Iceberg

di Midnight_whisper
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La nave si muove lenta, pochi nodi verso est. L'acqua fredda sbatte contro la prua. La bandiera lentamente si sfilaccia e viene portata via dal vento. Le vele sono ammainate, il timone abbandonato. Tranne me, su questa nave non è rimasto più nessuno. E sono fermo, mentre vengo portato dalla corrente. Il cielo è grigio, ma sembra abbia ormai smesso di piovere. Sì, mi dico. Il peggio è passato. Va tutto bene. Eppure, come mi sono ridotto così? Da dove sono partito, con chi sono partito, perché sono partito? Cosa cercavo, cosa volevo? Ed eccomi mentre due gabbiani volteggiano nell'aria, mi accompagnano con qualche battito d'ali e scompaiono via. La nave si inclina verso babordo, gli oggetti scivolano sul legno levigato. Quelli sferici rotolano rumorosamente. Una bussola sbatte contro i miei piedi. La afferro e la osservo. La punta metallica ruota ininterrottamente, senza fermarsi. Non serve più a orientarsi, non serve più a nulla. Anzi no, mi serve a ricordare. Ricordare i sorrisi che mi hanno salutato a riva e quelli che ho visto spegnersi fra le mie mani e fra le mie lacrime. Ricordare il tempo che è passato, la strada che ho fatto. Ricordare. Una musica dolce che culla meglio di queste onde. Ricordare me, te, noi. Ricordare ciò che eravamo un anno fa. Ricordare una separazione. La vita è lacerazione, una serie di lacerazioni. E mentre prendevate altre barche e ci allontanavamo ripetevamo in coro: il peggio è passato, va tutto bene. E se ricordo vedo ancora. Vedo le nostre paure, i nostri silenzi, le nostre insicurezze e incomprensioni. Vedo che a separarci è ora un filo spinato. E attraverso può passare solo una mano, quel poco per continuare a toccarvi e a ripetermi che il peggio è passato. Non conosco il vostro viso, i vostri occhi, non conosco le vostre parole, i vostri pensieri. Non vi conoscono. Restano nomi, scatole vuote. E quella convinzione che vada tutto bene. Potremmo benissimo essere estranei oggi. Metto la bussola in tasca e alzo lo sguardo. Un blocco di ghiaccio mi galleggia di fronte. Non sembra troppo grande o pericoloso, in fondo. Non c'è da preoccuparsi, in fondo. Va tutto bene. Non vedo più la bussola, non mi dice più nulla, non mi ricorda più nulla e, guardando quell'isola di ghiaccio, posso annuire e ripetermi che il peggio è passato. Che va tutto bene. E chissà quando ricorderò di nuovo che ciò che si vede di un iceberg non è che un decimo della sua vera dimensione.




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