Salve a tutti i lettori! Noi siamo
XaviiPhoenix, e questa è la nostra prima fanfiction. Dopo aver
guardato l'intero anime, abbiamo deciso che, ehi, l'universo di Bleach
è grandioso. Perchè non creare dei personaggi divertenti
ed interessanti come quelli dell'anime e incorporarli nella storia?
Così è nata l'idea di questa fanfiction. E' la prima
volta che scriviamo qualcosa del genere, quindi vi preghiamo di essere
clementi! :)
I capitoli si alterneranno tra i gemelli Hashi e Hajime, creati da
Xavii, e il teenager Raiden, creato da Phoenix. La storia
ripercorrerà quella dell'anime e, in futuro, quella del manga.
Ma non è detto che tutto resti com'era...
Se notate errori o volete darci qualche consiglio, sappiate che i
vostri commenti sono bene accetti! (Potete anche commentare per dirci
quanto vi piace la nostra storia eh! Non ci offendiamo ;) )
Ma bando alle ciance, ed ecco a voi il primo capitolo di questa storia,
gentilmente offertovi da Xavii.
I nuovi arrivati
"Sveglia
ragazzi, è ora di andare a scuola!"
La luce del sole penetrava appena le tende, lasciando la stanza nella
penombra. Di fronte alla porta vi erano due letti, occupati da due
ragazzini dai capelli color pesca.
"Alzatevi, dai! Altrimenti farete tardi!"
Uno dei due, il più grande, si tirò la coperta
fin sopra la testa, mormorando un "Altri cinque minuti...", prima di
ripiombare nel sonno più profondo. L'altro aprì
gli occhi verdi e si guardò attorno, ancora disorientato dal
sonno.
A quel punto suonò la sveglia, che a causa di troppe cadute
era ormai da buttare. Il ragazzino più grande
iniziò a lamentarsi a causa del rumore, mentre l'altro si
alzò con un sospiro e spense la sveglia, salvandola appena
in tempo dal fratello maggiore che nel suo dimenarsi aveva rischiato di
farla cadere per l'ennesima volta.
"Ragazzi! Datevi una mossa! Volete forse far tardi il primo giorno
nella vostra nuova scuola?" chiese la madre dal piano inferiore.
"Subito mamma!" rispose il ragazzo più giovane,
avvicinandosi alla finestra per aprire le tende. "Hashi,
perché hai aperto le tende?!" gridò il
più grande, raggomitolato sotto le coperte nel tentativo di
evitare la luce.
"Alzati Hajime, oppure faremo tardi." disse Hashi, ma il fratello
maggiore non dava segno di volersi muovere.
Esasperato, Hashi si avvicinò al letto del fratello e con
uno strattone lo fece cadere a terra assieme alle coperte.
"Se non ti dai una mossa ti lascio qui." disse Hashi, al ché
Hajime rispose, "Va bene, va bene... Non c'è bisogno di
diventare violenti.", per poi seguire il fratellino in bagno per
lavarsi.
Quando ebbero finito di cambiarsi andarono al piano inferiore, dove li
aspettava un'abbondante colazione.
"Ah, allora siete riusciti ad alzarvi." disse la madre con tono di
rimprovero, "Sbrigatevi, che altrimenti farete tardi." .
"Certo mamma", dissero loro sedendosi a tavola. Dopo aver finito la
colazione ed aver salutato i genitori, "Fate attenzione, mi
raccomando!", "Non fate guai, capito?", i due si incamminarono verso la
nuova scuola. Passarono dinanzi al negozio di fiori che apparteneva
alla loro anziana vicina, la signora Ayaka Wakahisa, e ad un piccolo
negozietto di antiquariato, per poi svoltare a destra dopo aver
superato la clinica Kurosaki.
"Ehi Hashi, hai uno spirito dietro di te." disse ad un certo punto
Hajime, indicando un punto dietro al fratello. Questo si
girò e vide una bambina con i capelli castani legati in una
treccia e con un vestito rosa. Una catena, che le arrivava fino
all'ombelico, era ancorata saldamente al suo petto e vi era quello che
sembrava essere un piccolo foro sulla sua fronte. Quando si accorse di
essere stata vista, la bambina spalancò gli occhi e rimase a
bocca aperta, fissando i due fratelli. "Voi... voi mi vedete?" chiese
la bambina.
Hashi guardò il fratello con un'espressione addolorata sul
volto e gli sussurrò nell'orecchio, "Questa dev'essere la
bambina di cui hanno parlato una settimana fa al telegiornale. Non
può avere più di cinque anni...".
