PREMESSA
Eccomi con la mia seconda fic sempre sui
miticissimi Tokio Hotel.... spero che anche questa sia di vostro gradimento come
la precedente^___^
Bene detto questo vi lascio al primo capitolo^___^
ditemi cosa ne pensate Ok??^_-
Kussen^+^
PREMESSA:
I TOKIO
HOTEL NON MI APPARTENGONO(CI STO ANCORA LITIGANDO CON DAVID). QUESTA STORIA E’
FRUTTO DELLA MIA FANTASIA PERCIO’ NON HA SCOPO DI LUCRO
Capitolo 1
– Reira –
Lo guardai nei suoi
meravigliosi occhi nocciola in cui mi perderei per l’eternità.
Ci baciamo, tu guidi le
mie mani sotto la tua maglietta che poco dopo finisce sul pavimento della mia
camera.
Mi levi la mia facendomi
stendere sul letto mentre tu continui a baciarmi il collo. Ti stacchi per
guardarmi e mi sorridi. Ti riavvicini piano a me, vuoi risentire il sapore delle
mie labbra.
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNNNNNNNNNN
“Ma porca…”
Do’ un colpetto alla
sveglia, mettendo fine a quel rumore straziante che mi sveglia ogni mattina. Non
riesco a credere di averlo sognato di nuovo. Sapevo che sarebbe stata la mia
dannazione a vita… ma fino a questo punto!
Mi alzo e senza troppa
allegria mi metto gli occhiali dirigendomi verso l’armadio.
Indossai un paio di jeans,
una maglietta e un maglione presi a caso. Mi raccolsi i capelli in una coda e
misi ai piedi le solite converse. Presi lo zaino e andai a raggiungere mia madre
in cucina. Ogni volta che la vedevo, mi chiedevo sempre come potevo essere sua
figlia. Se avessi avuto anche solo un decimo della sua bellezza non avrei tutti
i problemi che ho per convincermi ad andare a scuola.
Non mi era mai dispiaciuta
la scuola visto che non avevo mai considerato un peso lo studio. Ma quando ero
entrata alle superiori tutto era cambiato.
Che stupida, non mi sono
ancora presentata. Mi chiamo Reira, ho 18 anni e frequento l’ultimo anno del
ginnasio di Magdembourg. Sono abbastanza alta, di carnagione bianchissima da
vera tedesca, capelli neri portati fino alle spalle e occhi azzurri. Secondo mia
madre non sarei una brutta ragazza, se non fosse per gli occhiali che sono
costretta a portare dall’età di 8 anni.
Finisco in fretta la mia
colazione ed esco di casa per dirigermi verso la scuola. Sono quasi arrivata
nella mia classe, quando sento una mano sulla mia spalla. Mi volto e incontro lo
sguardo di una delle poche persone che mi fa passare bene questa tortura.
- Ehilà Reira!! E’ da un
secolo che non ci vediamo^_^-
- E’ vero, ciao Mary^-^-
Lei è Mary, la mia
migliore amica. Ci conosciamo dalle elementari e siamo come due sorelle. E’ un
po’ più alta di me, capelli biondi lunghi fino alle spalle, occhi verdi.
Nonostante i nostri caratteri siano totalmente diversi, ci troviamo benissimo
insieme. Penso di non parlare a sproposito quando dico che è l’unica in classe
con cui vado d’accordo. Le devo molto, se non fosse per lei avrei mollato questa
scuola, nonostante i miei voti siano i più alti della classe.
Entriamo e posiamo le
cartelle al nostro posto. Distinto guardo uno degli ultimi banchi vicino alle
finestre, ma come al solito è vuoto.
Mary se ne accorge ma non
mi dice nulla, ormai si è abituata visto che lo faccio ogni giorno.
- Ah Reira, devo dirti una
cosa.-
- Non puoi dirmela più
tardi?-
- No, adesso! Si tratta di
lui.-
Improvvisamente smisi di
prendere i libri ed ascoltai la mia amica.
- Ho sentito in giro che
oggi lui e suo fratello tornano a scuola.-
Non riuscì a trattenermi e
sorrisi felice. L’ultima volta che li avevo visti a scuola era stato ad aprile,
poi erano spariti. Loro sono sempre così, stanno a scuola per due o tre mesi e
poi se ne vanno, tornando al loro lavoro frenetico.
Non feci in tempo a
chiederle quanto sarebbero rimasti, che dalla porta entrò il nostro nuovo prof
di tedesco.
Mi guardai indietro ma il
suo banco era ancora vuoto. Il professore aveva appena iniziato l’appello quando
entrò nell’aula un ragazzo alto, con alcune ciocche di capelli sparate in aria e
gli occhi pesantemente truccati.
- Tu sei?-
- Kaulitz… Bill
Kaulitz-
- In ritardo già il primo
giorno Kaulitz?-
- Lo so, mi scusi… non
succederà più-
- Vai a sederti-
Bill si allontanò sicuro
fino all’ultima fila di banchi, dove il suo amico Andreas gli aveva tenuto un
posto libero.
Si salutarono sorridendosi
mentre il professore iniziava la lezione.
Mi giro verso di lui, lo
vedo e sorrido. Non male come inizio d’anno.
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