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Blumiere
aveva più volte descritto all'adorata consorte com'erano splendide
le stelle, ma Farfalà non poteva fare altro che immaginare la
grandiosa bellezza che doveva essere il cielo di notte.
La
camera matrimoniale si trovava nella mansarda, al terzo ed ultimo
piano della villa di Lord e Lady. Il tetto di questo piano non era
completamente murato: sopra alla stanza riservata all'intimità dei
coniugi si apriva una vistosa cupola di vetro, che di notte lasciava
una vista spettacolare del firmamento punteggiato di stelle. Ogni
volta che Blumiere guardava il cielo che si apriva sopra di loro,
veniva colto da un'improvvisa nostalgia ed allo stesso tempo da
rimorso.
Nel
luogo in cui era nato l'oscurità regnava quasi perennemente,
rendendo la sua città d'origine un luogo tetro, freddo e oscuro. Ma
talvolta, quando il cielo non era coperto da fitte nubi pece, le
stelle sfavillavano come non mai, producendo un meraviglioso effetto
di luce e ombra. Il Lord, naturalmente, non poteva lontanamente
paragonare lo scintillare argenteo delle stelle sopra la sua città
al tenere tra le “braccia” l'adorata moglie, ma la cosa che
lasciava tristezza nel cuore dell'Oscuro era proprio legata a
Farfalà. Blumiere si sentiva quasi egoista a riuscire a vedere quale
bellezza aveva da mostrare la notte, mentre l'altra non ne aveva la
possibilità. Dopo poco tempo dal matrimonio, aveva anche proposto
all'amata di rimuovere la vetrata, da quanto la vista tutta per se lo
facesse sentire un verme, e lei aveva ribattuto che a quel punto
avrebbero fatto prima a vivere in una baracca.
«Che
senso ha tutto questo? – aveva chiesto mesi prima – Dovresti
approfittare di poter apprezzare quello che ti circonda, e non
cercare di privartene solo perché io non posso vedere!»
Aveva
protestato lei.
Alla
fine il Conte era riuscito solo a convincere Farfalà a non
acquistare la televisione; per il resto, era stato un totale
fallimento.
Quella
sera, i due amanti giacevano nel letto abbracciati, come al solito.
Nella stanza regnava il silenzio assoluto; sembrava che ogni rumore
avesse cessato di esistere. Farfalà dormiva con la testa appoggiata
sul petto di lui, le braccia chiuse attorno al suo busto turchino
intenso, mentre l'altro teneva una mano sul braccio di lei. Blumiere
aveva lo sguardo puntato verso la cupola trasparente, e cercava con
gli occhi la costellazione che in quel periodo dell'anno brillava
intensamente sopra quel luogo: i Due Cuori. Stelle tanto brillanti da
illuminare anche le notti più buie, così diceva la leggenda. In
realtà non erano altro che pochi puntini luminosi disposti in
maniera da sembrare un paio di cuoricini uniti per le punte, ma per
Blumiere era la costellazione più bella di sempre.
“Se
solo anche lei potesse vedere...”
Farfalà
si mosse leggermente, poi il Lord si sentì stringere con più forza
nell'abbraccio di lei. Farfalà cercò con la mano fasciata quella
del marito – la mano che non teneva sul suo braccio – e poi
assunse un'espressione preoccupata.
«Va
tutto bene?»
Bisbigliò
piano lui, con una nota di preoccupazione nella voce. Fu lui ad
incontrare per primo la mano scottata dell'altra.
«Blumiere...
– c'era un che di disperato in quell'esile bisbiglio – di che
colore... di che colore sono i miei capelli?»
Teneva
la mascella contratta in modo preoccupato, e minuscole gocce di
sudore le imperlavano la fronte.
Blumiere
spostò la mano destra verso l'alto, passando per il collo e per poi
fermarsi nei capelli di Farfalà.
«Sembrano
di platino. – iniziò lui accarezzando gentilmente la folta chioma
dell'altra – Di giorno, quando sono colpiti dal sole, brillano
come se fossero fatti d'oro... la notte diventano d'argento...»
Caratteristica
appartenuta agli Antichi tanti millenni prima era stata quella di
possedere dei capelli tanto belli, e Farfalà vantava quel
particolare. Assieme agli occhi color acqua marina.
«E...
– continuò lei ancora in preda al panico – di che colore sono...
erano i miei occhi?»
