Halfblood-Shinigami-Alchemist- what else?

di FrancyBorsari99
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Sto per bestemmiare potentemente.
Sono sicura che lo farò...
Non riesco a trattenermi...
-PORCO Z...-
Il fulmine che cade dal cielo squarcia la terra a pochi centimetri dal mio piede sinistro e l'onda d'urto mi sballotta lasciando il mio corpo steso al suolo. Sento l'elettricitá sfrigolare intorno a me ed i capelli mi volteggiano intorno al viso, incollandosi alle guance e alla fronte.
-E va bene!- borbotto, affranta. -Scusami, scusami davvero.- 
Mi siedo sul selciato e guardo distrattamente il vento autunnale che fa turbinare le foglie e la polvere in piccoli vortici, cercando disperatamente di non imprecare di nuovo.
Leo è partito da più di due settimane e dall'ultima volta sulla nave non l'ho più sentito. Il dischetto non funziona. Non capta la presenza dell'altro, probabilmente avevo fatto male i conti e su Ogygia non riceve il segnale. Ogni giorno ho riprovato ad accenderlo, ma lo schermo restava deturpato da linee in bianco e nero sconnesse e tremolanti. 
Il primo pensiero è che Zeus abbia scoperto tutto, ma a pensarci bene non potrebbe protestare su nulla, dato che abbiamo pienamente rispettato i patti che vincolano i naufraghi di Ogygia. Il secondo è che, per qualsiasi ragione, qualcosa sia andato storto. Mi viene un tuffo al cuore se ci penso. Ormai ho perso la metà dei battiti, il mio organismo non è stato fatto per sopportare tanto. 


Solite striscie nere e grigie. Che sfrigolano e crepitano. Ogni tanto un debolissimo scoppio. 
Poi, improvvisamente la superficie cristallina viene inondata di bianco, e sono costretta a chiudere gli occhi. Quella luce continua a trafiggermi le palpebre facendole bruciare, poi si affievolisce lentamente e, con i colori, anche i suoni si definiscono chiari e nitidi, e soprattutto spaventosi. Mare, che ondeggia, e che fa ondeggiare a sua volta un bordo plasticoso verniciato di verde . Sciabordio d'acqua, cielo indaco ed infinito, eccetto dove il sole cocente lo tinge di giallo.
Il dischetto di Leo deve essere rotolato contro la parete della scialuppa, l'inquadratura mi offre la visione intera, seppure un po' storta e sbiadita, della barca.
Ha subito una visibile modifica, perché il rosso ciliegia del Bronzo Celeste brilla fortissimo contro il verde scrostato della vernice, dove probabilmente c'era una falla. 
Leo è seduto a gambe incrociate al centro, ha il suo vero aspetto e traffica con cacciaviti e bulloni, sparsi alla rinfusa intorno a lui. 
I capelli sono più spettinati del solito, gli occhi infossati, le guance emaciate e la pelle scottata, le mani tremano visibilmente su un disco di controllo molto simile a quello di Festus, ed i cavi spessi e rudimentali passano dal centro di quest'ultimo fino al motore smembrato della scialuppa.
Leo sembra essere sul punto di una crisi isterica.  Continua ad agganciare i cavi fra di loro e ad avvitare i bulloni, ma gli occhi spalancati all'inverosimile gli conferiscono il tipico aspetto del 'se non mi muovo muoio'.
Chiamo il suo nome, ma è come se fosse messo il muto alla recezione audio, e Leo non risponde. Continuo a urlargli per mezz'ora, con le lacrime  agli occhi per la disperazione, ma nulla, assolutamente nulla.
Continua ad avvitare, collegare, saldare con attrezzi che non ho idea da dove saltino fuori, finchè non succede una cosa incredibile.

Leo si è arreso.

Sono qui a fissare lo schermo tornato vuoto da più di dieci minuti.
Non può essere, non ci credo. È impossibile che Leo Valdez si abbandoni in questo modo, letteralmente buttando a mare le possibilità di sopravvivere.

È questo che mi fa capire che deve esserci qualcosa che non va, il fatto che questo dettaglio suoni come una nota stonata in una canzone, come l'ultimo pezzo di un puzzle che però non combacia con i bordi confinanti.
Non è assolutamente da lui abbandonare così.
È chiaro come il sole che qualcuno sta cercando di fregarmi.
Non posso cambiare il mio aspetto per questo viaggio, la mia dose di poteri si è vertiginosamente abbassata da quando ho lavorato su quello di Leo, e non ne ho abbastanza per trasformarmi in un ragazzo. Mi limito a tagliatmi i capelli, li lascio rasati ai lati e lughi sul resto del capo. Mi piacciono cosi, non sono poi tanto male. Il vantaggio di avere i capelli da Punk è che stanno bene anche con un taglio maschile come questo. Ma al diavolo, il mio sesso non dovrebbe compromettere nulla, sono la regina degli Shinigami, sono alla pari di Zeus, e se questo non ha il suo peso allora non ce l'ha nemmeno il fatto che probabilmente qualcuno sta intralciando la missione.

