brianwho
Disclaimer e ( stavolta poco ) altro : tutto non a scopo di lucro, tutto ( ah, diamine se stavolta questa precisazione non è necessaria XD!! ) falsissimissimo e se Brian Molko mi conoscesse probabilmente mi farebbe picchiare a sangue da quel colosso del suo bodyguard. Forse a ragione.
Detto ciò, state per leggere qualcosa di... Mhm... A dir poco bizzarro. Tutto qui, era solo per avvertirvi u.u...Enjoy XD!
(Ah, per quanto riguarda l'introduzione alla storia mi sono ispirata a The Twilight Zone - mi pare giusto specificarlo ^_^ )
Brian who?
A metà della storia
C'è una quinta dimensione, oltre a quelle che l'uomo già conosce.
È senza limiti come l'infinito, e senza tempo come l'eternità.
È la regione intermedia tra la luce e l'oscurità, tra la
realtà e la finzione, tra l'oscuro baratro
dell’infatuazione adolescenziale e le vette luminose
dell’ispirazione artistica.
È la regione del fangirling, una regione che molto, molto spesso si trova ai confini della realtà.
Quest’oggi ci occuperemo di esplorare un’infima parte di
essa, portando alla vostra attenzione un caso emblematico dei rischi
che si possono talvolta correre nel possedere una fantasia
eccessivamente fervida, e nell’usarla come valvola di sfogo nei
momenti più plumbei della nostra esistenza… O smettere
drasticamente di farlo, beninteso.
Una mattina, una delle solite mattine scandite da rituali semplici quanto ripetitivi ed irritanti nella loro cadenzata monotonia : la sveglia che trilla con compiaciuta crudeltà sul comodino, una mano che a tentoni si allunga a zittirne il canto funesto con una sonora e pesantissima manata, il notiziario che gronda sangue e sciocchezze già dalle sette e mezzo antimeridiane, un caffelatte che rappresenta l’unico appiglio al mondo reale assieme alle benedette stelline di glassa sulla superficie di quei biscottini al cacao che tanto ti ricordano un periodo in cui alzarsi era più facile e divertente, ed ogni giorno veniva inaugurato non dal rumore metallico di un apparecchietto meccanico, ma dal buongiorno odoroso di buono della mamma.
Un ultimo istante per crogiolarsi nella filosofica convinzione che all’uomo in quanto homo non sapiens sapiens piace farsi del male in nome di principi quali la puntualità e la fedeltà al proprio lavoro ma di principi anche più nobili preferisce sbattersene altamente le palle, e poi via, verso il bagno.
Ed è lì che un meccanismo oliato e collaudato da anni di
esperienza arriva ad una battuta d’arresto imprevista,
nonché surreale nelle proprie dinamiche.
Insomma, non è che capiti tutti i giorni di trovare Brian Molko a mollo nella propria vasca da bagno.
Katie ( questo il nome della nostra – più o meno –
eroina ) resta sulla soglia del bagno, impietrita dalla sorpresa e
dallo sgomento.
L’uomo, frutto o meno della sua immaginazione, non sembra
intenzionato a prendere coscienza del fatto di essere osservato :
rimane languidamente immerso fra la schiuma profumata e strabordante
della vasca, gli occhi chiusi e la testa reclinata all’indietro
come se dormisse.
Una paperella solitaria solca a fatica il pelo dell’acqua accanto
a lui, incagliandosi fra un baffo di schiuma e l’altro, mentre
Katie decide finalmente di risvegliarsi dal suo torpore e di agire da
persona lucida e ragionevole… Più o meno, in quanto lei
stessa è consapevole dell’intrinseca stupidità del
proprio approccio nei confronti della rockstar assopita : -
Scusami… Ma tu chi diavolo sei?-
Brian apre gli occhi, con aria confusa.
Il suo sguardo opera un’attenta panoramica della piccola stanza
attorno a sé, prima di posarsi lento e vagamente disgustato
sulla giovane interlocutrice : - Prego? –
Katie è spiazzata. Estremamente spiazzata.
Essendosi ripresa dall’iniziale stupore, si rende conto
perfettamente che il tipo che l’ha appena apostrofata in maniera
tutt’altro che cortese non può di certo essere il vero
Brian Molko.
Insomma, sarebbe assurdo, sarebbe inconcepibile, sarebbe una situazione
impossibile da descrivere anche in una fanfiction di quart’ordine.
E proprio per questo la ragazza pensa a quella folle della sua migliore
amica, Lizzy : le viene finalmente da pensare che tutta
quell’assurda situazione altro non sia che uno scherzo
magistralmente architettato da lei.
