viserys/aerys
Occhi
negli occhi
Quando
era bambino, Viserys sapeva perfettamente che suo padre non gli voleva
particolarmente bene, nonostante sua madre tentasse di dissuaderlo da
questa idea.
Aerys
Targaryen non era un uomo particolarmente paziente, anzi, presentava
un'animo iracondo e tendente alla follia.
Per
questo motivo, probabilmente, la regina decise di tener lontano Viserys
dal padre, facendolo vivere nei suoi appartamenti.
Eppure,
quando il piccolo principe divenne un giovane ragazzo, le cose
cambiarono, e molto.
L'angoscia
di Rhaella Targaryen aumentò, e più di ogni
altra cosa la giovane donna desiderava tenere il figlio
lontano
dal re, ma ormai era troppo
tardi.
L'errore
della regina, infatti, fu quello di mandare fuori dai suoi appartamenti
il figlio da solo.
Viserys,
quel giorno, aveva compiuto sedici anni, ed era particolarmente triste.
La
regina, davanti ad un viso tanto sconsolato, cedette alla sua
richiesta, permettendogli di recarsi senza scorta in biblioteca.
Rhaella
Targaryen non riteneva che suo marito potesse intrattenersi in un luogo
del genere, non aveva mai amato leggere.
Eppure
si sbagliava e, dando il permesso al figlio, aveva aperto una porta che
non si sarebbe mai chiusa.
Quando
Viserys Targaryen entrò nell'enorme biblioteca reale si rese
conto, immediatamente, di non essere solo.
Eppure
non era una sensazione spiacevole, percepiva qualcosa, o qualcuno che,
irrimediabilmente, lo incuriosiva.
Il
ragazzo, mentre percorreva lentamente il corridoio principale della
sala, si rese conto di iniziare a provare una sorta di
famelica
ebbrezza, alimentata dal cuore che gli batteva fin troppo
velocemente.
E
non riusciva, razionalmente parlando, a spiegarsi una sensazione del
genere.
Si
ritrovarono, come se il fato fosse stato già scritto,
davanti alla sezione storica, dove non batteva il sole.
Aerys
si trovava di spalle, con i lunghi capelli argentei sciolti, scomposti,
sulle spalle eleganti e minute.
Quando
sentì il rumore dei delicati passi di Viserys si
voltò, di scatto, con un' iniziale sguardo sospettoso.
Nella
penombra si scrutarono, si scoprirono, occhi negli occhi,
così simili, così dissimili.
E,
per un'attimo, il tempo sembrò fermarsi.
Da
quel giorno, il re ordinò che suo figlio abbandonasse gli
appartamenti della madre.
Rhaella
Targaryen, disperatamente, tentava di comprendere cosa stesse
succedendo.
La
donna era convinta che l'uomo volesse sbeffeggiare il suo bambino,
torturarlo, picchiarlo.
Eppure,
nonostante tentasse di scacciare dalla mente un terribile
pensiero, una tremenda ipotesi continuava incessantemente a sorgere
nella sua mente.
E
quando vide una mattina Viserys, chino a leggere un libro, con lo
sguardo assorto, sognante, e con una macchia purpurea che risaltava sul
collo diafano, comprese
tutto.
Affermare
che a corte sapessero pochi, o molto pochi, era una beata
menzogna.
Tutti,
tutti quanti, ne erano a conoscenza.
Eppure,
la maggior parte, evitando di osservare, tentavano di non comprendere.
Nonostante
tutto, era impossibile non scorgere nemmeno per un'istante, non scorgere loro.
Occhi, occhi negli
occhi, che risaltavano riflettendo le fiamme dell'inferno a cui Aerys
Targayen condannava.
Dopo
che Rhaegar rapì la giovane Lyanna Stark la vita di Viserys,
che aveva tanto bramato per anni, iniziò a precipitare.
Approdo
del Re non divenne più un posto sicuro, e Aerys
ordinò al giovane principe di recarsi all'antica fortezza di
Roccia del Drago con la madre e con la creatura che quest'ultima
portava in grembo.
Il
giovane Targaryen sapeva già di odiare quella bambina,
nonostante il re gli avesse ripetuto più volte,
accarezzandogli i capelli con dolcezza, che la piccola sarebbe venuta
al mondo solo perchè Rhaella aveva fatto risvegliare il
drago.
Ad
Aerys non gli importava nulla, nè della madre, nè
della bambina, e desiderava solamente che Viserys fosse al sicuro.
E
quando, per l'ennesima volta, abbracciò il suo piccolo
drago, baciandogli le delicate palpebre, entrambi si resero
conto che sarebbe stata per l'ultima volta.
Era
bastato uno sguardo, per comprenderlo.
Quando
Viserys venne a sapere della morte del re urlò per giorni
interi, rompendo qualsiasi cosa gli capitasse a tiro.
Per
la prima volta, anche lui, comprese che cosa fosse il risveglio del
drago.
Il
giovane principe, dopo anche la dipartita della madre, decise di tenere
con se la piccola e insignificante sorella.
In
Daenerys percepiva solo l'aura, flebile e imperfetta, di Aerys. Una
copia, impura,che trattava come meritava di essere trattata.
E,
sempre per la prima volta, dopo cinque anni, Viserys Targaryen si rese
conto che suo padre non sarebbe mai tornato.
La
piccola stolta, alla fine, lo tradì.
Non
le era mai interessata abbastanza la causa di Viserys, che desiderava
riprendere ciò che era di suo diritto in memoria di Aerys.
Inizialmente,
in un momento di debolezza, il giovane implorò Daenerys di
non farlo uccidere da quello stupido selvaggio di suo marito.
Ma
poi, Viserys Targaryen, rise.
Comprese,
al termine della sua breve vita, che non era la sala del trono e il
domino di Westeros che bramava. Aveva solo tentato di
illudersi.
E
quella scialba puttana, che lo guardava dall'alto in basso mentre l'oro
bollente gli corrodeva il cervello, non aveva nemmeno i suoi occhi.
ANGOLO AUTRICE
Okay, parliamone.
Chi già ha letto qualcosa di mio nel fandom sa che,
probabilmente, ho una vera e propria ossessione nei confronti di Aerys
Targaryen.Io non so, davvero, come sia nata questa idea, e mi rendo
conto di aver scritto nero su bianco un crack pairing molto, molto
particolare.Inizialmente desideravo dare al Viserys della mia storia
quattordici anni ma, dando un'occhiata alle dinamiche italiane riguardo
l'età del consenso, visto che i moralisti sono sempre in
agguato, ho deciso di delineare un piccolo Targaryen sedicenne. Il
bacio sulle palpebre non è una casualità,
è un modo particolarmente romantico per esprimere che
l'amore rende ciechi. Spero che Aerys sia risultato IC, o almeno, io lo
percepisco come il classico pazzo capace di bruciare ogni giorno gente
innocente ma, allo stesso tempo, di contemplare e custodire con
dolcezza la sua più grande "ossessione". ( Disturbo di
personalità? Si, altro che! N.d)Il fulcro della storia,
comunque, sono gli occhi, e gli sguardi.Probabilmente perchè
sono una romantica senza speranza, o forse perchè, amando
tanto la letteratura, ho ripensato alla base della ideologia amorosa di
Andrea Cappellano.Inutile dire che qualche parere sarebbe
davvero, davvero gradito. Non è stato un lavoro semplice, ma
molto sentito.
Un bacio e...alla prossima!
Carol
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