Non
sempre Farfalà teneva gli occhi chiusi. Di tanto in tanto gli apriva
– per controllare che le palpebre funzionassero ancora – e
s'immaginava di riuscire a vedere come faceva nei sogni. Le iridi,
che un tempo avevano brillato come gemme, erano opache, velate di
bianco, e così le pupille. Ma nonostante tutto questo, Blumiere
continuava a dirle che sembravano pietre preziose.
«I
tuoi occhi sono bellissimi, e lo saranno sempre»
Il
Conte poteva chiaramente percepire quanto il battito del cuore
dell'amata era aumentato.
Per
un estraneo, quelle domande potevano sembrare sciocche, ridicole, ma
Blumiere conosceva bene quel gioco, e non c'era nulla di divertente
in tutto ciò.
Era
iniziato molto tempo prima, poco tempo dopo che i due – poco più
che ragazzi – avevano scoperto di amarsi. Blumiere e Farfalà si
erano dati appuntamento nella solita radura baciata dalla luce della
luna, nascosta nella foresta vicino al villaggio di lei. Si trovavano
sdraiati sul prato, una calda sera d'estate. Ad un certo punto, lei
aveva stretto con forza la mano del neo-fidanzato.
«Blumiere...
ti prego, non fare domande...»
Lui
l'aveva guardata non capendo.
«C'è
qualcosa che non va?»
«Io...
per favore, rispondimi: di che colore sono i miei capelli?»
Blumiere
era rimasto a guardarla a bocca aperta – nonostante Farfalà non si
fosse accorta di niente – e poi aveva domandato cosa significasse,
nonostante la richiesta di lei sul non chiedere nulla. Farfalà aveva
sospirato, arrossendo vistosamente.
«Ho
paura... di dimenticarmi come sono i colori. Di dimenticare come sono
io...»
Blumiere
si era sentito un idiota per averla messa in imbarazzo. Aveva cercato
quindi di rimediare al più presto
«Non
preoccuparti, non c'è nulla di cui vergognarsi, ti capisco...»
Dopo
aver trovato le parole giuste per descrivere i riccioli che
adornavano la testa della giovane Farfalà, questa aveva continuato a
fare domande, e non solo su se stessa. Appena ebbe avuto la risposta
alla domanda “e la mia pelle?”, aveva chiesto del cielo, della
luna e delle stelle, dei fiori, delle farfalle, degli uccellini...
sembrava che il solo nome del colore di qualcosa risvegliasse in lei
i ricordi di tale tinta, e lo stesso pareva valere per le forme.
Alla
fine, era giunta a domandare di Blumiere. Cosa che lui aveva temuto
per parecchio tempo.
«E
tu? E tu come sei fatto? Come sono fatti i membri della Tribù
dell'Oscurità?»
Il
cuore del giovane aveva perso un colpo, e lui aveva addirittura
temuto che dopo essersi descritto Farfalà si sarebbe impaurita e
sarebbe fuggita via da lui per sempre.
«Erm...
noi... cioè, io... – aveva comunque iniziato – siamo diversi.
Molto diversi. Non tutti sono presentano le stesse caratteristiche,
di solito quelli di sangue più puro, come me, sono più grandi... e
hanno la pelle più scura...»
«Scommetto
che siete del colore della notte!»
Aveva
azzardato lei sorridendo.
«Emm...
sì. La mia pelle è... blu»
«Blumiere»
Il
sorriso della ragazza si era allargato nel gustare a pieno il suono
di quel nome.
«Sì,
esattamente... “luce blu”...»
«Penso
sia un nome perfetto per te. È molto romantico...»
Dopo
aver fatto questo commento, aveva lasciato che lui continuasse a
descriversi.
«Poi...
non ho... il naso... – in qualche modo quella frase uscita a stento
lo aveva fatto sentire stupido – e... neanche le orecchie visibili»
L'espressione
di Farfalà era mutata, assumendo un'aria pensierosa.
«Cielo!
Come fai a respirare?»
Aveva
esclamato dopo pochi attimi.
«Dalla
bocca. Ma posso stare diverso tempo senza ossigeno, non ho bisogno di
tenerla aperta perennemente»
«Quindi
respiri ogni cinque minuti?»
«Ogni
mezz'ora a dire il vero...»
«Che
cosa affascinante!»
