Mantieni il silenzio

di Ichinisan
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Mantieni il silenzio

PROLOGO

Un vecchio faro illuminava la città. Non c’era traccia di vita, né vento o rumori; tutto era inesorabilmente silenzioso e cupo, come se la vita non fosse mai esistita in quel luogo. La luce rossa del faro illuminava il profilo dei palazzi, ne evidenziava i contorni spigolosi e i tetti scuri; sembrava l’unica cosa viva in quello scenario di desolazione, un sole rosso, l’unica guida in quel labirinto di cemento e vetro. La notte si occupava di ricoprire il cielo sopra la città, una notte perenne in cui due corpi celesti facevano a gara per illuminare il mondo; lei, la Luna, da sempre regina delle notti, era accompagnata da una sfera più piccola e verde acqua, Selene. La città si affacciava sul mare; un’ampia distesa di acqua scura dominata da correnti opposte. Un tempo quel mare era molto navigato, ma ora appariva vuoto. Dall’altra parte del mare si ergeva un’altra città; il suo profilo era praticamente identico alla città che le stava di fronte, come se un enorme specchio in mezzo al mare ne riproducesse l’immagine; ma c’era una differenza, la luce che ne delineava i contorni era verde e non rossa, un faro dalla luce verde dominava l’intero scenario cittadino. Un ponte univa le due città, un ponte lungo più di tre kilometri che attraversava il mare e con il suo colore blu contrastava il cielo nero. Le due città torreggiavano silenziose sullo specchio d’acqua infondendo una macabra tranquillità a chi poteva osservarle da lontano. Nessuno osava addentrarsi per le loro vie e nessuno aveva mai provato ad attraversare i vasti campi di fiori arancioni che dividevano gli schiamazzi e i rumori delle città vicine, dal silenzio e dalla desolazione delle due cittadine. Gli uomini le chiamavano “città rossa” e “città verde”, in onore del colore dei rispettivi fari, e amavano osservarle a lungo, quasi attratti ma anche respinti dal fascino mistico che esse emanavano.

 




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