Per questo Katie ritrova un minimo di presenza di spirito, per
replicare con tono ironico : - Ah-ah, molto divertente. Sul serio, da
morir dal ridere… Ti ha mandato Lizzy, non è vero?-
“Brian” la fissa apertamente perplesso, per poi sillabare
gelido : - Non so di cosa tu stia blaterando, e non so neanche chi tu
sia… Ma se non esci immediatamente da questo appartamento
sarò costretto a chiamare la polizia.-
Mhm, se quello non è Brian Molko deve esserselo comunque studiato bene.
- Farò finta di non aver notato la tua scortesia…
Comunque, io sono la proprietaria della vasca nella quale stai
sguazzando in questo istante e della paperella con cui stai
giocherellando. Tu invece ancora ti rifiuti di rivelarmi la tua
identità e come sei entrato in casa mia… Ma già,
Lizzy ti avrà dato le chiavi.- argomenta con calma Katie,
poggiandosi allo stipite della porta con le braccia incrociate sul
petto, in attesa di ricevere spiegazioni riguardo la presenza
dell’uomo in casa sua.
Spiegazioni che “Brian” non sembra granchè
intenzionato a fornirle : - Ok, ormai credo di aver capito di aver a
che fare con una pazza patentata… Non so se sei anche
pericolosa, ma per ora non lo sembri abbastanza… Anche se nel
dubbio mi vedo costretto ad assecondarti come si fa di solito con
quelli come te.-
L’uomo si indica le labbra con entrambi gli indici, come ad
invitare Katie a prestare attenzione non solo al suono della propria
voce ma anche al labiale del proprio discorso : - Brian Molko. Ripeti
insieme a me… Bri-an Mol-ko.-
I sentimenti di Katie cambiano di nuovo alla velocità di un
fulmine : dallo stupore iniziale alla consapevolezza di essere
vittima di uno scherzo la ragazza passa ad essere decisamente molto,
molto alterata.
Quel tipo è davvero odioso! Insomma, lo scherzo è sfumato
in poco meno di una manciata di secondi e lui persevera nel
cercare di renderlo credibile facendo pure lo stronzo?!
- Certo, certo… L’accappatoio è in
quell’armadietto, quando hai fatto.- lo liquida sbrigativamente
Katie, nonostante senta forte l’impulso di mettergli le mani
addosso e, nonostante le circostanze, non per approfittarsi fisicamente
di lui.
Si siede sul letto, aspettando che “Brian” esca dal bagno e scuotendo la testa.
Non le riesce di comprendere come Lizzy abbia trovato tempo e voglia di
propinarle una burla simile… Ma d’altro canto le pare un
buon segno, visto che negli ultimi tempi la sua amica, se non è
al lavoro o non è accanto alla madre malata, sembra capace solo
di mettersi di fronte allo schermo del computer e scrivere, scrivere,
scrivere.
Non che prima non usasse trascorrere molto tempo impegnata in tale
attività, ma da quando è iniziato il lento e purtroppo
inesorabile declino della salute della mamma ciò che prima era
un hobby è divenuto una valvola di sfogo.
Per Lizzy è dannatamente importante svagarsi in quella maniera,
anche se da qualche giorno le ha confidato che non le riesce più
di tanto… Forse per via del trasloco che le ruba del tempo
prezioso, o forse è l’idea che la malattia di sua madre
sia divenuta talmente grave da richiedere la sua assistenza
continua, costringendola addirittura a trasferirsi da lei, ad
abbatterla ulteriormente e a succhiarle via energia e spunti creativi.
Sono solo fanfictions, certo, ma quanto deve farle male il rinunciarvi…
Katie è costretta a distogliere la mente dalle proprie
riflessioni quando il suo sguardo si ritrova ad incrociare la
traiettoria di quello di “Brian”, avvolto in un accappatoio
azzurro e a piedi nudi sul parquet della camera da letto.
La ragazza commenta : - Sei uscito dal bagno.-
- E tu sei seduta sul mio vestito. Con questo dichiaro conclusa la
nostra gara a chi spara l’ovvietà più grossa.-
Katie strabuzza gli occhi, ripetendo confusa : - Vestito…?-
“Brian” inclina da un lato la testa, sorridendo
leziosamente nel cinguettare con finta gentilezza : - Sì,
tesoro, quel tubino nero ipercostoso che stai erroneamente utilizzando
come cuscino.-
Come punta da uno spillone, Katie si alza in piedi di scatto,
accorgendosi finalmente di essersi proprio accomodata su quanto appena
descritto da “Brian” .
