile
contro. Anche se lei lo aveva trattato in quel modo. Anche se non l’avesse vista
piangere.
Ma
comunque…potevano essere utilizzati tutti i termini possibili, ma no, non
divertito.
Cos’hai
provato nel raccontarle tutto?
Intrecciò le
dita con più forza. Magari…magari a lei era sembrata solo una favola. Una brutta
favola. Per una Cacciatrice, lo era sicuramente stata. Aveva potuto scorgere la
paura dentro di lei…chiara, pulsante.
Però,
nonostante tutto, non era stata bella nemmeno per lui. Ricordare, sentire ancora
quelle sensazioni…
La lucidità
della morte. Il sapore del buio.
Potenza.
Velocità. Paura.
Il sangue.
L’eccitazione.
Perché…perché
questa volta si era sentito così male?
Già. Un tempo
non era così…un tempo, uccidere gli dava un sottile piacere. Anzi, un
compiacimento assoluto. Ciò che provano tutti i vampiri, del resto.
Uccidere,
uccidere…
Uccidere…una
Cacciatrice.
Coraggio. Lo
sento che mi vuoi. So che vuoi ballare con me.
Abbassò di
poco lo sguardo, serrando le labbra.
In quel
momento…l’aveva sentita vicina, così vicina. Ma, allo stesso tempo, talmente
lontana.
“Ah, ma
certo. Sicuro, raccontarmi come hai ucciso quelle due deve essere stato per te
un enorme, doloroso sforzo. Eh, già, lo si notava proprio da come me l’hai
minuziosamente descritto. Con la precisione di un killer perverso, direi”.
Con uno
scatto, la ragazza si alzò in piedi.
“E’ un vero
peccato che tu non possa ridurmi allo stesso modo, non è vero?”.
Il vampiro
dai capelli chiarissimi raddrizzò la schiena. Fissò Buffy, serio.
“Non hai
capito proprio niente”.
Lei fece un
piccolo, amaro sorriso.
“Ma
davvero?”.
“Già”.
“E che cosa
non avrei capito? Sentiamo…forse la tua disgustosa sete di sangue? Oppure
l’eccitazione che provi nell’affondare i denti nel collo di una Cacciatrice? Che
cosa, Spike? Il tuo amore per la morte?”.
Fece qualche
passo, allontanandosi alcuni metri, poi si voltò lentamente. Il bel viso,
incorniciato dai folti capelli biondi, era visibilmente tirato. Angosciato.
“Te lo
ripeto…io non sarò mai come te, non voglio avere nulla a che fare con te. E
tanto meno, vederti un minuto di più, questa notte”.
Rimase così,
in silenzio, davanti a lui. Il respiro era leggermente accelerato, come se
avesse appena finito una corsa. I suoi occhi, invece, erano carichi di rabbia,
tristezza, forse odio.
Sicuramente,
c’era molto dolore.
Spike
sostenne quello sguardo. Non disse una parola, si alzò soltanto, sapendo di non
dover avvicinarsi troppo. Di non averne più il diritto. Di aver già osato
troppo, troppe volte...
La lunga
giacca di pelle nera gli cadeva dalle spalle come un mantello, e il viso, il
collo e le mani, pallidi, erano le uniche cose che risaltavano in quell’uniforme
macchia scura.
“Buffy…”.
Esitò. Non
aveva idea di come fosse arrivato fino a quel punto. Non riusciva più a capire
quello che aveva pensato, quello che aveva provato, che quel maledettissimo
profumo gli aveva fatto sentire.
Cosa gli
stava succedendo?
Quando prima,
fuori dal Bronze, aveva tentato di baciarla, non lo aveva fatto perché la
desiderava, perché voleva averla, anche per poco. O almeno, non solo per quello.
E’ come se…
Come se
dovessi riversare su di te tutto l’amore che non ho dato nella mia vita. Che ho
scelto di rifiutare.
Riscattare
questi cento anni di lacrime per le mie vittime e per me stesso con un altro
secolo, accanto a te.
Votato solo a
te…
Sì. Aveva
desiderato farlo come per…per esorcizzare i fantasmi del passato. Fantasmi che
non gli avevano mai lasciato tregua, mai, che l’avevano inseguito, sempre, in
ogni istante, per ricordargli eternamente la sua natura, ciò che aveva deciso di
diventare, di essere, quella lontana notte del 1880. Un signore delle tenebre,
insieme alla crudele bellezza della sua esistenza.
Notti di
morte, di onnipotenza, di eccitante paura, di eccitante violenza.
E poi…
Poi
innamorarsi di questa Cacciatrice…rendersene conto così, ad un tratto. In quello
stupendo, meraviglioso sogno, ma che, purtroppo lo sapeva, era rimasto e sarebbe
rimasto solo tale.
Sempre.
Buffy Summers…
Così pura,
così irrimediabilmente affascinante perché umana, perché viva, perché piena di
luce seppur circondata dal buio. Perché irraggiungibile.
Non sei come
le altre. Non so perché.
Era stata…una
salvazione, uno stato di grazia.
Indispensabile, ora, tanto da desiderare le sue labbra come sangue caldo.
Tu sei un
essere inferiore.
Quelle parole
lo avevano ferito. Peggio di un paletto nel cuore…sì, molto peggio.