Hajime annuì, assumendo la sua stessa espressione. "Ehi,
come ti chiami?", chiese, e la bambina rispose, "Mi chiamo Eiko. Non
riesco più a tornare a casa... Sono qui da un sacco di
tempo, e quando ho provato a parlare con altre persone nessuno mi
rispondeva.". Hajime le si avvicinò, "Eiko, che ne dici di
andare in un posto più bello?", "Un posto più
bello?", "Si! Un posto bellissimo, molto più bello di
qualsiasi altro posto qui a Karakura.".
La bambina lo squadrò in modo diffidente, rimuginando su
quello che le aveva detto il ragazzo, ma poi si ricordò di
una cosa molto importante, "Ma non posso andarmene! Papà mi
sta aspettando a casa!".
"Non ti preoccupare, Eiko,", disse Hashi, "sono sicuro che il tuo
papà ti sta già aspettando lì.
Però se non fai presto si preoccuperà.",
"Già, e chissà come starà male se non
ti trova. E poi non devi preoccuparti, la Soul Society è
davvero un posto bellissimo. Scommetto che ti piacerà un
sacco!" aggiunse Hajime.
"Ma... ma come faccio ad andare alla So... Soru Sosaeti?" chiese la
bambina.
"Hai per caso visto qualcuno vestito di nero, come una specie di
samurai?", domandò Hashi. "Un samurai?... Oh, si! Ho visto
un uomo strano con un sacco di capelli che saltava sui tetti
ieri notte! La sua testa sembrava un cespuglio, eheh!",
ridacchiò la bambina, "Esatto. Stanotte và da lui, e
digli che sei
un 'Pluse' e che deve eseguire
il Konsō, ok?"
"Pruse? Cos'è un pruse?", si interrogò la bambina, non
riuscendo a pronunciare bene la parola. Hajime allora disse, "Non
preoccuparti, Eiko. Stasera vai da quel signore e fà come ti
abbiamo detto. Vedrai che arriverai subito alla Soul Society!". Eiko li
fissò ancora per qualche attimo, e poi fece un inchino
maldestro, "Grazie mille, farò così! Ciao ciao!", e
così dicendo corse via, attraversando un uomo che passava di
lì.
"Dai Hashi, andiamo.", "... Ok."
Dopo una decina di minuti i ragazzi arrivarono alla Scuola Elementare
Karakura Sud. Di fronte all'edificio vi era un cortile decorato con
aiuole e panchine, dove i bambini e i ragazzi si riunivano prima del
suonare della campanella, mentre alle spalle della scuola c'era uno
spazio verde riservato ai bambini delle materne. Hajime e Hashi
entrarono nel cortile, osservando i ragazzini che chiacchieravano
allegramente, non sapendo bene dove fermarsi. Si erano trasferiti a
Karakura da poco meno di una settimana. Erano riusciti a farsi un'idea
generale del loro quartiere - la signora Wakahisa, la loro vicina, si
era offerta di mostrargli i dintorni - ma non avevano ancora avuto la
possibilità di conoscere altri ragazzi.
A quanto aveva detto la signora Wakahisa, nei dintorni abitavano molti
bambini della loro età: Hiroshi Saitama, un ragazzo dai capelli
color castano scuro e dagli occhi vivaci che si diceva fosse un
portiere formidabile - al chè gli occhi verdi di Hajime si erano
illuminati, come se davanti a lui si fosse presentato un degno
avversario -; Aoi Suzumoto, una ragazzina con capelli corti e occhi
grigi, una delle migliori alunne della scuola e con una sorellina
minore di nome Chieko; Katsuo Hidetora, un ragazzino dai capelli rossi
come il fuoco che spesso si pavoneggiava tra i coetanei, dando il via a
sfide e combattimenti per mostrare di essere il più forte, ma
che inevitabilmente perdeva e veniva ridicolizzato, guadagnando il
soprannome di "Bakatsuo"; ed infine le gemelle Yuzu e Karin Kurosaki,
la prima dai capelli color castano chiaro e l'altra dai capelli neri,
una l'opposto dell'altra a detta della signora Wakahisa, ma che
nonostante questo condividevano un forte legame tra loro, e un'affetto
sproporzionato per il fratello maggiore di nome Ichigo.
Dopo poco tempo suonò la campanella e tutti gli studenti si
affrettarono all'interno dell'edificio, dirigendosi ognuno verso la
propria classe. Hajime e Hashi invece decisero di chiedere informazioni
nella segreteria della scuola, a pochi passi dall'entrata.