Katie non fa in tempo a sollevare l’abito per esaminarlo con
curiosità divertita che l’uomo glielo strappa di mano,
sibilando un venefico – Grazie.- all’indirizzo della
ragazza.
La ragazza lo guarda, incominciando improvvisamente a ridacchiare,
incredula, e Brian le domanda in tono piccato : - Bè? Che hai da
ridere adesso?-
- Certo che avete del fegato a farvi vedere conciati in quella maniera!-
- “Avete” ?-
- Tu e il vero Brian Molko.- spiega succintamente Katie, avvicinandosi
all’altro e passando in rassegna ogni particolare del suo volto
attentamente per la prima volta da quando se l’è ritrovato
in casa.
È quasi grottesco il modo in cui ognuno dei lineamenti di quel
tizio sembri ricalcare con esattezza quelli del soggetto impersonato.
Stessi occhi, stesso naso, stessa bocca, stessa voce… E stesso
modo di fare, per quanto ha avuto modo di comprendere
dall’esperienza pur sempre esigua ottenuta in materia di Placebo.
Insomma, per quanto possa piacerle il gruppo e relativo front-man di
loro non ha una conoscenza approfondita quanto quella praticamente
decennale di Lizzy.
- Certo che tu gli somigli davvero un casino… Sei praticamente
la sua copia perfetta.- ammette la ragazza, picchiettandosi un indice
sul mento pensierosa.
Solo in quel momento si accorge di essere anch’essa oggetto di un
esame attento da parte di “Brian”, che la osserva da un
po’ con occhi ridotti a due fessure rilucenti di purissimo ed
evidentissimo astio.
- Uh? Che hai ? – lo interroga Katie, e la risposta di
“Brian” non si fa attendere : - Che ho? Devo farti un
disegnino? Devo dirtelo in…Che so, francese? Tedesco? Spagnolo?
Devo mimartelo? Devo … Ah, non lo so! Cosa cazzo devo fare per
convincerti del fatto che io sono davvero il fottutissimo Brian Molko
dei fottutissimi Placebo?! –
Adesso la situazione inizia davvero a non essere più tanto
divertente, perché il tipo o è un fine commediante oppure
è un mitomane catapultatosi chissà come nel suo
appartamento per usare la sua vasca… E qualunque sia
l’opzione giusta, di sicuro deve avere qualche rotella fuori
posto.
- Senti, per un po’ è stato quasi spassoso relazionarmi
con te in questa maniera contorta e vagamente insana, ma ora mi sto
stancando!-
“Brian” emette una risatina secca, allargando le braccia ed
esclamando esasperato : - Bè, se tu ti stai stancando figurati
come posso stare io!-
Katie non replica : gli rivolge un’ultima occhiata, prima di infilare il corridoio con sicurezza.
- E adesso dove vai?- le dà una voce “Brian” dalla
camera da letto nel quale è rimasto, e per contro la ragazza si
presenta un attimo più tardi con una scala pieghevole
sottobraccio.
“Brian” sembra ammutolirsi di colpo : assiste silente allo
spettacolo che la ragazza dà di sé nel divaricare la
scala goffamente e nel porla accanto ad una parete, salendovi sopra.
L’uomo si acciglia di nuovo, e con le mani sui fianchi pronuncia
recisamente : - E adesso che stai combinando, in nome del Cielo?-
Mentre armeggia con la cornice di un quadro, Katie trova il tempo di
replicare tranquillamente : - Cerco le telecamere, no? Immagino che
Lizzy debba averle sparse un po’ per tutta la casa, per essere
sicura di riuscire a filmare tutto questo simpaticissimo schifo di
burla… Anzi, se magari mi indicassi l’ubicazione esatta di
ognuna mi faresti un favore!-
“Brian” dal basso si finge dispiaciuto e portandosi una
mano al cuore mugola : - Oooh, vorrei davvero aiutarti, ma sai
com’è… È difficile cercare qualcosa che non
esiste, dolcezza! –
- Ah, ma piantala una buona volta! E comunque ancora non so come ti
chiami veramente… Non so te, ma di solito io litigo così
di gusto solo con persone di cui conosco l’identità
anagrafica!-
Katie gli lancia uno sguardo di sottecchi nel momento stesso in cui
“Brian” alza gli occhi al cielo, con espressione
comicamente languida, e continua a parlare, scendendo pian piano dalla
scala : - Va bene, per incoraggiarti ti rivelerò il mio nome,
anche se non te lo meriti… Katie. Katie De Luca.-
Con disinvoltura Katie sventola una mano praticamente sotto il naso del
compagno per farsela stringere, pigolando timidamente : - Non
mangiarmela, please.-
Sollevando un sopracciglio con aria sdegnosa, Brian acconsente
riluttante a concedere una stretta di mano breve ma energica alla
propria avversaria, che sorride trionfante senza dir nulla.
