è Mio

di Irae90
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Percorreva quella strada , di notte , come aveva fatto già centinaia , migliaia di volte , così tante da dimenticare dove stava camminando appena ne scorgeva l’imbocco , perchè le gambe cominciavano ad andare da sole . Il tonfo acuto dei tacchi sull’asfalto rimbombava cupamente tra le alte pareti di cemento che cingevano la stretta strada , come una muraglia brulicante di vita dormiente , e c’era solo lei , lì , in mezzo a quella striscia di asfalto , ormai fredda . Come in ogni ritorno a casa , il silenzio la tormentava , come in ogni notte , l’oscurità celava malamente i suoi timori ,  sta volta la paura era in piedi , davanti a lei , lontano abbastanza passi da non distinguere subito il suo viso .

Si fermò , il coraggio e la razionalità andarono via , corsero lontani , come ogni notte , in un luogo dove lei non poteva raggiungerli . La paura con gli occhi bassi , puntò un dito e e l’aria sembrò tremare .

Un dito di quella mano bellissima , che aveva costruito , che aveva il potere di distruggere .

Quei capelli come la notte erano più lunghi , gli occhi che si alzarono su di lei , sempre perfetti ,tinti di  un terrore nero e puro , spietato ,  il corpo saldo in una camicia nera .

Immobile cercò aria per i polmoni , ma non ve ne era , le lacrime annebbiarono la vista , tonfi sordi di battiti cardiaci nelle orecchie , annaspa , annaspa , bruciano i polmoni .

Distolse il dito e si avvicinò , senza rumore , non c’era più nulla nei suoi occhi , non era più .

Le toccò la gola , con un dito , l’aria tornò a fluire nei polmoni , la potenza dell’impatto la fece cadere in ginocchio . Inerme , piccola , indifesa , sola , sotto la durezza e l’odio più nero , sotto uno sguardo freddo .

Niente di quel profilo assomigliava a ciò che una volta era , ma lei non llo capiva , non lo voleva credere .

Allungò una mano e toccò lievemente il suo petto < è Mio > seccamente , si alzò e gli voltò le spalle , come se niente fosse , avvolto dall’indifferenza .

Si sbottonò di fretta la giacchetta , febrilmente i bottoni della camicetta , un fiore rosso sbocciava rigoglioso dal suo petto , un urlo di dolore denso e scuro scivolava sul corpo , sulle ginocchia , rivoli di vita buttati su di un marciapiede , strappati da un petto sconvolto .

< Perchè?! > urlò < CHi sei tu che mi puoi fare questo?!>

Non si girò , non lo fece mai , si godette gli ultimi palpiti del cuore tra le dita , lo strinse forte , e lo lasciò cadere a terra .

Si accasciò nel suo stesso sangue , lo vide svanire assieme alla sua vita , le stelle gli sputarono addosso il loro disprezzo e morì mentre assieme al sangue fluivano lacrime amare dalle man insaguinate del suo carnefice . Ma non si fermò , non chiese , non volle sapere perchè , esercitò la sua giustizia e uccise , uccise  ogni notte , ogni notte ascoltò l’urlo e finse , durante il giorno , che quel rosso fosse vernice




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