Il vampiro si avvicinò alla
soglia cautamente. Appoggiò il palmo di una mano sul metallo levigato, e aprendo
maggiormente l'anta entrò.
Nella luce azzurra che
pervadeva lo spazio erano visibili degli strani oggetti, di media grandezza e
dalla forma sferica, che disposti l'uno vicino all'altro o anche sovrapposti in
piccoli gruppi riempivano la sala, immensa. Erano decine, centinaia...migliaia,
o forse di più.
A quella vista, Spike si
lasciò sfuggire un grido di stupore. Di certo gli sarebbe stato difficile
dimenticarsi uno spettacolo simile, perchè spettacolo lo era davvero. In quel
posto altezza e grandezza smettevano di avere le estensioni che gli si potevano
attribuire sulla terra, o che si potevano solo provare ad immaginare. Niente
poteva essere paragonato a quello che aveva davanti, anche se all'inizio il
vampiro non riuscì a capire in cosa consistessero quelle strane bolle che
riflettevano, sulla loro superficie, i mille bagliori azzurri della luce in cui
erano immerse.
Si inoltrò in quello strano
paesaggio, superando file e ammassi di sfere. Avvicinandosi ad una di esse e
osservandola meglio, però, notò che c'era qualcosa dentro. Il materiale era
trasparente, ma solo a pochi centimetri da esso si poteva notare una forma umana
raggomitolata al suo interno, nuda.
Il ragazzo fece un passo
indietro.
"Ma allora...".
Iniziò a guardarsi intorno,
frenetico, controllando ad una ad una ogni bolla azzurra. Se Buffy era lì,
l'avrebbe trovata, anche se avesse dovuto impiegarci un altro secolo della sua
esistenza.
Il tempo...il tempo non aveva
alcuna importanza.
Ora che sono arrivato fino a
qui non ti abbandonerò per nessuna ragione...
Fra tutte queste anime ci sarà
anche la tua. Ci deve essere.
Continuò a lungo,
instancabile, senza fermarsi un attimo, senza smettere di guardare attraverso
ogni superficie lucida, che al tatto pareva vetro pur non essendolo.
Si avvicinò a più di un
centinaio di sfere, ma quando si scostò dall'ultima, deciso a continuare
arrivando fino agli ammassi più alti, le sue gambe cedettero improvvisamente.
Sfinito, crollò in ginocchio
sul pavimento. Era stanco, lo sapeva. Lo sapeva benissimo.
Ma non poteva fermarsi, non
poteva permetterselo...
Mentre riprendeva fiato,
passandosi con un sospiro le mani fra i capelli biondi scompigliati, la sua
attenzione fu catturata da una cupola posta alla fine di una lunga fila che
prima non aveva notato, ad una decina di metri da lui.
Spike non sapeva dire cosa gli
avesse fatto alzare la testa proprio verso quella direzione.
Non seppe spiegare nemmeno
cosa lo spinse, poi, ad avvicinarsi alla bolla trasparente.
A posare le mani
sull'involucro azzurro che proteggeva il corpo di una giovane donna.
Non una qualunque.
Una donna bionda.
Stupenda.
Lei.
"Cacciatrice...".
La chiamò così, con un
sussurro. Per rassicurare...convincere se stesso, forse, del fatto che quel
bellissimo viso addormentato, nascosto fra le ginocchia bianche, fosse veramente
il suo. Quello della Sua Cacciatrice. La Sua Buffy. Determinata, coraggiosa,
testarda, indomita. Triste, malinconica, dolce e appassionata. Insolente a
volte, ironica, anche sarcastica...ma la Sua Cacciatrice.
Con un singhiozzo si accasciò
alla sfera, la fronte appoggiata sulla sua superficie.
Lacrime di gioia scesero sul
suo volto, bagnando la cupola.
"Dio...grazie, grazie...".
Forse non ne aveva il diritto.
Forse non aveva diritto di ringraziare Dio. Un dio che in cento anni non aveva
mai scorto, che aveva abbandonato William, e che poi, per odio, Spike aveva
rinnegato, allontanato, maledetto.
Già...un vampiro non crede in
dio.
Io non ho mai creduto in lui.
Ma adesso...
Adesso so che c'è. Che ci sei.
Permettimi di piangere su un
tuo miracolo, anche se sono un peccatore.
Ti prego.
Rimase immobile e con gli
occhi chiusi per lungo tempo, in una sorta di raccoglimento, di preghiera.
Quando però si rialzò, passandosi una manica della giacca sulle guance umide,
fissò la sfera con uno sguardo nuovo, deciso, improvvisamente serio.
"Buffy".
Tese una mano, appoggiandola
sulla bolla. Come guidato da qualcuno di invisibile che gli suggeriva
esattamente ciò che doveva fare, si concentrò sulla Cacciatrice, desiderando
intensamente di entrare in lei, nella sua mente, nel sogno che probabilmente
aveva costruito come sua nuova, eterna e perfetta casa.
Dopo qualche minuto, Spike
sentì il proprio corpo iniziare a perdere definizione, alleggerirsi, mentre la
sua forma umana si dissolveva lentamente, diventando via via trasparente. Quando
poi ogni cosa davanti ai suoi occhi si fece luminosa, di un bianco accecante, il
vampiro chiuse gli occhi.
Un cinguettio.
Un cinguettio prima lontano,
debole, poi...sempre più vivace.
Acqua che cade. Un piccolo
scroscio. Vento leggero, che muove le fronde degli alberi.
E ancora, un profumo. Tanti
profumi. Quello degli abeti di un bosco, di un fiore sconosciuto, dell'aria di
collina. Dell'erba, della rugiada, del cielo...di lei...
Lei, e la sua risata.
"Siete veloci...".
Spike tenne per un po' lo
sguardo fisso al cielo, cercando di convincersi che quella che aveva appena
udito era davvero la voce che avrebbe riconosciuto tra mille. La voce che per
tanto tempo aveva aspettato di risentire, ma non da un'illusione...
Le nuvole si muovevano
lentamente, in uno spazio libero, di un azzurro vivo.
Dopo uno stormo di uccelli, un
piccolo cumulo passò sopra il sole, oscurandolo per pochi secondi.
Ultimamente sto guardando
tanti cieli.
Cieli in cui splende la luce
di una stella che credevo di non rivedere più.
Non ricordavo che sensazione
meravigliosa si provasse a sentire questo calore sulla pelle...
Mi fa illudere...di essere
ancora vivo.
Un'altra risata interruppe i
suoi pensieri. Era cristallina, e bellissima.
"...Vorrei essere come voi.
Oppure toccare quell'azzurro lassù. Sapete cosa c'è, lassù?".
Spike si mise a sedere con uno
scatto.
No...non ci potevano essere
dubbi.
Si voltò.
Buffy era distesa in mezzo ad
un prato, un piccolo lembo di terra isolato nel mezzo di un lago dal diametro di
una ventina di metri. Più che lago il vampiro l'avrebbe definito stagno, se non
fosse stato per una modesta cascata che, scendendo dalla collina rocciosa a
lato, terminava proprio lì, gettandosi nell'acqua trasparente con un rumore
lieve e continuo.
La Cacciatrice, sporta sul
bordo dell'isolotto, teneva le mani immerse sotto la superficie, sulla quale
danzavano le fiamme dorate del sole. Sembrava parlare con qualcuno.
Indossava un abito estivo
dalle tonalità blu-azzurre e sorrideva, scoprendo i suoi denti candidi con
un'espressione da bambina spensierata, ingenua e sognatrice. I capelli biondi,
sciolti sulla schiena, assumevano riflessi ancora più vivi nella luce, così come
la sua pelle, talmente chiara da risultare quasi bianca.
Non si accorse di lui. O
almeno, sembrò non accorgersene.
"No, che sciocca...non potete
saperlo. Voi vivete senza nessun pensiero...non è così? Già... nessuna
preoccupazione...".
"Buffy".
Lei girò la testa nella sua
direzione, piano, senza smettere di sorridere.
"Sono...sono venuto a
riportarti a casa".
Spike era adesso a pochi passi
dall'argine, e guardava la Cacciatrice con gli occhi di chi si ritrova davanti
al sogno cercato un'intera vita.
Un sogno che si credeva
impossibile da realizzare. Da raggiungere.
"Chi...sei tu?".
Lui inclinò la testa,
socchiudendo le labbra in quell'atteggiamento da cucciolo smarrito, colto alla
sprovvista, che più di una volta aveva assunto con Buffy quando lei gli
spiattellava in faccia la cruda verità, ciò che pensava di lui con tutta
l'insolenza e l'arroganza di cui era capace...
Si, solo con Buffy gli
succedeva.
Non...non è possibile...
Tentò disperatamente di
balbettare qualcosa, immaginando...sperando, come sempre, che quello fosse solo
uno scherzo, un brutto scherzo...
"Mi...mi stai prendendo in
giro, vero? O forse...sei un'altra illusione...ma..no, non...puoi esserlo..".
La Cacciatrice, o quello che
era rimasto della Cacciatrice che Spike ricordava, rimase ad osservarlo per un
po', per poi mettersi seduta sulle ginocchia.
Si sporse verso di lui,
appoggiando le mani sull'erba rada. In quella posizione a gattoni sembrava
davvero una bambina, piccola e curiosa. I ciuffi dorati si alzavano nell'aria,
coprendole in parte il viso, mentre le sue grandi iridi verdi non smettevano di
scrutarlo, come se volessero capire, cercare in lui qualcosa che non vedevano.
"Perchè...sei tutto nero?".
"C...cosa?".
"Quel colore. E'...triste".
Il vampiro biondo abbassò
lentamente gli occhi su di sè, rendendosi conto che probabilmente si stava
riferendo ai suoi abiti.
"Sono...i miei vestiti. Buffy...tu
mi hai sempre visto così. Ed io...".
"Qui non c'è il buio".
Spike la guardò.
Buffy si era alzata, e con le
braccia spalancate ed il viso al cielo stava facendo dei profondi e lunghi
respiri.
"Qui...c'è solo la luce...",
riprese con un mormorio. "...il cielo...l'acqua...la libertà. L'azzurro...e la
vita. Non esiste quel colore. Qui c'è solo quello che voglio io. E io...non
voglio quel colore".
Lo disse con un' intensità
tale da sembrare sul punto di piangere. Rimase immobile ancora per un lungo,
intero minuto, poi, sotto lo sguardo di un sempre più scioccato Spike, riabbassò
il capo. Ma con un'espressione totalmente diversa.
Spaventata.
"Tu...tu sei la morte...".
Fece un passo indietro,
portandosi le mani alla testa e affondandoli nei capelli biondi. Emise un gemito
prolungato, per poi iniziare a respirare affannata.
"...tu...sei...l'oscurità...".
Alla vista di Buffy che
tremava, Spike serrò le labbra. Fissava la ragazza come in stato di shock,
incredulo ed impotente di fronte a quella scena, a quelle parole che non sapeva,
non poteva negare.
Ha paura di me...
Di quella parte buia di me che
cancellerei, se potessi.
Lei...la vede...
E...ha paura.
Strinse con violenza una mano
a pugno, spingendolo contro la gamba inchiodata al terreno.
"...potresti non trovare in
lei la donna che ricordavi...".
I Giudici glie l'avevano
detto.
Lei...non era più la sua
Cacciatrice.
Nel momento in cui si era
buttata in quel portale, aveva smesso di esserlo.
