Storia che partecipa alla
challenge "Otto fandom e una valanga di prompt" indetta da Kuma_cla
Loch Lomond
-Molly in questi giorni si
è fissata con i ghiaccioli alla fragola, cerca di dargliene
uno prima delle tre del pomeriggio, altrimenti l'impennata degli
zuccheri la porta a scatenarsi fino a sera. Ho messo una paperetta
nella borsa per quando farà il bagno così
… -
Molly Weasley senior
appoggiò una mano sul braccio della nuora mentre lei apriva
e chiudeva le diverse borse che aveva portato per le sue nipoti.
-Va tutto bene cara.- le
disse sorridendo. -Ho avuto un po' di figli anch'io. Sapremo cavarcela.-
Audrey si voltò di
scatto e si divincolò dalla stretta.
Le veniva quasi da piangere.
Negli ultimi due anni si era
ritrovata ad affrontare l'organizzazione di un matrimonio che
rispecchiasse i suoi desideri e non offendesse nessun Weasley,
riuscendo a celebrare le nozze in una delle quattro chiese della
cattedrale di Smolny, dove dalla seconda metà del Ottocento
la sua famiglia si sposava; ma aveva dovuto cedere sul ricevimento,
interamente organizzato dalla suocera. Non fu la festa che aveva
sognato ma l'alcool scorreva a fiumi fra gli invitati russi e Percy era
contento di potersi godere una festa abbastanza tranquilla e conversare
con i colleghi di lavoro.
La luna di miele era saltata
quando aveva ricevuto una proposta di lavoro come ingegnere navale
presso uno delle aziende più grandi della Scozia.
Così tra scadenze, progetti, disegni preparatori rovinati da
Molly in piena fase creativa, aveva scoperto di essere rimasta incinta.
Lucy era arrivata portando
gioia e trambusto.
La sua stabilità
fisica era stata minata a causa dei troppi impegni lavorativi, dei suoi
cugini venuti a stare vicino a lei che la pressavano di richieste,
delle continue innocenti intromissioni di mamma Weasley che la
lasciavano svuotata di ogni autostima, ed infine Percy, che era
diventato un'ombra che ogni tanto compariva per farle osservazioni
cattive.
Era dimagrita molto e la sua
salute mentale cominciava a vacillare.
-Sì …
Certo.- disse solamente chiudendo una borsa. -Ma sono … Sono
solo preoccupata.- si allontanò bruscamente e si mise a
sistemare il cappello di Lucy che se ne stava seduta composta sul
passeggino. Le accarezzò i capelli biondi e le
baciò più volte una guancia cantandole una ninna
nanna in russo. Parlava di una mamma che andava a procurarsi della
selvaggina e che sarebbe tornata presto, la trovava perfetta in quel
caso.
Dal camino del soggiorno
comparve Percy che si scrollò dalle spalle la Metropolvere e
sorrise alle due donne. -Beh, la casa è pronta. Ho sistemato
il camino e ho già portato le due valige.- si
avvicinò ad Audrey e accarezzò la figlia che
sembrava sul punto di addormentarsi. Prese per un braccio Audrey e la
trascinò lentamente verso il camino. -E' ora di andare.- le
disse solamente.
Audrey annuì e
salutò con la mano la suocera che si stava già
occupando di sua figlia Molly dandole un ghiacciolo. -Fate buon
viaggio!- sentì gridare prima di scomparire dalla sua vista.
Feodor, suo cugino minore, si
era trasferito definitivamente in Scozia seguendo le sue orme e quelle
di suo fratello Peter. Essendo sempre stato uno di quei rubacuori
incalliti, non ci mise molto a trovare la terza moglie, Ingrid McCall
una giovane e gentile ricercatrice di Storia, che insisté
nel lasciarle la casa in campagna dei suoi genitori per un lungo
weekend non appena scoprì che per cause di forza maggiore
avevano saltato sia vacanze che luna di miele.
-Ed eccoci qui.- disse Percy
togliendosi il mantello ed appendendolo a un gancio vicino alla porta.
-Sembra un bel posto.- le disse cercando di trovare un tono entusiasta.
Audrey rimase a lungo ferma
al centro del salotto, incapace di muoversi.
