Detective Conan World

di KiarettaScrittrice92
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La maledizione delle donne

«Non c’è nessuna maledizione di Kuchisake, qui si tratta di omicidio!» disse la ragazzina con aria convinta guardando intensamente quell’impaurito ispettore.
«Come scusa?» chiese l’uomo, sbattendo le palpebre con aria stupita, scaturita dall’affermazione fatta da quella ragazza dall’aria impertinente.
«Ho detto che non si tratta di una maledizione, tutti gli elementi fanno pensare ad un omicidio e il colpevole è ancora in questo giardino.»
Tutte le persone che si trovavano lì trattennero il fiato a quelle parole. Solo dopo qualche secondo qualcuno prese il coraggio e sbuffando parlò.
«Tsè… Ispettore, perché dovrebbe dare retta a questa mocciosa!» a quelle parole la ragazza lo linciò con lo sguardo, uno sguardo tremendamente serio, che metteva in soggezione.
«La verità viene sempre a galla, caro ispettore, e in questo caso è chiara come il sole. – disse la ragazzina tornando a rivolgersi al capo della polizia – L’assassino ha approfittato della leggenda di Kuchisake per commettere il suo crimine e va punito come deve.»
L’uomo ingoiò un po’ di saliva: quella ragazzina metteva davvero i brividi, era la prima volta che la vedeva, eppure avrebbe giurato che aveva qualcosa di familiare.
«Sentiamo, come la pensi tu?» chiese l’ispettore.
«Io non penso, io osservo e quindi so… L’assassino ha bussato alla porta con il coltello già in mano e quando la vittima ha aperto la porta è stata pugnalata immediatamente, dopodiché l’assassino le ha fatto quelle ferite sulle guance per far ricadere la colpa sulla maledizione.»
«E questo spiegherebbe le tracce di sangue schizzate all’ingresso e il ritrovamento del corpo della vittima sullo zerbino della porta, ma come fai a sapere che l’assassino è uno di loro?» chiese ancora l’ispettore indicando con un gesto della mano le altre tre persone che c’erano oltre a loro due.
«Perché è un dato di fatto, ispettore. – continuò lei – Non le pare strano che la vittima abbia ancora le scarpe, pur essendo in casa? Questo vuol dire che era appena tornata. I qui presenti, la sorella e i due amici, hanno affermato di essere usciti con la vittima questo pomeriggio, ciò vuol dire che qualcuno deve aver accompagnato l’uomo a casa, e poi bussando nuovamente alla porta ha ucciso la vittima.
«Perciò ci basterà sapere chi ha riaccompagnato a casa il signor Nishima e avremmo scoperto l’assassino! – esclamò entusiasta l’ispettore, per poi rivolgersi alle tre persone – Allora chi ha accompagnato il signore a casa?»
I tre si guardarono sbigottiti, come se cercassero di capire cosa stesse chiedendo l’ispettore, poi scoppiarono tutti e tre a ridere, chi con un riso più forzato, chi proprio di gusto.
«Ispettore, sta scherzando spero. – rispose l’uomo che aveva parlato all’inizio – Nishima non si farebbe mai accompagnare a casa da uno di noi, lui vuole sempre passeggiare da solo fino a casa dopo un’uscita insieme. Le avevo detto che non doveva dare retta a questa ragazzina.»
Ad un tratto qualcuno sbucò dal retro del giardino.
«No,  Asumi non ha sbagliato!» a quella frase tutti si voltarono verso il nuovo arrivato e la ragazzina sorrise nel vederlo.
Era un uomo alto e slanciato, lo stesso sguardo deciso della ragazza, si avvicinò a loro con passo tranquillo e sicuro, le mani nelle tasche dei pantaloni, quando arrivò vicino al gruppetto riprese a parlare.
«L’assassino è davvero venuto fino a qui ed ha bussato alla porta del signor Nishima per poi pugnalarlo all’ingresso, ed è anche uno di voi tre, ma i fatti non sono andati esattamente nel modo in cui ha descritto lei.» concluse poggiando una mano sulla spalla della ragazza che lo guardò un po’ delusa.