Chissà...cos'aveva passato...
Rilasciò le dita, per poi
richiuderle ancora.
Forse questo è davvero un
sogno. O forse un incubo.
Io che ti ritrovo per perderti
allo stesso tempo.
Non è giusto. No...non lo è.
Iniziò a scuotere il capo,
fissandola, implorante.
"Buffy...ti...ti prego, non
parlare così...".
"Vattene...vattene via, qui...non
deve fare mai buio...non...deve fare più...buio...".
"...Non puoi non
riconoscermi...ascolta...".
"Io ho paura del buio...tanta
paura".
Buffy si coprì il viso con una
mano, accasciandosi a terra d'improvviso. Aveva gli occhi sbarrati.
"Nel buio...c'è il sangue...tanto
sangue. E...grida...".
Il vampiro gettò uno sguardo
al terreno. Era vigliacco, sì. Lo riconosceva...vigliacco, e incapace di reggere
quella vista, troppo lacerante, troppo dolorosa per un cuore come il suo, già
straziato da un viaggio che non avrebbe mai voluto compiere.
Ma la voce di Buffy, scossa
dai singhiozzi, la voce di una ragazza segnata dalla paura e dai fantasmi di una
vita che non aveva fatto altro che addossarle responsabilità e dolore, arrivava
comunque nella testa del vampiro, arrivava anche se lui avrebbe voluto non
sentirla.
Insieme al suo carico di sensi
di colpa, di sofferenza, di rimorsi.
Invasi dal calore delle
lacrime, gli occhi di Spike non riuscivano a spostarsi. A sollevarsi di
nuovo.
"Tu...tu non dovevi soffrire
così...non...lo meritavi...", ebbe solo la forza di sussurrare a denti stretti.
"Non tu...".
Lei, però, non l'aveva
sentito. Continuava nella sua lucida e macabra descrizione, dondolandosi sulle
ginocchia e pronunciando parole che il suo sogno luminoso non avrebbe dovuto
conoscere mai più, se lui non fosse arrivato a ricordargliele.
A ricordarle i suoi incubi,
tutto ciò che aveva appena lasciato, forse col desiderio inconscio di farlo.
"...urla lontane, tante, che
non si fermano. Mai. La ferita si allarga, le nuvole coprono ogni cosa...tutti...spariscono...ed
io...rimango sola...".
"Ti prego, smettila...smettila...".
"...ed è colpa mia se non c'è
più nessuno...è sempre stata colpa mia...ma io...qui sto bene...".
Con uno sforzo immane, Spike
si trascinò fino alla sponda del laghetto. Anche se il suo corpo era ormai
giunto al limite della resistenza per avere sopportato un carico fisico e
psicologico superiore alle sue capacità, doveva reagire. Doveva assolutamente
reagire, per farla tornare in sè. Non era il momento di lasciarsi andare, non
quello, non adesso. Non lui.
Buffy era caduta in un tunnel
da cui non sarebbe più potuta tornare se lui non avesse fatto al più presto
qualcosa. Doveva smuovere i suoi ricordi, riuscire a farle ricordare chi era...chi
erano tutti quelli che erano rimasti dall'altra parte. I suoi amici, che la
stavano aspettando.
Sì, solo lui era in grado di
farlo, ormai.
"Non è escluso che rifiuti di
seguirti...".
No, maledizione.
No...
Lei...doveva tornare...
A tutti i costi, a qualunque
prezzo.
"As...ascoltami...". Spike
tentò di proseguire, ma il fiato gli venne a mancare. Sentiva le forze
abbandonarlo, la testa farsi pesante, ogni suono diventare un'eco rimbombante.
Riprenditi, Spike...riprenditi...
Non è questo il momento di
tirare le cuoia, non ancora...
Buffy rise di nuovo. Una
risatina, però, questa volta allucinata, quasi isterica.
"Adesso, io...io qui sto bene,
sì. Da sola, sto bene".
Occhi vacui, spalancati.
Sorridente, ed alienata.
"Ne-nessuno...può ferirmi, e
io...n-non posso ferire nessuno...non è così? Ho tutto quello che mi serve, sì...e
sto...sto bene...".
Il vampiro fece per dirle
qualcosa, ma proprio in quel momento, d'improvviso, fu costretto a portarsi una
mano alla bocca, scosso da dei convulsi colpi di tosse.
Cercò di riprendersi, ma
quando allontanò le dita dalle labbra, notò delle piccole gocce di sangue sulla
pelle.
Le fissò, mentre un tremito
gli percorreva la schiena.
Devo...fare in fretta...
Qualcosa...mi sta uccidendo.
Ormai è chiaro.
Forse la mia costituzione da
vampiro non può reggere a lungo l'unione con un'anima...
Però...
Strinse gli occhi, lucidi.
Perchè...i Giudici non me
l'hanno detto?
"V-vengo...a prenderti...".
Il vampiro rialzò la testa.
Nel suo sguardo si poteva leggere la disperazione e, allo stesso tempo, la
determinazione di chi gioca le ultime carte che ha in serbo. Di chi decide di
dare fondo a tutte le sue energie, senza più riserve.
Con dei movimenti lenti ed
affaticati si immerse nell'acqua, ma appena il liquido raggiunse il busto, il
ragazzo si sentì risucchiare verso il basso con incredibile violenza.
Probabilmente Buffy doveva
aver fatto in modo che nessuno potesse avvicinarsi a lei, creando quello
specchio cristallino come difesa, una sorta di confine invalicabile che la
isolava dal resto. Da tutto e...da tutti.
Per non essere ferita, e per
non ferire più.
Spike annaspò. Fortunatamente
non si era allontanato troppo dall'argine, e aggrappandosi a delle radici riuscì
a ritirarsi su con le ultime forze rimaste.
Sdraiato prono sul prato,
chiuse gli occhi.
Era stanco...così stanco...
Cacciatrice...
Perchè hai rinunciato a
lottare?
Adesso, nemmeno io...sono più
in grado di farlo...
Perchè...deve finire così?
Buffy, sul piccolo lembo di
terra verde al centro del lago, era stesa a terra, accucciata. Aveva smesso di
ridere, ed ora fissava un punto imprecisato nella direzione di Spike, le labbra
socchiuse e le ciocche scomposte, adagiate sull'erba.
Da quel momento in poi
trascorse un tempo interminabile, di cui nessuno potè dire l'esatta durata. Il
silenzio aveva improvvisamente avvolto l'intero scenario, e nemmeno la piccola
cascata che finiva nel lago produceva più alcun rumore. Il vento che muoveva con
lentezza le fronde degli alberi era muto, così come gli uccelli che, a gruppi,
continuavano a passare sopra di essi con le ali spalancate.
Pareva uno di quei vecchi film
senza sonoro, o un paesaggio visto attraverso la cupola di una palla di vetro,
malinconico e senza vita. Proprio come Spike che, immobile, giaceva ancora sulla
sponda dello specchio d'acqua, apparentemente privo di conoscenza.
La giacca di pelle lo
ricopriva fino ai piedi, aperta sull'erba, e le braccia, abbandonate lungo i
fianchi, terminavano nelle mani chiuse a pugno, dalle nocche sporgenti. I raggi
del sole gli illuminavano il viso pallido e i capelli altrettanto chiari,
facendo di quella scena senza suoni un'immagine triste e scontata, da fine film
drammatico, che anticipa i titoli di coda.
Sì, questa volta sembrò
davvero la fine di ogni cosa. Anche Spike l'aveva realmente pensato prima di
chiudere gli occhi, ma nel momento in cui un soffio leggero arrivò ad increspare
la superficie dell'acqua, producendo un lieve fruscio, le dita di una delle sue
mani si mossero. Dapprima...impercettibilmente.
Poi, dopo qualche istante,
l'intera mano si spostò.
E dopo, l'altra.
Il vento si alzò
improvvisamente, e quando una folata più forte delle altre investì il corpo del
ragazzo sferzandogli il viso, lui sollevò le palpebre.
Le sbattè un paio di volte, ma
le iridi scure rimasero ferme.
Trascorsero pochi secondi, e
senza dire una parola si alzò in piedi, con estrema calma. Si passò le dita fra
i capelli spettinati, e lo sguardo, perso nel vuoto, riacquistò lucidità solo
nel momento in cui si fissò sul corpo di Buffy, ancora stesa sull'isola.
"Sono...sono tornato".
Mormorò quelle due parole a
voce bassa e rimanendo poi in silenzio, forse per capacitarsi di ciò che era
successo...qualcosa che, forse, solo lui poteva sapere.
Quando però mosse nuovamente
gli occhi, sulle sue labbra comparve un nuovo sorriso. Un sorriso che rivolse a
Buffy, rannicchiata su se stessa come un gattino spaurito, lo sguardo sbarrato e
assente, lontana anni luce da quell'oasi di pace della quale aveva fatto la sua
dimora eterna.
Solo alcuni centimetri
distanziavano Spike dall'acqua. Il giovane avanzò di un passo.
Poi...parlò.
"Quando scoprii di odiarti,
tu...divenni l'unico obiettivo della mia esistenza. La tua morte rappresentava
il mio traguardo, la meta a cui dovevo arrivare, la mia vittoria. Eri il senso
che davo ad ogni singola notte, ad ogni...minuto che trascorrevo nel buio,
nell'oscurità. Vivevo per ucciderti, Cacciatrice".
Il vampiro si fermò un attimo,
sperando in una reazione da parte di Buffy.
In effetti, le sue parole
sembrarono aver prodotto qualcosa. La ragazza aveva sbattuto gli occhi una
volta, distendendo le dita della mano che teneva stretta al petto.
"E adesso...".
Spike deglutì, cercando di
mandare giù un nodo che gli si stava formando in gola.
"...adesso che, invece, ho
scoperto di amarti, sei rimasta comunque il significato dei miei giorni. Non è
cambiato nulla. Credo che...tu sia l'unica cosa per cui valga la pena di
continuare a vivere. A vivere la mia inutile vita".
Si fermò. Buffy, ora, lo stava
guardando, seduta fra l'erba. Non lo fissava più con gli occhi vitrei di poco
prima. Ora lo stava guardando.
Guardando.
"Anche se tu non mi amerai
mai, non ha importanza. Non conta...perchè mi basta...".
Gli occhi scuri del ragazzo si
chiusero un attimo. Quando li riaprì, brillavano di lacrime.
"...mi basta esistere per...proteggere
te, e Dawn, sempre, per sempre. Non voglio nient'altro. Ma perchè succeda, e
perchè mantenga la promessa fatta a briciola...tu...devi...devi tornare, Buffy".
Un singhiozzo soffocato uscì
dalla bocca del vampiro, mentre, lentamente, due rivoli trasparenti scendevano a
bagnare i suoi zigomi pronunciati. Si portò una mano alla bocca, dirompendo in
un pianto disperato.
Mai, nella sua esistenza,
aveva pianto in quel modo.
Nemmeno William. Neanche lui...l'aveva
mai fatto.
Un'altra nuvola oscurò per un
attimo il sole, facendo sollevare ancora un vento fresco. Immersa nell'ombra, la
Cacciatrice continuava ad osservare Spike dall'altra parte del lago, con
un'espressione indefinita dipinta sul viso dai lineamenti delicati. Passò, così,
qualche istante di silenzio, rotto solo dal pianto sommesso del ragazzo. Il suo
sguardo su Buffy era implorante ma dolcissimo, le sue labbra socchiuse,
allargate in un sorriso triste.