Ma come
poteva…come poteva biasimarla?
Fidarsi di un
vampiro. Di lui, di Spike. William il Sanguinario, dopo…dopo quello che aveva
fatto…
A lei, ad
Angel, a Riley…
No,
evidentemente non poteva.
Non poteva
aiutarla, non poteva amarla, non poteva toccarla. Non poteva fare nulla. Nulla.
Di certo non lo considerava nemmeno qualcuno con dei sentimenti, se non quelli
d’odio, dagli istinti vicini a quelli di un animale…
Prima, quando
l’aveva vista seduta sulle scale, quando aveva visto le sue lacrime, il suo viso
contratto dalla preoccupazione, aveva sentito una stretta nel cuore. Un dolore
del tutto nuovo, lancinante ma in qualche modo dolce. Non aveva mai provato una
cosa del genere, prima.
Le aveva
chiesto se poteva aiutarla in qualche modo. Gli era venuto spontaneo
chiederglielo…
E lei…lei lo
aveva fissato come se lì, davanti, non fosse comparso lui, ma qualcuno di
completamente sconosciuto.
“Io…me ne
vado”, mormorò.
Distolse lo
sguardo. Non voleva che vedesse che stava piangendo. Per la seconda volta,
quella sera, stava piangendo. Da quando era diventato un vampiro, non lo aveva
più fatto.
Mosse i primi
passi, a lunghe falcate. Non erano decisi come sempre.
Dove andare?
Forse…bere
birra per tutta la notte non sarebbe stata un’idea tanto spiacevole. Di sicuro,
consolante.
“Aspetta…”.
Spike si
voltò. Buffy aveva fatto qualche metro, e adesso, a poca distanza da lui, lo
guardava con un’espressione indecifrabile.
“Beh? Non
volevi che io sparissi?”.
La ragazza
evitò di incrociare il suo sguardo, e, spostando gli occhi, mise le mani nelle
tasche dei pantaloni grigi che indossava. Ci fu un attimo di silenzio.
“Se non
volevi continuare quello che mi hai detto al Bronze, perché…sei venuto qui?”. Il
suo tono era pacato. E con una punta di dispiacere, pensò Spike. Forse.
“Sono venuto
qui con un’intenzione sbagliata. Ma fortunatamente poi è cambiata. Beh…lasciamo
perdere…”. Riprese a camminare.
Buffy lo
rincorse, e, afferrandogli una spalla, lo fece girare.
“Cosa? La
Cacciatrice mi tocca? Uhh…che onore. Chissà perché mi sembrava di aver sentito
di essere un essere inferiore”, esclamò così, rivolgendole un breve sorrisetto.
“Spike…”.
“Cosa?”.
“Cosa…cosa
volevi dire prima?”.
Il vampiro la
fissò.
“Che volevo
aiutarti. Ma a quanto pare sono inutile e disgustoso, come sempre. O forse
sbaglio?”.
Lei scosse
piano la testa, poi sospirò, aprendo le braccia.
“Ok,
d’accordo, ho esagerato. Ma non mi sembra che tu mi abbia dato molta scelta. Mi
hai provocata, e…”.
“E…?
Spaventata?”.
“E basta. Ho
solo avuto una giornata terribile”.
“Ma certo,
quindi sono il tuo capro espiatorio, sicuro. E sono comunque disgustoso”.
Si guardarono
per qualche secondo, poi Buffy abbassò il capo. La sua espressione era grave.
“Mia madre ha
qualcosa”, disse piano. “Qualcosa…di serio”.
Spike non
aprì bocca per un po’. E così era questo. Era per questo che stava piangendo. Ma
certo, per qualcuno che amava…
“Mi…mi
dispiace”.
A quelle
parole, lei rialzò gli occhi. Lo guardò intensamente, quasi scrutandolo.
Esaminandolo.
I suoi occhi.
I suoi occhi di giada su di lui. Ancora lucidi.
Il dolore dei
vivi è immenso. Lo posso respirare, accanto a te.
E questo ci
rende un po’ più vicini. Riesco a sentirti in me, almeno un po’.
“Anche se non
ci credi, mi dispiace”, ripeté quindi il ragazzo, con un lieve tremore nella
voce.
Dio…era
talmente bella. A un soffio di fiato, tanto da poter sentire il suo calore, il
battito del suo cuore.
Quel profumo
è così forte, adesso, da straziarmi. Mi inebria. E’ meraviglioso, e crudele.
“Ci credo”,
mormorò lei, con voce incrinata. “E…ti ringrazio”.
Lui spostò
impercettibilmente la testa. Non era il momento di fare battute sarcastiche, lo
sapeva. Non adesso.
“Prego”.
Silenzio.
“Spike…”.
“Sì?”.
“E’…è davvero
così bella la morte?”.
Glielo chiese
con assoluta serietà. Così tanta che lo spaventò.
“Perché vuoi
saperlo, Cacciatrice? Credo di averti detto abbastanza per stasera. E non mi
pare ti sia piaciuto quello che ti ho raccontato”.
“Voglio
sapere com’è”.
“No”.
“Dimmelo”.
Ancora di
più. Più vicini. A pochi centimetri l’uno dall’altro…
“Dimmelo”,
insistette, a voce più bassa, quasi supplichevole. Una sola lacrima era scesa
sulla sua guancia. Una sola.