Sto volando sulla distesa piatta e grigia dell'oceano da un bel po'. Calcolando che il piano prevedeva due giorni sulla nave e che per essere in rischio di vita Leo si sarebbe dovuto trovare in mare aperto senza bere per tre giorni al massimo, Ogygia non deve essere troppo lontana. Spero solo che un'eventuale tempesta non abbia spostato troppo la rotta della scialuppa, altrimenti ci metterei un sacco a trovare l'isola, e tanto per cambiare il tempo è la prima cosa di cui non dispongo. 
In realtà, per celare cosí bene un'intera zolla di terra, ci vorrebbe un sacco di magia, e conosco un trucco che potrebbe aiutarmi.
Mi fermo in un punto che sembra essere nel bel mezzo del nulla se non fosse per un minaccioso nembo che sbuca dalla linea d'orizzonte. E apro la mente. Il metodo è lo stesso usato dai pipistrelli: con la mente propago un'onda via etere che rimbalza contro qualsiasi incantesimo.
Una volta eseguita la prima parte resto assolutamente immobile, in attesa della risposta. Se l'isola é a diverse leghe da qui il segnale potrebbe essere debolissimo, e non lo sentirei, quindi devo tenere l'orecchio teso.
Devo aver calcolato il quadro generale davvero con poca prospettiva, perchè l'onda di ritorno mi travolge potente come uno tsunami e comincio a precipitare verso il mare.
La lastra blu e luccicante si avvicina, le ali si accartocciano contro il corpo, fin quando non riesco a riprendere e si aprono frenando bruscamente questo precipitare scombussolato come una centrifuga. 
Veniva dalla parte opposta da cui si vedono le nuvole. Comincio a volare in quella direzione, finchè in lontananza non scorgo una piccola macchiolina verde contornata da spiagge bianche, la cui magia credo verrebbe captata anche da un essere umano. 

Diciamo che avrei dovuto pianificare questa cosa un po' più meticolosamente. In breve, entrare nel monsone in arrivo da ovest ed entrare in quella barriera sarebbero più o meno la stessa cosa, tranne che nel nembo ne uscirei zuppa fino al midollo.
Precipito violentemente al suolo, sollevando un'onda di sabbia bianca fine come fiocchi di neve, che si disperde intorno a me come fumo nella corrente. 
Resto sdraiata. Non riesco a muovermi, ma so di essere sveglia perchè la polvere negli occhi mi da un certo fastidio, e le ali ripiegate sul mio corpo come una coperta sono incrociate in un modo  piuttosto scomodo. Sento uno scalpiccio di piedi sulla sabbia, e una voce mi giunge lontana all'orecchio buono.
-Oh miei dei... Non è possibile, non un altro... non ADESSO!- sbraitò, facendosi vicina. 
-Calypso, che succede...? Oh.
Merda. - È come se il mio corpo venisse sottoposto a una scarica di adrenalina ed a una dose di veleno paralizzante contemporaneamente, perchè vorrei scattare in piedi, ma ho  i muscoli rigidi come la pietra.
Perlomeno è vivo. Dal suo tono non si direbbe contentissimo di vedermi, è con un'altra ragazza, ma almeno sembra stare bene.
-No, non di nuovo!- continua ad urlare Calypso, indignata. -Ma non vedi che c'è già qualcun'altro, sull'isola?!- prosegue, rivolta ad un interlocutore che, a giudicare dalla traiettoria del suo sguardo, deve abitare sicuramente su una nuvola. 
-La regola è un'Eroe alla volta!-
-Ehm, Calypso...- si intromette Leo, con titubanza.
Lei lo ignora e aggiunge: -E stavolta è addirittura un mostro? Non è solo un ragazzo ma anche un mostro?!?!-
Questo è troppo. È decisamente troppo, la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Le mie ali si spalancano nei loro cinque metri di membrana nera e fremente di rabbia, oscurando minacciosamente il sole e sollevando altra sabbia insieme al mio corpo. La ragazza lancia uno strillo acuto e fa un balzo all'indietro, ma con uno scatto preciso e repentino le sono addosso, le mani strette attorno alla sua gola. 
Boccheggia ed annaspa disperatamente in cerca di aria, ma le impedisco di respirare serrando di più le dita intorno al suo collo, mentre Leo tenta di separarci senza avere molto successo.
Lo stupore di Calypso sembra più dato dal fatto che io sia una ragazza che io la stia per ammazzare, anche se conosco un modo decisamente più indolore per farlo. 
Con un battito dell'ala scaravento Leo ad un paio di metri, dove rotola nella sabbia pallida con una serie di imprecazioni.
-A chi hai dato del mostro?!- ruggisco, con le pupille tinte di rosso (lo sento perchè bruciano e ci vedo meno di solito), cosa che mi succede quando sto per uccidere qualcuno, e scuotendola come se l'istinto piu irrazionale di me bramasse solo a farle schizzare gli
occhi fuori dal cranio.
-AVANTI ABBI IL CORAGGIO DI RIPETERE CHI È IL MOSTRO! Sei tu, sei tu il mostro, che mi giudichi un essere spregevole senza sapere nulla di me!- urlo, mentre la sua pelle si fa verdognola.
-Be', mia cara, ho una piccola notizia per te:- dico, improvvisamente pacata, cosa che sembra terrorizzarla ancora di piú, -senza di me, tu non ti puoi muovere da qui.-
Ed è effettivamente vero. A conti fatti
, solo io posso trascinare Leo e quest'altra scema fuori dall'isola perchè sono la regina degli shinigami e, in parole povere, faccio quello che mi pare. 
Il punto é che se la mia priorità è che Leo sia felice, una volta tornati indietro sarò sola di nuovo.




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