"Forse...forse non posso
sapere cos'hai passato. E non ho nemmneno il diritto di dirti cosa devi fare, lo
so bene, ma...posso dire di capirti. Certo, la tua sofferenza è totalmente
diversa da quella che ho provato io, ma siamo comunque stati feriti, e...abbiamo
ferito. Siamo stati soli. Avresti dovuto farmi fuori anni fa per tutte le cose
orribili che ho fatto, per tutto il dolore che ho portato...e...e ti direi
ancora di farlo, di uccidermi senza pietà, perchè è quello che merito, è solo
ciò che merito, ma adesso...tu devi reagire. Io sono la sola persona che può
riportarti a casa, e ho bisogno... che tu lo voglia".
Spike emise un profondo
respiro, cercando di allontanare le lacrime. Avanzò di un passo.
"Buffy...lascia che possa
raggiungerti. Ti...ti prego".
La ragazza bionda rimase
immobile per ancora qualche istante, poi, inaspettatamente, sbattè gli occhi
un'altra volta.
Si alzò in piedi,
avvicinandosi come il vampiro alla sponda.
Lui la fissò più intensamente.
"Ti prego, Buffy...".
I raggi del sole tornarono ad
illuminare la superficie azzurra, e la pelle della Cacciatrice, investita dalla
luce, sembrò riacquistare colorito.
Quando poi mosse le labbra,
Spike sussultò.
"C...ca...".
La sua voce faticava ad
uscire.
"...c...casa...tornare...a
casa?".
Incredulo, il vampiro annuì,
mentre un barlume di speranza si riaccendeva nel suo sguardo.
"Sì...sì, a Sunnydale! I tuoi
amici ti aspettano, Buffy...hanno bisogno di te. Capisci? Non puoi abbandonarli,
loro...". Spike fece per proseguire, aprendo le braccia, ma le sue parole furono
interrotte.
"No...no...NO!".
La Cacciatrice portò
improvvisamente le mani alla testa, gridando.
"Tornare... per vivere una
vita segnata dalla morte, dai sacrifici...dalla perdita delle persone che amo!
Non era questo che volevo...non c'era...questo, nei sogni sul mio futuro.
Io...".
Buffy iniziò a scuotere il
capo, lo sguardo inchiodato in basso.
"...io...non ho mai voluto
fare la Cacciatrice. Era solo il mio destino. Un destino che mi ha portato
unicamente dolore. Un destino, e delle responsabilità che...che non voglio più
sulle mie spalle!".
Alzò nuovamente il viso,
fissando Spike che, disperato, era in piedi di fronte a lei, oltre i pochi metri
d'acqua che li separavano.
I due rimasero così, muti,
fino a che la ragazza riprese a parlare, con voce, però, più pacata.
Con il tono di una triste
constatazione.
"I miei amici...le persone che
più amo...loro, soffriranno ancora, se tornerò".
A quella frase, il vampiro non
disse nulla. Si limitò ad abbassare la testa, abbandonando le braccia lungo i
fianchi senza emettere un suono.
Buffy inclinò la testa.
"Non dovevi venire qui".
Silenzio.
Poi...
Spike risollevò
improvvisamente gli occhi.
"Stai mentendo".
Senza dare il tempo alla
ragazza di replicare in alcun modo, il vampiro portò la gamba destra davanti a
sè, seguita subito dopo dall'altra.
"C...cosa...". Buffy osservò
incredula Spike, facendo un passo indietro, intimorita.
Il ragazzo le sorrise, e
mettendo una mano in tasca, continuò ad avanzare.
Ad appoggiare un'altro piede.
E poi l'altro.
Camminando...
Camminando sull'acqua.
"Non è quello che realmente
desideri, Buffy".
La superficie del lago,
inspiegabilmente, teneva in piedi Spike. Sembrava fatta di vetro adesso, e
nessuna strana forza pareva, questa volta, volere trascinare sul fondo il
vampiro biondo.
Lui, estremamente tranquillo,
guardava la Cacciatrice, in attesa di un suo commento.
"Lo sappiamo entrambi, ora,
che non è quello che vuoi", riprese poco dopo, senza che Buffy avesse
pronunciato una parola. "E questa ne è la prova. La barriera creata dal tuo
subconscio è crollata nel momento in cui sei tornata in te. Perchè la vera Buffy
non vuole restare da sola...ama i suoi amici, e vuole tornare da loro. Anche se
questo dovesse significare altro dolore. Sia per te, che per loro".
La Cacciatrice continuava a
non parlare. Fissava Spike, ma non apriva bocca. Quando però i suoi bellissimi
occhi verdi si riempirono improvvisamente di lacrime, la maschera che aveva
portato fino a quel momento cadde.
E le sue difese, quelle che
aveva costruito intorno a sè per proteggere chi amava, iniziarono a
sgretolarsi.
Spike, accorgendosi del suo
cambiamento, avanzò di un'altro passo. I suoi occhi si fecero ancora più dolci.
"Tu non vuoi tornare per
proteggere i tuoi amici, per non metterli di nuovo in pericolo, ma non è questo
l'atteggiamento giusto...non lo capisci? Io...io ho buttato via, sprecato la mia
vita...una vita che credevo vuota, insignificante, piena solamente di brutti
ricordi...tristi, dolorosi, anche patetici. Ma...mi sbagliavo, non era così, e...solo
adesso l'ho capito, solo adesso...i rimorsi non mi danno pace".
Un'altro passo.
"Avrei potuto essere felice,
ma...ho rifiutato le possibilità che mi erano state date per esserlo. E adesso...non
potrò più tornare indietro per cambiare le cose. Mai più. Non voglio che tu
commetta lo stesso mio errore".
Con un'ultima falcata, Spike
arrivò sull'altra sponda.
Buffy si portò una mano alla
bocca, non riuscendo più a nascondere i singhiozzi che la scuotevano, e le
lacrime calde che le solcavano le guance.
"Buffy...". La giacca del
vampiro venne sollevata da un forte colpo d'aria. Stese un braccio nella
direzione della ragazza, aprendo una mano.
"...vale la pena di vivere una
vita da Cacciatrice. Sicuramente non sarà una vita tranquilla e fatta solo di
risate e momenti felici, ma...quelli ci saranno, e saranno tanti, se solo tu lo
vorrai. Sì, forse metterai in pericolo i tuoi amici, e dovrete affrontare
innumerevoli momenti difficili, ma...sono certo che ognuno di loro sarà disposto
ad accettarlo per riaverti. E poi...tutti voi, insieme, siete una squadra che
non perderà mai. E' quella la vostra forza. Beh, diciamo pure che di questo me
ne sono reso conto più di una volta sulla mia pelle...".
Ridacchiò, per poi tornare a
guardarla, serio.
"Sai...una persona, una volta,
mi ha detto una cosa. E cioè che nella vita c'è il dolore. C'è la tristezza, e
la solitudine. Ma mi ha anche detto che...nessuno di loro potrà mai vincere
sull'amore. Perchè l'amore va oltre tutto questo. E come tu mi hai insegnato,
non solo a me, ma anche a tua sorella...va anche oltre la morte".
Spike tese ancora di più le
dita verso di lei. Era chiaramente un invito.
Buffy le fissò con gli occhi
lucidi.
"No, non credo che Buffy
Summers debba sprecare una vita del genere. E sono certo che nemmeno lei voglia
farlo".
Un'altro sorriso, un'altra
incitazione.
Trascorse qualche secondo, poi
Buffy abbassò la mano dal viso.
Per allungarla verso il
vampiro, tremante.
"Cosa...cosa devo fare?",
sussurrò solo, stringendo le sue dita.
Lui l'attirò a sè, e quando il
viso della Cacciatrice giunse a pochi centimetri dal proprio, Spike sollevò
l'altra mano per accarezzerle delicatamente le ciocche bionde.
"Devi solo desiderarlo".
Buffy fece un piccolo cenno
con la testa. Il sole splendeva ancora su di loro, confortante, illuminando quel
luogo onirico che la Cacciatrice aveva costruito per difendersi dai suoi
ricordi, da una vita che credeva di non rivolere più indietro.
Ma adesso, quel posto...non
aveva più ragione di esistere.
Adesso, la Cacciatrice stava
per tornare.
"Io...".
Si fermò, indecisa. Fissò
Spike per un attimo con i suoi incredibili occhi color giada, poi,
inaspettatamente, gli gettò le braccia al collo.
Lo abbracciò, tenendolo
stretto come mai, tempo prima, avrebbe pensato di fare.
Come mai...Spike, avrebbe
immaginato potesse fare.
"...si, sì...lo voglio.
Riportami...riportami a casa. Ora...".
Oltre la sua spalla, il
vampiro aveva gli occhi spalancati.
Increduli.
"B-Buffy...".
Preso alla sprovvista da quel
gesto, sollevò la mano piano, un po' titubante, circondandole la vita prima con
l'uno, poi con l'altro braccio.
Io...
Io...ce l'ho fatta.
Ce l'ho fatta.
Anche se quello che sentiva
contro il suo corpo era solamente un essere spirituale...
Anche se la ragazza che stava
stringendo era ancora solo un'anima...
Nonostante tutto, Spike sentì
il suo respiro sul collo. E il suo profumo, il suo dolcissimo profumo. Nella sua
testa, nella sua gola.
Tutt'intorno a lui.
Dio...
Credo che questo peccatore
piangerà per un altro tuo miracolo.
Piangerà...fino a non avere
più lacrime.
Dio...grazie.
Grazie.
La strinse di più, chiudendo
gli occhi. Entrambi non fecero più in tempo a dirsi nient'altro, perchè qualcosa
di simile ad un vortice luminoso li avvolse, insieme ad un turbinio assordante,
acuto, che penetrò nelle orecchie del vampiro con un leggero dolore.
Si assicurò che Buffy fosse
ben aggrappata al suo collo, ma prima di scomparire definitivamente nella luce
insieme a lei, Spike potè sentire un'ultima volta i raggi del sole sulla propria
pelle.
Forse...forse non si trattava
più del sole, ma...
Ma...
Sollevò di poco le palpebre,
trovandosi davanti il nulla. Il nulla totale, immerso, però, nella più accecante
brillantezza che avesse mai visto.
Era...
Era indescrivibile.
Già...
Me ne stavo dimenticando...
Sorrise per un paio di
secondi, poi richiuse gli occhi, rendendosi conto di stare lentamente perdendo
conoscenza.
Di stare facendo ritorno
dall'altra parte, con lei.
Si lasciò andare, appoggiando
il capo su quello di Buffy e liberando la mente da ogni cosa.
Adesso, tutto sarebbe finito.
Adesso, sarebbe stata salva.
Adesso...
Io...
Io desidero...
Desidero...
Poi, di nuovo il buio.
--
Sunnydale, casa
Summers, ventiquattr'ore circa dopo la morte di Buffy - mattino presto
--
Rumore di passi.
"E-ehi, s-si sta
svegliando! Venite!".
Ancora, passi.
In un angolo
remoto della sua testa, Spike sentì improvvisamente una voce familiare risuonare
nel silenzio che l'aveva avvolto fino a quel momento. Era femminile, e sembrava
agitata.
Con la mente,
cercò di avvicinarsi di più verso il punto da cui proveniva.
"Che cosa?