Le tue
lacrime mi potrebbero dissetare…
Spike
avvicinò ulteriormente il proprio viso al suo. Lei non si mosse, non distolse lo
sguardo dai suoi occhi scuri, occhi magnetici e profondi che forse nascondevano
molto di più di ciò che aveva sempre creduto. La sua pelle pallida, le labbra
altrettanto chiare ma rosate, perfettamente disegnate, i lineamenti decisi ma
bellissimi di quello che più che un vampiro, sembrava un angelo.
Un angelo
caduto.
“Tu sei
diversa dalle altre, non hai bisogno di conoscerla. La sfiori, la tocchi, la
percepisci continuamente, ma non la desideri. Non desideri la morte. Non hai
alcun desiderio di morte. E lei…non ti saprà mai conquistare. Tu, Buffy Summers,
sei intoccabile. Me ne hai dato prova, prima. Non hai voluto ballare con me, e
io non avrò mai il mio giorno speciale”.
Lente. In
modo esasperante. Le sussurrò quelle parole lentamente, scandendole…guardandola,
chiedendosi quanti anni luce li distanziassero, nonostante potesse percepire il
suo respiro sul collo.
Si allontanò
velocemente. Non poteva resistere oltre.
Sei
irraggiungibile. Sì, intoccabile…
E io, non
posso far altro che maledirmi.
Posso amare
solo la morte, non la vita.
Così come tu
non riuscirai mai a vedere in me un po’ di luce, oltre le tenebre.
Buffy, come
risvegliandosi da uno stato di trance, sbatté le palpebre un paio di volte.
“Il tuo bel
soldatino potrebbe diventare geloso se sapesse che ci vediamo”, disse quindi
Spike. Un leggero sorriso, un po’ malizioso, gli comparve sulle labbra.
Aveva
decisamente riacquistato la sua solita aria. Già…
Meglio così.
Meglio allontanare l’oggetto amato, se non lo si può possedere.
Odiami.
Avanti, sfogati come sempre. Colpiscimi. Insultami.
Non sono
degno di te, non lo sarò mai.
Io…io non
merito più nulla di questa terra.
“Su, torna da
lui e dimentica questi discorsi. Non ti si addicono”, aggiunse. “La notte non ti
si addice, e anche se lo fai molto bene, nemmeno il tuo delizioso lavoro ti si
addice”.
Indietreggiò
di qualche passo, senza smettere di guardarla.
“Anche
l’ultimo elemento di disturbo si chiede perché sta rovinando il quadro”, disse.
“Siamo sinceri. Non credo di dover restare qui. Sono l’ultima persona di cui hai
bisogno in questo momento, e ammetto di aver sbagliato a venire. Per cui,
buonanotte”.
Questa volta
aveva intenzione di andarsene davvero. Però, inaspettatamente, Buffy avanzò
nuovamente verso di lui.
“Possiamo
parlare?”.
La richiesta
della ragazza risuonò nell’aria silenziosa della notte. Il vampiro rimase
immobile, per poi gettarle un’occhiata notevolmente sorpresa.
“Parlare?
Stasera devo avere una voce particolarmente melodiosa se vuoi sentirmi ancora
parlare…”.
“Spike, per
favore. Dico sul serio”.
Lui la fissò.
Sembrava sincera.
Sorrise.
“Ho tutto il
tempo che vuoi. Ma non so quanto saprò rendere gradevole la conversazione”.
“Non
importa”.
Detto questo,
dopo essersi guardati per alcuni secondi, i due iniziarono a camminare, in
silenzio.
La notte e il
suo velluto scuro si erano fatti, improvvisamente, un po’ più chiari.
~
“Sei sicura
di voler stare proprio qui?”.
“Hai altre
idee?”.
“Beh, in
realtà sì…”.
“Voglio
approfittarne per controllare che tutto sia a posto”.
Buffy,
qualche passo davanti a Spike, si guardò intorno con una certa cautela. Il
cimitero di Sunnydale appariva come sempre tetro e sinistro, e l’effetto era
messo ancor più in evidenza da una fitta nebbiolina che, alzandosi, aveva
immerso le lapidi marmoree in un denso fumo biancastro.
“Credevo che
questa sera l’invincibile Buffy non avrebbe potuto fare la ronda perché era
stata messa K.O…”, la punzecchiò il vampiro, le mani nelle tasche della lucida
giacca nera.
La ragazza si
fermò, girandosi piano. Gli lanciò un’occhiataccia.
“Infatti non
stiamo facendo una ronda. L’hanno già fatta i miei amici al mio posto, e a
quanto pare è stata una serata tranquilla visto che se ne sono già andati. E
comunque non sono K.O. Sono solo un po’…”.
“Ferita?”.
“Debole”.
“Ah,
naturalmente”.
Spike la
guardò, questa volta sinceramente preoccupato.
“Ho visto
come hai reagito quando ti ho colpito al Bronze. Secondo me dovresti farti
vedere da un medico. Non è qualcosa di leggero”.
Lei sbuffò,
mettendo le mani sui fianchi.
“Sto
benissimo, non ho bisogno di nessun medico”.
Il ragazzo
scosse il capo.
“Sei una
testarda, Cacciatrice”.
