QUANDO
SCATTO' LA LUCE
Il
rumore del fon mi surriscaldava le orecchie, ma i capelli non ne
volevano sapere di asciugarsi.
Sentii
il rumore di una macchina in strada: doveva essere della vicina.
Abitavo
in una via con poche case dove non passava mai nessuno.
Sono
sempre stata una persona molto impressionabile, così, essendo
in casa da sola avevo acceso lo stereo.
E fu un
attimo: la luce saltò e io rimasi con quel fon in mano come
arma e i capelli che mi sgocciolavano sulle spalle.
Mugolai
presa da una leggera disperazione al il pensiero di dover scendere al
piano di sotto, aprire la porta del garage e nella notte riattivare
la luce che si trovava dietro una porticina del cortile.
Non
avevo scelta e facendomi luce con il cellulare feci per uscire dal
bagno.
Ma prima
i miei occhi caddero sullo specchio: sapevo che non avrei dovuto
farlo, non bisogna mai guardare uno specchio se sei in casa da sola
al buio.
C'erano
due grossi occhi dalle iridi troppo azzurre.
Nient'altro
che due occhi alle mie spalle.
Loro non
si muovevano e io rimasi pietrificata a fissarli: anche se ero più
che sicura che non potessero essere reali.
Non
esistono occhi senza corpo che ti fissano senza uno scopo.
Allo
specchio vidi una mano appoggiarsi alla mia spalla: era nera, senza
profondità , vuota come quella di un fantasma.
Mi misi
una mano sulla spalla dove allo specchio c'era la mano fantasma, ma
non trovai altro che la mia maglietta bagnata dai capelli.
Gli
occhi erano scomparsi e io mi stavo già maledicendo per la mia
sfrenata fantasia, pensando che forse avrebbero fatto bene a
rinchiudermi in un manicomio.
Scesi le
scale con il cuore in gola, ma andavo troppo forte, così
inciampai sull'ultimo gradino perdendo il telefono.
OK, in
quel momento ero seriamente in panico.
Mi alzai
in piedi: era casa mia, conoscevo a memoria dov'era la porta, potevo
farcela.
Barcollai
un po' al buio fino a che non raggiunsi la parete di fronte a me.
Mi
voltai verso la porta e inorridì ritrovando la mano di prima
sospesa a mezz'aria che mi porgeva il cellulare.
Presi il
cellulare tremando e cominciando a piangere per reazione isterica.
E adesso
come facevo a convincermi che era solo uno scherzo della mia mente?
Gli
occhi azzurri riapparvero assieme ad una doppia fila di denti aperti
in un sorriso.
La paura
mi tolse il fiato di gridare quando la bocca si mosse come a dirmi
qualcosa.
Corsi in
garage sbattendo la spalla contro lo stipite della porta: dovevo
prendere la chiave, aprire questa seconda porta e sarei stata fuori.
Non mi
voltai per paura di quello che avrei visto, presi la prima chiave che
trovai tra quelle appese al muro e la infilai nella serratura.
Chiave
sbagliata. Spinsi inutilmente la maniglia.
Mi girai
a destra per trovare la chiave giusta e la vidi galleggiare davanti
ai miei occhi.
Ora gli
occhi avevano preso posto in una grossa massa più scura del
buio della stanza e mi fissavano impenetrabili se non fosse stato per
quei denti bianchissimi che sorridevano.
“Grazie.”
sussurrai prendendo la chiave.
Dovevo
essere pazza: ora parlavo anche con le ombre.
Per
risposta quei denti si aprirono in un sorriso ancora più
grande.
Infilai
la chiave nella toppa e schizzai fuori inciampando nei miei stessi
piedi.
Qualcosa
di umido mi prese la mano e mi aiutò ad alzarmi: ora quella
massa scura dagli occhi azzurri aveva quasi forma umana.
“Chi
sei?”
Sentivo
il suo alito sulla faccia: sapeva di acquazzone e di salsedine.
Mi venne
da vomitare, ma mi trattenni per paura di come avrebbe reagito
quell'essere.
Non
aveva lasciato ancora la mia mano che stava diventando a poco a poco
sempre più fredda, come se potesse assorbire il mio calore.
Si portò
la mia mano alla bocca e mentre io inorridivo senza riuscire a
muoversi, ne baciò il dorso senza smettere di sorridere.
Non
avevo mai avuto così freddo
“Okay...”
balbettai poco convinta.
“Okay.”
ripeté l'ombra allontanandosi un poco da me.
“Vai
via.” gli dissi tremando.
In
risposta fece ancora qualche passo indietro.
Aprii la
porticina e cercai il bottone per far scattare la luce.
Appena
prima di schiacciarlo vidi l'ombra dagli occhi azzurri che si
allontanava verso gli alberi e che mi salutava.
Mi
accorsi che in fondo non mi faceva più tanto paura: sembrava
così sola e gentile...
Premetti
il dito sul pulsante e nella casa tornò la luce.
Rientrai
mentre il mio cuore batteva ancora un po' più velocemente del
normale e mentre io cercavo di ricordarmi come respirare.
Tornai
in bagno con la mente vuota da ogni pensiero e finii di asciugarmi i
capelli.
Poi mi
sedetti sul divano e accesi la tv.
Prendendo
il telecomando notai di sfuggita la mia mano: aveva ancora della
brina sul dorso.
Cercai
di non mettermi a tremare e cambiai il canale della tele.
Il
ricordo dell'ombra si era cancellato dalla mia mente fino ad oggi.
Ero
appena uscita dalla fioraia che ha cominciato a piovere e io non
avevo l'ombrello.
Mi sono
riparata sotto una grondaia, aspettando che smettesse, ma non ho
dovuto aspettare molto.
Quei due
occhi sono riapparsi poco distanti da me e una mano scura e
trasparente mi ha offerto un ombrello a righe arancioni.
Mi
rimane solo qualche domanda: sono impazzita io e mi sto immaginando
tutto? Se esiste cos'è quell'essere? Che sia qualcosa come il
mio angelo custode?
Lo
guardo sparire tra la folla.
Non
riesco a trattenermi dal sorridere: in fondo mi sembra semplicemente
un amico.
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