Xander, vai a chiamare Dawn, subito!".
Oh, un'altra
voce...questa la conosceva ancora meglio...
Sembrava...
Dawn?
Una luce.
Il vampiro
spalancò gli occhi.
"D...Dawn...",
ripetè ancora, questa volta realmente. Aveva la gola arida, la voce roca.
Davanti a lui una superficie grigia e regolare era muta sotto al suo sguardo, di
certo di nessun aiuto per capire dove si trovava.
"P-portate
dell'acqua!".
Ancora la voce
di prima. Spike girò piano la testa, cercando di sopportare il dolore che
sentiva all'altezza delle clavicole nel girare il collo.
Una bella
ragazza bionda e dalla pelle chiara era chinata su di lui. I capelli lunghi e
lisci le ricadevano oltre spalle, e i grandi occhi azzurri, dallo sguardo
gentile, lo stavano fissando preoccupata.
"Spike...mi
riconosci?", gli mormorò dolcemente. "Sono Tara".
Lui si portò una
mano indolenzita agli occhi, e dopo averli sfregati energicamente la osservò
nuovamente.
"Tara? Ah...già,
la streghetta amica della rossa...", si ritrovò a rispondere quasi
automaticamente. E solo qualche attimo dopo aver pronunciato quelle parole Spike
ricordò quanto era accaduto. O almeno, una parte.
Il viaggio...
Il mio...il mio
inferno.
Con uno scatto
improvviso che fece fare un salto a Tara, il vampiro si mise a sedere sul letto
sul quale era rimasto disteso per più di quattro ore, gli occhi fissi nel vuoto.
Allora...è
successo davvero...
Si guardò le
mani, incredulo, poi fece un grande sospiro, passandosene una sul viso.
"Scusami", disse
quindi, rivolgendosi a Tara con un sorriso stanco. "E' che...per un attimo non
ho capito cosa...".
"E' normale".
La compagna di
Willow annuì, continuando a guardarlo. Era seduta su una sedia di fianco al
letto da chissà quanto tempo, sicuramente per assisterlo.
Rispose al suo
sorriso, poi continuò.
"All'inizio ti
sembrerà di essere un po' confuso, disorientato...ma in pochi minuti vedrai che
ti sentirai subito meglio. E anche i tuoi ricordi saranno più chiari. Non capita
tutti i giorni fare un viaggio nell'aldilà, sai? Il tuo fisico e la tua mente ne
sono usciti molto provati. E' stato un miracolo che tu sia riuscito a reggere
uno stress simile".
Spike non disse
nulla. Abbassò soltanto la testa, puntando gli occhi sulle coperte.
"Già".
Tara lo imitò, e
fissando il pavimento si rese conto che forse il vampiro stava già ricordando
qualcosa che probabilmente non era stato affatto piacevole...qualcosa che non
era certamente quello che poteva essere definito 'un bel ricordo'.
Si sentì un
attimo in colpa, poi, però, quando con la coda dell'occhio notò una persona alla
porta della stanza, posò una mano su quella di Spike.
"Credo che
qualcuno abbia voglia di vederti".
Il ragazzo
biondo alzò gli occhi, voltandosi in direzione della soglia.
Davanti ad un
senza parole Xander, fermo alle sue spalle, Dawn Summers era lì, in piedi, una
mano appoggiata allo stipite di legno. Come sempre sciolti sulla schiena, i
lucenti capelli castani le incorniciavano il grazioso viso ovale, dal mento
appuntito. Indossava un paio di jeans bianchi ed un dolcevita azzurro, in tono
con i suoi bellissimi occhi color cielo.
Occhi che,
adesso, stavano guardando Spike colmi di lacrime di gioia.
Appena incontrò
quello sguardo, il vampiro non potè fare a meno di sussurrare una parola.
Quel dolcissimo
nomignolo che nascondeva, rappresentava tutto l'affetto che il vampiro provava
per la sorellina della Cacciatrice, e che Dawn aspettava di risentire da troppo
tempo.
Perchè quello...quello
significava che Spike era davvero tornato. Lo Spike di sempre.
"Br-briciola...".
Senza dargli
tempo di dire nient'altro, la ragazzina si buttò su di lui, aggrappandoglisi
come se non volesse più lasciarlo andare. Nascose il viso nel suo petto, e dopo
avergli circondato il busto con le braccia cominciò a piangere apertamente.
"Spike...Spike...",
prese a singhiozzare, accoccolata sul letto, stretta a lui. "Io...credevo di non
rivederti più...anche se dicevo che ce l'avresti fatta, ero...ero così
preoccupata...così tanto...".
In religioso
silenzio, mentre Spike cercava di mandare giù un nodo che gli si stava formando
in gola, uno dopo l'altro tutti i membri della Scooby Gang entrarono nella
stanza, mettendosi a semicerchio intorno al letto del ragazzo. Sui loro visi si
poteva leggere una commozione difficilmente descrivibile a parole, ed i segni
profondi di quelli che erano stati i più dolorosi, difficili e terribili giorni
della loro vita. Segni di una prova che, però, avevano superato.
Spike posò una
mano sulla testa di Dawn.
"Non dovevi
stare in pena per me...", le mormorò dolcemente, prendendo ad accarezzarle i
capelli e stringendola ancora di più. "...hei...io non mi lascio buttare giù
facilmente...dovresti saperlo...".
Il vampiro fece
una piccola risata, poi chiuse gli occhi un istante. Aveva bisogno di lasciare
scivolare le lacrime che gli avevano offuscato la vista, ma tentò di nasconderle
ai ragazzi.
"Noi...ecco...".
Il signor Giles
fece un passo avanti. Prima di continuare, però, scambiò un'occhiata con Willow
e Xander che, guardandosi a loro volta fra di loro, annuirono.
L'Osservatore
tossì, concentrando la sua attenzione sugli occhiali che teneva in mano. Anche i
suoi occhi erano arrossati, segno che, come probabilmente anche tutti gli altri,
doveva aver pianto.
"...Spike, noi...ti
dobbiamo ogni cosa".
Lo disse tutto
d'un fiato. Imitandolo, anche il resto del gruppo si avvicinò al letto,
stringendosi intorno al bibliotecario inglese.
Il vampiro
rimase a fissarli, come stordito. Doveva ammetterlo...quella...quella era una
scena che non avrebbe mai immaginato nemmeno lontanamente, fino a pochi giorni
prima.
Quelli...erano
sguardi che non si sarebbe mai sognato di vedere rivolti a lui.
A lui.
Occhi lucidi,
commossi. Riconoscenti, e pieni di rispetto, di calore. Di affetto.
Per lui.
"Ma...io...",
mormorò, leggermente imbarazzato. Non sapeva bene cosa dire in un caso del
genere...erano state poche le volte in cui qualcuno lo aveva ringraziato.
Willow sorrise,
intervenendo prima che potesse continuare. Gli porse un bicchiere d'acqua.
"Tu...ce l'hai
riportata. Le probabilità era poche, ma tu ce l'hai fatta. Sei stato grandioso,
anzi, di più".
Il ragazzo prese
il bicchiere, guardando la strega dai capelli rossi.
"C-cosa?".
Chinò la testa
su Dawn, sempre più confuso. Rimase in silenzio per un po', poi Tara cercò il
suo sguardo, sedendosi sulla sponda del letto.
"Adesso...ti
ricordi?", gli disse con dolcezza.
Spike rialzò gli
occhi con uno scatto.
Oh mio dio...
I Giudici, e...Buffy.
Buffy.
"Vuoi...volete
dirmi che...c-che...".
"Lei è di là, in
camera sua. Si è svegliata prima di te. E' solo un po' debole, ma stava
aspettando che ti riprendessi per parlarti".
La piccola Dawn
si staccò dal petto del ragazzo con un sorriso. Si asciugò gli occhi ancora
umidi, poi incontrò quelli di Tara. Lei fece un cenno con la testa.
"Sembra che stia
bene", riprese la ragazza. "Si ricorda tutto. Ci ha...ci ha raccontato quello
che è successo. E di come l'hai salvata, Spike".
Il vampiro
strinse le labbra, non riuscendo a reggere lo sguardo de presenti. E' che...non
sapeva cosa dire...o, semplicemente, non riusciva a trovare le parole adatte.
Si portò una
mano al viso, coprendosi gli occhi.
"Non...ci posso
credere...", sussurrò solo.
"E invece è la
verità". La sorella della Cacciatrice appoggiò le dita su quelle del vampiro
biondo, allontanandole da lui e stringendole fra le mani.
"Sapevo che
avresti mantenuto la promessa".
Lui la guardò.
Dawn, La Chiave.
La sua
irritante, adorabile massa di energia.
La sua piccola,
dolce Dawn.
Come...come
potevo non farlo?
Non potevo
sopportare l'idea di vederti piangere ancora. Non ce l'avrei fatta.
Avrei preferito
morire che vederti soffrire un'altra volta.
Sì, se fosse
stato necessario...sarei morto pur di riportartela.
Tu...
Tu e Buffy non
dovrete più piangere per la perdita di qualcuno che amate.
Non lo
permetterò.
Mai più.
Per quanti
sforzi cercò di fare per evitarlo, la voce gli si spezzò in gola.
"Sì briciola...l-l'ho
mantenuta".
Si morse un
labbro, poi la strinse di nuovo a sè, improvvisamente e con impeto, senza
nascondere, questa volta, nuove lacrime di gioia.
Gioia sincera.
Vera, talmente intensa da sembrare, a Spike, il primo momento realmente felice
della sua esistenza.
Ma forse, era
davvero così.
Le passò le dita
fra i lunghi capelli scuri e dopo, rialzando la testa sotto gli sguardi
altrettanto commossi del gruppo, vide Anya sorridergli.
"Vai da lei",
gli mormorò l'ex-demone.
Il vampiro
spostò lo sguardo sulla porta.
--
Era forse la
terza volta che metteva piede in quella camera. Prima dell'ultimo periodo, di
Glory e tutto il resto, non si era infatti mai avvicinato a casa Summers,
figuriamoci entrato. Non certo perchè non avesse mai avuto voglia di sorprendere
la Cacciatrice nel sonno o di fargliela pagare in qualche altro modo simpatico,
ma semplicemente perchè i vampiri non hanno il potere di varcare la soglia di
nessuna abitazione se non sono prima invitati da uno dei membri della famiglia
che vi abita.
Già. Questa
regola era stata valida per lui per molto, molto tempo. Buffy l'aveva tenuto
lontano dalla sua vita fino a quando aveva costituito una minaccia per lei e i
suoi cari, e solo dopo che l'Iniziativa gli aveva istallato a forza quel chip
nella testa qualcosa aveva iniziato a cambiare tra Spike e il gruppo della
Cacciatrice. Buffy aveva deciso di non includerlo nella lista di demoni, mostri
e dei che l'incantesimo fatto da Willow e Tara aveva lasciato fuori dalla porta
di casa Summers, poco tempo prima. Quella magia di protezione creata
appositamente per proteggere Dawn da Glory, e da qualunque altra forza del male.
Poi...poi c'era
stata quella volta. Quel giorno in cui lui le aveva confessato il suo amore,
promettendole che avrebbe ucciso Drusilla per dimostrarle che i suoi sentimenti
erano sinceri. Ma Buffy non l'aveva presa per niente bene, e quella sera stessa
Spike era diventato nuovamente un ospite indesiderato.