Buffy non
disse nulla. Riprese invece a camminare, ignorando completamente il commento di
Spike.
“Ehi, avanti,
non prendertela. Io lo dicevo per te!”, si affrettò a dire lui, rincorrendola.
Le si affiancò. “In quello stato non riuscirai mai a picchiarmi come si deve.
Vedi…lo smettere di scaricare quotidianamente le tue tensioni su di me potrebbe
causarti seri squilibri psicofisici…stress, depressione e così via…”.
A quelle
parole, Buffy girò lo testa. Spike le stava sorridendo. Niente di strano, se
non…se non fosse per il fatto che quell’espressione era del tutto nuova. Nessun
sorrisetto beffardo, ironico o strafottente. No.
Quello…quello
era un sorriso…affettuoso.
Già…affettuoso, dolce. Incredibilmente umano.
Era così
vero, tanto che per un attimo le sembrò di non avere più davanti Spike, ma un
normalissimo ragazzo. Un amico.
“Ok, ok…basta,
non parlo più!”, esclamò però lui, notando il modo con cui Buffy lo stava
fissando. Lo scambiò per la fase immediatamente precedente alla solita fiumana
di insulti che più o meno spesso riceveva dalla Cacciatrice.
Scoppiò a
ridere, dopodiché ritornò serio.
“Non volevo
farti arrabbiare ancora. Davvero”.
Lei rimase in
silenzio, gli occhi ancora puntati su di lui. Poi, piano, li abbassò.
“Grazie”,
mormorò.
Spike annuì
senza parlare. Si era reso conto che era tornata di nuovo malinconica. Si
avvicinò a lei.
“Non devi
avere paura di avere delle debolezze. Potresti davvero essere la migliore
Cacciatrice mai esistita, ma questo non significa che tu sia invincibile”.
Buffy rialzò
la testa.
“Lo so. Ma
non lo posso sopportare”.
“Per
orgoglio?”.
“No. E’ solo
che…”.
Iniziarono a
camminare. L’aria era pungente, umida per la nebbia.
“Solo che?”.
La ragazza
bionda non rispose, indecisa.
“Questa sera
mi hai detto che…l’unica ragione per cui non desidero morire come le altre
Cacciatrici è perché ho ancora dei legami sulla terra”, disse poi, dopo qualche
secondo.
“Già”. Il
vampiro fece un profondo respiro. “E quindi?”.
“Quindi…ecco,
è per questo che non posso essere battuta. Mai”.
“Cosa vuoi
dire?”.
“Che non
posso permettermelo. Perché devo proteggere chi amo”.
Le labbra di
Spike, a quelle parole, si atteggiarono ad un lieve sorriso. Chiuse gli occhi
per un attimo.
“Già. L’amore
è una forza incredibile, ma anche una responsabilità…”. Girò la testa per
guardarla, con l’intenzione di continuare a parlare. Invece, si bloccò.
“Tu hai
odiato l’amore, vero? E’ per questo che hai deciso di farti mordere da Drucilla?”.
La ragazza, che si era fermata, lo stava guardando. “L’hai fatto per…vendicarti
di lui?”.
Il vampiro
evitò di incrociare lo sguardo della Cacciatrice. Perché quella domanda?
“Non è così
semplice. Anzi, il discorso è molto più complesso di quanto tu possa
immaginare”, rispose, guardando a lato. “Molto, molto di più”.
“Volevi
vedere com’era la morte?”.
“Volevo
provare cosa significava vivere davvero”. Spike fece una pausa, poi alzò gli
occhi al cielo scuro. “L’esistenza terrena ha tanti limiti. E’ illusione, è
ombra. E non poteva darmi quello che cercavo, non avrebbe mai potuto darmelo”.
Buffy
sorrise.
“E cosa
cercavi, qualcuno che trovasse belle le tue poesie?”.
Lui si girò.
“No. William
pensava di desiderare qualcuno che lo apprezzasse, ma William stesso era ombra,
senza saperlo. Qualcosa di insignificante, di fragile, di fugace. Di effimero.
Mi sono odiato così tante volte, e quando Drucilla mi è apparsa davanti, ho
sentito che solo dandomi alla morte avrei potuto avere una vera esistenza,
liberandomi dei miei limiti. Perché sarei arrivato a conquistare qualcosa di
superiore, di inimmaginabile. Era nelle tenebre la vera luce, era nel buio la
forza che non avevo mai posseduto. E lo capii solo quando sentii i miei battiti
rallentare, i suoi denti nel mio collo”.
Buffy,
immobile, fissava il ragazzo. Non disse nulla, questa volta, nessuna espressione
sul suo viso rivelava cosa stesse pensando. Lui, invece, aveva gli occhi puntati
verso il basso. Erano socchiusi, e malinconici.
“Essere un
vampiro, diventare un vampiro, è qualcosa di totale, di unico. In pochi possono
capirlo, oltre a chi lo prova sulla propria pelle. Le Cacciatrici non l’hanno
mai capito, hanno sempre e solo pensato a sterminarci, considerandoci la piaga
dell’umanità. Ma non è così”.
Rialzò la
testa. Con un paio di passi arrivò a pochi centimetri da Buffy.