Era
stata una fortuna per il giovane incontrare un'amante delle cose
inusuali come lei.
«E
i tuoi occhi? Come sono? Perché... hai gli occhi, vero?»
Aveva
spostato una le sue affusolate dita sulla superficie del viso di lui,
rabbrividendo quasi impercettibilmente quando aveva constatato che in
effetti l'Oscuro non presentava la minima traccia di un organo
respiratorio simile al suo, per poi proseguire nel tracciare una
linea attorno alla leggera infossatura che ospitava l'occhio destro
di Blumiere.
«Hai
degli occhi molto...»
«...grandi»
Aveva
concluso l'oscuro, sospirando debolmente.
«Per
vedere al buio?»
«Ed
anche per compensare la mancanza del naso!»
Aveva
scherzato lasciandosi sfuggire una risatina. Anche lei aveva sorriso.
«E
di che colore sono?»
«Rossi»
Si
era limitato Blumiere, afflitto. Sapeva che avrebbe dovuto
specificare più cose, tipo:
“Non
hanno né iridi né pupille vere e proprie, sono completamente
cremisi eccetto per una piccola parte che varia dall'arancio all'oro;
non sono leggermente sporgenti come quelli degli Umani, al contrario
si sviluppano verso l'interno, nonostante siano protetti da una
cornea simile alla vostra, seppur piatta... oh, già, quasi
dimenticavo: brillano come rubini infuocati nell'oscurità. Comodi
per leggere al buio, insomma.”
Certo,
una spiegazione scientifica sarebbe stata ottimale per una studiosa
come Farfalà, ma proprio non se l'era sentita di fare tutte quelle
descrizioni.
«Devono
essere affascinanti, quindi...»
Aveva
risposto lei con espressione sognante. Lui aveva deglutito.
Dopodiché,
Farfalà si era ricordata una domanda che forse aveva voluto fare
prima:
«E
i capelli? I capelli li avete, voi Oscuri? Oppure non ne avete
bisogno?»
Forse
lei aveva pensato che, in quanto vivessero perennemente
nell'oscurità, i membri del Popolo dell'Ombra non necessitassero
della protezione dal sole dei capelli. Invece gli avevano eccome, e
si dava il caso che Blumiere, da ragazzo, presentasse anche un bel
ciuffo spettinato*.
«Oh,
sì che gli abbiamo. Il sole è dannoso per noi, quindi presentiamo
una folta... capigliatura»
Farfalà
aveva spostato la mano tra i capelli dell'amato, scompigliandoglieli
leggermente. Quasi d'istinto, Blumiere aveva fatto la stessa cosa a
lei.
«Dannoso...»
Aveva
ripetuto incerta. Lui si era quindi espresso meglio:
«Cioè,
in realtà non è dannoso nel vero senso della parola, solo che...
siamo molto più sensibili alla luce del sole di quanto lo siate voi
Umani. Potremmo vivere tranquillamente alla luce, almeno credo, ma ci
muoviamo meglio nelle tenebre, ecco tutto»
“Dannoso”
era il termine che spesso la gente della sua città utilizzava per
descrivere la luce più forte di quella di una candela, ma Blumiere
non aveva messo molto tempo a capire che quelle che si diffondevano
in giro erano solo imprecisioni dovute all'ignoranza.
«E
poi, chi lo sa? Forse servono ad attirare le ragazze»
Aveva
scherzato ridacchiando.
Farfalà
non aveva parlato per diversi minuti, e a rompere il silenzio era
stato solo il dolce frusciare delle foglie degli alberi e lo
scrosciare continuo del fiume che andava a gettarsi nel laghetto poco
lontano.
«La
tua bocca...»
Aveva
poi ripreso lei facendo scivolare la mano destra verso il basso,
gesto che Blumiere era riuscito ad intercettare ed a bloccare in
tempo.
«Non
ti piacerebbe sapere com'è fatta»
Si
era lasciato sfuggire lui con un gemito. Lei aveva assunto
un'espressione accigliata:
«Ma
cosa dici? Voglio sapere tutto di te, Blumiere»
Lui
non era tipo da opporsi all'amata, quindi si era dovuto arrendere,
tenendo comunque la mano di lei ben lontana dalle sue... “labbra”.
«La
parte esterna è... seghettata – spiegare che forma avesse la sua
bocca non era stato affatto facile – e le labbra non... sono...
labbra»
Lei
aveva ridacchiato:
«Che
intendi?»