Alla fine,
fortunatamente, tutto era però tornato come prima. Probabilmente Buffy aveva
riacquistato la fiducia in Spike nel momento in cui lui aveva sopportato
eroicamente le torture della dea senza confessarle l'identità della Chiave. Sì...Spike
se lo ricordava molto bene.
Così come
ricordava il bacio, quell'unico bacio, volontario e dolcissimo, che Buffy gli
aveva dato per ringraziarlo, dopo che era riuscio a fuggire.
Come ricordava
l'ultimo dialogo fra loro due, quando la Cacciatrice lo aveva fatto entrare
nuovamente in casa.
Quando lui le
aveva giurato che avrebbe combattuto fino alla fine, per lei e Dawn.
Fino alla fine.
Frastornato da
quei ricordi, il vampiro esitò un attimo prima di bussare alla porta. Non sapeva
esattamente cosa aspettarsi. Ridacchiò, scuotendo la testa. Beh...in realtà, non
aveva mai saputo cosa aspettarsi da Buffy. La Cacciatrice si era sempre rivelata
una sorpresa continua, e anche questa volta non era stata da meno.
Ti sei rialzata.
Non hai smesso
di combattere...
Non dovevo
dubitarne.
Sorrise, poi
battè due volte le nocche sull'anta chiusa. Anche se aveva chiesto di lui, era
sempre meglio annunciarsi prima di entrare nella camera di una signora.
Attese un paio
di secondi.
"Avanti".
Spike aprì piano
la porta. La camera era avvolta nella penombra, e Buffy, seduta fra le coperte
in mezzo ad un numero imprecisato di cuscini, stava guardando nella sua
direzione.
Il vampiro
biondo fece qualche passo in avanti, timidamente.
"Beh...a quanto
pare nemmeno questa volta sono riuscito a liberarmi di te".
Lei alzò le
spalle, le mani congiunte sul copriletto.
"Già".
Stranamente, non
rispose alla battuta. I capelli bondi, raccolti in una mezzacoda, erano sparsi
sulle federe dietro la sua schiena. Anche se sembrava serena aveva il viso
stravolto.
"Pure tu sembri
tutto intero", aggiunse quindi.
Lui la guardò
come scandalizzato.
"Certo!". Spike
aprì le braccia, mostrandole uno dei suoi tipici sorrisetti. Era agitato, ma
sperò che lei non se ne accorgesse. "Ho la pellaccia dura. P-piuttosto...seriamente,
tu come stai?".
La ragazza
sorrise, guardandosi intorno.
"Bene...non
proprio al massimo della forma, ma inaspettatamente bene. I ragazzi si sono
preoccupati un po' troppo...mi hanno quasi soffocato con tutti questi cuscini.
Mi sento come una vecchietta sorpresa dall'influenza. Non è molto dignitoso per
una Cacciatrice".
Spike annuì.
Abbassò gli occhi.
"O-ok", balbettò
solo, poi si voltò, dandole le spalle. Anche lui non era esattamente in vena di
battute. Anzi, era proprio a corto di parole.
Possibile che
non riuscisse a trovare nient'altro di vagamente intelligente da dirle?
Rimase in
silenzio, concentrandosi sul proprio respiro. Era imbarazzante. Non l'avrebbe
mai immaginato, ma era imbarazzante.
Se penso a
quello che le ho detto...
Cosa...cosa
penserà di me?
Deglutì.
Beh...in fondo
non credo di poter perdere altri punti con lei.
Ho già toccato
il fondo da tempo...peggio, di certo, non può andare.
Forza, Spike,
non vale la pena preoccuparsi. E poi sai di avere fatto la cosa più giusta.
Sì, non devi
pentirti di nulla. Di nulla.
Colto dal
panico, fu sul punto di girare i tacchi, salutare ed uscire, ma dovette
ripensarci.
"Non sarei qui...se
tu non mi avessi seguita". La voce di Buffy risuonò nell'aria ferma.
Spike sollevò il
capo, gli occhi spalancati.
"E...e non credo
riuscirò mai a trovare le parole giuste per ringraziarti. Non...posso trovarle",
continuò.
Il vampiro non
riusciva a muoversi. Immobile, era ancora voltato. Ma anche se Spike non la
guardava, Buffy proseguì.
"Non credevo che
un vampiro avrebbe potuto farmi desiderare di tornare alla mia vita.
Soprattutto...tu, Spike. Mi hai fatto ricordare quanto amavo i miei amici, e
questo è qualcosa... che non potrò mai dimenticare".
Trascorse
qualche secondo, un minuto forse. Fuori dalla finestra dalle tende tirate si
poteva distintamente sentire il rumore delle prime auto in strada, qualche voce
lontana.
Sunnydale si
stava svegliando, come tutte le mattine, e probabilmente ignara dell'Apocalisse
appena scongiurata.
Una corrente
d'aria, leggera, attraversò la stanza.
"E'...stata
dura".
Il vampiro mosse
la testa. I suoi occhi scuri erano seri, fissi davanti a sè.
"Credevo che...beh,
che questa volta...non ce l'avresti fatta".
"Lo credevo
anch'io, te l'assicuro".
Spike si voltò
verso di lei, incontrando il suo sguardo.
Il suo sguardo
triste.
"Sai...sai come
ci si sente ad urlare...urlare fino allo sfinimento, senza che nessuno ti possa
sentire?". Buffy prese un lembo del lenzuolo fra le dita, e puntando gli occhi
in basso, prese a fissarlo con insistenza.
Spike le si
avvicinò piano.
"...Io...io ho
gridato così tanto, in quel posto. Era come...se fossi divisa in due. Anzi, lo
ero. La mia anima...lei...da una parte non voleva ascoltarti, ma dall'altra...".
Fece una pausa. "E' stato terribile. Ma alla fine tu...sei riuscito a far
prevalere la Buffy che voleva ritornare".
Rialzò gli
occhi. Il vampiro la stava a sua volta guardando e, adesso, era a pochi passi
dal letto.
"Non è stato
solo merito mio, e tu lo sai".
La Cacciatrice
non disse nulla. Si limitò solo a sorridere.
"Allora...te ne
sei accorto?".
"Che eri tu?
Certo. O almeno...che era una parte di te".
"Mh, quella più
pura, generosa, buona e dolce, precisiamo. Le altre non ti avrebbero detto
quelle cose".
Buffy fece
un'espressione disgustata, guardandolo con sufficienza, poi scoppiò a ridere,
anche se un po' stancamente.
"Diciamo che vi
ho sentiti parlare. Agiva oltre la mia volontà...anzi, oltre a tutte e due le
mie volontà. E' stata una cosa piuttosto strana".
Spike fece per
risponderle, ma spostò lo sguardo a lato. Fece qualche passo, allontanandosi dal
letto.
"Di chiunque
fosse, quella voce mi ha salvato. Prima di raggiungerti, e...quando ero nel tuo
sogno. Anch'io non sarei qui se non fosse stato per lei. Nessuno...nessuno dei
due sarebbe qui".
La ragazza
annuì.
"Lo so".
Silenzio.
"Quindi...beh,
credo che comunque debba ringraziarti anch'io".
Arrivato
nell'angolo più buio della camera, Spike si fermò. Incrociò le braccia sullo
stomaco, poi alzò la testa verso il soffitto.
"Quando non
riuscivo a raggiungerti, davanti a quel lago...mi sono sentito improvvisamente
male. Il mio fisico stava cedendo, e sarebbe stata davvero la fine se quella...quell'entità
non mi avesse dato le forze necessarie a rialzarmi. E...".
"Sono stata io a
volerlo". Buffy lo interruppe. "Quella parte di me...credo che sia venuta in tuo
aiuto perchè...ecco, io ti avevo chiamato. Ti ho chiamato a lungo, ma tu...non
potevi sentirmi".
Spike si girò.
"Ma alla fine...ti
ho raggiunta".
Buffy non poteva
vedere il volto di Spike, nascosto nell'ombra della stanza. Ma il vampiro,
invece, la stava fissando negli occhi.
Era tutto ciò
che voleva, che desiderava. Guardarla. Se non poteva avere di più, gli sarebbe
bastato.
Guardarla, e
amarla così.
Senza dire
nulla, senza farsi vedere.
"Cosa c'è?".
La Cacciatrice
era voltata verso d lui e, senza capire, tentava di intravedere la sua
espressione. Si era zittito improvvisamente.
Lui arretrò
ancora di più nell'angolo, girandosi di spalle.
"C-che dovrei
avere, scusa? Va tutto ok...".
Si strinse nelle
braccia. Mettendolo a letto i ragazzi gli dovevano avere tolto la giacca, e
adesso aveva addosso solo la sua maglietta a maniche corte. Faceva un freddo
cane, ma non poteva certo uscire dicendo a Buffy che tornava subito...
Anche se...andarmene
non sarebbe una cattiva idea.
Non so nemmeno
perchè son venuto a parlare con lei, accidenti.
Cosa...in cosa
diavolo speravi, Spike? In qualche parolina dolce? O in un altro bacio di
ringraziamento?
Scendi dalle
nuvole...non sei più nell'aldilà. E la lotta contro Glory è finita.
Adesso sembra
ancora un bel sogno, ma tempo un paio di giorni e sarai di nuovo fuori dalla sua
vita. Dalla sua cerchia di amici.
Hai combattuto
al suo fianco, l'hai salvata, ma il tuo atto coraggioso si ferma qui.
Tutti lo
dimenticheranno presto.
La Cacciatrice
rimarrà sempre la Cacciatrice.
E tu...tu
tornerai ad essere il vampiro ripugnante che sei sempre stato per lei.
Si morsicò un
labbro, anche se la voglia di gridare era forte. No, non poteva rimanere in
quella stanza. Non poteva assolutamente. Se fosse restato di più...quando non
avrebbe più potuto rientrarci, quando lei lo avrebbe sbattuto fuori se solo ci
avesse provato, la cosa sarebbe stata ancora più dolorosa.
Sì...tanto
valeva farla finita subito.
Uscire di scena
all'apice della gloria, senza rimpianti. Era stato bello, ma...
Ma adesso...il
sipario si era chiuso.
Il film...era
finito.
"Beh, credo di
non avere più nulla da fare qui", esclamò quindi ad un tratto con il tono più
neutro possibile, uscendo dall'angolo e dirigendosi deciso, o almeno quella era
la sua idea, verso la porta. "Glory è morta, la Cacciatrice è tornata, Sunnydale
può dormire di nuovo sonni tranquilli e sono tutti più felici. Credo sia un bel
lieto fine. Ci vediamo".
Posò le dita
sulla maniglia.
"Le tue parole
sono state bellissime".
Si bloccò.
Ancora una volta.
Ancora una
volta, la sua voce lo aveva fermato.
Ma non gli
avrebbe fatto cambiare idea. No.
"Mh", borbottò
dopo un po', cercando di non sbilanciarsi. "Hanno funzionato allo scopo",
aggiunse, senza girarsi nemmeno.
Un attimo di
silenzio.
"Dico davvero".
Il vampiro non
si mosse. Fissava la sua mano, scossa da un leggero tremito, forse per il
freddo. O forse...per qualcos'altro.
"E allora?".
"E allora
cosa?".
"Anche se fosse
vero...dove vorresti arrivare?".
"Vuoi dire che
non credi che sia sincera?".
"Per la miseria,
Buffy!".
