CAPITOLO PRIMO: ARRIVO NEL PAESE DEI GHIACCI
-Uffa! Come al solito ci siamo persi!-, sospirò Misty,
sedendosi a terra esausta. Stavano camminando in quella foresta ormai da
giorni, senza riuscire a trovarne l’uscita. Ormai era la terza volta che
passavano davanti a quell’albero, lo sapeva perché, quando ci erano passati per
la seconda volta, aveva legato un fazzoletto bianco intorno ad uno dei rami, ed
ora quello stesso fazzoletto sventolava allegro e beffardo davanti ai loro
occhi.
-Non capisco! Ero sicuro che da quella parte avremmo trovato
l’uscita!-, si lamentò Ash, appoggiando lo zaino a terra e sedendosi anche lui.
-La verità è che non hai il minimo senso
dell’orientamento!-, rimbeccò Misty.
Ash divenne rosso per la rabbia. –Ma come ti permetti?-
-Ho solo detto la verità!-, affermò serafica la ragazza,
senza scomporsi.
Brock, che stava ancora consultando la cartina, sospirò,
ormai rassegnato a sorbirsi l’ennesimo battibecco tra i due. Se non litigavano
almeno dieci volte al giorno, Ash e Misty non erano soddisfatti…Poi, notò sulla
cartina qualcosa di interessante.
-Ragazzi, scusate se vi interrompo ma…qui vicino dovrebbe
esserci una città!-, annunciò, interrompendo i due litiganti.
Ash e Misty rimasero immediatamente in silenzio, e rivolsero
all’amico tutta la loro attenzione.
-Davvero?-, domandò Ash, stupito e sollevato allo stesso
tempo. Era veramente esausto, aveva una fame da lupi e le loro provviste erano
ormai agli sgoccioli, e come se non bastasse stava cominciando a fare buio e
freddo. L’idea di trascorrere un’altra notte all’addiaccio non lo entusiasmava
di certo, e trovare una città con annesso centro medico in cui riposarsi
sarebbe stato assolutamente fantastico. Dovette riconoscere, tra l’altro, che
il freddo che cominciava a sentirsi in quella zona non era del tutto normale.
Dopotutto, erano ormai nel mese di marzo, vicini alla primavera, e quindi il
clima avrebbe dovuto essere decisamente più mite…senza contare che, nella parte
di foresta che avevano percorso i giorni prima, non faceva così tanto freddo…
-Sì, guarda-, rispose Brock, mostrando all’amico un puntino
sulla cartina che aveva in mano.
-Frozen Town-, lesse Ash. –Già, non dovrebbe essere molto
distante-
-Ma la ritroveremo?!-, fece Misty dubbiosa. Era stanca
morta, e non sarebbe riuscita a camminare a lungo. I piedi le dolevano da
impazzire, e il suo stomaco cominciava a brontolare con insistenza.
-Ma certo!-, disse Brock fiducioso. –Se c’è una città, ci
sarà sicuramente un centro medico…e se c’è un centro medico, ci sarà
sicuramente un’infermiera Joy! E il mio istinto è infallibile quando si tratta
di trovare belle ragazze!-. La sua faccia assunse la consueta espressione da
maniaco, ed il ragazzo si avviò per il sentiero saltellando con un sorriso
ebete sul volto. –Sto arrivando, mia bella infermiera Joy!-
Misty e Ash sospirarono, prima di avviarsi a loro volta
dietro l’amico…certo che Brock era veramente incorreggibile…
Più si avvicinavano al luogo in cui, secondo la cartina, si
trovava Frozen Town, e più il clima diventava rigido…ora praticamente si
gelava, ed Ash era sicuro che, se avesse avuto un termometro a portata di mano,
sicuramente avrebbe segnato almeno un paio di gradi sotto lo zero.
La neve non tardò a comparire. Il paesaggio della foresta
era radicalmente mutato rispetto a prima. Ora era tutto bianco e spettrale. Un
soffice manto candido ricopriva il sentiero, gli alberi e i cespugli, un vento
glaciale sibilava intorno a loro e tutto era silenzioso e ovattato.
Ash si sentì rabbrividire. Quel freddo aveva qualcosa di
strano…qualcosa di innaturale.
-Non vi sembra strano che ci sia così tanta neve in questo
periodo dell’anno?-, domandò ai suoi amici, dopo aver tirato fuori dallo zaino
il giaccone più pesante che aveva con sé, ed averlo indossato nella speranza di
patire un po’ meno il freddo.