E
di nuovo aveva tentato di allungare il braccio verso il suo viso. Lui
si era ritirato di colpo, scostandosi appena in tempo.
«La
mia bocca non assomiglia neanche lontanamente a quella degli Umani –
“probabilmente è la parte più inquietante dopo gli occhi” –
In poche parole, la pelle che mi copre i denti è spessa e rigida
come... il resto della mia cute...»
«Quindi
non le hai, le labbra – aveva tagliato corto lei – E dovevi farci
tutte queste storie per dirmelo?»
Aveva
concluso ridendo. Ma lui non aveva accennato neanche un mezzo
sorriso.
«...ed
ha anche una forma a zig-zag...»
Farfalà
non aveva capito, quindi era riuscita ad eludere il “blocco” di
lui riuscendo infine a tastare la bocca dell'Oscuro. Il suo indice
aveva seguito la linea spezzata che andava a creare le “labbra”
di Blumiere, e la ragazza aveva compreso a pieno quello che intendeva
lui.
«La
parte superiore forma una specie di figura... che ricorda tre zanne»
Aveva
concluso lei infine dopo aver tastato per bene il viso del fidanzato.
«Non
sono zanne»
Blumiere
era stato brusco, scostando nuovamente la mano di lei dal suo volto.
“Le
vere zanne stanno dentro la bocca, ma non ti piacerebbe per niente
che te le descrivessi...”
Per
fortuna, lei non aveva fatto altre domande riguardanti il volto del
giovane Oscuro, eccetto per un piccolo commento appena dopo aver
ritirato il braccio:
«Eppure
baci così bene...»
Era
stato appena un sussurro, che i sensi da Oscuro del giovane erano
comunque riusciti a captare. Appena aveva afferrato il senso di
quella frase, era cambiato di colore dal blu al rosso, anche se
Farfalà non se n'era accorta.
Dopodiché,
aveva continuato per tutta la sera a chiedergli come fosse fatto il
corpo in generale degli Oscuri, ed era rimasta incerta quando lui le
aveva parlato della “coda” immateriale che aveva al posto degli
arti inferiori, ma si era convinta che con tutte le spiegazioni
possibili non avrebbe mai capito per certo quello che Blumiere
intendeva.
Questo
era rimasto sollevato dall'idea che Farfalà non si fosse presa un
colpo dopo che lui le aveva spiegato com'era fatto, ma in cuor suo
sapeva che se Farfalà avesse visto realmente cos'era l'Oscuro,
sarebbe rimasta altamente disgustata.
Mentre
ripensava a quell'episodio, meccanicamente il Conte aveva risposto a
tutte le domande che l'altra gli aveva fatto. Quel “gioco” era
andato avanti per parecchio tempo quando erano ragazzi, mentre nel
momento in cui si erano ricongiunti Farfalà sembrava aver perso
quella sua piccola mania. Ed invece quella sera, senza preavviso, il
gioco era ricominciato.
«Blumiere
– il suo tono adesso era più tranquillo, ma continuava a mostrare
una punta di agitazione – dimmi, di che colore è la tua pelle?»
«Blu»
«Blu
come?»
Lui
rimase per qualche secondo senza dire nulla, poi rispose:
«Blu
zaffiro»
«E
che tipo di blu è lo zaffiro?»
Insistette
lei, preoccupata.
«È
blu come il cielo? Come i miei occhi?»
«No,
è blu come il mare. Come l'oceano profondo...»
Lei
sospirò piano, e il Lord se ne accorse.
«Non...
lo hai mai visto, il mare?»
Lei
rispose scuotendo lentamente il capo, ancora appoggiato sul petto di
lui.
Poi
la stretta che lei aveva riservato all'amato era lentamente andata a
sciogliersi, e la Lady era nuovamente sprofondata nel mondo dei
sogni.
In
quel preciso istante, Blumiere fu colto da un terribile pensiero. Era
giusto che Farfalà dormisse abbracciata a lui senza sapere cos'era
di preciso? Un ribrezzo tremendo per se stesso lo mandò quasi
nel panico. Immaginò come sarebbe stato se in quel momento lei si
fosse svegliata di colpo con la capacità di vedere e si fosse resa
conto che cosa stava abbracciando. Blumiere si ritrasse di scatto,
scivolando via dal suo abbraccio, quasi istintivamente, con
un'espressione tutt'altro che tranquilla sul volto.