“Noi…noi
siamo solo creature che hanno rifiutato la vita, per non provarne più il dolore
”, mormorò. “Siamo scappati via, vigliaccamente, è vero. Lo sappiamo. Ma è per
questo che posso dire di capire bene la tua sofferenza. L’aria della notte,
nonostante sia immersa nel conforto delle tenebre, è satura del dolore di chi
vive di giorno su questa terra. E respirandola, non posso fare altro che sentire
anch’io un po’ di tristezza. Di tristezza umana, che ricordo soltanto. Che
rimpiango, adesso”.
Per qualche
interminabile secondo, Spike non staccò gli occhi dalle iridi verdi della
ragazza. Buffy non emise un fiato, non una parola, non un movimento. Nulla.
Il vampiro
chiuse gli occhi. Lentamente, si avvicinò ancora di più, arrivando a sfiorarle
una guancia con le labbra.
“Lo capisco.
Lo sento, vedo il tuo dolore, anche se non lo vorrei, così come ho sempre visto
ogni cosa di te. Ogni cosa. Sapevo che non ti avrei mai potuta eliminare. E
questo…rappresentava un tormento, un continuo tormento. Non possedevo nulla che
potesse toccarti…nulla. Volevi sapere com’era la morte, Cacciatrice? Bene. La
morte è potere, potere illimitato. Sei capace di andare oltre tutto, di sentire
tutto, di vedere tutto. La verità e la finzione, il contenuto e l’apparenza,
l’anima di chiunque, anche se non sei più in possesso della tua. E’ allo stesso
tempo qualcosa di così…di così immensamente favoloso, e immensamente crudele”.
Spike si
mosse di pochissimo, sollevando piano le palpebre.
“Perché
essere immortale è essere tristi. Perché superare la morte e la sofferenza
terrena significa anche rinunciare a tutto quello che hai lasciato. A tutto, a
quel briciolo di felicità che avresti potuto trovare se solo…se solo avessi
cercato meglio. Nel buio non c’è più il dolore terreno, c’è solo la
solitudine…una solitudine eterna. Nient’altro, perché la verità è che non hai
più diritto a nulla dopo che hai rifiutato la vita”.
Fece una
pausa.
“Ma in fondo,
si ha qualcosa sempre alle spese di qualcos’altro”, concluse.
I respiri di
Buffy si erano fatti più veloci. Non sapeva come, non sapeva spiegare come
potesse essere vero, ma…in quel momento, in quell’ultimo minuto in cui Spike le
aveva sussurrato tutte quelle parole come se si stesse confessando per la prima
volta con qualcuno dopo cento anni di tormento vissuto in solitudine, e
sicuramente era così, aveva provato qualcosa che non avrebbe mai creduto
possibile.
Poteva
sentire gli occhi bruciare. La vista che si offuscava…
Perché il
petto mi fa così male tanto da togliermi il respiro?
Perché provo
questa…questa pena?
Spike…è un
assassino…
Credevo che
non avrei mai potuto perdonarlo per tutto quello che aveva fatto…
E
invece…invece adesso mi sembra come se…
Come se…
Avesse
scontato fin troppo le sue colpe.
Come se ora
avesse solo diritto ad essere felice.
E amato.
“Non devi
piangere per me. Non voglio la tua compassione”. Improvvisamente, il ragazzo si
scostò di scatto dal suo viso. Fece qualche passo in tondo, nervoso, fino a che,
fermandosi, allargò le braccia.
“Anzi, sai
cosa ti dico? Mi chiedo perché diavolo ti ho raccontato tutto questo…”.
Buffy
sospirò, cercando di cacciare via le lacrime. I suoi occhi brillavano,
illuminati dal fioco bagliore delle stelle.
“Forse è una
notte strana”, mormorò.
Si sentì un
frullo d’ali. Un qualche uccello notturno, forse una civetta, volò nell’aria,
passando a pochi metri oltre le loro teste. Spike rimase in silenzio, incapace
di comprendere cosa stesse succedendo. Cosa stava capitando ad entrambi.
Nessuno aveva
mai pianto per me.
So che non è
semplice compassione, la tua.
Lo vedo da
come mi guardi…
E questo,
questo è un miracolo.
Un sorriso
era dipinto sulle labbra di Buffy. Un sorriso lieve, lievissimo, di una
tristezza infinita.
“Già”. Il
vampiro, adesso, aveva la sua stessa espressione. “E’ una notte veramente
strana, questa”.
La ragazza
annuì, poi fece qualche passo, gli occhi rivolti al cielo.
“Sai a cosa
stavo pensando?”.
“…a cosa?”.
“Beh…che
tutto sommato tu ed Angel non siete tanto diversi. Avete nel cuore gli stessi
sentimenti, gli stessi desideri”.
“Non avrei
mai immaginato che avresti potuto dire una cosa simile”.
“Nemmeno io,
credimi”.
“Si vede che
nell’aria c’è davvero qualcosa di più oltre al dolore. E’ quello che ti fa
delirare…”.
Buffy si
lasciò scappare una breve risata.
“Anche se
fosse così, sarebbe la verità”.
“Lo stai
dicendo solo perché da quando ho questo chip mi sono dato una calmata”.
“Infatti. E’
stato proprio quel chip a farti capire tutto quello che mi hai detto prima. A
darti una…pausa di riflessione per pensare a cose che non avevi mai ammesso a te
stesso”.