Misty annuì, facendosi piccola piccola nella sua giacca a
vento per cercare di scaldarsi. Il gelo le era penetrato fin dentro le ossa.
Quanto avrebbe desiderato un camino e una tazza di cioccolata calda! No, non
doveva pensare a queste cose, o avrebbe sentito ancora più freddo.
-Già…è freddissimo-, mormorò rabbrividendo.
Anche Brock stava battendo i denti per il gran freddo,
mentre si guardava intorno incuriosito. Sembrava di trovarsi in un altro mondo,
non nella stessa foresta nella quale si erano inoltrati non più di un paio di
giorni prima. E più proseguivano, più tutto era bianco e innevato. Non c’era
più solamente neve, oramai. C’era addirittura ghiaccio. Il sentiero era una
lastra di ghiaccio, e i tre ragazzi dovettero rallentare l’andatura per evitare
di scivolare. Pikachu, infastidito dalla sensazione di gelo sotto le zampe, si
arrampicò sulla spalla di Ash, tremando per il freddo. Il ragazzo sollevò un
po’ il bavero della sua giacca e il pokemon vi si nascose dentro, sorridendo
felice e ringraziandolo con un allegro pika-pika.
Ghiaccio sugli alberi. Ghiaccio sui cespugli. Tutta la zona
sembrava imprigionata sotto una spessa ed impenetrabile coltre di neve e gelo.
Era come se in quel luogo fosse ancora inverno inoltrato. La sensazione di Ash
si acuì ancora di più. C’era qualcosa di innaturale in quel luogo.
Dopo qualche altro minuto di cammino, videro dei tetti
innevati comparire all’orizzonte, con sopra dei comignoli fumanti. I tre amici
sospirarono di sollievo. Finalmente erano arrivati alla città che stavano
cercando. Già pregustavano un caldo riparo e una tazza di cioccolata fumante:
proprio quello che ci voleva per ritemprarsi dopo tutto quel freddo!
Un cartello seminascosto sotto la neve riportava la scritta
“Frozen Town”.
-E’ la città che stavamo cercando-, disse Misty.
-Infermiera Joy, arrivo!-, esclamò Brock, recuperando
immediatamente la sua naturale verve e cominciando a correre a perdifiato verso
il gruppetto di case, incurante della strada ghiacciata.
-Attento Brock o rischi di…-, Ash non fece in tempo a
terminare la frase che udirono un grido seguito da un tonfo, e videro Brock
rotolare in stile valanga, trascinando con sé un’enorme quantità di neve, per
poi atterrare in uno spiazzo con le gambe all’aria.
Facendo bene attenzione a non scivolare anche loro, Ash e
Misty raggiunsero l’amico, incerti se ridere o preoccuparsi.
Brock si rialzò lentamente, con una smorfia di dolore
impressa sul viso, massaggiandosi delicatamente il sedere dolorante.
-Ahi ahi che botta!-, si lamentò.
Era così buffo in quel momento che Ash e Misty non
riuscirono più a trattenersi, e scoppiarono in una fragorosa e sonora risata.
-Ehi! Che diamine avete da ridere? Ho rischiato di rompermi
l’osso del collo!-, disse Brock offeso, mettendo su il broncio.
-Scusami Brock…scusa davvero….ma…non riesco a smettere di
ridere! La caduta…è stata troppo buffa!-, gemette Ash, rischiando di soffocarsi
per il gran ridere.
-E’ vero Brock…sembravi…una valanga!-, aggiunse Misty, che
aveva la faccia tutta rossa e le lacrime agli occhi.
-Che razza di amici!-, borbottò Brock, rialzandosi in piedi
e scrollandosi la neve di dosso.
-Scusaci…comunque l’importante è che sei tutto intero!-,
disse Ash, cercando di ritornare serio.
-Sì, sono tutto intero-, fece l’amico scontroso, riprendendo
a camminare con estrema cautela. Stava per scivolare di nuovo, ma stavolta
riuscì a mantenere l’equilibrio.
“Cavolo…è davvero difficile camminare su questa strada
ghiacciata”, pensò infastidito.
-Tutto bene? Ho visto che sei caduto-, gli domandò una voce
femminile sconosciuta alle sue spalle.
Brock, colto di sorpresa, sobbalzò. Poi un enorme sorriso si
allargò sul suo volto.
“Sicuramente qualche bella ragazza di questa città mi ha
notato…Brock, vecchio dongiovanni, neanche sei arrivato e già hai fatto colpo!”,
pensò gongolante, voltandosi per ammirare la sua presunta conquista.