La sua mente lavorava
freneticamente cercando di trovare qualcosa da sbrigare, accorgendosi
di come si stesse impallando il suo sistema nervoso.
Nessuna figlia da accudire,
coccolare, aiutare, pulire o nutrire.
Nessuna incombenza domestica.
Nessun progetto lavorativo o
sopralluogo dell'ultimo secondo.
Nessun gufo starnazzante
della suocera.
Nessuna richiesta d'aiuto
dell'ultimo secondo dei cugini.
Si sedette sul divano e si
passò una mano sul volto, stropicciandosi gli occhi.
Era libera.
-Hai fame?-
domandò Percy facendola sobbalzare per lo spavento, si era
quasi dimenticato della sua presenza.
-Io … Se vuoi ti
preparo qualcosa.-
-Ma ti unisci a me a tavola?-
-No, sono troppo stanca per
mangiare.-
Percy annuì
distratto e si domandò cosa avesse sbagliato. -Vai pure a
letto, mi mangerò un panino e poi salgo su.- le disse
voltandosi verso la piccola cucina rustica.
Audrey si alzò di
scatto e se ne andò a dormire senza dire nulla. Percy
sobbalzò quando sentì la porta chiudersi con
forza e con una certa stizza cominciò a mangiare uno di quei
panini che la madre non aveva potuto fare a meno d'infilargli in mano.
Assaporò il
tacchino e la salsa che gli ricordò i viaggi in treno verso
Hogwarts, gli sembravano così felici rispetto alla sua vita.
Era un padre che vedeva a
malapena le sue bambine perché troppo concentrato con la sua
carriera, che aveva ignorato la depressione della moglie,
minimizzandola a un banale scompenso ormonale ed infine si era
ritrovato coinvolto in un affaire clandestino con la sua ex, Penelope.
Era ancora stupefatto di non
essere stato costretto da Audrey a un divorzio. Il primo divorzio dei
Weasley, pensò mentre beveva un bicchiere d'acqua,
d'altronde lui era il Weasley con il maggior numero di record negativi,
un divorzio calzava a pennello.
Salì in camera da
letto e la trovò sveglia intenta a fissare le travi in legno
del soffitto. Si spogliò lentamente e con circospezione si
sdraiò accanto a lei.
Audrey respirò a
fondo, cercando di ignorare la sua presenza, ma Percy era intenzionato
a non essere relegato al ruolo di fantasma.
-Dobbiamo cercare di
risolvere le cose … - disse con un filo di voce, agguantando
la sua mano e stringendola con forza. -Per le nostre bambine, almeno.-
Audrey rimase a lungo in
silenzio, cercando di ricacciare indietro le lacrime.
-Quindi tutto si concentra su
di loro, sulle bambine.- divincolò la mano e gli diede le
spalle. -Allora è veramente finita. Se il tuo pensiero
è esclusivamente legato a salvare il rapporto per le bambine
… Noi siamo spacciati.-
Percy si passò una
mano sul volto e posò gli occhiali sul comò
accanto al letto.
Ogni volta che parlava, che
cercava di spiegarsi, di risolvere; riusciva a complicare il tutto.
-Io ti amo, Audrey. Amo la
nostra famiglia, amo averti con me ed ho giurato di starti accanto fino
alla fine dei miei giorni.- disse con tono sommesso. -Voglio rimediare.-
Audrey strinse gli occhi e
cercò di concentrarsi su ciò che da tempo voleva
dirgli.
-Mentre io piangevo come
un'idiota perché tra una colica e una notte in bianco al
pronto soccorso, avevo montagne di disegni da consegnare il giorno
dopo, tu ti sbattevi la tua ex nel tuo ufficio.-
Le parole rimasero a lungo
sospese nel vuoto, nessuno dei due osò respirare.
-Hai … Hai
ragione.- mormorò Percy. -Hai perfettamente ragione.-
Audrey si asciugò
un paio di lacrime con stizza. -Vorrei non aver ragione, vorrei che tu
avessi provato a combattere un po' per noi.-
Il mattino dopo fu Percy a
preparare la colazione, Audrey era caduta in un lungo e travagliato
sonno da cui si era svegliata stanca e svogliata. Si era sdraiata sul
divano e continuava ad osservare le travi del soffitto.