Spike scosse
la testa.
“Non puoi
essere davvero Buffy. No, è troppo incredibile”. Il vampiro biondo rimise le
mani nelle tasche della giacca di pelle. “Però…credo che tu abbia ragione. La
sofferenza è capace di farci vedere oltre alla superficie. Di aprirci, di
lasciar fluire ogni cosa da noi. E stasera…stasera ci siamo ritrovati per caso a
parlare. E’ solo per questo che siamo arrivati a questo punto…un caso più unico
che raro, insomma”.
Cercò lo
sguardo della ragazza, ma lei non lo stava più guardando. Era girata di spalle,
a braccia conserte.
“Buffy?”.
Vide la sua
testa abbassarsi per un attimo, poi si voltò di nuovo. Rimase per lungo tempo a
fissarlo. Probabilmente stava pensando a qualcosa.
“Forse…forse
ho capito perché non potrò mai essere più forte”, disse ad un tratto.
Lui la
osservò.
“E perché?”.
“Perché…non
ho mai visto le tenebre. Perché non ho mai visto da cosa i demoni traggono la
loro forza…la mia vita è la mia limitazione. Pur amando Angel, non ho potuto
stare con lui…non ho mai potuto comprendere completamente quello che ha passato,
quello che è stato. Non ho mai compreso completamente nemmeno la sua
sofferenza…”.
Socchiuse le
palpebre, continuando a guardare il vampiro.
“…così come
non avevo mai compreso la tua, Spike. Mi dispiace”.
Il ragazzo
non si sorprese nel sentire la sua voce tremare. Di commozione.
“Tu non
riuscirai mai a vedere in me un po’ di luce, oltre le tenebre…”.
Forse si era sbagliato, prima.
Forse non tutto era immutabile come
sembrava…
“Ti…ti
ringrazio”, disse piano.
Lei fece una
breve pausa.
“La verità è
che fra il giorno e la notte c’è un abisso incolmabile…e fra tutto, questo più
del resto ha diviso me ed Angel”.
Si avvicinò a
Spike.
“Quindi…non
potrò mai essere più forte, se almeno una parte di quelle…di quelle tenebre non
entrerà in me. Di quel buio, che è capace di farti vedere ogni cosa”.
A quell’ultima
frase, il vampiro indietreggiò di qualche passo, guardandola quasi con timore.
Come…spaventato.
“Buffy, che
cosa…”.
Continuò a
fissarlo intensamente.
“Se sono io a
chiederti di mordermi…il chip non entra in funzione, vero?”, chiese.
Seguì qualche
istante di silenzio totale. Poi, quasi un sussurro…
Un sussurro
ripetuto di continuo, come una preghiera.
“No, no,
no…no…no, no…”.
“Ti prego…Non
fare così…”.
Il vampiro si
portò le mani alle tempie.
“No…no, no…se
vuoi…se vuoi fare quello che immagino, io…”.
La ragazza
gli afferrò violentemente un braccio.
“Spike,
ascoltami…”.
“No!”.
“Spike!”.
Con uno
strattone, riuscì a liberarsi dalle sue mani. Sconvolto, la guardò.
“Lo sapevo
che non avrei dovuto raccontarti nulla. Tu non puoi sapere a cosa andresti
incontro. Non lo immagini neanche!”.
“Non mi
importa”.
“Sei
un’idiota! Ma non capisci che perderesti…perderesti parte di te stessa? Della
tua umanità, ammesso che tu sopravviva?”.
“Correrò il rischio. Ho bisogno di
quel potere. Devi solo farmi sfiorare la morte, non morirò davvero. Non mi
succederà proprio nulla”.
“Succederà…succederà invece. Non voglio farlo, non chiedermelo più!”.
“E perché?
Perché hai paura che un giorno possa farti fuori?”.
“Perché ho
paura di perderti!”.
Ancora una
volta, in poche ore, il silenzio tornò ad avvolgere il tetro cimitero di
Sunnydale. Spike, a pochi metri dalla ragazza bionda, ansimava, il viso pallido
rigato da lacrime che, a quanto pare, quella notte erano inarrestabili.
Noi…noi
vampiri sappiamo ancora amare…
Sappiamo
amare…
Forse
perché…non abbiamo dimenticato di essere stati umani…
Di essere
stati vivi.
Mi sembra
di essere vivo anche adesso…anzi, ne sono certo.
Ora più
che mai.
“Cosa…cosa
hai detto?”.
“Che non
posso permettere che tu muoia. Non posso. Non voglio smettere di ricordarti
così…non devi cambiare, non devi diventare come me. Non lo meriti, hai una vita
davanti. Degli amici, una famiglia, un ragazzo…”.
Spike la
guardava. Dopo qualche secondo, anche dagli occhi della Cacciatrice scesero
delle lacrime.
“Per…combattere il buio…devo conoscere il buio” disse. “Devo conoscere il suo
sapore. Potrei…potrei salvare anche mia madre…”.
“No…non
servirebbe…”. Il ragazzo si passò il dorso di una mano sugli occhi. “Non
servirebbe”.
“Come lo
sai?!?”. L’urlo di Buffy, esasperata, risuonò nell’aria. “Come puoi dirlo?”.
“Io…”.
“Fallo, Spike!”.
