Fandom:
Kamen Rider W
Rating:
Giallo
Personaggi/Pairing:
OCs, Un Po'
Tutti,
SouxKiri
Tipologia:
Raccolta
Genere:
Sentimentale,
Malinconico,
Avventura, Romantico
Avvertimenti:
Post-Finale,
Soukichi Terui è il
figlio naturale di Ryu e Akiko mentre Kirihiko è il figlio
adottivo
di Philip e Shotarou, entrambi miei OC.
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò
che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente
storia, non mi appartengono.
GO
SLOWLY NOW, SANDS OF TIME
§§§
1. WELCOME
HOME, SOU-CHAN
Soukichi
Terui entrò stancamente nei locali dell'Agenzia
Investigativa
Terui&Hidari, lanciò il proprio cappello
sull'attaccapanni
appeso alla porta segreta che conduceva nel garage, e si
lasciò
scivolare sul divano senza neppure togliersi il soprabito zuppo per
la pioggia che cadeva fitta fitta all'esterno.
L'ufficio
- che un tempo era stato occupato dall'Agenzia Narumi&Hidari
–
si trovava immerso nella semi-oscurità di quella cupa sera
d'inverno, in una Fuuto pigra e assonnata sotto il temporale ma
Soukichi, per gli amici Sou-chan, non aveva neppure le forze per
andare ad accendere la luce.
Troppo
stanco per muoversi.
Con
una smorfia di dolore, si asciugò con la manica della giacca
un
rivoletto di sangue che gli scivolava giù dal labbro
inferiore lungo
tutto il mento: le aveva prese e pure di brutta maniera.
Ma
almeno era riuscito a recuperare il data disk che persone importanti
avevano chiesto espressamente che loro recuperassero, in un modo o
nell'altro: ora che era stato finalmente consegnato ai legittimi
proprietari, dopo che anche i Dopant colpevoli del furto erano stati
presi e recapitati in pacco regalo al Dipartimento Casi Speciali
–
con buona pace del Commissario Capo -, Soukichi forse poteva
rilassarsi...
“SOU-CHAN!”
Aveva
parlato troppo presto...
Il
giovane investigatore si rizzò seduto all'improvviso,
trasalendo per
la voce acuta che gli aveva trapanato i timpani, e dal cono di luce
proveniente dall'accesso al garage egli distinse chiaramente una
sagoma familiare: “Sou-chan! Che ti è
successo?!” gridò il
nuovo venuto, correndogli al fianco e, nella corsa, accendendo tutte
le luci.
Soukichi
si lasciò scappare un gemito di dolore per l'inaspettato
flash e,
quando il suo sguardo si fu nuovamente abituato all'intensa
luminosità, non potè non sorridere nel vedere il
viso del proprio
partner fissarlo preoccupato: “Non gridare così,
Kirihiko.” lo
redarguì il maggiore, “Ho male praticamente
dappertutto.”.
Come
un'ansiosa mamma chioccia, Kirihiko Hidari Sonozaki si erse con tutti
i suoi 150 centimetri di altezza, sovrastando il compagno
praticamente sdraiato sul divano semi-sfondato: “Ti avevo
detto di
chiamarmi, avremmo potuto metterli al tappeto insieme!”
esclamò il
ragazzo, scuotendo preoccupato la lunga coda che legava i suoi
capelli neri come la notte.
“Kiri,
sappiamo entrambi che tu e le risse non andate molto d'accordo. Basto
io a prendere botte per entrambi.” replicò
l'altro, cercando al
contempo di sorridere per rassicurarlo: “E poi, per quei tizi
non è
neppure servito usare Joker, picchiavano forte ma ho visto nonnette
più atletiche di loro.” aggiunse, sentendosi
infinitamente più
tranquillo nell'udire una risatina sommessa, segno che la sua battuta
aveva avuto l'effetto sperato di allentare la tensione.
“D'accordo,
hai vinto...” ammise il più giovane con tono
sconfitto mentre si
accomodava sulle ginocchia del compagno: “Hai fatto tu gli
onori di
casa?”
Imitando
goffamente il saluto imparato tanti anni prima dal padre, Sou-chan
annuì: “Pacco legato e spedito, disco recuperato e
riconsegnato ai
legittimi proprietari. Ora vorrei dormire per una
settimana...”
gemette, cingendo con le braccia la vita di Kirihiko.
Quest'ultimo
si concesse un sorriso e si lasciò abbracciare: anche lui
adorava
quei momenti, alla fine della giornata, in cui lui e Sou-chan
potevano stare insieme, quei momenti in cui anche l'Agenzia era
chiusa e potevano dedicarsi esclusivamente a loro stessi.
“Se
hai fame, posso scaldarti qualcosa... Zia Akiko ci ha lasciato dei
takoyaki e il riso è nella macchina, pronto per essere
cotto...”
azzardò a voce bassa Kiri, ottenendo un quantomeno atteso
cenno di
diniego da parte dell'altro, “Vorrei restare ancora un po'
così...”
confessò Sou-chan con un filo di voce, cullato dal battito
del cuore
del proprio partner.