Dopo quel gesto fra i due cala il silenzio più totale.
Un silenzio estremamente lungo ma che a Katie non dispiace, in quanto
le sa di vittoria sull’uomo che si trova di fronte e la sta
fissando in modo vagamente stordito.
Certo, ovviamente dopo circa un minuto di totale assenza di parole
qualcosa va pur detto… E Katie assolve al compito azzardando un
breve : - Allora?-
- “Allora” che?-
- Ah, e poi sarei io la cretina? Il-tuo-vero-nome-s’il-vous-plâit!-
-…DIO CRISTO, BASTA!-
- Oh, hai perfettamente ragione, solo che “basta” lo dico
io! Ma come puoi andare avanti con questa storia ridicola? Pensavi
davvero che credessi che una rockstar di successo mi fosse
piombata in casa per farsi un bagno?? – esclama animatamente
Katie, ricordandosi poi di abitare in un condominio e che urlare a
quell’ora di mattina potrebbe distogliere diversi e più
fortunati di lei inquilini dal loro sonno ristoratore.
E l’ultima cosa che desidera quel giorno è trovarsi a
gestire le bizze di un esercito di anziani inferociti, oltre a quelle
dell’individuo fuori di testa che si trova di fronte.
- “Piombata in casa” ? Devi avere qualche problema
d’udito… Questa è casa mia, te l’ho
già detto.- afferma tranquillo il ragazzo, incrociando le
braccia sulla spugna azzurra dell’accappatoio chiuso sul
suo petto.
In quel momento Katie comprende che l’unico modo di mettere fine
a quella farsa è sbattere in faccia all’invasato la
realtà dei fatti.
- Ok… Tralasciando il fatto che in questo appartamento ci vivo
da ben due anni, vuoi sapere perché è assolutamente
impossibile che tu sia Brian Molko?- lo apostrofa con tono di sfida la
ragazza.
Una sfida che “Brian” raccoglie senza batter ciglio : - Oh, sì, sono curioso!-
Katie sorride maligna, e lo oltrepassa come una saetta, andando a
rovistare in un pacco di riviste impilate ordinatamente sul comodino
accanto al letto : scartabellando alacremente, arriva ad esalare un
soddisfatto “Bingo!”, afferrando un settimanale posto a
metà della colonna cartacea.
Avanzando verso “Brian” Katie sembra tornare seria ;
gettando la rivista sul materasso sillaba pianamente : - Ecco
perché non puoi essere lui.-
“Brian” prende in mano il giornale con circospezione, esaminando scrupolosamente la copertina.
Un sogghigno ironicamente soddisfatto torna ad inarcare le labbra di
Katie, nel registrare l’espressione sul volto del ragazzo.
Al colmo dello stupore, “Brian” infatti ha spalancato occhi
e bocca in una smorfia piuttosto ilare, rimirando una foto
di…Sé stesso campeggiante in copertina.
Un sé stesso estremamente diverso, con qualche anno in
più sul volto e con decisamente un differente gusto in fatto di
abbigliamento.
- E’ anche per questo che lo scherzo non avrebbe potuto
funzionare… E mi stupisco che Lizzy possa averlo creduto.-
spiega con semplicità Katie, ma “Brian” non sembra
ascoltarla, troppo preso a sfogliare ansiosamente le pagine della
rivista, evidentemente alla ricerca dell’articolo dedicato ai
Placebo.
Per questo Katie continua a parlare, come a volerlo calmare e
rassicurare : - …però ammetto che tutto sommato vederti
mi abbia dato un bel brivido, eh! E forse alla fine lo scopo ultimo era
questo… Insomma, sei proprio uguale all’originale! Sei un
suo parente ? –
Nessuna risposta.
- Ehi, non prendertela così, dai!-
- … non può essere vero.-
- Come?-
“Brian” si accascia sul materasso stringendo ancora in mano
la rivista, incapace di staccare gli occhi dalla copertina di essa : -
Non… Non è possibile…-
Katie lo vede impallidire e tremare, e si precipita immediatamente al suo fianco : - Ehi… Che ti prende? Ti senti male?-
- Non lo so… Cioè, mi sento… Oddio… Ma io
sono…Io sono davvero… - farfuglia il ragazzo, spaventando
sul serio la giovane.