«Le abbiamo già detto che nessuno lo ha accompagnato a casa!» sbraitò l’uomo stufo di tutta quella che a lui sembrava una pagliacciata.
«Infatti, ho detto che non è andata esattamente come ha spiegato lei.» rispose lui con tono severo.
«Ma allora come si spiega la cosa delle scarpe?» chiese l’ispettore stupito dall’arrivo dell’uomo.
«Semplice, ispettore Yamamura, qualcuno gli aveva dato appuntamento e gli aveva detto che sarebbe passato a prenderlo a casa,  e così è stato.»
«Oh beh, questo spiegherebbe tutto. – disse l’ispettore mettendosi una mano sotto il mento e fingendosi pensieroso – Ma chi sarebbe l’assassino, e come hai fatto a capirlo.»
«In questo caso devo ammettere che ho avuto un po’ di fortuna.» disse l’uomo con un tono mite della voce.
«Fortuna?» chiese l’ispettore.
«Esatto. Io penso che l’assassino abbia dato appuntamento al signor Nishima con un biglietto, scrivendogli l’ora in cui sarebbe passato a prenderlo. Ovviamente quel biglietto doveva sparire, altrimenti avrebbe potuto essere una prova schiacciante. Per questo motivo l’assassino, fingendosi addolorato alla vista del corpo senza vita della vittima, si è chinato su di essa e ha sottratto quel foglio dalla sua tasca della giacca. Altrimenti non si spiegherebbe perché in questo momento quella destra è più allargata della sinistra.»
Tutte le persone presenti nel giardino si voltarono verso l’unica donna, oltre alla ragazzina, presente.
«Non ha le prove… Sono… sono tutte ipotesi…» balbettò la donna, che ancora aveva le lacrime agli occhi.
«Ha ragione, sono solo ipotesi, – rispose con un sorriso tranquillo l’uomo – forse per dimostrarci che sono ipotesi infondate potrebbe mostrarci cosa stringe convulsamente dentro la tasca dei suoi jeans.»
La donna si guardò la mano sinistra, che era infilata nella tasca dei jeans, ed era stretta a pugno, poi rialzò lo sguardo lentamente e l’ispettore capii che c’era qualcosa che non andava.
«Signorina, la prego di mostrarci il contenuto della sua tasca.» disse avvicinandosi e mostrando il palmo della mano rivolto verso l’alto in attesa di ricevere qualcosa.
«È vero, sono stata io. – sospirò la donna, tirando fuori un pezzo di carta stropicciato e porgendolo all’ispettore Yamamura – Aveva minacciato di rovinarmi la carriera da imprenditore se non gli avessi dato tutti i soldi dell’eredità di nostro padre, diceva che a me non sarebbero serviti, visto che il lavoro andava bene.» dopodiché scoppiò a piangere buttandosi a terra.
Solo in quel momento due poliziotti si avvicinarono a lei e dopo averle messo le manette la accompagnarono alla volante, mentre l’ispettore Yamamura si avvicinò all’uomo che aveva risolto il caso.
«Grazie mille dell’aiuto Shinichi, questa storia m’inquietava parecchio.»
«Ispettore Yamamura, dovrebbe imparare che le leggende sono leggende e la realtà non si basa mai su di esse.»
«Hai ragione. – disse, poi posò lo sguardo sulla ragazzina – E lei?»
«Ah già, quasi dimenticavo... Ispettore Yamamura, le presento mia figlia Asumi Kudo.»
«Ovviamente… – disse con un sorriso l’uomo, riconoscendo finalmente gli occhi azzurri e decisi della ragazzina in quelli dell’uomo di fianco a lei – Hai del talento piccola.» proseguì lui facendole un complimento.
«Lo so benissimo!» disse gonfiando il petto con aria altezzosa.

 

Angolo dell'autore:
06/03/14
Ecco qui un'altra one-shot per tutti i miei lettori. Anche questa parteciperà al concorso "La domenica delle leggede", che la volta scorsa ho vinto ^^
Ovviamente il collegamento è alla leggenda di Kuchisake, e mi dispiace solo che sia così piccolo, ma questa volta davvero non avevo idee in testa.
Spero comunque che vi piaccia ^^
Un bacione da me e dal mio onii-san Kaito ;)
KiarettaKid





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