Stand by me

di jeanny991
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~~Capitolo ottavo

 

Finito di raccontare la storia sua e del suo Ranma, Akane si sentiva la gola rovente. Così si decise a bere un sorso del tè che Nodoka le aveva servito dopo il pranzo e che ormai era diventato freddo. Si chiese per quanto tempo avesse parlato ininterrottamente. La luce, filtrante dalla veranda, le faceva supporre che fosse passato da un po’ il primo pomeriggio.
Sebbene la Tendo fosse riuscita a parlare con disinvoltura per alcune ore, adesso che aveva terminato, non aveva la forza di guardare in faccia i suoi interlocutori. I suoi occhi si limitavano a fissare un punto imprecisato del tavolo. Attendeva che madre e figlio emettessero un verdetto ma il silenzio era calato nella sala da pranzo. Poi lo strusciare della stoffa dei pantaloni del ragazzo sul tatami attirò la sua attenzione, giusto in tempo per rendersi conto che Ranma si era alzato e si stava dirigendo verso la propria stanza.
Akane avvertì una stretta allo stomaco. Andandosene in quel modo Ranma la stava rifiutando? Non le credeva? Forse aveva giudicato tutto quel racconto una strategia per conquistarlo, dopotutto anche in quel mondo il giovane Saotome era piuttosto popolare tra la popolazione femminile…
Da un momento all’altro, Nodoka le avrebbe intimato di andarsene, era quello che sentiva, così, nell’orientare lo sguardo verso la donna, si sorprese nel vederla sorridere. Un sorriso gentile, non di scherno.
- Certo, è qualcosa di… magico quello che ci hai appena riferito. – espresse con aria meditabonda - potrebbe risultare difficile crederti… tuttavia, ho la certezza che tu non stia mentendo. – concluse con serietà la madre di Ranma.
- Dice sul serio?! Eppure suo figlio non sembra del suo stesso parere…- rispose la ragazza alludendo al modo distaccato con il quale Ranma si era congedato.
- No. Sono sicura che mio figlio sia della mia stessa opinione. C’è una prova concreta che dimostra la veridicità delle tue parole: mio marito da un anno a questa parte si trasforma in un panda gigante al contatto con l’acqua fredda. –

Akane rimase letteralmente a bocca aperta. In quella realtà, Happosai e Genma, due personaggi che nel mondo originale generavano problemi e vivevano alle spalle degli altri, le stavano fornendo un aiuto enorme.

- Circa un anno e mezzo fa, mio marito si è recato in Cina per allenarsi e probabilmente per cercare una cura per Ranma. Durante un allenamento presso delle fonti chiamate Jus-qualcosa, è caduto dentro una di queste e da allora si tramuta nel panda gigante che anche tu hai accennato. - spiegò con non curanza la signora Saotome. – La trasformazione del padre è un segreto, abbiamo giurato di non parlarne con anima viva! Dunque è difficile che qualcuno possa avertelo comunicato e Ranma non ha alcun motivo per ritenerti un’approfittatrice! Inoltre conosci pure la sua fobia dei gatti causata da un altro tentativo di guarigione sperimentato da mio marito. Sono troppe le coincidenze…  -
- Allora perché se ne è andato in quella maniera! – esclamò con impeto la ragazza.
- Penso che mio figlio sia rimasto molto colpito dalla tua narrazione. Anche se sono sempre stata fiera di lui, Ranma ha sofferto molto impossibilità di ereditare il titolo di maestro d’arti marziali, in una famiglia che da generazioni pratica lo possiede. È come se gli mancasse un pezzo che lo completasse. Poi, nella realtà che tu definisci vera, vive una vita piena d’avventura, circondato da persone bizzarre che hanno contribuito a renderlo forte e sicuro di sé. Cosa che qui gli manca. Infine ci sei tu. Mentre parlavi del vostro rapporto ho visto i suoi occhi illuminarsi. L’interesse racchiuso in quello sguardo non è mai stato rivolto a nessuna ragazza di questo mondo. – a quest’ultima affermazione le guance di Akane si imporporarono.
- Come fa ad essere tanto sicura di quello che dice? –
Sono sua madre, lo conosco bene. –