Spike si girò di
scatto, fissando esaperato la ragazza seduta fra le lenzuola. Lei gli restituì
l'occhiata, insieme ad un'espressione piuttosto sorpresa. Probabilmente non si
aspettava una reazione simile.
"Cosa vuoi che
ti risponda!? Eh? Dimmelo, avanti!", continuò a gridare il vampiro, fermandosi
in mezzo alla stanza. "Grazie? Sei troppo gentile? O cos'altro, Cacciatrice? Un
sorriso pieno di riconoscenza per avermi detto una frase carina? Laggiù non
m'importava di quello che avresti pensato di me, è questa la verità. Dovevi
tornare ad ogni costo, e se questo significava mostrarti o...o raccontarti cose
di me che non avevi mai sospettato, beh, l'avrei accettato senza pensarci. Ed è
quello che ho fatto. Anche se sapevo che una volta tornato qui quelle parole non
avrebbero fatto altro che trasformarmi in un essere ancora più patetico ai tuoi
occhi".
Si fermò un
attimo per riprendere fiato.
"Sì, lo ammetto,
da quando mi hai baciato ho fatto l'errore di credere che qualcosa potesse
essere cambiato...che non ti sarei più sembrato qualcuno da compatire. Ho fatto
l'errore di credere di poterti dire di nuovo che ti amo, che ti amo da morire,
senza essere più preso a pesci in faccia da te, ma ormai sono stanco delle
illusioni...e non ho più voglia di farmi del male. Nè di farmelo fare. Non
voglio aspettare che tu mi dia un qualche tipo di speranza per poi...sbattermi
un'altra porta in faccia. Perciò risparmiami i tuoi apprezzamenti commoventi,
per favore. Non mi servono proprio a nulla".
Gettò uno
sguardò a terra. La mano destra era chiusa a pugno, e tremava ancora.
Tutto il corpo
di Spike tremava visibilmente.
"Il 'povero,
sfortunato e fragile Spike' uscirà di scena il prima possibile, te lo assicuro",
riprese poi, con apparente calma. "Anzi, lo farà subito, e non si farà più
vedere. Mai più. Sarà un modo veloce ed indolore per chiudere per sempre questa
assurda faccenda, non sei d'accordo?".
Spike rimase ad
aspettare un qualche tipo di risposta, ma dopo pochi secondi fu costretto ad
abbassare gli occhi, lucidi di lacrime di frustrazione, da quelli indecifrabili
di Buffy.
Non aveva
fiatato. Durante quel fiume di parole, la Cacciatrice non aveva nemmeno tentato
di interroperlo.
E adesso...adesso
quello strano sguardo innervosiva ancora di più il vampiro, che in quel momento
non avrebbe voluto far altro che correre via, lontano. Da lei, da quello che era
successo, da quello che le aveva detto. E da ciò che gli avrebbe risposto.
Per un altro,
intero minuto, però, la ragazza continuò a restare in silenzio. Spike fu tentato
di andarsene definitivamente, ma proprio in quel momento, una volta giratosi,
sentì un fruscio provenire da dietro.
Un piccolo
rumore.
Passi di piedi
nudi.
Poi, uno
spostamento d'aria.
"Guarda, stai
tremando. Fa freddo, qui".
Due mani chiare
si accostarono alle sue spalle, appoggiandovi sopra un golf femminile,
morbidissimo e di un rosa tenue. Si assicurarono che coprisse bene l'intera
schiena, poi si abbassarono.
Ma lei non si
spostò.
Rimase ferma, in
piedi, a pochi centimetri da lui.
Spike poteva
percepire il suo calore. Il calore del suo corpo, ricoperto dal sottile tessuto
del pigiama.
"Non ho mai
pensato che tu fossi qualcuno da compatire. Nè che fossi fragile".
Buffy pronunciò
quelle parole con estrema dolcezza, con un tono che non aveva mai usato con il
vampiro. Mai. Abbassò gli occhi, poi girò intorno a Spike, fino ad arrivargli
davanti.
"E...soprattutto, non devi pensare che prima ti abbia parlato in quel modo solo
per le circostanze, o perchè te lo dovevo. Te l'ho detto perchè l'ho pensato
veramente. Perchè...".
La Cacciatrice
fece una pausa. Spike si decise a guardarla nuovamente.
"...perchè...ecco,
io...credo che qualcosa sia davvero cambiato in te. E se adesso mi ripetessi che
mi ami, ci crederei, e non per quello che mi hai detto, o...perchè mi hai
salvata, perchè hai protetto Dawn".
Lui la fissò
senza capire.
"Cosa...".
Ma lei non lo
lasciò finire.
Alzò piano una
mano, aggrappandosi alla sua maglietta. E mentre stringeva il tessuto fra le
dita, i suoi occhi verdi si riempirono di lacrime.
"Io...io ho
visto cos'hai passato".
Un sussurro
lieve. Un mormorio che si udì appena, nella penombra della stanza.
"Ho assistito ad
ogni momento. Non so come potessi farlo, ma là, in quel luogo da cui non potevo
andarmene, ti ho sempre guardato. Ho visto che ti hanno fatto...prima di farti
arrivare a me. Eri costantemente davanti ai miei occhi. Io...io credo volessero
farmelo sapere. Sapere...che mi avevi seguito".
Si fermò,
facendo un respiro profondo.
Lui, senza
parole, la fissava. Fissava i suoi capelli biondi, ad un soffio dal suo viso,
resistendo all'impulso di accarezzarli, di passarli fra le dita.
"Spike..."
Buffy non
piangeva, ma stava chiaramente cercando di trattenersi.
Rialzò la testa.
"...mi...mi
dispiace".
Il vampiro
ossigenato evitò di incrociare il suo sguardo.
Perchè...perchè
mi parli così?
Stai rendendo le
cose ancora più difficili.
Non dovevi
fermarmi. Non dovevi, Buffy.
Dio...
Cosa darei per
stringerti di nuovo a me.
Si scostò da
lei, anche se non con molta convinzione.
"Ormai...son
cose passate".
"Anche prima
erano passate. Ma ti hanno fatto male".
Silenzio.
"Me l'hai detto
tu stesso. Hai dei rimorsi", insistette.
Lui si spostò
ulteriormente.
"Già. Cambierei
le cose se potessi...ma non posso".
"Cambieranno da
adesso".
Buffy gli
afferrò un braccio, nel tentativo di farlo girare verso di lei. Ma il vampiro si
liberò con uno strattone.
"Guardami, Spike",
lo implorò quindi. "Ci devi credere. Tu...tu non sei più William. Lo sappiamo
entrambi, ormai. Io ci ho messo tanto a capirlo, ma...ma adesso nessuno potrà
più accusarti di nulla. Io...io non lo farò. E nemmeno i ragazzi".
Lui sospirò, poi
si voltò ancora, prendendo a camminare nervosamente per la camera.
"Anche se non mi
odierete più...cosa...cosa cambierà? Sono sempre un vampiro. Un assassino in
letargo...ricordi? Una creatura della notte, e per di più morta da oltre un
secolo. Ho impresso a fuoco il marchio di 'mostro' e niente e nessuno potrà
cancellarlo".
Si fermò,
rivolgendole un'occhiata triste. Amara, e dolorosa.
"Nessuno".
La Cacciatrice
non disse nulla, poi scosse la testa.
"Non capisci che
non ha alcuna importanza?".
Si avvicinò di
qualche passo. Quando gli fu vicino, gli prese una mano, poi sorrise,
guardandolo in un modo che Buffy aveva riservato solo ad un'altra persona, prima
di lui.
Un vampiro.
Come Spike.
"Non ha...la
minima importanza. Perchè...'tu cerchi amore, e sai amare. La morte non uccide
l'amore, l'amore va oltre. Se c'è l'amore, saprai sempre come proseguire. E
sarai anche una persona migliore, che guarda al futuro, a ciò che potrà fare e
diventare. Non al passato e agli errori commessi'. Non aveva detto così la tua
fantomatica voce?".
A quelle parole,
Spike sussultò.
"Ma...".
"Ho una buona
memoria". Buffy gli strizzò un occhio. "Vero?".
Lui non potè
fare a meno di ridere. Anche se sentiva male, un male dolce, al centro del
petto, rise. Rise come da tempo non faceva.
Rise, mentre,
dentro di sè, piangeva.
Di felicità.
Forse non era
solo un bel sogno.
O forse il bel
sogno si sta trasformando in realtà.
"A quanto pare
so ancora essere divertente", disse lei, guardandolo risollevata. "E' una buona
cosa. Morire non è stato così negativo, dopotutto".
"Mh, lo credo
anche io...".
"Spike...".
"...sì?".
"Sai...credo che
I Giudici...o, quello che erano, abbiano voluto farmi assistere al tuo viaggio
non solo perchè sapessi che mi avevi seguito, ma...per farmi capire che eri
cambiato, che le tue intenzioni erano sincere. Che...avevi sofferto. E sono
certa anche che volessero che io ti aiutassi".
Si avvicinò al
letto, lentamente.
"E' stata come
una specie di prova anche per me. In fondo, anch'io avevo i miei errori da
scontare, e l'ho fatto...prendendo parte al tuo dolore".
Buffy passò una
mano sulla trapunta, pensierosa, poi si sedette. Tornò a guardarlo.
"Sei stato
forte. Coraggioso".
Il vampiro
abbassò la testa. Quando la rialzò, sulle sue labbra era disegnato un sorrisetto
ironico.
"Puoi ben dirlo.
Non sai che ho dovuto fare per resistere a quella ninfomane della tua sosia. Se
non fosse stato per il mio formidabile autocontrollo, probabilmente adesso sarei
ancora fra le sue braccia. Anche se devo dire che la cosa non mi sarebbe poi
dispiaciuta tanto...almeno lei ci stava, eccome...".
Buffy si
sbilanciò da una parte, appoggiando una mano al letto. Gli lanciò
un'occhiataccia.
"Quella non mi
assomigliava per nulla. E se solo si fosse spinta un pochino più in là glie
l'avrei fatta pagare molto car...".
Sotto lo sguardo
notevolmente shockato di Spike, la Cacciatrice si bloccò.
"Ehm...intendo...se...s-se
avesse fatto saltare l'operazione del mio salvataggio, è chiaro", si corresse
goffamente. Si affrettò a spostare gli occhi da quelli del vampiro, rendendosi
conto di essere leggermente arrossita. Perchè, poi...
"Ah...b-beh,
certo...".
"Mh...già...".
"Già".
Tra i due calò
un'altra volta il silenzio, questa volta pesante, ed imbarazzante. Solo il suono
di una sirena, forse un'ambulanza, venne ad interromperlo per un breve attimo,
sfrecciando velocemente sulla strada sotto la finestra della camera.
Trascorsero
ancora un paio di minuti in cui nessuno provò ad aggiungere altro, forse troppo
imbarazzati per quell'ultimo scambio di battute, o forse, semplicemente...perchè
non c'era più bisogno di farlo.
Perchè forse...
Non c'era più
bisogno di parlare.
Quando però una
nuova serie di auto passò davanti a casa Summers, Spike si mosse.
Avanzò verso di
lei, ancora seduta sul bordo del letto, camminando piano, felpato, come solo una
creatura delle tenebre sapeva fare. Con quella sua movenza sensuale,
accattivante. Attraente.
Senza dire una
parola, si sedette di fianco a lei.
Buffy rimase per
un po' a guardarlo, poi fu la prima ad aprire di nuovo bocca.