Diamine, e adesso che cavolo gli sarà preso? Sta davvero male, o sta fingendo?
Prima che possa informarsi sulle sue condizioni, “Brian”
solleva lo sguardo sul volto di Katie, mormorando istupidito :
-… io pensavo di essere lui. Io… Lo sono, senza dubbio.
È solo che… Quelle foto, e…In che anno siamo?-
- Siamo nel 2008…- replica debolmente Katie, arrivando a
comprendere che quella del ragazzo potrebbe non essere una messinscena.
Sembra che debba essere colto da un attacco cardiaco da un momento
all’altro : sta tremando sul serio, e le sue mani sono
freddissime, come se invece di quelle di un essere umano in carne ed
ossa stesse stringendo quelle di un fant…
…oh, santissimissimo Iddio.
Katie balza in piedi, sentendo improvvisamente ogni singolo capello sulla sua nuca drizzarsi dal terrore.
“Brian” la guarda senza capire, e quando la giovane
comincia a tastare le sue spalle, le sue braccia e la sua schiena alla
ricerca di un briciolo di calore corporeo in grado di confermarle di
non trovarsi di fronte ad un poltergeist le chiede : - Dì un
po’, ti sembra il caso di darci alle intimità fisiche in
una situazione come questa?-
Katie arrossisce, irritata dall’ironia del ragazzo : - Sto cercando di appurarmi che tu esista veramente! -
- Bè, in effetti in molti se lo chiedono, dopo avermi
incontrato…- annuisce “Brian”, sospirando e
sorridendo vanitosamente.
La ragazza rotea gli occhi verso l’alto, come reazione a quello
sfogo di narcisismo, e constata : - Ok. Ad occhio e croce direi che sei
troppo caldo per essere un ectoplasma… E con “caldo”
non intendo dire quello che pensi tu.-
- Tu credevi che io fossi un fantasma?- esclama “Brian”,
scoppiando poi a ridere sgangheratamente, e Katie lo riprende
severamente : - Io perlomeno sto cercando di capirci qualcosa…
Ma se hai già qualche idea riguardo a quello che puoi esserti
successo spara pure.-
Quelle parole sono esattamente ciò che ci vuole per far tornare
serio il giovane, che scuote il capo sconsolato, ammettendo : - Non ne
ho la minima idea. Cioè, ricordo il mio nome – che a
quanto pare non è nemmeno mio -, ricordo i miei compagni di
band, ricordo di stare insieme a Stefan, ricordo questa casa…-
- Frenafrenafrena…Cosa hai detto?- lo interrompe Katie, incredula.
Decisamente in quel discorso c’è qualcosa che non quadra… Non quadra per niente.
- Uh?- mugola “Brian”, per essere poi imbeccato da una spazientita Katie : - Quella cosa di Stefan!-
- Bè, noi due stiamo insieme, lo sanno tutti. Insomma, potrei
tranquillamente dirti come ci siamo conosciuti, e anche la data precisa
del nostro primo bacio e una sfilza di altri particolari.-
Il discorso fatica sempre più a sembrare di senso compiuto, alle orecchie di Katie.
Sì, certo, il cantante ed il bassista dei Placebo non si sono
mai preoccupati di non dare adito a simili dicerie – ci sono
testimoni oculari e materiale in abbondanza, al riguardo – ma di
una cosa si può star certi : che i due abbiano una relazione o
meno di sicuro ciò non è di pubblico dominio…Non
è neanche ufficioso, per dire!
La ragazza si schiarisce la voce, sentendo d’improvviso la gola estremamente secca.
La faccenda si intrica sempre più, e non sembra volersi dipanare
se non a costo di brancolare nel buio inseguendo ragionamenti assurdi e
tortuosi.
Può semplicemente trattarsi di un ragazzo in preda ad uno strano
caso di amnesia, o di uno psicopatico o un di mitomane, o
…Qualunque cosa.
Ma comunque Katie sente di non poter più gestire la situazione
da sola, e visto che ci sono dei particolari che la angustiano e la
portano a elaborare ipotesi decisamente strambe riguardo
all’identità di “Brian”, decide di rivolgersi
alla persona che fin dall’inizio ha ritenuto responsabile di
quell’insolito pasticcio.