Con un rapido movimento, si scoprì il collo. “Mordimi! So che una parte di te lo
vuole!”.
A quelle
parole, il vampiro abbassò la testa di scatto.
Non voleva
vedere. Non voleva credere a quello che stava vedendo, a quello che gli stava
chiedendo di fare.
Che
ironia…poco tempo prima non avrebbe desiderato altro…
Uccidere la
Cacciatrice.
Ma adesso…
Adesso…
Avvertì
qualcosa come un’incredibile peso all’altezza del petto, e successivamente i
battiti…i suoi battiti, accelerare…
Tu-tum.
Ti prego…smettila…
Quel baratro si sta aprendo anche
sotto ai tuoi piedi…
Ma tu non sei debole come lo ero
io.
Tu puoi farcela…puoi tirarti
indietro.So che puoi farlo.
Perché questa non sei tu.
Questa non è la Buffy che conosco.
Io…
Tu-tum.
Tu-tum.
Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum.
No!
Tu-tum.
Tu-tum. Tu-tum.
Tu-tum.
Io non posso…non posso farlo…No…
Strinse le mani
a pugno. Le strinse, con tutta la forza che aveva.
Non voglio…Non devo…Non devo…
No!
Tu-tum.
Lentamente,
come guidato da una forza sconosciuta, il suo corpo iniziò ad avanzare verso
Buffy. Pareva sotto shock, in piedi a pochi metri da lui. Una delle mani dalla
dita affusolate era sul collo della maglia, tesa per lasciare spazio sufficiente
ai denti del vampiro. Per permettergli di affondarli completamente nella sua
carne. Nella sua esistenza, e succhiarne via la linfa.
La ragazza
sapeva di non essere più in sé. Ne era cosciente, ma qualcosa le impediva di
fermarsi, di tornare indietro.
Era attratta
dall’oscurità, adesso. Non voleva semplicemente diventare più forte, o
proteggere chi amava.
C’era…qualcosa di più…
“Il discorso
è molto più complesso di quanto tu possa immaginare”.
Forse adesso
stava capendo…
L’attrazione
verso l’ignoto. La ricerca di qualcosa di superiore, di impensabile.
Oltre alla
luce, ma anche oltre l’oscurità. Più in alto, e ancora.
E ancora.
Sì…ora lo
sapeva.
Ancora pochi
passi. Pochissimi, e sarebbe tutto finito.
O cominciato.
Pochi…molto
pochi…
Quattro, tre,
due…
Uno…
L’ultima
richiesta. L’ultima esortazione.
“Avanti!
FALLO!”.
Ebbe il
coraggio di alzare gli occhi. Dopo tanto tempo, sul quel bellissimo viso che
così poco aveva di demoniaco, avrebbe rivisto il volto trasfigurato e crudele di
un signore delle tenebre. Ma non aveva paura. No…
E’ questo che ha provato lui quando
ha visto Drusilla?
Spike…
Io…
Io…
I suoi occhi scuri. Profondi e
malinconici.
La sua pelle, chiara e liscia.
No, non era il volto di un vampiro.
No…
Ma come…?
Si abbassa.
Un paio di
secondi. Forse meno.
Forse il
tempo che trascorse prima che la bocca di Spike si posasse sulle sua dal momento
in cui lo guardò, fu molto meno. Ma l’istante successivo…quello, fu molto più
lungo. Infinitamente più lungo.
Non credeva
che le labbra di un essere senza un’anima potessero essere così calde. Così
dolci. Che le sue braccia fossero capaci di stringerla con tenerezza ma allo
stesso tempo con vigore, e le sue mani accarezzarla con una sensualità tale da
farle provare un brivido anche attraverso lo strato di tessuto che lo separava
dalla sua pelle.
Si abbandonò
a quel bacio senza opporre resistenza, ma anzi con passione, senza chiedersi
perché era successo, perché era lì, e perché stava desiderando Spike in quel
modo. Perché si sentiva piena di sensazioni così diverse ed inspiegabili, come
quella strana tristezza…talmente grande da sembrare quella del mondo intero.
Forse, però, si trattava solo di quella di Spike.
Le labbra del
vampiro scesero giù per il collo, ma non per morderla. Buffy si strinse ancora
di più a lui, gettando la testa all’indietro ed affondando le dita nei suoi
corti capelli chiari.
“Spike…”.
In quel
momento, però, il ragazzo si fermò. Lei riaprì gli occhi, senza capire come mai
il contatto con la sua pelle si fosse interrotto.
“Non…non sono
riuscito…a trattenermi”.
Accaldato e
ansimante, Spike la stava guardando. Si era scostato di pochissimo.
Lei non
riuscì a dire nulla per qualche secondo.
“Perché?”,
sussurrò solo, ugualmente senza fiato.
“Perché non
potevo fare altro se non questo. Non sarei mai riuscito a farti del male, e non
perché ho quel chip nella testa, ma perché…ti amo”.
Le passò una
mano fra i lunghi capelli biondi, lentamente, con estrema delicatezza.
Buffy chiuse
gli occhi.
“L’avevo…sempre saputo. Non ho idea di come, ma lo sapevo”.
Lui abbassò
un po’ lo sguardo.
