Capitolo
1
Quella che scese dall’aereo non era una ragazza comune.
Oh, certo, l’aspetto traeva in inganno: non aveva fluenti
capelli biondi, ma una anonima chioma castana, anche se liscia e
morbida, e gli occhi marroni difficilmente mostravano quei riflessi
verdi che si potevano notare solo osservandoli da vicino; il fisico non
era certo una 42 con un seno da paura, ma una più abbondante
46, ed i seni, anche se ben proporzionati, erano piccoli, quelli
classici delle coppe di champagne, come le piaceva giocosamente
puntualizzare.
Eppure il volto era decisamente gradevole, e quegli occhi nascondevano
un luccichio vivace, selvaggio, e le mani ben curate non stavano mai
ferme, e non per nervosismo (oh, quello c’era, era evidente,
ma certamente non era la causa principale), ma per un continuo
gesticolare mentre parlava.
Si aggirò per l’aeroporto di Atene con aria un
po’ smarrita, le scritte in greco non la aiutavano di sicuro,
ma riuscì in qualche modo a recuperare le sue due valigie ed
il suo borsone e si avviò nel caos della città,
con solo una cartina e un biglietto con un indirizzo come compagni,
nemmeno tanto utili.
- La fa facile, lui – borbottava mentre girava nuovamente la
cartina per capire che via le stesse davanti – “
Sì sì, giri di qua, poi vai di là, e
segui la direzione del Partenone fino a qui, poi non seguirla
più e vai a destra, sali e scendi, poi prendi la seconda, mi
raccomando non la prima, a sinistra…” Io mica ci
vivo, ad Atene! Lui ci abita ormai da anni, ma io non ho idea di come
arrivare a quello stupido bar! Non poteva venirmi a prendere
all’aeroporto? Ma no, lui aveva da fare con quella
multimilionaria a cui fa da maggiordomo, mica ha tempo di venire a
prendere la nipote… Bah… - sollevò gli
occhi al cielo quando una goccia cadde sulla cartina, sfumando i
contorni – Ma bene! Comincia anche a piovere…! Ed
io ovviamente sono senza ombrello! – si voltò
guardando le valigie, dei trolley di tela, ed il borsone, assumendo una
espressione sconsolata al pensiero dell’acqua che anche loro
avrebbero preso – Beh, almeno non fa freddo… -
Le ultime parole famose… Nel giro di dieci minuti la pioggia
scendeva abbondantissima e la temperatura era calata di parecchio. Lei,
che spaventata dal tanto decantato caldo di Atene aveva indossato solo
una maglietta ed un paio di leggeri pantaloni alla pescatora, ora era
zuppa e tremava di freddo. Si era irrimediabilmente persa, anche se
ogni tanto si rifugiava sotto una sporgenza per ritirare fuori la
cartina, ormai quasi inservibile, e illeggibile, e cercare di capirci
qualcosa.
Ad un certo punto la pioggia aumentò ancora di
intensità, ed iniziarono a cadere i primi piccoli chicchi di
grandine. Perfetto… Iniziò a correre a testa
bassa per cercare un riparo ed evitare almeno quelli, quando
improvvisamente sbattè contro qualcuno, ed il contraccolpo
mandò entrambi per terra.
- Perdonami… Ti ho fatto male? – la ragazza
sollevò gli occhi e si trovò davanti due
splendenti pozze di smeraldo. Un ragazzo le si era accucciato davanti
coprendola con il proprio ombrello ed ora la guardava preoccupato. La
ragazza tirò un sospiro di sollievo accorgendosi di non
essere più sotto l’acqua e sorrise:
- No, non mi sono fatta nulla – accettò la mano
che le veniva offerta e si fece aiutare ad alzarsi – Scusami,
stavo correndo senza guardare dove andavo –
- Lo immagino, con tutta questa acqua e senza ombrello! Dove stavi
andando? –
- Ed io che ne so? Ho solo un indirizzo, ma non ho idea di dove sia, mi
sono persa… -
E gli porse il bigliettino. Lui lesse l’indirizzo, ed
immediatamente tornò serio ed il suo volto assunse
un’espressione attenta. Ma fu solo un attimo. Poi sorrise:
- Beh, io so dov’è, se vuoi ti ci accompagno
–
Gli occhi di lei si illuminarono di speranza:
- Davvero sai dov’è? E davvero mi ci
accompagneresti? –
- Certo! Se tu accetti l’aiuto di un estraneo… -
- In questo momento accetterei l’aiuto di chiunque! Comunque
– tese la mano – io mi chiamo Rossella –
- Shun – sorrise lui – Così non siamo
più estranei –
Risero insieme, poi lui si caricò in spalla il fradicio
borsone e, presa una delle due valigie, le fece un cenno e sorridendo
si avviò. Lei prese l’altra e ricambiando il
sorriso gli si affiancò, camminando finalmente al riparo
dalla pioggia, che continuava imperterrita a scendere.
Ciao!
E' la prima volta che mi cimento con un mostro sacro come Saint Seiya,
che ha segnato la mia adolescenza e la mia giovinezza, e non sono
sicura di essere all'altezza!
Questo primo capitolo fa un po' da prologo, ecco perchè
è così breve, gli altri saranno più
lunghi...
Vi prego, lasciatemi una recensioncina per dirmi cosa ne pensate, se
posso continuare o se è maglio che lasci stare...
Baci baci a tutti!
RoxRox
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