To Do
Ovvero,
le meritate ferie del Cervello
Non ci riusciva.
Proprio non ci
riusciva. Appena osservava una qualsiasi cosa sulla via principale di
Konoha, ci ragionava su.
Che fosse il chiosco
di ramen – sommando il numero di normali clienti
più l’enorme quantità di cibo
inghiottito in un giorno da Naruto, sottraendolo alle probabili ma
nemmeno esorbitanti spese al mese, moltiplicando il risultato per i
giorno dell’anno, togliendo sporadiche feste, IVA, tasse
ecc… cazzo quanto guadagnano! – o le previsioni
meteo attaccate al muro del palazzo dell’Hokage –
domani danno pioggia. Idioti. Ma non hanno osservato la costellazione
di Orione ieri notte e la posizione delle nuvola perpendicolarmente al
Nord oggi a pranzo?! – non era importante.
Lui doveva pensare.
Non ne faceva a meno. Sotto quelle palpebre abbassate, il passo
trascinato, le braccia abbandonate lungo i fianchi e la sigaretta
penzolante, c’era un cervello attivo e allenato come un
giocatore di basket, che saltellava qua e là senza freno.
Ma ora basta.
Shikamaru
raddrizzò la schiena, che scricchiolò
pericolosamente, strinse le dita a pugno e allungò il passo.
Dopo pochi minuti era
di nuovo gobbo e lento come una lumaca.
Ma la destinazione non
era cambiata.
Entrò
silenzioso nel negozio, buttando preventivamente la sigarette in strada.
La ragazza dietro il
balcone alzò curiosa gli occhi, riconoscendolo subito.
« Che vuoi?
»
Gentile come un calcio
negli stinchi. Al solito.
« Niente.
»
Vero: voleva il
niente. Voleva l’oblio.
Sapeva già
che, se solo
l’avesse fatto, l’avrebbe
ottenuto, il nulla totale.
Quei attimi che
avevano condiviso due sera prima alla Festa di primavere, complice una
bella sbronza da sakè, erano stati inebrianti, se li
ricordava bene: la mente si era seduta, aveva ammiccato e semplicemente
si era addormentata.
Solo fuochi
d’artificio dietro le palpebre, e onde leggere che si
infrangevano dolcemente sulle pareti della testa.
Era il paradiso.
«
Bè? Pensi di startene imbambolato tutto il tempo? »
Che palle. Tutto di
fretta.
Si trascinò
vicino a lei, mentre la ragazza inclinava la testolina dorata.
La guardò a
lungo, poi biascicò un lamento.
Infine la
baciò.
Semplicemente
zittì il cervello, e avvicinò le proprie labbra
alle sue, con la stessa naturalezza con cui avrebbe avvicinato il naso
a un piatto di bento caldo.
Ino Yamanaka
spalancò gli occhioni celesti, e poi strinse le mani sulla
stoffa della maglia del ragazzo.
Si staccarono piano,
imbarazzati.
« Che ti
è successo? Ti è andato in panne il cervello?
» domandò Ino, senza staccarsi da lui.
Shikamaru Nara
pensò al proprio cervello stilizzato sdraiato su una
spiaggia bianca all’ombra di una noce di cocco, con tanto di
occhiali da sole su una protuberanza all’altezza del naso
umano.
L’immagine
gli strappò un sorriso.
« Forse.
»
E di nuovo il paradiso.
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Zua^^
Sì, devo
completare [Shin] e aggiornare Briciole Parigine.
Ma credo che la mia
Musa sia andata ai caraibi, da quelle parti lì, e
l'ispirazione è emigrata come le oche.
Mi spiace.
Rimedierò non appena finiranno le ferie. Saranno costrette a
tornare, prima o poi. Muahahahaha *.*
Intanto questa
schifezzina è tutta per voi.
Una caSSata di prima
categoria, perchè altro non potevo fare xD
Però
sorridevo mentre scrivevo, non so perchè, forse l'immagine
del cervellino che mi appariva davanti agli occhi come un disegno
fatto, boh xD uno Shikamaru che per una volta spegne il cervello ci
vuole ogni tanto, giusto?
Ridete, piangete,
sputate allo schermo, scuotete tristemente la testa, chiamate il
manicomio, basta che vi abbia suscitato una qualsiasi emozione.
Alla fine,
è lo scopo di qualsiasi storia, no?:)
Vi voglio bene *.*
sa!
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