“Tutta
colpa di Rosanne. Se quest'oggi non mi avesse messo nel capo tutti
quei dubbi, ora avrei l'animo in pace come al solito”
Guardò
tristemente il volto rilassato di Farfalà, chiedendosi se lei a
volte provasse un po' di timore nell'immaginare la sua faccia. Se lo
faceva, non lo dava minimamente a vedere. Lui, al contrario, si
lasciava sfuggire troppo spesso le sue paure, mettendo a disagio la
moglie stessa, talvolta.
Si
domandò un attimo se Rosanne avesse sconvolto anche i pensieri
dell'amata, ripensando al “gioco”. Sì, sicuramente doveva essere
stato così. La giovane donna che se n'era andata di pomeriggio aveva
lasciato dietro di se una scia di dubbi e malesseri. Blumiere cercò
di scacciare tutti quei pensieri, abbandonandosi alle braccia del
sonno.
Il
mattino seguente Farfalà fu svegliata dal profumo di cioccolata
calda che aleggiava nella stanza. Si stiracchiò, mettendosi seduta e
massaggiandosi il braccio sul quale aveva dormito.
«Blumiere?»
Chiese.
La risposta le arrivò da poco lontano. Con tutta probabilità il suo
sposo se ne stava seduto sul fondo del letto con un vassoio d'argento
tra le mani, come tutte le domeniche. E come tutte le domeniche, lei
commentò un:
«Non
dovevi...»
Per
poi smentirsi e accettare la colazione servitale direttamente in
camera, cominciando a rimpinzarsi avidamente.
«Come
sono?»
Lei
accennò un “buoni” tra un boccone e l'altro.
«Ho
fatto un salto in paese. E ho preso le paste appena sfornate... ah, e
poi lì accanto c'è anche della cioccolata calda»
Come
se quella precisazione fosse stata essenziale. La prima cosa che
aveva fatto lei dopo essersi avvicinata il vassoio era stata quella
di riempirsi le narici di quella profumatissima aroma.
«Ehy,
non vorrai strozzarti spero!»
Farfalà
si fermò con la brioche a metà strada tra il vassoio e la sua
bocca, piegando la testa da una parte.
«Ho
solo fame»
«Sei
agitata»
Ribatté
lui con tono rigido.
“Non
è vero” avrebbe voluto dire lei, ma non poteva contraddire il
marito dal momento che questo aveva ragione. Certo, l'idea che
Blumiere capisse il suo stato d'animo solo da gesti insignificanti
come quello di mangiare con una certa foga poteva mettere a disagio –
nessun segreto poteva rimanere tale con lui nei paraggi, neanche i
propri sentimenti erano pienamente schermati – eppure a Farfalà
non dispiaceva affatto che lui capisse quello che la turbava con
tanta facilità. Di solito gli uomini si portavano addosso la diceria
di “non saper capire le donne”... ah, be', Blumiere non era un
“uomo” nel pieno senso della parola, in fondo. Non era un Umano.
Ma a lei andava più che bene; era molto più che un dolce marito,
per l'Umana. Blumiere non solo compensava a pieno quella parte di
vuoto che la natura lasciava incompleta negli esseri destinati a
formare delle coppie, ma la sua natura di Oscuro lo rendeva anche
oltremodo sensibile. Insomma, il tipo di compagno che serviva a lei.
E Farfalà era allo stesso modo la compagna perfetta per lui.
Sicuramente erano destinati a stare assieme. Lei ne era
certa.
Dopo
essersi abbandonata a questa catena di riflessioni, ritornò in se
quando si sentì toccare una spalla dalla mano di lui.
«Non
so perché ho questo malessere addosso... probabilmente non è nulla»
Ma
spesso Blumiere era cocciuto quanto premuroso, e non si arrese:
«Se
c'è qualcosa che non va, dimmelo!»
«Non
devi preoccuparti»
“Rosanne,
accidenti alla sua lingua biforcuta. Perché deve avermi riempito la
testa di... dubbi?”
Aveva
continuato a punzecchiarla per tutto il tempo che Blumiere aveva
impiegato per cercare le fasciature e la crema per la sua mano
scottata, deridendola per la sua scelta in amore.