"Senti...".
"Mh?".
Lo fissò con più
intensità.
"Ecco...ripensavo
ai Giudici. All'ultima...parte del loro discorso. Hanno parlato di un desiderio
che potevi esprimere nel momento in cui saresti tornato. Mi chiedevo...se...beh,
se poi te ne sei ricordato".
A quelle parole,
il viso del vampiro si fece improvvisamente serio. Chiuse gli occhi, poi prese a
guardare il pavimento sotto i suoi piedi.
"Che vuol dire
quella faccia? Non dirmi che davvero l'hai scordato?".
"No...no". Spike
scosse il capo, mostrandole un lieve sorriso. "L'ho espresso".
Buffy inclinò la
testa, guardandolo storto.
"Anche se mi fa
leggermente paura chiederti cosa hai desiderato, lo faccio lo stesso. Spero
vivamente non tornare a mordere o qualcosa del genere, se no tutto il discorso
che abbiamo fatto può felicemente andare a quel paese. Senza contare che io
sarei di nuovo costretta ad odiarti, e non sarebbe una bella prospettiva".
Il vampiro
ridacchiò.
"Sta'
tranquilla".
"Mhh, ok. E
allora...cosa?".
"Davvero...non
lo immagini?".
Il vampiro si
alzò con un sospiro, iniziando a camminare. Buffy lo seguì con lo sguardo,
sorpresa dalla sua risposta.
"Non credo che...potrò
mai dimenticare nulla. Di quello che mi è successo, di quello che ho visto, e
provato. Non scorderò nemmeno il più piccolo particolare del mio viaggio,
ma...".
Spike si fermò.
Era girato di spalle, adesso, davanti alla finestra chiusa.
"...ma...in
mezzo a tanti ricordi dolorosi, o tristi, ce ne sono stati alcuni di belli.
Alcuni...che avevo completamente rimosso dalla mia mente, e che solo adesso ho
ritrovato".
Buffy incrociò
le braccia sulle gambe.
"Tua madre?".
"Già". Il
ragazzo le sorrise. "Il periodo della mia infanzia è forse stato il più bello...della
mia esistenza. Avevo scordato di essere stato bambino. E rivedere i posti dove
sono cresciuto è servito a...farmi sentire di nuovo vivo. Almeno...un po' ".
Si voltò di
nuovo.
"Però...".
Posò le dita sul
tessuto della tenda, percependone la superficie liscia.
"...Mi sono reso
conto che c'è...una sola cosa capace di farmi sentire vivo. Sempre. Una
sensazione...l'unica capace di...farmi piangere".
Detto questo,
rimase in silenzio.
Poi, quando si
voltò verso Buffy con gli occhi lucidi, sorridendole, lei, improvvisamente,
capì.
Il tempo di un
istante. Brevissimo. Ma in qualche modo infinito.
"Oh...oh mio
dio...", sussurrò.
E mentre Spike
spalancava le tende con un unico gesto deciso, la Cacciatrice si portò le mani
alla bocca, soffocando la commozione.
La luce del sole
di Sunnydale invase la stanza con violenza, illuminando le iridi verdi di Buffy,
luminose, e i suoi capelli dorati sparsi sulle spalle.
Illuminando...un
ragazzo. Un...vampiro.
Che non si
polverizzò.
Un colpo d'aria
entrò d'improvviso, facendo gonfiare le tende. Sotto i raggi accecanti del disco
infuocato, Spike provò ancora quella sensazione.
Quella
sensazione...meravigliosa, ed indescrivibile.
Buffy continuava
a guardarlo senza dire nulla. Il vampiro, in piedi davanti a lei, sentì nuove
lacrime scendergli per gli zigomi. Sulle guance, e...sulla pelle. Sulla pelle
calda.
Su un viso che
apparteneva ad una persona diversa.
Una persona...che
aveva deciso di ricominciare.
"Grazie".
Chiuse gli
occhi.
Permettimi di
piangere su un tuo miracolo.
Anche se sono un peccatore,
permettimi di piangere.
EPILOGO
--
Circa quattro
mesi dopo
--
Verso
mezzogiorno il campus dell'Università era come sempre piuttosto affollato di
ragazzi e studenti che, all'ombra dei portici o in mezzo ai prati verdi del
cortile, chiacchieravano nell'intervallo tra una lezione e l'altra.
Era una luminosa
mattina di metà marzo a Sunnydale, e la primavera stava lentamente prendendo il
posto dell'inverno lungo e rigido che era appena trascorso, portandosi via,
insieme al freddo, anche i ricordi terribili legati ad una folle dea e ai suoi
spaventosi ed apocalittici progetti.
Una fine del
mondo scongiurata per poco, molto poco, grazie al sacrificio di una ragazza che
non avrebbe mai sperato di tornare per poterlo raccontare. Una ragazza
conosciuta da tutti come Buffy Summers e da pochi come La Cacciatrice, che dopo
quattro mesi dalla propria morte e da un quasi istantaneo ritorno dall'aldilà
era tornata ad essere quella di sempre, con la sua vita da studentessa e con,
naturalmente, il suo sacro dovere di prescelta.
"Me l'ha chiesto
come se fosse la cosa più naturale del mondo...ti rendi conto? E' semplicemente
pazzesco...".
Willow alzò le
spalle, lanciando un'occhiata all'amica mentre scendevano le scale insieme a
Tara, che stringeva al petto un paio di antichi volumi riguardanti, con tutta
probabilità, misteriose pratiche magiche.
"Secondo me
dovresti lasciarla andare. Non è più una bambina".
Buffy fissò con
disapprovazione la giovane strega.
"Sì che è una
bambina. E comunque non la lascio fuori casa fino a notte fonda ad una festa
alla quale, per quanto ne so, potrebbe anche partecipare un gruppo di maniaci o,
ancora peggio, qualche vampiro in cerca di giovani gole da addentare. Mi
dispiace ma non se ne parla".
Tara sorrise. Si
portò una ciocca bionda dietro un orecchio.
"Se sei tanto
preoccupata perchè non l'accompagni?".
L'altra sospirò,
fermandosi ed appoggiandosi al muretto di un'ala del portico.
"Lo farei se non
avessi promesso a Giles di aiutarlo con le ricerche su quel simpatico demone con
cui ho avuto un incontro ravvicinato l'altra sera. E poi ho il mio allenamento
settimanale...insomma, una notte ricca di deliziosi impegni da Cacciatrice".
Le ragazze si
guardarono, poi Willow si affiancò a Buffy.
"Ci offriremmo
noi di accompagnare Dawn, ma...ecco, abbiamo un importante raduno al nostro club
della magia. Sai, è una cosa un po' particolare a cui non possiamo mancare...",
aggiunse quindi un po' dispiaciuta. Tara annuì.
La Cacciatrice
girò la testa verso l'amica, scuotendo il capo.
"Non fa nulla,
Will. Vedrò di trovare una soluzione...anche se quasi sicuramente non piacerà a
Dawn. Uff, certo che è dura fare la madre e la sorella insieme...".
Volse lo sguardo
al cortile assolato, disseminato di studenti, mentre Willow le sorrideva
comprensiva. Il vociare vivace del campus si diffondeva nell'aria insieme al
profumo della nuova stagione e ad una brezza leggera, tiepida. Sì, il tempo
stava cambiando, e si sentiva.
Ad un certo
punto gli occhi di Tara, ancora in piedi dietro alle ragazze, si illuminarono
d'improvviso, catturati da qualcosa che dovevano aver notato.
"Credo...che ci
sia una soluzione che non dispiacerà per niente a Dawn", disse piano,
continuando a fissare con interesse un punto oltre le teste delle due ragazze.
"E direi anche che sta venendo da questa parte ad ore dodici...". Fece una
pausa. "...con Dawn".
Subito Willow si
girò, cercando di capire a cosa si stesse riferendo la compagna. Poi, nel
momento in cui individuò l'oggetto del suo discorso, scoppiò in una piccola
risata.
"Sono d'accordo
con Tara...".
Anche Buffy si
voltò.
"Cosa...",
mormorò.
Dal fondo del
giardino, in mezzo ad uno dei vialetti che portavano all'ingresso dell'edificio,
si stavano avvicinando due persone dall'aria più che familiare. Una era Dawn,
che camminava ridendo a braccetto di un bel ragazzo dai corti capelli biondi,
atletico e piuttosto alto. Indossava dei jeans ed una camicia blu leggermente
sbottonata sul davanti, al collo una sottile catenina dorata brillava sotto i
raggi del sole di marzo. Anche lui stava ridendo, e fra una risata e l'altra
diceva qualcosa alla sorella della Cacciatrice, che per tutta risposta ogni
volta si stringeva ancora di più al suo braccio.
"Credo che
qualcuno dovrà spiegarmi come mai la mia cara sorellina non è a scuola come
dovrebbe", disse Buffy con tono più o meno serio, fissando i due. Willow e Tara
continuarono a ridere, per poi seguire l'amica verso il cortile, dove andò
incontro alla coppia tentando di sembrare autoritaria anche se non con molti
risultati.
"E' una mia
impressione o almeno uno dei due non dovrebbe essere qui?".
Dawn guardò la
sorella maggiore con una certa soddisfazione.
"Non so a chi ti
riferisci, io sono perfettamente in regola", le rispose, innocente.
"Mh, ma
davvero?"
"Davvero!".
A quel punto il
ragazzo di fianco a Dawn alzò un braccio, mettendole affettuosamente una mano
sulla testa. Lei rise.
"Tutto a posto,
Buffy, ti sta dicendo la verità. Oggi è uscita prima da scuola perchè non
c'erano i professori delle ultime ore...e così è tornata a casa. Ho deciso
quindi di portarla a fare un giro...siamo andati al Magic Box e poi abbiam
pensato di venirvi a trovare per una visitina veloce. Tutto qui. Non sei
contenta della sorpresa?".
Spike guardò un
attimo la Cacciatrice, poi, senza aspettare la sua risposta, si concentrò sulla
sorella, iniziando a torturarla con un solletico improvviso. Dawn cercò di
difendersi facendo qualche passo indietro, mentre continuava a ridere senza
quasi più voce.
Lui, invece,
oltre a divertirsi, sorrideva. Un sorriso bellissimo, dolce e solare, che Buffy
rimase in silenzio ad osservare, le braccia incrociate. Nei suoi occhi si poteva
leggere chiaramente un velo di commozione. E di felicità.
"Vigliacca!".
Il ragazzo tentò
di convincere la piccola Dawn ad avvicinarsi di nuovo, ma lei, qualche metro
distante, scosse il capo con decisione, rifugiandosi quindi da Willow e Tara,
tornate all'ombra del portico.
Spike ridacchiò
ancora un po', poi si girò.
E quando
incontrò lo sguardo di Buffy, la sua espressione cambiò.
"Non mi hai
ancora risposto, lo sai?".
Lei lo guardò
avvicinarsi.
"A cosa?".
"Alla domanda...se
ti sono mancato".
Buffy gli
sorrise maliziosa.
"Adesso 'non sei
contenta della sorpresa' si traduce in questo modo...dovrò segnarmelo da qualche
parte...". Lo prese per mano, allontanandosi di qualche passo.
"Beh...comunque,
contando che non ti vedo da circa...mh, cinque ore, direi che...sì, mi sei
mancato", riprese poi, una volta arrivati vicino al tronco di un grande albero.
