Plans.

di Velocitadifuga_
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Plans.
 
I could take your hand and feel your breath for feel this. Someday this will be over.
I pull you close, so much to lose, knowing that nothing lasts forever.
I didn’t care before you were here… A distant laughter, with the ever after.
But all things change, let this remain.
(…)
Want you to know that should I go, I always loved you, held you high above, too.
[Pearl Jam, Sirens]
 
 
Le stelle brillano, luminose, nella notte afosa di giugno, sopra i tetti grigi e i fili della luce e il lucernario del palazzo.
 
“Possiamo avere quindici, venti o cinquant’anni. Decidi tu, scegli tu. Ma stai con me.”

Sorridi al ricordo delle carte sparse sul tavolo, del cumulo di libri che mi porto sempre dietro, degli sguardi lanciati di sottecchi da un lato all’altro della stanza, del tremore che mi coglie appena ogni volta che sento le tue labbra sfiorare le mie e ancora non ci credo.
 
“Volevo farlo. Alzarmi e baciarti. Volevo farlo perché non sopportavo più di vederti lì, seduta, china sui libri, a mordicchiarti le labbra. Eri lì, davanti a me, e non eri mia. Era un’ingiustizia.”

Ti prendo la mano e stringo forte, e mi sembra quasi di sentire la mia voce amplificata mille volte mentre ti chiedo di non lasciarmi andare, di non lasciarmi fuggire.
 
“Quanto sei bella. Sei bella, mentre sorridi, mentre studi, mentre stai qui, tra le mie braccia. Sarai bella quando domani mattina mi sveglierò e ti troverò nel mio letto, quando i tuoi occhi saranno la prima cosa che vedrò. Ti ho già detto che adoro i tuoi occhi?”

 Ti sfioro il viso, la curva delicata della mandibola, le labbra sottili, l’angolo della bocca e non resisto e ti bacio, come una ragazzina. Denti contro denti.
 
“Sono felice se tu sei felice. E adesso dovresti vederti, sai? Hai gli occhi che brillano, splendono. E adoro il fatto che brillino ora che sei qui con me, adesso. Ferma il tempo.”
 
Schiocco le dita, come se questo bastasse per fermare lo scorrere dei secondi.
E il tempo si ferma per davvero.
Il muro si spezza, il castello di carte crolla.
Percepisco il battito furioso del tuo cuore, il mio respiro che accelera.
Le preghiere silenziose che le tue labbra urlano.
I ricordi che sbiadiscono.
 
I tuoi passi sul selciato, i tuoi occhi che si perdono, il contatto gelido della tua mano.
Percepisco tutto. E rimango immobile.
Aspetto, ti guardo.
 
“Guarda, ti ho portato i biscotti al cioccolato.”
“Sempre loro, eh.”
“Così, quando tra sessant’anni li troverai sullo scaffale di un supermercato mentre farai la spesa con tua moglie, mi penserai e ti ricorderai di me. E dirai ad alta voce che questi sono i miei biscotti.”
“E tu mi risponderai, perché sarai lì accanto, con il carrello pieno della tua roba salutare. Io non ti lascio”
 
E poi tu vai via.




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