Quasi cadde a terra svenuto quando vide che davanti a
lui…c’era una simpatica vecchietta in giacca a vento e scialle di lana, che lo
osservava preoccupata attraverso le lenti spesse degli occhiali.
Il ragazzo fece un’espressione delusissima, che suscitò in
Ash e Misty un nuovo attacco di ridarella.
-Sì, grazie, signora…tutto a posto-, rispose, tenendo il
capo chino.
-Signora ci scusi…lei vive qui?-, domandò Ash, avvicinandosi
all’amico e alla vecchia signora.
La donna annuì.
-E questa cittadina è Frozen Town, giusto?-, domandò Misty.
La vecchietta annuì di nuovo, squadrandoli sospettosa. –Cosa
ci fate da queste parti?-, chiese.
-Ecco…ci siamo persi nella foresta e stavamo cercando riparo…tra
l’altro qui fa un freddo cane-, spiegò Ash.
La signora sospirò, e il suo sguardo divenne improvvisamente
triste. –Già…qui neve e ghiaccio regnano sovrane-, disse con voce carica di
amarezza.
I tre ragazzi si guardarono l’un l’altro con aria interrogativa.
-Certo che qui l’inverno dura molto a lungo…siamo già a
marzo,e tutto è ancora coperto di neve-, disse Misty, mentre ai suoi piedi il
piccolo Togepi giocava ad ammucchiare una palla di neve.
La vecchietta sospirò di nuovo. –Non è l’inverno…se anche
foste capitati qui in agosto, avreste trovato la stessa situazione…-, sussurrò.
I tre amici rimasero allibiti.
-Cosa vuole dire? Che significa?-, domandò Brock, che non
capiva che significato aveva la frase della donna.
-Che Frozen Town è coperta da neve e gelo tutto l’anno-,
rispose quest’ultima.
-Ma è impossibile!-, esclamarono tutti quanti all’unisono.
-Magari fosse impossibile…-
-Ma…ma come si spiega un fatto del genere? E’ contro ogni
legge di natura!-, obiettò Ash.
-Non è la natura a far succedere tutto questo. E non è
sempre stato così. E’ colpa della maledizione-, rispose la vecchietta.
-La maledizione?!-, esclamarono i ragazzi stupiti.
La vecchia annuì. –Sì, la maledizione-
-Vuol dire che sulla città incombe una maledizione?-,
domandò Misty ansiosamente.
-Esatto…da ormai più di vent’anni-, rispose tristemente la
donna. Squadrò di nuovo i tre giovani. –Ma vedo che voi siete allenatori di
pokemon..-
Ash annuì con decisione. –Sì. Io mi chiamo Ash Ketchum, e il
mio sogno è quello di diventare un grande maestro di pokemon-, rispose.
-I pokemon…tutto questo è iniziato da un pokemon-, disse la
vecchia, guardando verso un punto imprecisato all’orizzonte.
-La prego, signora…ci racconti la storia della
maledizione!-, implorarono i tre ragazzi, divorati dalla curiosità, soprattutto
ora che sapevano che la storia c’entrava con i pokemon.
La vecchia annuì. –Venite a casa mia. Lì vi racconterò
tutto-
Ash, Misty e Brock seguirono la vecchietta fino alla sua
casa, che si affacciava proprio sulla piazza del paese. Appena entrarono, la
donna accese un caldo fuocherello nel camino, offrì ai tre ragazzi la fumante
cioccolata calda che tanto desideravano e poi si sedette in poltrona con un
plaid sulle gambe, pronta per raccontare tutta la storia.
-Dovete sapere che un tempo questa zona…era resa disagiata
da un gran numero di calamità naturali. Piogge, nevicate intense, glaciazioni,
tifoni…ogni tanto succedeva qualcosa. Ma Frozen Town…rimaneva sempre immune a
queste catastrofi. All’inizio era un villaggio minuscolo, con poche decine di
abitanti. Poi, quando si venne a sapere che le calamità naturali non lo
toccavano mai, moltissime persone vi si trasferirono dai villaggi vicini, e
divenne sempre più grande e prosperoso. Se qui non succedeva nulla…era grazie
ad Articuno-
-Articuno?! Il leggendario pokemon uccello?-, esclamò Ash
meravigliato.
La vecchia annuì. –Articuno viveva sulle montagne che
circondano questa zona, e vegliava su Frozen Town proteggendola da ogni male.
Quando si apprestava a succedere una catastrofe, con i suoi poteri avvolgeva la
città in una calotta protettiva, ed essa veniva risparmiata dalla furia degli
elementi. Ma un giorno…arrivò in città un cacciatore-
-Un cacciatore?- , domandò Misty.