“Se la mia
natura avesse avuto la meglio sui miei sentimenti, adesso saresti a terra,
dissanguata”, le mormorò. “Eri…eri caduta in quello stato da cui non si può
tornare, nello stato in cui cadono tutti gli uomini attratti dalle tenebre. Non
so come, ma hai desiderato diventare un vampiro”.
Fece una
lunga pausa.
“Ho avuto
paura”.
La ragazza lo
fissò, poi si aggrappò ad un lembo della sua giacca.
“Cosa…cosa ci
è successo, secondo te?”.
“Non lo so.
Magari, si tratta di quelle cose che succedono e basta. Così, senza un vero
motivo. Per una serie di coincidenze, di circostanze, di emozioni. Di parole”.
“Adesso non
sarà più come prima”, mormorò lei.
Spike
sorrise, guardandola. Un piccolo, dolce sorriso.
“Già”.
“Senti, Spike…a
proposito di quello che è successo, io…”.
“No, no, non
devi preoccuparti. So che è stato solo un bacio”.
“Non volevo
dire questo”.
“Davvero?”.
“Perché…se tu
non ti fossi fermato, forse…”. Si fermò, titubante. “Ecco…”.
“Non darmi
illusioni”. Spike scosse la testa. “So cosa provi per me, e quello era solo
desiderio. Attrazione, nulla di più”.
“Forse. Ma
comunque per te non provo più quello che provavo prima. Non potrei”.
“E…che cosa
provi?”.
“Non so
ancora dirtelo con esattezza. Ci dovrò pensare a lungo. Ma è sicuramente
qualcosa di bello”. Rialzò la testa, e sorrise ancora. “Di molto bello”.
Lui le
ricambiò il sorriso, poi, dopo un attimo, ridacchiò.
“Allora ho
qualche speranza, Cacciatrice?”.
“Chi lo sa.
C’è tanto tempo, davanti”.
“Vero.
Tantissimo tempo”.
Si guardarono
ancora un attimo, poi si allontanarono l’uno dall’altra. Una fredda folata di
vento passò tra di loro, costringendo Buffy a stringersi nella giacca. Quando
cessò, la ragazza si avvicinò ad una lapide e, dopo essersi seduta sul marmo
freddo, sospirò.
“E così, non
sarò mai invincibile. Onnipotenza, addio…”.
Spike le
arrivò vicino, rimanendo in piedi davanti a lei. Rise.
“Non potrai
mai uccidermi, a quanto pare”.
“Mmh, un vero
peccato”.
“Buffy…”.
“Sì?”.
“Accetta un
consiglio, sarai più forte rimanendo quella che sei. Quel potere non era per te.
Non è per chi è attaccato alla vita come lo sei tu…e questa non è affatto una
debolezza. Dolore, gioia, e tutto quello che comporta vivere, sia positivo che
negativo, sono le tue armi. E’ con quelle che non perderai mai, se saprai usarle
bene”.
La ragazza
scosse la testa, allibita.
“Stanotte hai
la stoffa del saggio, Spike”, commentò con ironia. “Comunque…grazie. Grazie
infinite”, aggiunse.
Lui si limitò
ad annuire.
“Cento anni
fa, scegliendo di diventare vampiro, ho fatto l’errore più grande della mia
esistenza. Quello di sprecarla”, riprese poi il ragazzo. “Ma fu solo il primo di
una serie di errori che nessuno potrà mai cancellare, e perdonarmi. Anche se,
forse, l’averti conosciuta mi ha dato la possibilità di scontare, in qualche
modo, tutte le mie colpe. Ed è quello che intendo fare”.
La
Cacciatrice alzò gli occhi.
“Le sconterai
vivendo. Di nuovo”.
“Sai bene che
non potrà mai succedere davvero. Non ho più una vita”.
“Ma la puoi
inventare. Puoi costruirtela. Dipende solo da te”.
“Ehi, adesso
la saggia sei tu o mi sbaglio?”.
“Eh eh, il
signor Giles mi ha istruita bene”.
Il vampiro
non disse più nulla. Alzò la testa, invece, gettando un’occhiata al cimitero. La
nebbia era ormai completamente scomparsa, e solo l’aria era rimasta fredda, il
cielo più scuro che mai.
Trascorse
qualche istante, poi Buffy cercò di nuovo i suoi occhi.
“Spike”.
“Sì?”.
“Non
racconterò a nessuno di questa notte, ma solo perché…sento di doverla tenere per
me. Come un piccolo tesoro”. Sorrise. “Non ne parlerò nemmeno a Riley. E se
proprio dovrò dirgli qualcosa, sarà di rivalutare l’idea che si era fatto su un
certo vampiro. Lo dirò a lui, e a tutti gli altri”.
Il ragazzo
rimase fermo a guardarla. E quello sguardo, insieme ad un sorriso che mai si era
visto sul volto di Spike, disse più di molte parole.
Molto di più.
“Forza, ti
riaccompagno a casa”. Le tese una mano.
Subito, la
Cacciatrice alzò un braccio, stringendo le sue dita con forza.
“Già, si è
fatto davvero tardi”.
Spike la tirò
su. Poi, mentre i rintocchi di un campanile lontano suonavano l’una, i due si
diressero verso la strada, camminando l’uno di fianco all’altra.
Sì…
Posso ancora
amare la vita.
E viverla.
~ THE END
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