CAPITOLO
1
Leggera
atterrò con un piede sulla ringhiera del balconcino, poi saltò
giù e si diresse verso la finestra.
L'aria
fresca della sera si infilò sotto il cappuccio e una ciocca
scura le finì davanti agli occhi.
La
soffiò via e alzati l'indice e il medio della mano gli fece
fare un mezzo giro sussurrando qualcosa con le labbra che le
tremavano leggermente.
Le ante
si aprirono silenziose e il tepore della casa (se quel castello che
camminava si poteva così chiamare) le appannò le lenti
degli occhiali.
Chiuse
la finestra dietro di sé e si appoggiò al muro
aspettando che il cuore tornasse a batterle normalmente.
Provenivano
delle voci dalle scale e il piano di sotto era illuminato.
Forse
Calcifer le avrebbe aperto se avesse bussato, si sentiva una ladra ad
entrare dalla finestra.
Una luce
chiara apparve accanto alla spalla della ragazza : “Allora
scendiamo?” chiese.
“No,
andiamo via.”
“Sei
solo una fifona, muoviti o avremo fatto questo viaggio per niente.”
Lei fece
un sorriso stentato alla lucina che si nascose di nuovo sotto al
mantello, dopodiché fece qualche passo, si appoggiò
alla ringhiera delle scale e guardò giù.
* * *
Markl
batté le mani per l'idea che aveva avuto Sophie: non ricordava
l'ultima volta che aveva fatto un pic-nic.
Le rughe
sulla fronte di lei si distesero vedendo quanto era riuscita a far
contento il bambino.
Sophie
mise una pentola sul fuoco dopo qualche sbuffò da parte di
Calcifer, e passò a Markl i piatti da mettere sul tavolo.
Dove
aveva messo lo scialle? Faceva un po' freddino in effetti la sera...
“Markl,
sai dov'è..” si voltò verso il bambino, ma le
parole le morirono in bocca quando vide una ragazza che li guardava
con gli occhi sgranati dalle scale.
Quella,
non appena si accorse di essere stata vista, cercò d assumere
un'espressione più sicura di sé, ma con scarso
successo.
“Salve,
scusate per l'intrusione...voi chi sareste?”
“Io...io
sono Sophie...ma...”
“Cercavo
Howl.”
“Ora...ora
non c'è...” disse il bambino.
La
ragazza lo guardò con un misto di affetto e si tolse il
cappuccio del mantello : “Ciao Markl.”
Il
bambino la guardò come se fosse un fantasma.
“Ciao
Moira.” intervenne Calcifer incredulo.
Per un
po' calò un silenzio imbarazzante.
“Noi
siamo molto felici di rivederti.” continuò il demone.
“Anch'io.”
disse lei.
“Ma...non
so se potremo dire lo stesso di Howl...ti ha chiesto lui di venire?”
“No,
non mi aspetta.”
“Auguri.”
“Grazie,
credo che ne avrò bisogno.” rimase un attimo in
silenzio come immersa tra i suoi pensieri, poi aggiunse “Mi
dispiace, non volevo assolutamente disturbare...passerò
un'altra volta.”
“Non
disturbi.” disse in fretta Markl.
La
ragazza scese le scale a abbracciò il bambino commossa “Mi
sei mancato tanto.”
“Anche
tu mi sei mancata.” le rispose felice lui.
Sophie
balbettò qualcosa che nessuno capì, ma alla fine
concluse: “Aggiungiamo un altro piatto.”
“Non
ce n'è bisogno...” la ragazza arrossì guardando
l'anziana donna con il vestito azzurro dirigersi verso la credenza
“davvero non voglio darvi fastidio.”
“Nessun
disturbo.” ripeté Sophie più che decisa ad essere
gentile.
La
ragazza annuì sorridendole riconoscente e lasciando cadere il
mantello sul divano.
“Ah
Moira! ” la chiamò Calcifer facendole una smorfia.
“Sì?”
“Buona
l'idea di entrare a quel modo dalla finestra del secondo piano. Non
ci eravamo quasi accorti del tuo arrivo.”
La
ragazza rise di risposta.
Sophie
la guardò incuriosita: aveva un vestito verde chiaro con le
maniche a tre quarti, degli orecchini pendenti, e una catenella al
collo con una goccia che ogni tanto brillava.
Le due
cose che più la colpirono però furono gli occhi azzurri
e il sorriso imperturbabile così simili a quelli di Howl.
