PROLOGO
PROLOGO
Una leggera brezza fece
svolazzare i lembi del lungo cappotto nero di pelle dello sconosciuto. Camminava
tranquillamente, ma con passo deciso, senza esitazioni: conosceva la sua meta, e
doveva arrivarci in fretta e senza dare nell’occhio, se voleva riuscire nel
suo intento. Una coppietta camminava in direzione opposta dall’altro lato
della strada, così abbassò la tesa del cappello e alzò il colletto per
coprirsi il volto.
«Ahahah,
Hikaru!…»
Bene,
benissimo… i Matsuyama erano usciti a fare una passeggiata, anche l’ultimo
ostacolo era superato.
Alzò lo sguardo al cielo: il manto scuro della notte era puntellato da piccole
lucine chiare che però risultavano poco visibili a causa dei lampioni che
illuminavano la strada. Abbassò lo sguardo e si trovò ad un incrocio: svoltò
velocemente a destra e continuò fino ad arrivare all’albergo in cui
alloggiava la Nazionale Giapponese. Era appena stata giocata un’amichevole
contro la Germania, di conseguenza quella sera erano tutti in libera uscita.
Sapeva che anche la persona che stava cercando era in libera uscita, solo
avrebbe raggiunto i suoi amici più tardi. Entrò nella hall dell’albergo e si
diresse a passo spedito verso l’ascensore per non farsi notare dal
receptionist: premette il pulsante del terzo piano e aspettò nervosamente che
la cabina compisse il tragitto. Appena le porte si aprirono, si diresse
velocemente verso la stanza in cui si trovava l’oggetto della sua ricerca.
302. Bussò. La porta si aprì. Estrasse la pistola col silenziatore da sotto il
cappotto di pelle. Tre colpi partirono, senza che nessuno nelle altre stanze
notasse niente. E la persona colpita cadde a terra, mentre il suo sangue
iniziava a imbrattare la moquette azzurra che rivestiva il pavimento.
§§§
Doveva
sbrigarsi: la telefonata con i dirigenti del Barcellona era durata più del
previsto, e ciò lo aveva fatto ritardare di parecchio. Sanae si sarebbe
infuriata, e stavolta le moine non sarebbero bastate per farla calmare; eppure,
mentre si ingellava i capelli nel solito studiato disordine, non poté fare a
meno di sorridere. La sorpresa che aveva in mente per la sua eterna fidanzata
avrebbe fatto passare qualsiasi arrabbiatura. Si diresse verso l’armadio, aprì
la valigia posta sul ripiano interno e ne estrasse uno scatolino in velluto blu;
controllò il contenuto e se lo mise nella tasca interna della giacca che
indossava, sorridendo soddisfatto. Sentì bussare alla porta e corse ad aprire,
convinto che la sua fidanzata l’avesse raggiunto preoccupata per il ritardo.
Ma appena aprì la porta, non riuscì a rendersi conto di ciò che succedeva:
sentì un dolore lancinante al petto, e l’impatto col pavimento fu assai
violento. Mentre sentiva le forze che lo abbandonavano, si sentì muovere e si
ritrovò supino: un individuo vestito completamente di nero si chinò su di lui,
le mani coperte da guanti in pelle nera frugarono all’interno della sua
giacca. Sentì un ghigno soddisfatto quando trovò lo scatolino di velluto: cercò
di fermarlo ma il sangue che sgorgava dalle ferite sul petto lo stava lasciando
esanime. Tutto quello che riuscì a dire fu una dichiarazione d’amore che però
sarebbe rimasta nell’etere di quella stanza senza mai raggiungere la diretta
interessata…
«Sa…
Sanae… ti amo…»
Chi l'avrebbe mai detto che la mia
permanenza lontana dalle fanfiction sarebbe durata così poco? Ad ogni modo
eccomi qui, con una breve storia scritta tanto per ingannare il tempo estivo...
A chi ama Tsubasa dico solo di non odiarmi, perché ho scritto di lui ma poteva
essere chiunque altro... A chi odia Tsubasa dico di continuare a leggere per
sapere chi ha realizzato il vostro sogno!
A presto con un nuovo capitolo!
Baci, Sakura chan
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