I
Tokio Hotel non mi appartengono in alcun modo.
Ciò
che è qui scritto è frutto della mia fantasia e
non è
assolutamente a scopo di lucro.
Peace
x
Era
una fresca mattinata di marzo ad Amburgo.
Finalmente,
dopo giorni segnati da un'incessante e fastidiosa pioggerellina
primaverile , un pallido sole faceva capolino dietro le ultime nubi
grigie rimaste, mentre una leggera brezza soffiava sulla
città,
portando con sé un pungente odore di umido.
Bill
aspirò un'ultima boccata di fumo, mentre, appoggiato al
davanzale,
osservava con sguardo vacuo la strada su cui la finestra della sua
stanza dava. La gente camminava sui marciapiedi con fretta,
stringendosi di tanto in tanto nei propri cappotti, nel tentativo di
proteggersi dalle folate di vento.
Il
ragazzo spense il mozzicone ormai consumato della sigaretta nel
posacenere e prese a tamburellare con fare distratto sul marmo del
davanzale, continuando ad osservare la frenesia con cui le persone
percorrevano il marciapiede sotto la sua finestra e le auto che
sfrecciavano veloci sull'asfalto. Sospirò, lanciando un
ultimo
sguardo fuori dalla finestra, che poi chiuse, e si allontanò
dal
davanzale, andando davanti al grande specchio appeso ad una delle
pareti bianche che circondavano la sua camera.
Guardò
attentamente il suo riflesso, allentando il nodo della cravatta
scura, fin troppo stretta. Quella mattina portava una camicia bianca
sopra ad un paio di pantaloni scuri, coordinati ad un'elegante giacca
nera.
Il
grande giorno era arrivato.
Ormai
non si parlava d'altro nel quartiere. D'altro canto, tutti
conoscevano i futuri sposi.
Diede
un'occhiata al suo orologio da polso: la cerimonia sarebbe iniziata
tra un paio d'ore.
Non
si sentiva per nulla pronto, ma cercò comunque di farsi
coraggio.
Si
sistemò il fiore che si era appuntato sulla giacca,
all'altezza del
cuore e si passò una mano tra i capelli biondi, quando un
dettaglio
riflesso nello specchio lo fece voltare verso il tavolo alle sue
spalle.
Vi
si avvicinò, osservandolo attentamente: c'erano un paio di
bottiglie
di birra vuote, messe accanto ad un bicchiere. C'erano poi diversi
fogli accartocciati qua e là, qualche penna ed alcuni testi
di
canzoni ancora da ultimare.
In
mezzo a tutte quelle scartoffie, lo sguardo del giovane fu catturato
da una busta, il cui colore - un rosa tenue - spiccava tra tutto quel
bianco.
Su
di essa, Bill stesso aveva scritto “Per Ella”.
Il
ragazzo la afferrò con mano tremante, aprendola. Al suo
interno vi
era una lettera, scritta diversi mesi prima. Le parole erano state
scritte con una calligrafia elegante, senza sbavature.
Bill
non riuscì a trattenere un sospiro mentre rileggeva
ciò che aveva
scritto.
Ti
amo Ella, e voglio passare con te il resto della mia vita.
In
quella lettera, aveva espresso tutto il suo amore per quella giovane
dai lunghi capelli corvini e i grandi occhi verdi che con il suo
dolce sorriso l'aveva stregato.
Si
erano incontrati ad una festa un paio d'anni prima, ed era stato un
colpo di fulmine.
Bill
non ricordava di aver mai perso la testa in quel modo per una
ragazza.
Si
era innamorato altre volte, certo, ma nulla
era paragonabile a ciò che provava per Ella e, rileggendo la
lettera, se ne rendeva sempre più conto.
Peccato
che non fosse mai riuscito a dirglielo di persona.
Il
giovane prese un respiro profondo, riponendo la lettera nella busta,
che mise sul tavolo.
Avrebbe
dovuto dare quella lettera ad Ella diverso tempo prima,
senonché lei
l'aveva preceduto, innamorandosi perdutamente di Joseph, figlio di un
rinomato fiorista della città.
In
quel momento si era sforzato di credere che fosse solo una fase, che
si trattasse solo di un'infatuazione momentanea.
Le aveva sorriso teneramente, lasciando poi che lei gli raccontasse del
suo incontro con Joseph e di come i due avevano finito per innamorarsi.
Non durerà,
si era detto.
Ma
ora, mentre si preparava al matrimonio di Ella e Joseph, a cui
l'ignara ragazza l'aveva invitato, chiedendogli di farle da
testimone, Bill capiva di essersi sbagliato: l'aveva persa.
Si
sedette sul bordo del materasso, prendendosi la testa tra le mani, e
si lasciò sfuggire un lamento quando pensò che
quella lettera
d'amore, quelle parole non dette non sarebbero mai arrivate a
destinazione. Sarebbero rimaste per sempre un segreto tra lui e il
foglio su cui erano scritte.
Buon
pomeriggio, Aliens!
Ebbene
sì, eccomi qui con una nuova shot!
Devo
ammettere che ultimamente mi sto dando ad OS piuttosto malinconiche,
che, ad essere onesta, non mi sono mai piaciute. Ma alla fantasia non
si comanda (?), e quindi ecco qui una shot su un Bill piuttosto
triste che vede l'amore della sua vita sposarsi con qualcun altro.
Ugh, non lo auguro a nessuno.
Spero
che nonostante tutto questa OS vi sia piaciuta!
Aspetto
le vostre recensioni.
Un
bacione a tutte e a presto,
Heilig
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