La segreteria era arredata da diverse scrivanie, ognuna munita di
computer e piena di oggetti vari: scatole di gessetti, risme di fogli,
penne, matite, registri, ed ancora documenti, libri, cornici con le
foto dei parenti dei segretari, liste con nomi e cognomi dei vari
studenti della scuola... Vi erano inoltre degli schedari e degli
armadietti sulla parete sinistra, con al loro fianco un enorme
contenitore con la scritta "Oggetti Smarriti", mentre sulla parete
opposta vi erano delle finestre che davano sul cortile, ed in un
angolino, come dimenticata, c'era una pianta ornamentale. Nel suo
insieme la stanza appariva molto caotica e Hashi si chiese come
facessero i segretari a trovare ciò che cercavano in tutto quel
disordine. Mentre osservavano la stanza, Hajime ed Hashi non si erano
accorti di un uomo che gli si era avvicinato.
"Ehi ragazzi, serve qualcosa?" chiese quest'ultimo. Era un uomo sulla
quarantina, alto ma in leggero sovrappeso, con occhi e capelli neri.
Indossava una camicia di colore azzurro chiaro e dei pantaloni color
grigio scuro, e attaccata al taschino della camicia vi era una tessera
che riportava, "Sig. Daitake Yoshikazu, Segretario".
"Oh, ehm, sì signore. Noi siamo Nakamura Hajime e Nakamura
Hashi. Ci siamo-"
"Ah-ha! Allora voi siete i nuovi studenti! Il mio nome è
Yoshikazu Daitake e sono uno dei segretari. Datemi solo un attimo..."
Il signor Yoshikazu iniziò a rovistare tra i vari documenti
accatastati sulle scrivanie e dopo alcuni secondi, da una pila di
documenti e cartacce vari, tirò fuori un foglio.
"Allora, ragazzi, la vostra classe è la... 5a C.
Corridoio sulla destra, salite le scale, girate a destra dopo la 3a
A, ultima porta a-", prima che il signor Yoshikazu potesse finire di
parlare, un ragazzino dai capelli rossi e l'espressione terrorizzata
spalancò la porta della segreteria,
"Daitakedaitakedaitakedaitake!!!!"
"Ehi ehi, Katsuo, che ti prende?", "Oh Daitake, per favore nascondimi!
Ho fatto di nuovo tardi e quel demone del maestro Kimiwarui ha
già iniziato la sua caccia ai ritardatari! Oh mamma, se mi
scopre di nuovo sono fritto, mio padre mi butterà fuori di casa,
mia madre non mi guarderà più in faccia, le mie sorelle
mi prenderanno in giro per il resto della vita, diventerò
lo zimbello della scuola, sarò costretto a mendicare per
sopravvivere, mi bandiranno da Karakura!! No, ma che dico, dal
Giappone!!! Aaaaaah, Daitakeeeee!"
Con un salto il ragazzo si aggrappò saldamente alla gamba del
signor Yoshikazu, piangendo disperatamente.
"Whoa, calma, calma! Non essere così melodrammatico.", disse
esasperato l'uomo cercando di scrollarselo di dosso, "Ci, uh, penso io."
Yoshikazu si guardò attorno fino a che lo sguardo non gli cadde
sui due gemelli, rimasti immobili dall'inizio dell'intera sceneggiata a
fissare il ragazzo dai capelli rosso fuoco. Hashi in particolare
sembrava essere stato spaventato dall'improvvisa comparsa del ragazzo e
si era aggrappato al braccio sinistro del fratello maggiore. "Ehi
Katsuo, credo di aver trovato la tua scusa.", disse l'uomo, "La tua
classe è la 5a C, giusto? Si dà il caso che
questi ragazzi siano i nuovi arrivati che stavate aspettando.". Katsuo,
ancorato saldamente alla caviglia di Yoshikazu ed immerso in un mare di
lacrime, alzò la testa verso l'uomo con un'espressione
interrogativa per poi volgere lo sguardo ai gemelli. Restò
così per alcuni minuti fino a quando si accorse che sì,
c'erano altre persone nella stanza, e sì, avevano visto la scena.
Il ragazzo lasciò andare la caviglia del segretario e si
alzò in tutta fretta, cercando di ricomporsi e,
dall'intensità del suo sguardo, cancellare le memorie dei
gemelli. "Eh-Ehm, il mio nome è Hidetora Katsuo, ma potete
tranquillamente chiamarmi Signor Katsuo, Re del Pallone, Maestro del
combattimento, Imperatore di-", "Ehi ehi, abbiamo capito, Signor Katsuo." lo interruppe
Hajime con un sorrisetto. "Ehi, mi stai sfidando?" lo accusò
Katsuo, avvicinandosi al punto da scontrare le rispettive fronti,
"Sappi che sono capace di metterti al tappeto in un secondo, nuovo
arrivato!", "Il mio nome è Nakamura Hajime. Devi pur sapere il
nome di chi ti batterà, no?". L'aria tra i due ragazzi era
elettrica. "Ehi, calmiamoci, ok? Dobbiamo andare in classe, siamo in
ritardo." disse Hashi cercando di placare i due.