Sospirò
e si sedette a sua volta a tavola, senza capire come facesse quella
ragazza a parlare tanto e mangiare contemporaneamente.
* * *
Quando
ormai nel castello non si sentiva più nulla se non lo
scoppiettio del fuoco, Sophie scostò le tende del suo letto
nel sottoscala: “Calcifer!” bisbigliò.
“Sì?”
“Perché
Howl non dovrebbe essere felice di vederla? E' sua sorella
dopotutto.”
“Avevano
litigato. E non era stato affatto un bel litigio.”
Sophie
si mise più comoda per ascoltarlo.
“Era
Natale e Howl le aveva proposto di passare con noi al castello le
vacanze. Non ricordo per quale motivo i genitori sarebbero stati
assenti in quel periodo.” Calcifer storse la bocca pensando a
come continuare “all'inizio tutto era filato liscio, poi un
giorno li ho visti rientrare discutendo sul fatto che Howl avesse una
nuova ragazza dall'ultima volta che si erano visti. Quello stesso
giorno lei gli ha fatto qualche commento di troppo sui suoi vestiti e
sui soldi che usava comprandoli. Lui aveva ribattuto dicendo che lei
era più seria di una nonnina e che non sapeva proprio nulla
della vita.” il fuoco sospirò “hai capito
pressapoco no? Andarono avanti così per qualche giorno, ed
entrambi volevano assolutamente avere l'ultima parola. Il caso volle
che Moira continuasse a volermi parlare e a cercare informazioni sui
demoni in qualsiasi libro e che questo desse molto fastidio ad Howl.
Quando
lui trovò dei fogli della sorella con degli appunti su
incantesimi di magia nera e a proposito di patti con nostri simili,
scoppiò un putiferio.
In breve
lei se ne andò sotto la pioggia e passò il resto delle
vacanze dagli zii. Non si sono più visti da allora.
Ma non
chiedermi di più, perché non so bene come è
andata nei particolari.”
Sophie
sospirò: non sarebbe mai riuscita a capire Howl, ma poi pensò
che del resto a lui non sarebbe mai importato che lei lo capisse o
meno.
“Buonanotte
Calcifer.”
“Buonanotte
Sophie.”
* * *
Moira si
rigirò sotto le coperte.
Si era
sistemata su un materassino nella cameretta di Markl che le aveva
prontamente assicurato che a lui non dava alcun fastidio e che nei
prossimi giorni avrebbero pensato ad una sistemazione migliore.
La
ragazza però dubitava che ci sarebbero stati dei prossimi
giorni dopo aver incontrato Howl e quasi le venne voglia di
sgattaiolare via com'era arrivata.
Ma non
poteva: se voleva scusarsi con lui e cercare di rimediare sarebbe
dovuta rimanere ed incontrarlo.
Sospirò
e si tirò il lenzuolo fin sopra le orecchie: il buio e le
ombre in quella camera non le piacevano.
C'era
però da dire che le ombre di qualsiasi posto non le piacevano
e che non avrebbe certo potuto costringere Markl a dormire con la
luce accesa.
Sospirò
di nuovo: aveva sedici anni e avrebbe dovuto decidersi a crescere
prima o poi.
La
collanina che aveva al collo si illuminò e dal ciondolo uscì
la stessa lucina di quando era entrata.
“Ehi
Moira.” sussurrò.
“Sam
ma cosa fai? Ti ho già spiegato che non devi farti vedere, e
se Markl si sveglia?”
“Dorme
troppo bene.” ribatté quella “non mi chiamerai mai
con il mio vero nome eh?”
Moira
ridacchiò: “No, è troppo complicato, mentre Sam
mi piace.”
Ora fu
il turno della lucina sospirare.
Moira
ricordava come fosse ieri il giorno che l'aveva vista cadere morente
tra l'erba e l'aveva raccolta.
Quella
lucina l'aveva guardata così implorante con quegli strani
occhietti rotondi.
Forse
era stato per ripicca verso il fratello o per tutti i torti che le
erano stati fatti oppure solo per paura che quella stella morisse che
aveva stretto un patto con lei.
Più
probabilmente non aveva pensato affatto.
Eppure
era felice di avere accanto a lei quel piccolo demone dell'aria che
non la lasciava mai sola.
Nessuno
aveva scoperto il suo segreto fino ad allora e nessuno lo avrebbe mai
fatto.
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