L'assenza del pianoforte e
dei suoi disegni, per non parlare del senso di vuoto che le opprimeva
il cuore, senza la presenza delle bambine, l'avevano intristita.
Decisamente sorpresa si
sedette a tavola, a provare a gustare una colazione all'inglese
preparata da Percy, la prima in anni, si ritrovò a pensare.
-Dovresti mangiare un po' di
più.- gli disse Percy, notando il piatto pieno di sua
moglie. La fissò incerto e notò l'eccessiva
magrezza del suo viso, i polsi sottili e quell'aria sempre arruffata
che aveva. Dov'era finita la donna dal sorriso sgembo e dalle guance
rosee?
-Davvero, non ho
più appetito.- rispose Audrey fissando le uova strapazzate e
sentendo lo stomaco chiudersi.
-Facciamo una passeggiata?
C'è il lago Lomond vicino giusto?- domandò Percy.
Audrey annuì, un
po' di aria fresca le avrebbe fatto bene.
La Scozia era veramente un
piccolo gioiello. Le sue valli verdi, il suo vento impetuoso, le sue
antiche colline e le rovine di castelli e fortini che spuntavano
ovunque, ricordando ai passanti la lunga e sanguinosa storia scozzese.
Sorrise al lago, le sembrava identico al Ulberk, il lago navigabile di
Durmstrang che aveva percorso in barca molte volte.
-E' veramente un bel posto.-
le disse Percy sedendosi su un grosso sasso. -La Scozia è
una regione incantevole.-
Audrey si sedette accanto a
lui, ancora sorridente. -Dici? Ho sempre pensato che ti fossi
trasferito controvoglia. Quando ci siamo trasferiti ad Edimburgo, mi
sono sentita a lungo in colpa.-
Percy la fissò
sbigottito. -Ma cosa diamine stai dicendo? Non mi sono mai sentito
obbligato. Mi piaceva l'idea di vivere al nord.- disse accarezzandola
una spalla. -Mi piaceva l'idea di vivere con te, al nord.-
sussurrò, sfiorando la sua guancia.
Audrey chiuse gli occhi e si
morse un labbro.
-Meriti serenità e
una vita felice.- continuò Percy. -Se io non sono
più in grado di darti questo, dovremmo separarci.-
-E pensi che miglioreranno le
cose? Verrai risucchiato dal lavoro e io … Io
sarò ancora più sola.- mormorò Audrey.
Fece un profondo respiro, decise che avrebbe detto tutto ci che sentiva
da mesi. -So di averti allontanato ben prima della nascita di Lucy. Ero
sommersa di lavoro, tu eri inesistente e tua madre riusciva a fare il
bello e il brutto tempo in casa. Quando sono rimasta incinta, ero
sconvolta, non capivo come avrei fatto a sistemare il tutto. Peter e
Feodor non sono stati d'aiuto come temevo e ho sempre detestato
chiedere una mano alla tua famiglia perché mi sento sempre
… Giudicata. Non sono bella e brava come Fleur, precisa e
pratica come Ginevra, gentile come Angelina e via dicendo. Persino la
nuova fidanzata di Ron, ha qualità migliori delle mie e la
conosciamo da quanto? Un mese?- si pulì il viso dalle
lacrime che scendevano copiose. -Abbiamo sbagliato entrambi, credimi.
Tu mi hai negato la tua presenza e io stavolta non sono riuscita a
cavarmela.-
Percy annuì, si
sfregò le mani e rimase in silenzio a rimuginare.
-Io non riuscivo a starti
dietro. Quel lavoro Babbano sembra così complicato che ho
rinunciato a capirlo fin da subito. Ero geloso ed infastidito dal fatto
che lavorassi in un ambiente maschile e che ti trovassi così
bene, ho preferito rifugiarmi in ufficio. Quando mi hai detto che era
in arrivo Lucy … Ci sono rimasto di sasso. Volevo aspettare
un paio di anni, magari ottenere una promozione a un ruolo
più tranquillo e goderci la crescita di Molly, andare in
vacanza e via dicendo. Avevi mille cose da fare e mi sentivo isolato.