"Oh mamma, è vero! Me ne ero completamente dimenticato!" disse
Katsuo, girandosi di botto verso il signor Yoshikazu, "Se la smetteste
forse riuscirei a spiegarvi ciò che dovete fare. Allora Katsuo,
visto che i qui presenti Nakamura sono appena arrivati, potresti
gentilmente accompagnarli fino alla vostra aula? Dopo l'appello li
porterai a fare il tour della scuola per aiutarli ad ambientarsi. E se
l'insegnante Kimiwarui vi ferma, digli che stai accompagnando Hajime e
Hashi in giro per la scuola.", al chè il signor Yoshikazu si
abbassò, mise la mano vicino alla bocca e, con fare
cospiratorio, bisbigliò, "Se la scusa non funziona, iniziate a
correre.". Dopodichè si alzò e li salutò
definitivamente, "Forza ragazzi, andate in classe. Non fate aspettare
la signora Utsuyuki!".
I tre ragazzi salutarono il segretario e, fortunatamente, non
incontrarono il signor Kimiwarui che, a detta di Katsuo, era in
realtà un essere demoniaco travestito da umano inviato dagli
inferi per torturare gli studenti. Arrivati di fronte alla loro aula,
Katsuo bussò e, dopo un "Avanti.", lui e i gemelli entrarono.
"Buongiorno maestra Utsuyuki, scusi il ritardo!" disse il ragazzo
dai capelli rossi, "Scuse accettate, Katsuo. Oh, chi abbiamo qui?"
chiese la donna, "Voi dovete essere i nuovi studenti. Io sono la vostra
insegnante, il mio nome è Utsuyuki Akemi. Prego, venite
vicino alla cattedra e presentatevi alla classe.", e con un gesto della
mano lì invitò a parlare.
"Salve a tutti, mi chiamo Nakamura Hajime.", disse il ragazzo
scrivendo il proprio nome sulla lavagna, "Ed il mio nome è
Nakamura Hashi. Piacere di conoscervi.", disse l'altro con un inchino,
per poi scrivere anch'egli il proprio nome sulla lavagna. "Molto bene
classe, mi raccomando, comportatevi bene e fate sentire a proprio agio
Hajime e Hashi. Forza ragazzi, scegliete i vostri posti. Dopo l'appello
due vostri compagni di classe vi faranno da guida e vi mostreranno la
scuola.", "Maestra, maestra! Posso accompagnarli io?", "No, voglio
accompagnarli io!", "Io, io!!", non ci volle molto perché
scoppiasse una discussione tra gli studenti. "Silenzio! Allora, ad
accompagnare i Nakamura saranno... vediamo un po', avete già
conosciuto Katsuo, non è vero?" chiese la donna. Quando i
gemelli annuirono, lei continuò, "Molto bene, allora vi
accompagneranno Katsuo ed Aoi. Ora per favore sedetevi e facciamo
l'appello."
Quando l'appello finì, Hashi e Hajime non ebbero neppure il
tempo di respirare che l'intera classe li accerchiò, facendo
domande a raffica, "Ehi, da dove venite?", "Vi piacciono gli sport?",
"Vi va di essere amici?", e proprio quando credevano di non avere
più via di scampo, comparve Katsuo. "Ehi, ehi, ehiii!!
Lasciateli un po' stare, ok? Devono ancora ambientarsi! Forza ragazzi,
andiamo." disse il ragazzo, creando uno spazio tra la folla per far
passare i due gemelli ed incamminandosi verso la porta. Vicino ad essa
stava aspettando Aoi, che si presentò appena arrivarono,
"Piacere di conoscervi, il mio nome è Suzumoto Aoi, spero
diventeremo amici.". I quattro ragazzi iniziarono il loro tour della
scuola a partire dall'aula dei professori, passando poi per la
caffetteria e i laboratori. "Ed ora per il gran finale!" esclamò
entusiasta Katsuo, "Tutto ciò che rimane da vedere è il
nostro grandioso, meraviglioso, impossibilmente enorme campetto di
calcio!", "Whoa, avete un campetto? Non ne sapevo nulla!" disse
sorpreso Hajime, girandosi di scatto verso il fratello con
un'espressione estasiata, "Hai sentito Hashi?! C'è un campetto!