- Pronto?-
- Ciao, Lizzy!-
- Katie, tesoro! Ora non posso parlare, stavo per uscire di casa… Ma tu non sei al lavoro?-
- Ehr… No, è sopraggiunto un…Imprevisto e sono
dovuta rimanere in casa! Comunque… Avrei bisogno del tuo aiuto.-
- Adesso?-
- Decisamente adesso.-
- Ma veramente sarei anche un po’ in ritardo…-
- Lizzy, non te lo chiederei se non fosse estremamente importante.-
- Mhm…-
- Lizzy, ti prego.-
- Ok, rompiscatole… Arrivo fra cinque minuti.-
- Grazie… A dopo!-
Katie riaggancia il cordless, soddisfatta : torna in camera da letto,
rivolgendosi a Brian per informarlo : - Ho appena parlato con una mia
amica…-
- …Lizzy, lo so.- la previene “Brian”, saltellando
ed allungando le braccia all’indietro verso la schiena nel
tentativo di chiudere la cerniera lampo del suo vestito.
Katie ridacchia, costringendolo a fermarsi e adempiendo al compito al posto del ragazzo : - Hai un udito fine.-
- Eri solo in corridoio, in fondo.- si giustifica il ragazzo,
riaggiustandosi le spalline con cura certosina e aggiungendo subito
dopo : -… e poi sapevo che avresti chiamato lei, anche se non me
l’hai detto.-
- Ti avevo solo avvertito che sarei andata a fare una telefonata… Avrei anche potuto chiamare la polizia.-
Brian si gira, avvicinandosi alla ragazza e domandando sommessamente con un piccolo sorriso : - Ti sembro pericoloso?-
- No, mi sembri confuso. E anche piuttosto stronzo, a dire il vero. – scherza Katie, anche se non troppo.
Nonostante tutto, “Brian” non le sembra veramente tanto schizzato da poterle fare del male.
È solo un tantino irritante, e smarrito.
Katie lo guarda mentre si avvicina alle foto incorniciate ed appese
alle pareti con distratta curiosità, ed emette un leggero
sospiro.
Le piacerebbe davvero dargli una mano, ed in una qualche misura sente di essere l’unica a poterlo fare.
Insomma, in fondo lo ha trovato lei. Dovrà pur esserci una ragione.
- Questa ragazza accanto a te è Lizzy.-
Quella di “Brian” è una constatazione, più che una domanda.
È fermo di fronte ad un’istantanea e la fissa con estremo
interesse, smettendo di farlo solo per incontrare lo sguardo di Katie e
ricevere conferma di quanto affermato poco prima.
- Come… Come lo sai?- mormora confusa la ragazza, ricevendo in
cambio una risatina divertita da parte dell’altro : - Bè,
è scritto proprio qui in basso…”Katie e Lizzy per
sempre amiche”. Molto adolescenziale, ma se è un proposito
sincero chi se ne frega?-
- Lo ha scritto lei… E lei è effettivamente un po’
adolescenziale.- riconosce obiettivamente Katie, sollevando le spalle
con noncuranza.
Appropinquandosi a “Brian” Katie prosegue nel suo discorso
assorto : - Ci conosciamo da una vita, e siamo praticamente come
sorelle.-
“Brian” annuisce lentamente senza parlare, giocherellando nervosamente con una spallina del vestito.
Katie sorride, comprendendo lo stato d’animo del giovane, e gli
passa cordialmente un braccio attorno alle spalle : - Andrà
tutto bene, tranquillo.-
Il ragazzo annuisce di nuovo, anche se a vederlo non sembra persuaso dalle parole di Katie.
- Senti… Che ne dici nel frattempo di toglierti
quell’affare e indossare qualcosa di più comodo?- lo
invita la giovane, tentando di tirarlo su di morale.
-… tanto più o meno dovremmo avere la stessa taglia, no?-
ribatte ironicamente “Brian”, e Katie ridacchia aprendo
un’anta dell’armadio e disegnando un’ampia curva per
aria per mezzo del suo braccio, mentre declama con tono solenne : -
Servitevi pure, mio caro ospite!-
Uno scatto sonoro si fa strada dal corridoio sino a giungere alle
orecchie di Katie e “Brian”, facendo da apripista ad una
voce allegra ma leggermente affannata : - Ecco uno dei motivi per cui
traslocare non è stata poi una cattiva idea… Sei piani
senza ascensore! –
Un acciottolio frenetico di tacchi punteggia il silenzio
dell’appartamento, coperto solo dallo stentoreo richiamo di Katie
: - Sempre a lamentarti! Sappi che a questo punto rivoglio la tua copia
delle chiavi!-
Il rumore di tacchi si avvicina alla camera da letto, e con esso
naturalmente anche la proprietaria di quelle scarpe così
esageratamente cicaleggianti.
- Mhm, mi ricevi in camera? Mi fai davvero sentire una privilegiata!-
sorride Lizzy, affacciandosi sulla soglia del locale, i capelli biondi
e ricci che le rimbalzano allegramente sulle spalle.