Non condividevi nulla, se non la frustrazione nel vedermi rientrare
alle undici di sera, anziché alle otto.- le sorrise incerto.
-E poi mi sono rovinato con le mie stesse mani.-
Audrey annuì e
chinò la testa. -Penelope Light. La ami ancora?-
Percy scosse la testa. -Mai
amata. Né prima, né ora.-
-Allora cosa diamine
è successo?- domandò Audrey irritata.
-Perché quello che sono venuta a sapere da Maggie
è inaccettabile.-
-Era la festa per la fine
dell'ultimo processo ai Mangiamorte sopravvissuti. Tu mi avevi scritto
che Molly aveva vomitato e che avevi preferito non lasciarla a mia
madre, per cui ero solo. Mi sono ubriaco, ho fatto una cosa che nemmeno
quando me ne sono andato da casa ho commesso, ho bevuto qualunque tipo
di liquido. Mi sono rifugiato in ufficio e Penelope mi ha seguito. Non
so cosa stavo dicendo o facendo, so solo che mi ha baciato.-
scrollò le spalle sconfitto. -E non ho scuse per questo. Ma
mi mancava baciarti, mi mancava sentirti contro di me. E mi sono
lasciato andare con la persona sbagliata e Maggie immagino abbia visto
tutto.-
Audrey annuì.
Nessuno dei due
parlò. Il sole illuminava lo specchio d'acqua. Il vento
faceva increspare il lago, creando piccole onde.
Si alzarono e cominciarono a
camminare verso la baita. Audrey non districò la sua mano,
quando sentì Percy stringerla con forza.
Un senso di timore, rabbia e
sollievo la sconvolse, ma continuò a camminare.
Percy si svegliò
di soprassalto e quasi cadde dal letto quando si accorse che Audrey non
riposava più accanto a lui. La cercò in casa,
mentre si vestiva nel buio e colpito da una strana idea,
uscì fuori e la trovò qualche centinaio di metri
più avanti di lui che si dirigeva verso il molo del lago.
La seguì e si
sedette con lei all'estrema punta del vecchio molo.
-Non è stabile, al
centro c'è un affossamento. Scriverò poi al
centro ambientale.- disse lei indicandogli un punto nel legno. Rimasero
a lungo in silenzio ad osservare i raggi della luna riflettersi nel
lago.
Audrey gli prese la mano e
lasciò cadere sul palmo di Percy il suo anello nuziale.
Il cuore di Percy si
fermò. Era finita, pensò, aveva perso la donna
che amava.
-Togliti il tuo.- disse lei.
Percy ubbidì e con difficoltà districò
il suo anello, leggermente più sottile del suo.
-E' … E' finita?-
sussurrò lui, sentendo gli occhi inumidirsi.
Audrey fece un lungo respiro.
-Credo che dovremmo ricominciare da capo.- disse prendendo in mano il
suo anello. -Con questo anello, ti sposo ancora Percivald Igniatus
Weasley. Prometto di esserti fedele, di aiutarti, amarti e sostenerti
nella buona e nella cattiva sorte, mi è testimone questo
bellissimo lago.- con delicatezza gli infilò l'anello e gli
baciò la mano sinistra.
Percy aveva definitivamente
perso la battaglia con le lacrime e ne stava conducendo una contro i
singhiozzi che gli sconvolgevano il petto.
-Con … Con questo
anello, ti sposo Audrey Marjia Dolohova. Prometto di amarti, esserti
fedele ed aiutarti nella buona e nella cattiva sorte, mi è
testimone questo lago.- le fece indossare nuovamente l'anello e non
poté fare a meno di baciarla.
Il primo decente bacio in
mesi.
Audrey decise che non ci
sarebbe stato luogo migliore per cercare di trovare la forza per andare
avanti se non di fronte a quella natura dall'aria saggia. Si
lasciò distendere e spogliare, un senso di
felicità le fece girare la testa. Si amarono con una
passione e una fretta che non ricordavano più di avere, si
lasciarono andare, regalandosi promesse e lacrime, sospiri e gemiti.
Una volta raffreddati, decisero di continuare al caldo nella piccola
baita, fino a quando il sole non spuntò deciso, cogliendoli
addormentati, abbracciati e sereni.
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