E io che pensavo che ci fosse solo la palestra interna!". Ma Hashi non
gli stava prestando attenzione.
"Ehi, Hajime... Non hai sentito anche tu la reiatsu di prima? Era
sicuramente quella di un hollow molto potente... eppure adesso è
svanita." disse il ragazzo, "Di certo lo shinigami di questa cittadina
non avrebbe potuto batterlo...".
"Ora che mi ci fai pensare, effettivamente ho sentito qualcosa prima.
Però lo sai che tra noi due quello più sensibile alla
reiatsu sei tu." mormorò Hajime, dando un'occhiata ai loro
compagni che non sembravano aver sentito una parola del loro discorso.
Hashi annuì, ma all'improvviso si girò verso una delle
finestre con un'espressione seria, "Ecco un altro hollow.", "Che fai,
ci pensi tu?", "D'accordo.", e così dicendo Hashi uscì
dal suo gigai, lasciandolo cadere in terra, e saltò fuori dalla
finestra correndo in direzione dell'hollow.
"Oh no, è tutto ok?!" esclamò Aoi, guardando preoccupata
Hajime che si caricava Hashi sulle spalle. "Non vi preoccupate,
è solo un po' anemico... Dov'è l'infermeria?"
Nel frattempo Hashi era arrivato nel luogo da cui veniva emessa la
reiatsu dell'hollow. Era un parco che lui e Hajime avevano già
visto in precedenza quando la signora Wakahisa gli aveva mostrato il
quartiere, un luogo abbastanza tranquillo dove spesso i bambini
più piccoli venivano a giocare. Al centro del parco vi era
l'hollow, che però non si era accorto del suo arrivo, impegnato
com'era nel cercare di divorare il Pluse di una bambina.
"Aaaaaaaaahhh!! Aiuto! Papà!!", gridò l'anima ormai con
le spalle al muro. Quella è
Eiko!, Hashi pensò in preda al panico.
Estrasse la zanpakuto e con un salto attaccò l'hollow,
tranciando di netto il braccio con cui stava per colpire la bambina. Il
mostro emise un grido distorto e colpì violentemente il ragazzo
con la coda, scagliandolo contro un muro. "Urgh...". Lo shinigami si
alzò appena in tempo da schivare un altro attacco dell'hollow
scivolandogli tra le gambe e attaccandolo alle spalle, tagliandogli
metà della coda. "Dannato shinigami!" imprecò il mostro,
"Mi assicurerò che la tua morte sia lenta e dolorosa!". Hashi
ignorò le minacce dell'hollow, cercando con lo sguardo l'anima
della bambina. Dev'essere
scappata... Per fortuna., pensò il ragazzo, per poi
spostare la sua attenzione nuovamente sul nemico, che continuava a
minacciarlo. Approfittando della disattenzione dell'avversario, Hashi
fece uno scatto e con un affondo ne distrusse la maschera.
Dando un'ultima occhiata in giro per assicurarsi che la bambina se ne
fosse andata, Hashi corse verso la scuola. Speriamo che Hajime non abbia fatto nessun
guaio...
Quando arrivò, lo shinigami vide il fratello che lo salutava da
una delle finestre e decise di raggiungerlo.
"Ehi, certo che ce ne hai messo di tempo.", "Scusa, mi sono fatto
prendere un po' alla sprovvista.", "Muoviti dai, che l'infermiera si
è quasi accorta che il gigai non aveva polso." disse Hajime.
Scavalcando la finestra, Hashi entrò nell'infermeria, raggiunse
il proprio gigai che era steso su uno dei letti e vi entrò. In
quel momento qualcuno bussò alla porta. "Ehi Hajime, tutto ok?
Oh, Hashi, ti sei svegliato!". Era Katsuo, che si precipitò
vicino al letto di Hashi trascinando dietro di sè Aoi. "Non hai
idea dell'infarto che mi hai fatto prendere! Avvisare no, eh?!", "Ehi,
Bakatsuo, calmati." disse Hajime infastidito, "Non sai che i malati
hanno bisogno di riposo e silenzio?",
"Vorresti dire che io non sono silenzioso?!", "Se tu sei silenzioso io
sono Hideo Kojima!".
I due continuarono a battibeccare fino a quando non apparve
l'infermiera, che con un'occhiataccia gelida li silenziò e li
cacciò tutti fuori. "Beh... non ci resta che tornare in classe."
disse Suzumoto, e tutti e quattro i ragazzi si incamminarono verso la
propria aula.