Katie non fa in tempo ad accoglierla con lo stesso gioviale slancio che
anima il modo di fare dell’amica che subito la vede rabbuiarsi in
un’espressione stranita, in quanto accortasi della presenza di
“Brian” umilmente seduto sul materasso, le mani
intrecciate in grembo e il volto apparentemente vuoto, privo di
emozioni .
Il silenzio pesa come una zavorra sull’atmosfera della stanza,
fino a quando non interviene la risata scrosciante di Lizzy ad
interromperne il flusso.
- Oddio, Katie… Cos’è, uno scherzo?-
- Ammetto di aver reagito allo stesso modo stamane, nel ritrovarmelo
immerso nella vasca da bagno.- le concede Katie, mentre
“Brian” non sembra ancora intenzionato ad interrompere il
contatto visivo con Lizzy, come fosse ipnotizzato.
- Lui era… Nella tua vasca da bagno?- mormora sbalordita la
bionda, distogliendo a forza lo sguardo da quello del ragazzo poco
distante.
- Già. E anch’io ho pensato ad un tuo scherzo, visto che solo a te possono venire in mente certe idee…-
Katie non è sicura che Lizzy la stia ascoltando :
quest’ultima si morde le labbra pensosamente, scrutando con
attenzione la terza persona presente insieme a loro, come cercando un
qualsiasi particolare che possa suffragare l’ipotesi di stare
vivendo un sogno senza alcuna corrispondenza con la realtà.
Si riscuote, difendendosi freneticamente : - No, no! Te lo giuro,
Katie, io non c’entro nulla! Insomma, neanche lo conosco…
Chiunque egli sia!-
“Brian” a quelle parole sembra scattare come una molla : i
suoi occhi brillano di una luce imperscrutabile, mentre apostrofa Lizzy
con un chissà in qual percentuale casuale : - Dì un
po’, Lizzy… Come sta tua madre?-
La sorpresa che si può agevolmente distinguere sul viso di Katie
altro non è se non un fedele riflesso di quella di Lizzy :
-… mia madre?-
- Già. So che ultimamente non se la passa granchè bene,
no? È per questo che hai dovuto trasferirti a casa sua…-
Lizzy cerca immediatamente di rivolgersi all’amica per ottenere
spiegazioni riguardo al fatto che quello strambo sconosciuto possa
saperla così lunga a proposito della propria vita privata, ma il
ragazzo si intromette subito, liquidando sbrigativamente ogni presunta
responsabilità di Katie : - No, lei non mi ha detto
nulla… Lo so e basta. Lo so… Perché adesso
ricordo. Io ti conosco. E tu conosci me dannatamente bene.-
Le due ragazze seguono senza fiatare i movimenti del loro
interlocutore, che si avvicina a Lizzy quel tanto che basta a
fronteggiarla, mormorando affranto : - So che stai soffrendo… Ma
perché mi hai cacciato via, Lizzy? Io… Io ti ho aiutato
tante di quelle volte a farti star meglio… E tu mi hai
abbandonato, così…-
Sospira, prima di completare il discorso : -… mi hai lasciato a metà della storia.-
- Ancora non ci credo.-
Lizzy, sdraiata sul letto, si cinge le tempie con entrambe le mani,
come a tenere insieme la mole di pensieri che minaccia di sfondarle il
cranio per la pressione provocata dalla loro presenza.
È la prima frase che pronuncia da quando lei e Katie sono
rimaste da sole, poiché “Brian” ha deciso di non
rivolgere loro più la parola, rintanandosi in soggiorno a
guardare la TV.
Sembra essersi offeso da morire… E forse ha un po’ ragione di esserlo.
- Forse è più normale di quanto crediamo, che ne
sai… Magari può succedere in condizioni di forte stress
emotivo e fisico, vista anche la tua condizione attuale.- argomenta
Katie, e Lizzy replica scettica : - Se fosse così, perché
non si è mai sentito parlare di episodi simili?-
- Tu andresti in giro a raccontare qualcosa del genere?-
- Direi di no… E infatti non lo farò.-
- Giusto, in fondo è una faccenda fra te e lui… O fra due parti di te stessa, in un certo senso.-
- Aaaah, Katie! Questa cosa è assurda!- protesta veemente Lizzy,
afferrando un cuscino da sotto le coperte e affondandoci il volto con
energia, facendo ridere l’amica : - Su, su… Il suicidio
teniamolo come via di fuga per le esigenze più estreme, ok?-
- Mhm…- il mugolio frustrato di Lizzy si smorza
nell’imbottitura del guanciale, e così anche il suo
flebile : - Katie?-
La ragazza strascica un lento : - Dica.- come risposta, e l’altra
sposta il guanciale dalla bocca, domandando : - … ma
perché è tornato proprio qui, invece di venire
direttamente da me?-
- Forse perché qui è nato e vissuto felicemente, prima
che tu lo sfrattassi per far posto ad altro nella tua mente.-
- Non dire così! Io non volevo lasciare la storia a metà.
