l
Il
Ranocchio Improvvisato
Sbuffando
si alzò dalla sedia, lanciando la matita sul tavolo. Si era
stancata di stare seduta.
Piegando
le labbra in una smorfia disgustata osservò la scrivania:
fogli, appunti, libri aperti, fotocopie, dizionario e matite colorate
facevano sfoggia di sé sparsi disordinatamente. Non era
possibile. Continuando di questo passo avrebbe sicuramente fallito.
Maledizione a lei e alla sua fobia dell’inglese. Ma che ci poteva
fare? Non era mica colpa sua se non aveva un rapporto d'amore e
simpatia con quella lingua...
Sfilando
dai capelli la penna, che fino a quel momento aveva svolto la
funzione di mollettone improvvisato, scuoté la testa,
lasciando che una folta cascata di riccioli castani le ricadessero
oltre le spalle e sul viso.
Si
sentiva stanca e scoraggiata.
Si
lasciò cadere sul divano pesantemente sentendolo
scricchiolare. Ci mancava solo che crollasse a causa del suo peso.
Doveva mettersi a dieta. Se lo ripeteva sempre...
-Uffa.-
sussurrò chiudendo gli occhi.
Avrebbe
voluto uscire, magari si sarebbe distratta eppure... eppure non le
andava. Più che altro perché avrebbe dovuto starsene da
sola e la cosa non la elettrizzava tantissimo.
Le sue amiche
erano occupate con i rispettivi o presunti fidanzati e di certo non
avevano tempo per lei -a parte quando andavano a trovarla per
raccontarle quei simpatici aneddoti della vita di coppia-.
Non
che gliene facesse una colpa, anzi, era contenta per loro... anche
se... sarebbe stata più contenta se anche lei avesse avuto
qualcuno con cui uscire.
-Magari...-
Invece
se ne stava rintanata a casa, tra libri e fogli, da sola. Che
prospettiva entusiasmante.
Sua
madre le ripeteva spesso che prima o poi sarebbe arrivato anche per
lei il momento giusto, ma dopo ventiquattro anni di attesa ormai non
ci sperava più. Probabilmente il suo principe azzurro si era
perso strada facendo, magari aveva anche uno schifoso senso
dell'orientamento oppure semplicemente non aveva intenzione di
giungere da lei. Ammesso che ne avesse uno.
La
sua attenzione fu catturata da un rumore alle sue spalle. Voltandosi
pigramente, osservò quella palla di pelo correre da una parte
all'altra della gabbia. Sorrise. Allungò una mano e lasciò
che il suo coniglietto cominciasse a leccarle le dita; poi, dopo aver
aperto la gabbietta, iniziò ad accarezzarlo tastando la
morbidezza di quel manto bianco e grigio.
Quel
movimento aveva la particolare capacità di rilassarla, le
piaceva sentire il pelo di Jasper tra le dita, era una sensazione
indescrivibile.
Aveva
degli occhi stupendi, si era innamorata di loro dal primo momento in
cui li aveva visti, di un azzurro particolare. Quando li aveva visti
ne era rimasta ipnotizzata: sembrava strano eppure era come se quelle
iridi potessero parlare, come se potesse sentire, tramite quello
sguardo, la sua presenza. E così aveva scelto lui tra tanti
coniglietti.
Lo
prese tra le braccia, stringendolo, avvertendo il calore di quel
corpicino, cullandolo con amore come se fosse un bambino. Lo amava da
morire.
Manuela
si tuffò sul divano con il coniglietto tra le braccia. Lo
avvicinò al viso e, chiudendo gli occhi, col cuore che batteva
forte, gli diede un bacio... quando li riaprì rise di se
stessa, era logico che non sarebbe accaduto nulla.
Era
un coniglio, oltretutto femmina, e non viveva nel mondo delle favole,
ma nella realtà.
Che
stupida, pensò scuotendo la testa negativamente. Doveva
smetterla di perdersi in fantasticherie.
-Peccato
che tu non sia un ranocchio...- disse malinconicamente mentre lo
rimetteva nella gabbia -Saresti stato un principe dagli occhi
bellissimi.-
Un'ultima
carezza prima di tornare a sedersi e riprendere a studiare.
Fine
Storia
nata così, senza alcuna pretesa, solo per tastare il fandom
originale. In onore della mia coniglietta.
Se
qualcuno si chiede perché porta un nome maschile è
perché quando l'abbiamo presa ci dissero che era maschio!
Ringrazio
Naco per il betaggio!
|