-Un cacciatore di pokemon…ovvero un individuo spregevole che
detestava i pokemon, e voleva farli scomparire dalla faccia della terra. Appena
arrivò in città, si recò al centro medico e fece una strage dei pokemon che
erano ricoverati lì…fu il crimine più empio che fosse mai stato commesso, dal
giorno in cui Frozen town era stata fondata. Fu arrestato, e rinchiuso nella
prigione cittadina…ma, non so come, riuscì a scappare. Fuggì in direzione delle
montagne…lì incontrò Articuno…e lo uccise-. La vecchia tacque, mentre l’eco
delle sue parole si diffondeva in tutta la stanza, turbando profondamente i
cuori dei tre ragazzi.
-Ma…come fece ad ucciderlo? Articuno ha dei poteri
immensi…-, chiese Brock stupito.
-Non lo so…ma qualche giorno dopo…degli scalatori trovarono
il cadavere di Articuno orribilmente martoriato su un versante della
montagna…quel giorno…cominciò a nevicare furiosamente…fu una vera e propria
bufera, e molte persone morirono…da allora non ha più smesso, neanche per un
solo giorno-
-E voi pensate che…sia a causa di Articuno?-, domandò Ash.
La donna annuì. –E’ la maledizione di Articuno…il suo
fantasma è ancora sulle montagne e si sta vendicando…vuole farla pagare alla
città per la sua morte…-, disse in tono spettrale.
-Ma perché? Non è stato un abitante del villaggio ad
ucciderlo-
-Se il cacciatore non fosse mai stato ospitato qui…non
avrebbe mai raggiunto le montagne, e non avrebbe mai ucciso Articuno. Forse il
suo spettro pensa che il cacciatore si trovi ancora qui…Tutto questo non avrà
fine finchè il fantasma di Articuno non troverà pace…o finchè il villaggio non
sarà definitivamente sepolto dai ghiacci-
Dopo aver ringraziato e salutato la vecchina, Ash, Misty e
Brock uscirono dalla casa, ancora scossi per il racconto che avevano udito.
-Credete che sia vero? Sì, insomma, la storia di Articuno e
della maledizione…-, domandò Misty.
Brock sospirò. –Non lo so…potrebbe essere solo una
vecchietta un po’ visionaria-, disse, non del tutto convinto lui stesso della
sua affermazione.
-Sentite, che ne dite di andare al centro medico?
Probabilmente l’infermiera Joy saprà qualcosa di questa storia… Insomma, io
sono curioso di saperne di più!-, suggerì Ash, che era stato notevolmente
impressionato dal racconto della vecchietta.
-Sono d’accordo-, disse Misty.
Brock naturalmente non se lo fece ripetere due volte, e il
gruppo si avviò verso il centro medico di Frozen Town.
Ash stava per aprire la porta, quando si scontrò con una
persona che stava uscendo proprio in quel momento. Caddero entrambi a terra con
un tonfo.
-Ehi, guarda dove metti i piedi!-, brontolò il ragazzo,
massaggiandosi la schiena.
-Tu piuttosto!-, rispose una frizzante voce femminile.
Ash alzò lo sguardo, e si ritrovò di fronte una ragazza.
Doveva avere circa quattordici o quindici anni, non era molto alta ma aveva un
fisico snello e aggraziato. Una lunga cascata di capelli neri le arrivava fino
a metà schiena, circondando un viso ovale e grazioso, con gli zigomi spruzzati
di lentiggini e vivaci occhi azzurri.
Brock le fu subito accanto e le tese una mano per aiutarla a
rialzarsi, ma la ragazza la rifiutò. Si tirò su da sola e si pulì i pantaloni
con le mani guantate.
-Ash, la signorina ha ragione…chiedile scusa!-, disse Brock,
sorridendo ebete. “Che bella ragazza…”
-E perché dovrei?-, ribatté Ash, sollevandosi a sua volta.
-Ti prego di perdonare il mio amico…io mi chiamo Brock, e
sono un allevatore di pokemon-, disse Brock ignorandolo e tendendo la mano alla
morettina.
-Pokemon?-, domandò la ragazza con una nota di stupore nella
voce.
-Non sai cosa siano i Pokemon?-, chiese ironicamente Ash.
La ragazza gli rivolse un’occhiataccia. –Certo che lo so. Io
mi chiamo Patricia…e per tua informazione, sono un’allenatrice di Pokemon-
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