È stato lui ad andarsene, assieme a tutta la mia
ispirazione… Che posso farci se ho questioni più urgenti
da risolvere di una fanfiction incompleta?-
Katie fa spallucce : - A quanto pare a lui delle tue questioni
più urgenti non importa un fico secco. Non è una persona
vera, in fondo… È una tua creazione, dipende da te in
tutto e per tutto. Non puoi biasimarlo perchè ce l’ha un
po’ con te.-
- A me non sembra tanto dipendente dalla mia volontà, se ha
addirittura la capacità di mettere le gambe e andarsene a spasso
tranquillamente!-
- Non è andato a spasso… È solo tornato nel posto
in cui è stato felice, e non puoi biasimarlo neanche per questo.-
- Mhmpf.-
- Lizzy, levati quel cuscino dalla faccia.-
La giovane esegue l’ordine alla svelta, scaraventando il
guanciale dall’altro capo della stanza con un lancio alimentato
dalla frustrazione che decide di sfogare anche verbalmente : - Comunque
è irragionevole e cocciuto! Voglio dire, perché deve
rifiutarsi di venire a casa insieme a me?-
- Lizzy, tu adesso lo rivuoi con te solo perché da personaggio
di fantasia si è trasformato in un ingombrante proiezione in
carne ed ossa di essa…Anche lui ha un orgoglio, e non
cederà subito, senza fare storie!-
- Lo so che ha un orgoglio, l’ho creato io così!-
- E allora non lamentarti.-
Per un istante tutto tace.
- Katie?-
- Mhm?-
- Dovrei chiedergli scusa?-
- No, dovresti completare la sua storia.-
Lizzy geme esasperata, scalciando energicamente : - Aaaah, lo sai che
lo vorrei! Sai quanto odio quello che mi sta accadendo… Non mi
sono mai sentita tanto vuota, tanto priva di forze. E proprio ora, per
giunta, quando ne avrei più bisogno. Sono talmente…
Sfinita da non aver voglia di scrivere. E di certo il suo atteggiamento
non aiuta!-
Katie si volta ad affrontare l’amica con sguardo addolcito da una
buona dose di comprensione, e sussurra piano : - Facciamo
così… Almeno prova a buttar giù qualche idea,
quando torni a casa e soprattutto quando hai tempo. Dedica un po’
d’attenzione anche a lui… Anzi, a te stessa. E forse,
chissà, magari deciderà di perdonarti…-
Rotolando pigramente su un fianco Katie scende dal materasso e si sgranchisce le giunture in un riflesso automatico.
Abbassando ulteriormente il volume della sua voce, la giovane ultima
l’esposizione della propria idea con un reciso : -…e
magari deciderai di perdonare te stessa, per non essere perfetta e per
aver bisogno anche dei tuoi spazi.-
Il giorno seguente la routine giornaliera sembra essersi assestata di
nuovo su ritmi tranquilli e rassicuranti nella propria pur sempre
irritante monotonia.
Il primo pensiero sparato con forza dalla sua mente a perforare la
nebbia delle percezioni stordite dal risveglio coatto delle sette e
mezzo di Katie è quello di andare a controllare Brian, che ha
deciso di trascorrere la notte nel suo appartamento.
Apre la porta dell’ex-camera di Lizzy, divenuta una comune stanza per gli ospiti, e sobbalza sconvolta.
- Pronto?-
- Sono io.-
- Katie! Che c’è, adesso? Un’altra fuga indesiderata di personaggi immaginari?-
- No, no… Volevo solo chiederti se hai seguito il mio consiglio di ieri.-
-… direi proprio di sì. E pensa che l’ho fatto
stanotte! Ero troppo agitata per dormire, così mi sono alzata e
ho acceso il pc e… Voilà! Sono ad un passo dalla fine
della storia! Non è pazzesco?-
Katie non replica subito all’entusiastico resoconto della nottata
fornitogli dall’amica : fissa con un lieve sorriso le lenzuola
disfatte del letto dinanzi a sé, abbandonato dal suo precedente
beneficiario, e mormora compiaciuta : - Già… Proprio
pazzesco.-
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