Kirihiko
si limitò ad accoccolarsi meglio per accarezzare la testa
spettinata
della persona che, per lui, era la più importante del mondo:
erano
cresciuti assieme, Kirihiko e Soukichi, assieme avevano ereditato
l'Agenzia che era stata dei loro genitori quando erano giovani e
assieme la stavano portando avanti a gonfie vele.
Ma
sapevano entrambi una cosa: se anche il destino avesse avuto altri
piani e li avesse portati lontano da quella città, dalla
Fuuto che
avevano imparato ad amare col vento che, la notte, bussava alle
finestre delle camerette, ambedue sarebbero in qualche modo riusciti
a ritrovarsi e a stare insieme.
Sembravano
destinati a farlo.
Neppure
i loro genitori si erano stupiti più di tanto quando avevano
pubblicamente ammesso che no, gli abbracci che erano soliti
scambiarsi fin dall'infanzia non erano poi così innocenti...
Seduti
alla scrivania dell'ufficio del Commissario Capo Terui, Soukichi e
Kirihiko stavano con le mani intrecciate e i visi determinati.
Dall'altra
parte, oltre al sopracitato Commissario, c'era anche la moglie di
quest'ultimo e le due metà di W.
In
pratica, incontro con mamma e papà in arrivo.
“Mama,
io e Kiri volevamo parlarvi...” iniziò il
più anziano dei due
ragazzi: “Ci rendiamo conto che potrebbe essere uno shock,
ma...”.
“Shou-papa,
Philip-tousan... Io ho una storia con Soukichi e voglio stare con
lui...”
Balbettando,
Kirihiko fu il primo a trovare il coraggio di confessare la loro
relazione davanti ai quattro genitori, apparentemente sereni e
tranquilli nonostante l'importanza della dichiarazione; e che
diamine, Akiko sorrideva pure!
Certo,
non si sarebbero aspettati un totale rifiuto, non dagli zii che erano
convolati a giuste nozze appena l'anno prima dell'arrivo di Kirihiko
in famiglia, ma almeno una reazione più... umana da parte
dei
coniugi Terui non sarebbe stata sgradita.
Quantomeno
per dare a Soukichi il polso della situazione.
“Io
ve l'avevo detto che stavate prendendo una cantonata,
Shotarou-nii!”
gridò Akiko: “Vi avevo detto che quella ragazzina
non poteva
essere la fidanzata del mio bambino!”
“Akiko!
Abbassa la voce! E tu, Terui Ryu! Credevo che fossi un po' meno
incapace nel pedinare le persone! Non hai capito assolutamente
nulla!”
“Shotarou,
Ryu non c'entra nulla. Ti ricordo che l'imbeccata ci è stata
data da
Queen ed Elizabeth, avevano detto di aver visto Sou-chan baciarsi con
una sua compagna di classe ad una festa.”
Sotto
lo sguardo stupito dei due ragazzi, la discussione tra i quattro
adulti proseguì per qualche istante, facendo capire al
ragazzo una
grande verità: MAI accettare stupide penitenze, almeno non
con le
zie nei paraggi.
E
per il futuro, forse avrebbe fatto meglio ad assicurarsi che non vi
fossero genitori in giro, pronti a pedinarti.
“Sou-chan,
andiamo a dormire...?”
Con
un filo di voce, Kirihiko fece notare la propria presenza
semi-addormentata, coronando il tutto con uno sbadiglio.
Notando
l'espressione confusa e assonnata del compagno, Hidari si
tirò
faticosamente seduto e lo scrutò attentamente: “A
che pensi?”
domandò, sfregandosi gli occhi.
“Che
gli zii saranno anche in gamba ad indagare su Dopant e roba simile ma
ad indagare su di noi sono delle schiappe.”
Kirihiko
scoppiò a ridere e baciò il partner sulle labbra:
“Ricordi la
penitenza?” sogghignò, con le braccia ancora
attorno al collo del
più grande, il quale annuì, “Stavi bene
con quella lunga parrucca
rossa, te l'ho mai detto?”.
“Un
mucchio di volte, ma l'ho messa solo una volta e non la
metterò mai
più, sia chiaro. Non importa quanto cercherai di
convincermi.”
“Antipatico.”
“Non
sai quanto.”
Scoppiarono
a ridere all'unisono e, sempre assieme, si alzarono dal divano; dopo
essersi infine assicurati che ogni cosa fosse al proprio posto e che
la porta d'ingresso fosse chiusa, si spostarono verso la loro
personale zona notte al di là della tenda, che celava il
letto che
già Philip e Shotarou prima di loro avevano diviso.
Cambiatisi,
scivolarono quindi sotto le coperte, abbracciati stretti.
Nel
silenzio della notte che avanzava, le loro labbra si cercarono e
trovarono, scambiandosi un leggero contatto.
“Buonanotte
Kiri-chan.”
“Buonanotte
Sou-chan.”
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