Gli circondò il collo.
"Da morire".
Spike la fissò
negli occhi, e dopo averle restituito lo stesso sorriso si chinò sulle sue
labbra, prendendo a baciarle prima dolcemente, poi con crescente passione.
La Cacciatrice
si strinse a lui. Gli rispose con uguale foga, lasciandolo quindi libero di
spaziare sul resto del viso fin giù, per il collo scoperto.
"Mhh...credo che
questo...non sia il posto più adatto per continuare...", gli mormorò dopo un
po', gettando un'occhiata oltre la sua spalla e notando come la gente li
fissava. "Potrebbero arrestarci per atti osceni in luogo pubblico...e io non
vorrei essere espulsa dall'Università".
Lui per una
decina di secondi continuò a concentrarsi sull'incavo della sua gola con un
certo impegno, poi rialzò la testa.
"Dannate regole
della società...", disse, fingendosi scocciato. "Eppure non c'è nulla di male".
Buffy si tirò
indietro un ciuffo biondo.
"Che ci vuoi
fare...purtroppo è una delle cose da rispettare da chi vive alla luce del
sole...". Lo guardò allusiva.
Lui sorrise.
Sedute sul
muretto dove si erano fermate prima, Willow e Tara avevano osservato la scena da
lontano. Dawn, qualche metro più in là, era invece occupata a sfogliare
interessata i libri di magia delle giovani streghe, permesso che le era stato
dato dopo aver assicurato alle due che non avrebbe provato a recitare nessuna
formula.
"Chi l'avrebbe
mai detto...", disse la ragazza dai corti capelli rossi. "Buffy e Spike assieme.
E che per di più vivono sotto lo stesso tetto...".
Tara fece un
piccolo sorriso.
"Sono una bella
coppia".
L'altra assentì.
"Già. E poi credo...beh, che fosse una conclusione ovvia dopo quello che è
successo. Buffy si è innamorata di Spike dopo che ha visto quella parte di lui
che non aveva mai immaginato...che nessuno di noi aveva mai immaginato
esistesse. Quella parte umana, che ancora soffriva per il proprio passato e che
la amava veramente, dal profondo del cuore".
Si fermò un
attimo, poi guardò la compagna.
"Anche se inizio
a credere che in realtà...Buffy lo ricambiasse da molto più tempo. Forse aveva
solo bisogno di rendersene conto".
Tara lanciò
un'altra occhiata ai due. Pensierosa, appoggiò la testa alla colonna dietro la
sua schiena.
"Potrebbe
essere. Però non capisco una cosa. Tu...mi avevi raccontato che Buffy, qualche
anno fa, aveva avuto una storia con un altro vampiro...Angel, se non mi sbaglio,
e dal quale poi era stata costretta a dividersi. Non potevano avere un futuro,
mi avevi detto. Allora...perchè mettersi con Spike?".
Willow allargò
le labbra in un piccolo, triste sorriso.
"Con Angel era
diverso. Oltre alla maledizione che non avrebbe mai permesso a lui e Buffy di
andare oltre ad un bacio senza che tornasse ad essere un demone, Angel sarebbe
stato costretto a vivere nelle tenebre, per sempre. Insomma, non erano dei bei
presupposti sui quali costruire una vita insieme...".
Sospirò.
"Invece con
Spike le cose sono molto più semplici. Adesso lui può vivere alla luce del
giorno, e sembrare a tutti gli effetti una persona comune. L'unica cosa che
forse potrebbe risultare un problema fra qualche anno sarebbe la sua
immortalità...ma ho come l'impressione che questa volta Buffy non rinuncerà alla
propria felicità per un dettaglio del genere".
Detto questo,
Willow osservò Dawn che, ancora persa fra le pagine dei volumi, sembrava non
aver ascoltato la conversazione.
"E poi, in
questo modo, anche qualcun altro sarà felice". La strega si appoggiò alla
colonna come la compagna. "Dawn potrà aver sempre vicino una persona che le
vorrà bene come un protettivo fratello maggiore. O magari come un altro padre,
perchè no".
La ragazza dagli
occhi azzurri avvicinò le ginocchia al petto, sorridendo.
"Sembreranno una
vera famiglia. E' molto bello a pensarci".
Willow annuì.
"Spike è
perfetto per Buffy. Sarà un ragazzo esemplare, con una vita normale e tutto il
resto. E, nonostante tutto, resterà anche il vecchio-vampiro-con-il-chip che ha
fatto parte della banda durante la battaglia contro Glory. Insomma, la simpatica
canaglia che ricordiamo. Questa volta il sacro dovere della Cacciatrice non avrà
problemi a coesistere con la vita sentimentale di Buffy Summers".
Tara rimase un
attimo in silenzio a riflettere sulle parole di Willow, poi rialzò la testa. Le
rivolse uno sguardo pieno di affetto.
"Sai...ho come
la sensazione che da oggi in poi tutto andrà per il meglio. Intendo...non solo
per Buffy. Per tutti noi".
L'altra la fissò
negli occhi, posando una mano sulla sua. Gliela strinse.
"Ne sono
convinta anch'io".
Buffy e Spike
puntarono gli occhi al cielo. Seduti ai piedi dell'albero, lei aveva la testa
poggiata sulla sua spalla, una mano chiusa in quella del vampiro.
"Buffy...".
"Sì?".
Pausa.
"Come credi che
sarà il nostro futuro?".
La ragazza
bionda si sollevò d'improvviso, guardandola sorpresa.
"Sei
preoccupato?".
"No...cioè, non
proprio. E' solo che...".
Seguì con lo
sguardo il volo di uno stormo di uccelli sopra a delle nuvole lontane, poi
abbassò il viso con un sospiro.
"...beh...spesso
ho paura che tutto questo non sia vero. Che sia solo un sogno, un bel sogno. Tu,
io...noi due, insieme. Briciola sana e salva. Tu...sana e salva. Tu che mi ami.
E io...sotto la luce brillante di questo sole".
La guardò, gli
occhi leggermente lucidi. Attraversati da un'ombra triste.
"Ho paura...che
domani possa svegliarmi nella mia cripta buia, solo. O, ancora peggio...di non
svegliarmi più", mormorò piano. "Magari sono morto davvero questa volta, e non
lo so...".
Buffy non disse
nulla. Rimase ferma a guardarlo, fino a che lui non distolse gli occhi dai suoi.
Spike scosse il
capo, strappando un ciuffo d'erba ai propri piedi.
"Lo so, lo so...sono
uno stupido a pensare a queste cose, ma...".
"Ti capisco".
La Cacciatrice
si spostò dal tronco dell'albero, mettendosi in ginocchio di fronte a lui. "Ti
capisco bene. Davvero".
Lui rialzò la
testa.
"Sul serio?".
"Sì".
Buffy gli
sorrise. Gli venne più vicino, guardandolo dolcemente.
"Ma...devi
convincerti che questa è la realtà. E che niente la cambierà più. So quello che
provo, e ti posso assicurare che non sono mai stata felice e serena come adesso.
Ho cercato per tanto tempo qualcosa che non ero mai riuscita a trovare...qualcosa
che era vicina a me, ma che non volevo vedere".
Si fermò.
"Sei tu...l'unica
cosa che voglio, ora".
Spike la fissò
intensamente. Con amore.
"Credo proprio...che
seguirti in quel portale sia stata la cosa migliore che potessi fare", le disse.
A quelle parole,
mentre il vampiro si sporgeva in avanti per baciarla, la ragazza si allontanò
improvvisamente, mostrandosi imbronciata.
Lui la guardò,
interdetto e piuttosto deluso.
"Che...che
c'è?".
"Mh...beh, ora
che ci penso, ai Giudici non potevi chiedere addirittura di farti diventare
umano, invece che...poter vivere alla luce del sole? Insomma, che razza di
desiderio...".
Spike si tirò
indietro, fingendosi indignato.
"Cosa? Ma
guarda...guarda che quel desiderio aveva un senso! Molto poetico, anche...e
poi...cosa pretendi? Non è che abbia avuto così tanto tempo per pensarci su...ero
troppo impegnato a convincere una 'certa' Cacciatrice a tornare sulla terra...che
tra l'altro mi aveva detto più di una volta che mi odiava. Quindi che senso
aveva chiedere di farmi diventare umano, me lo spieghi?".
Buffy sbuffò,
incrociando le braccia.
"Uff...".
"Bè, se non ti
sta bene puoi sempre morire un'altra volta...io corro a salvarti, incontro di
nuovo I Giudici, gli spiego la situazione ed esprimo un altro desiderio...".
Spike girò la
testa a lato, più o meno offeso. Buffy fece un piccolo sorriso e, avvicinandosi
di nuovo a lui, gli posò una mano sul viso, attirandolo a sè.
"Stupido", gli
sussurrò, coprendogli le labbra di piccoli baci. "Guarda che scherzavo. E
poi...".
Si scostò di
poco, perdendosi nei suoi bellissimi occhi scuri. Lui gli ricambiò lo sguardo e,
sollevando un braccio, prese a passarle le dita fra i capelli dorati,
lentamente.
"...c'è ancora
così tanto tempo. Prima o poi sono sicura che arriveranno altre occasioni per
esprimere un nuovo desiderio, in qualche modo. Senza contare che Willow e Tara
stanno diventando delle streghe sempre più potenti. Chissà che da qualche parte
non ci sia una magia interessante".
Spike inclinò la
testa.
"Certo che tu
non ti fai mai problemi...".
L'altra
ridacchiò.
"Io? Mai! O
almeno...non più".
Il ragazzo
biondo rise con lei, poi tornò serio. E mentre ricominciava dolcemente a
baciarla, dal portico si avvicinarono Willow e Tara, con Dawn davanti a tutti,
raggiante.
"Mi dispiace
interrompervi", sentenziò maliziosa, arrivando davanti alla coppia. "Ma stavamo
pensando di andare da Xander, Anya e Giles al Magic Box. Oggi è arrivato un luna
park in città, e ci siamo dette che non sarebbe una brutta idea andarci tutti
insieme. Che ne dite?".
Buffy guardò
indecisa prima Spike, poi le ragazze.
"E le lezioni?".
Willow alzò le
spalle.
"Dai, Buffy. E'
da tanto che non ci distraiamo un po'. Le lezioni le recupereremo. Tra
l'altro...".
Si fermò,
scambiando un'occhiata con Tara. Entrambe fissarono allusive i due.
"...non crediamo
proprio che in ogni caso, oggi, studieresti ancora".
Spike appoggiò
una mano sull'erba, convenendo con le streghe.
"Non hanno tutti
i torti. Di certo io non ti lascio più andare via...".
Buffy ridacchiò,
poi scosse il capo, arrendendosi.
"Ok, ok...ho
capito".
Dawn fece un
gridolino di gioia, e non appena i due ragazzi si furono alzati, si affiancò
gongolante al vampiro che, sorridendole, le circondò le spalle con un braccio.
Il gruppo si
avviò a passo spedito verso l'uscita del campus. Tutt'intorno, decine e decine
di studenti continuavano a chiacchierare e a camminare per i viali, noncuranti
delle loro risate che si dispersero velocemente nell'aria fresca, e su, nel
cielo azzurro.
Era una luminosa
mattina di metà marzo a Sunnydale, e la primavera stava lentamente prendendo il
posto dell'inverno.
Di un inverno
lungo e rigido.
FINE |