E' preferibile la morte.

di FavoladiBeda
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Azkaban è regno di corroborante dolore.
Seduto senza sentimento su lastroni di cemento, io, Sirius Black, incatenato e solo conto i giorni che mi restano.
Aspetto solo il momento in cui mi abbandonerò alla bocca di ghiaccio dei dissennatori e terminerò la mia condanna.
Perchè la mia prigionia non è soffrire la fame dietro sbarre anonime ma l'incubo di soffocare nel ricordo dei corpi spezzati di James e Lily, del sentirmi di cristallo contro questa realtà in cui sono incastrato.
La testa duole, gli arti sono immobili e gli occhi sono morti ma non mi interessa, non più.
I giorni bui sono il mio presente, vorrei gridare o lottare ma esisto in un cadavere abbruttito e solo, abbandonato in un quadrato succhia vita, finchè il respiro non cesserà.
Un' Avada Kedavra di Voldemort sarebbe un gesto di altruismo, mi libererebbe dal vortice di solitudine e intorpidimento in cui è unto il mio cuore.
Mi perdo nel limbo dell'oscurità, gli occhi si girano al contrario e la bocca brucia di schiuma acida.
Cado in un coma tormentato dal sapore del sangue che scopro essere di James, sto assistendo alla sua carneficina.
Minus con i denti lunghi e malati di roditore strappa e mastica la sua pelle che a contatto con la sua saliva diventa livida.
Lily è accanto a lui, scossa dagli spasmi.
D'un tratto Peter torna in forma umana e punta la bacchetta su di lei.
Una nube nera si espande per poi scendere lenta verso le labbra: Peter la vuole soffocare.
Prendo coscienza dell'avere un corpo ma, appena ho formulato questo pensiero, sento i polsi e le caviglie lacerarsi contro le catene che mi tengono braccato a una parete di spine.
James e Lily sono morti ma le loro urla e i loro versi strozzati si ripercuotono nelle mie orecchie.
Peter si volta verso di me, alza una lurida mano a quattro dita e le muove a mo' di saluto, si tramuta in un ratto e sgattaiola via.
Rimango solo, con un groppo di disperazione che mi sale per la gola, lacrime di piombo che abitano le ciglia.
Le palpebre si abbassano mentre una goccia di sangue mi scivola dalla bocca.
A fatica riemergo dal lago di oppressione del sogno ritrovandomi in un altro incubo: la realtà.
I dissennatori sono quattro invece di cinque, forse è passato un altro terribile giorno.
Seicentonovantaduesimo ad Azkaban.
Il nastro si è avvolto, di nuovo, crudelmente e ora si mostra di nuovo.
Bentornata solitudine, bentornato straziante sopravvivere.




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