«Blumiere
è un mostro, cugina, lo sai bene! Eppure ci stai insieme lo stesso»
Le
aveva detto. Farfalà l'aveva ignorata, ma il mattino successivo
quella frase aveva continuato a roderle dentro.
“Chissà
se in fondo ha ragione, se Blumiere è davvero così orrido come
sostiene... no, non può essere! E comunque, io lo amo con tutto il
cuore, non potrebbe importarmene nulla”
Si
stava ripetendo in quel momento. Ma nonostante tutto, quel pensiero
le rimase addosso.
Quando
Farfalà ebbe abbandonato la camera, Blumiere si diresse con il cuore
in gola verso il comodino dalla sua parte di letto. Sperando che la
moglie non andasse a frugare tra le sue cose, fece scivolare la
lettera nell'ultimo cassetto. L'avrebbe consegnata a Farfalà, certo,
ma non subito. Non se la sentiva proprio. Prima doveva abituarsi
all'idea. Pochi giorni, si disse, e avrebbe recapitato la lettera
all'amata. Sarebbe bastato qualche giorno, però, per far sparire
tutte le sue paure?
Quella
mattina si era svegliato presto, molto prima dell'altra, ed aveva
deciso quindi di andare in paese alla pasticceria per cercare di
acquietare l'amaro che aveva dentro. Naturalmente, avrebbe preso
delle paste per Farfalà – le sue preferite – e sarebbe tornato
in tempo prima che si svegliasse. Poteva sembrare impossibile, ma
Blumiere era solitamente abbastanza rapido in queste cose. Dopo
essere sgattaiolato fuori dal letto senza fare il minimo rumore, si
era messo addosso uno dei suoi abiti più semplici per poi uscire
velocemente dall'abitazione. Dopo una ventina di minuti, era giunto
in paese e si era diretto nella pasticceria del giorno prima. Si era
guardato in giro per accertarsi che per qualche arcano motivo non ci
fosse nuovamente Rosanne nei paraggi, ma per sua fortuna la cugina
senza scrupoli della moglie se n'era effettivamente andata.
Nonostante fosse venuto lì per mangiare qualche pasticcino, il suo
stomaco aveva continuato a rimanere sigillato, e quindi il Conte si
era concesso appena una tazza di caffè al bar. Quando era entrato in
pasticceria, aveva sentito su di se almeno una mezza dozzina di
sguardi, ma li aveva ignorati come meglio poteva. Mentre ritornava a
casa – più in fretta, per non rischiare che le paste si
raffreddassero – era stato intercettato da un esile postino in
bicicletta.
«Il
marito di Lady Farfalà?»
Aveva
domandato con tono piatto, sgradevole.
«Sì,
sono io. Posta per lei?»
Il
postino aveva consegnato la lettera al Lord, per poi continuare a
pedalare nel senso opposto a quello di Blumiere. Questo aveva dato
una fugace occhiata al timbro impresso sulla busta, e si era sentito
gelare il sangue quando aveva compreso quale fosse il significato di
tale lettera.
Commento
Hum,
per prima cosa, chiedo perdono per la mia incoerenza. Avevo detto
chiaramente “due”capitoli”,è vero, eppure adesso sono slittata
a tre. Con il prossimo la “one-shot allungata” si concluderà, o
almeno spero ;).
Allora,
com'è? Ancora sembra una storia strana, lo so, ma non temete per
questo. Nel frattempo, come sta venendo? Come potete notare, mi sto
allenando nello stile romantico che certamente non mancherà nella
terza storia di Luce&Oscurità (ho quasi finito la prima!), ma
non sono ancora brava. Poi... cosa importante: descrivere seriamente
Blumiere non è affatto semplice. Probabilmente tra un po' cambierò
avatar, ma per il frattempo se guardate l'immagine che ho
sull'account di EFP vi farete un'idea di come io sostengo sia fatto
Blumiere (molto simile al suo alter ego malvagio, ma con un ché di
più buono). Dal momento che disegno spesso su Blumiere e Farfalà,
eccovi il link del mio sito di Deviantart, che potete visitare
tranquillamente :)
http://debbygattathebest.deviantart.com/
Ora
vi lascio. Concluderò a breve e riprenderò a scrivere le altre
storie (Luigi Cacciafantasmi, Luce&Oscurità: La Profezia delle
Tenebre, e PokéMario)
Grazie
per aver letto, vi aspetto all'ultimo capitolo :)
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