Akane rincuorata da queste parole, si alzò e, senza aspettare che Nodoka le desse il permesso, si recò verso la stanza del ragazzo con il codino. Fece scorrere piano la porta della camera in stile giapponese. Una volta entrata dentro, la ragazza si inginocchiò alle spalle di Ranma che stava disteso sul tatami, intento a sfogliare un manga. Poiché si sentiva ignorata Akane schiarì la gola per palesare la propria presenza.
- Ti ho sentita arrivare. – il tono del ragazzo sembrava un po’ scocciato, fatto provocò un certo fastidio alla Tendo. Se la signora Saotome si fosse sbagliata? Tuttavia Ranma aveva chiuso il manga e si era seduto a gambe incrociate voltandosi nella direzione di Akane.
- Ti stavo aspettando. – enunciò quasi come la stesse rimproverando.
- Come?!-
- Credevo mi avresti seguito subito! –
- Come facevo a sapere che avrei dovuto seguirti se tu non mi hai fatto nemmeno un cenno! –
- Beh mi sembrava una cosa ovvia! Forse non sei tanto sveglia in questo tipo di situazioni! –
    In questo atteggiamento la corvina, riconosceva Ranma, il suo fidanzato. Quel atteggiamento arrogante che spesso la faceva andare fuori dai gangheri, in quel momento, le dava un senso di famigliarità e la voglia di stare al gioco.
- Ha parlato colui i cui occhi hanno brillato solo per la sottoscritta che in teoria neanche conosce! – buttò lì, ripensando al discorso che le aveva appena fatto Nodoka. L’effetto di zittirlo riuscì, ma il colore magenta assunto dal ragazzo suscitò in lei un fortissimo imbarazzo generando nuovo silenzio tra i due. Fu Ranma a riprendere per primo la parola, non senza sforzo.
-  Senti… ehm… la storia che hai raccontato è… pazzesca. Davvero ho fatto tutte quelle cose? –
- Sì. –
- Davvero sono il più grande maestro di arti marziali del Giappone?-
- Sì. –
- E ho tutte quelle spasimanti? –
- Sì… mi pare che pure qui tu le abbia. – rispose seccata Akane, al sorriso compiaciuto del ragazzo.
- Davvero tu sei la mia vera fidanzata ufficiale? – 
Dopo un attimo di esitazione, più per l’emozione che per altro, la giovane rispose con decisione:
- Sì. –
- Bene. Cosa aspetti che faccia? Perché sei venuta fin qui? –
- Ecco… io sento di aver bisogno del tuo aiuto per poter tornare a casa. –
- In che modo? Come sai, non pratico le arti marziali. –
- No quelle non servono. Penso che la cosa necessaria sia presentarci insieme dalla persona che mi ha fatto finire in questo universo per dimostrargli quanto io tenga a te, a noi. –
-  Avevi detto di non conoscere chi ha creato tutto questo caos. –
- È così infatti tuttavia c’è una persona che aveva promesso di trasmettermi informazioni importanti se mi avessero riguardato e non si è fatto più sentire. Certamente potrebbe non avere niente da dirmi. Ripensando al suo comportamento mi stanno sorgendo dei dubbi e voglio potergli parlare di nuovo. –
- Va bene, cercherò di aiutarti per quanto mi è possibile. –
La velocità con la quale Ranma aveva accettato fece accelerare i battiti cardiaci della giovane Tendo, la quale volle accertarsi con un’ultima domanda di star agendo nel modo corretto.
- Ranma Saotome, se io riuscissi a tornare indietro, questo mondo svanirebbe e ritorneresti ad essere un artista marziale marchiato da una maledizione che ti trasforma in ragazza. Sei veramente sicuro di volermi dare una mano? –
In tutta risposta il giovane allungo la propria mano destra e strinse quella di Akane.
- Se significa essere felici, sì voglio tornare nel tuo universo perché, da ciò che hai raccontato, io lì sono felice. –la Tendo ricambiò calorosamente il sorriso sghembo del ragazzo e gli strinse ulteriormente la mano. Sì, nel mondo originale erano, in modo tutto loro, felici e questa felicità Akane non se la sarebbe più fatta sfuggire.

 


Angolo autrice:
Scusate il ritardo ma tra gli esami e diversi impegni che si sono susseguiti in queste settimane, tempo e voglia di scrivere si erano ridotti. Oggi finalmente ho ritrovato l’ispirazione e sono riuscita ad aggiornare. Non sono propriamente soddisfatta di questo capitolo ma meglio di così non sono riuscita a fare. Come sempre se notate incongruenze o errori segnalatemeli senza problemi. Ringrazio tutti coloro che leggono, c che mettono la storia tra le seguite e tra le preferite e soprattutto coloro che recensiscono. Alla prossima!!

 

 





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