Filo
Rosso
La mattina era calda e soleggiata, a Sacramento: il sole splendeva
caldo e vivace nel cielo turchese e gli studenti attraversavano la
strada schiamazzando, lieti per l'avvicinarsi delle vacanze estive.
Patrick era sdraiato sul divano dell'open space con le braccia
incrociate e gli occhi chiusi. Sembrava addormentato, ma chi lo
conosceva sapeva che era sveglissimo e perfettamente consapevole di
quello che stava succedendo attorno a lui: Grace era seduta alla sua
scrivania e civettava con Wayne mentre lui toglieva dal tabellone i
documenti del caso chiuso il giorno precedente, Kimball sarebbe
arrivato a momenti… e i passi che si avvicinavano sul
linoleum erano inconfondibili.
- Buongiorno, Lisbon. - Disse il consulente, rimanendo immobile sul
divano.
Teresa, comparsa in quel momento nell'open space, rimase per un istante
incredula davanti alla capacità del suo collega di
riconoscerla perfino con gli occhi chiusi, ma si stupì del
suo stesso stupore: dopo dieci anni in sua compagnia non c'era
più niente di sorprendente nella sua capacità di
sapere sempre di più di quello che dimostrava.
- Buongiorno, Jane. - Rispose - Rigsby, Van Pelt. -
- Buongiorno capo. -
- Ci sono novità? - Domandò Teresa.
- Ancora nessuna chiamata, oggi. - Disse Grace allegramente. - Possiamo
goderci la bella giornata. -
- Meglio non parlare troppo forte. - Replicò una voce
maschile.
"Ed ecco Cho." Pensò Patrick con un sorrisetto trionfante.
Si mise seduto e guardò la scena davanti a lui, sorridendo
al pensiero di averla immaginata proprio in quel modo: Grace alla
scrivania, Wayne in piedi, Teresa con ancora giacca e borsa sulla porta
e Kimball con un bicchiere di caffè in mano già
intento ad accendere il suo pc.
Fu solo quando Teresa si allontanò per raggiungere il suo
ufficio che Patrick si alzò.
- Avanti, dimmi. - Disse Teresa con un sospiro quando si accorse di
essere stata seguita. - Lo so che stai per farmi una domanda a cui non
mi piacerà rispondere. -
- Hai già deciso dove andare con Dorothy in vacanza? -
Teresa sollevò le sopracciglia, stupita dal sentirsi fare
quella domanda.
Lei e Dorothy vivevano insieme da quasi sei mesi, ormai, e non si
stupiva dell'interesse che Patrick nutriva per quella bambina: forse
gli ricordava la figlia che aveva perso, forse era il piacere di avere
intorno una persona infantile quanto lui… o forse era solo
perchè Dorothy era una di quelle persone che era impossibile
non amare. Anche se sapeva quanto bene Patrick volesse a Dorothy,
però, proprio non si aspettava di sentirsi fare quella
domanda.
- Davvero, hai già deciso dove andrete? - Insistette Patrick.
- Ho cercato una pensione al mare, qui vicino. - Fu la risposta di
Teresa, mentre si dedicava a sistemare le sue cose sulla scrivania per
evitare lo sguardo inquisitore del suo consulente.
- Al mare? L'ultima volta mi ha detto che l'avresti portata a
Disneyworld. - Replicò Patrick.
Teresa alzò lo sguardo verso di lui punta sul vivo: quella
di Disneyworld era una proposta che Dorothy le faceva a giorni alterni,
mettendo a dura prova la sua pazienza.
- Non le ho mai detto di sì e lo sai benissimo anche tu. -
- Oh, avanti, Lisbon. Ogni bambino sogna di andarci, una volta nella
vita. E scommetto che piacerebbe moltissimo anche a te. - Disse con uno
dei suoi migliori sorrisi sornioni.
- Non vedo perchè dovrei andare a stressarmi nella calca di
un parco divertimenti quando con gli stessi soldi posso pagarmi tre
giorni in più di relax e di salutare vita da spiaggia. Stare
un po' all'aria aperta farà bene a entrambe. -
- Il tuo discorso è molto logico, certo, ma prova a guardare
la faccenda dal punto di vista di Dorothy… -
- Non pensavo che avrei mai sperato di sentirti fare una domanda su
John il Rosso. - Lo interruppe Teresa.
Per tutta risposta, Patrick sorrise divertito. Non fece in tempo a
replicare, però, perchè la porta si
aprì e Kimball si affacciò con aria
più seria del solito.
- Capo, abbiamo una chiamata. Un cadavere a Monterey. -
- Monterey? Come mai chiamano noi? -
- È uno dei nostri. -
Senza dire altro Teresa recuperò il distintivo e il
cellulare, li infilò nelle tasche della giacca e fece per
uscire. Quando si accorse che Patrick non l'aveva seguita si
voltò verso di lui.
- Non vieni? - Domandò.
- Sì. Sì, certo. - Fu la risposta, pronunciata
come se in realtà il consulente stesse in realtà
pensando ad altro. Mentre si chiudeva la porta alle spalle, infatti,
continuò: - Comunque, se tu tornassi per un solo momento con
la mente a quando avevi sei anni… -
- Chiudi il becco. - Fu la secca risposta.
Bene.
Sono contenta di essere finalmente riuscita a concludere questa storia,
così potrò finalmente vedere la puntata in cui
Patrick scopre chi è John il Rosso.
Nel caso ve lo stiate chiedendo no, non l'ho ancora vista.
Non volevo essere distratta mentre scrivevo questa storia, non volevo
essere influenzata.
Onde per cui vi chiedo per cortesia di non farmi spoiler nè
su John nè sulla storia dopo di lui. Grazie.
Naturalmente spero che anche questo racconto sia lineare e avvincente...
se trovate delle discrepanze o cose che non funzionano fatemelo sapere,
perchè è per questo che faccio leggere ad altri
le mie storie: per migliorarmi sempre di più.
Una piccola nota: se state leggendo questa fanfiction e non avete letto
Pastelli Rossi e Scarpette Rosse
vi consiglio di andarle a leggere, così questa storia
acquisterà più senso.
Le trovate qui, nella mia raccolta chiamata Al
di là del rosso dell'arcobaleno.
Grazie in anticipo per essere arrivati fin qui e per aver letto il
primo capitolo di questo terzo e ultimo racconto.
Flora
|