The
Armour's Reflection
(Che
può voler dire sia “il riflesso dell'armatura”,
che “la riflessione dell'armatura”)
SAAAALVE!!! Innanzi tutto vorrei
iniziare col dire che questa è la mia prima fanfic in
assoluto, perciò, vi prego, siate clementi, non trucidatemi
subito!!! Cioè, farà schifo sia dal punto di vista del
lessico, che da quello dello del contenuto e sarà di sicuro
troppo prolissa (e a proposito, non ho ancora capito dove vada la
cadenza di questa parola!)
Per seconda cosa vorrei dire che questa
fic è ispirata all'anime di FMA, come chi l'ha visto può
confermare.
Per terza, vorrei dire grazie a
chiunque si prenda la briga di leggerla, e ancora di più a chi
mi regalerà una recensione, sia buona (pleeeeeeeeeeaze!!!)
che severa (ma vi prego, niente “dovresti ritirarti” che
altrimenti ci rimango troooppo male!!!)
Per quarta, vorrei ringraziare mia
sorella che ha sia il nick di MartaSaru che
quello di GaaChan (sì, è sul serio mia sorella, ed è
la stessa persona, se non ci credete leggetevi le storie, noterete
che hanno lo stesso stile ^^)
Odio questo momento.
L'ho sempre odiato, mi
pare, da quando abbiamo tentato di trasmutare la mamma.
È il momento in cui
ci si sveglia, ci si dà una sistemata, e, soprattutto, si
osserva quel malefico oggetto.
Lo specchio.
Forse, più che
odiarlo, io temo questo momento, ne ho paura, perché quella
superficie stregata mi rivela ogni giorno, senza eccezione, quello
che sono diventato.
Un mostro.
Un gigante di metallo con
gli occhi ardenti, che si muove solo grazie alla volontà della
mia anima, tenuta salda solo da uno scarabocchio fatto col sangue,
quello di mio fratello.
Dei momenti bui della mia
vita, quello è forse il peggiore, perché ogni volta che
mi specchio, ogni volta che mi vedo riflesso da qualche parte,
ritorna in me; vedo mio fratello piccolo, sconsolato, sanguinante,
con due moncherini che inondano il pavimento di liquido scarlatto e
lucente; vedo le mie mani, così grosse e nere, e i miei polsi
di metallo; mi rendo conto di non sentire alcun dolore, anche se non
sono certo in una posizione comoda, ma ciò vale solo
fisicamente, perchè dentro, dentro mi sento bruciare di odio e
paura. Odio per me, per non averlo fermato in tempo, per non aver
capito che ciò che facevamo andava non solo contro la legge,
ma anche contro TUTTI i principi della natura.
Paura perché temo
quello che stai per dirmi, Niisan, temo di scoprire cosa cela il tuo
sguardo dorato, temo di sapere che tu mi odi, perché tutto ciò
che è successo è stata colpa mia.
Sì, Niisan, è
colpa mia. Sono io l'unico vero responsabile di quanto ci è
successo.
Sono io che dovrei
piangere ogni notte mentre dormo e chiederti scusa per come ti ho
ridotto.
Perché sono stato
io ad aprire quella maledetta porta, io che [sia dannato per
l'eternità], Gli posi quella fatidica domanda, io che [razza
di idiota senza cervello] ti chiesi di emularLo quando ormai era
sparito, via, oltre l'orizzonte, nonostante sapessi che tu Lo
odiavi, nonostante sapessi che ti sarebbe costato molto farlo.
- Pap-ppà, che
cosciè quella magia? - chiesi, dopo averlo visto trasmutare
quei fiori alla mamma, affascinato.
- Non è una magia,
Al. È l'Alchimia – disse, in un tono tra l'incerto e il
reverenziale, perché nonostante tutto quello che aveva passato
a causa sua, amava ancora quella scienza misteriosa e, per me,
magica.
- Dai Ed! Prova a farlo!
Trasmuta qualcosa! - ti esortai, sicuro che tu, il mio idolo, saresti
riuscito a ripetere il miracolo.
- E perché dovrei?
Non voglio fare nulla che abbia fatto Quello Lì! - replicasti
tu, immusonito come sempre al Suo pensiero.
Giocai d'astuzia:
- Però, se riesci a
trasmutare gli oggetti meglio di Lui, vuol dire che sei più
bravo, no? O forse non ci provi perché sai non ne saresti
capace, eh? - Ti stuzzicai, pungendoti nel vivo.
Non bisognava mai dire che
c'era qualcosa che non potevi fare, ti colpiva nell'orgoglio e tu ti
facevi in quattro per dimostrare il contrario. Perciò lo feci.
Avevo adorato quella “magia”, come per me continuava a
essere, e speravo che facendola tu saresti stato contento come lo era
Lui di farlo per mamma. Perché, vedi, io avrei voluto che noi
fossimo come loro. Lo so che non era possibile, fin da subito ci
hanno insegnato che non era giusto, che amare il proprio fratello era
sbagliato, però non riuscivo a non pensare che tu fossi il mio
principe azzurro, anche se non ero femmina, e che io fossi la tua
anima gemella, anche se ero maschio.
E ti convinsi a scoprire
l'alchimia, e poco dopo, la studiai anch'io.
Forse tu diresti che
l'avresti studiata lo stesso, che se non ero io a farti interessare
ci avresti pensato da solo, e che magari ci avremmo messo un po' più
di tempo ma avremmo studiato lo stesso per far rinascere la mamma,
perché non ci saremmo mai arresi all'evidenza di vivere senza
di lei, e avremmo tentato comunque l'impossibile.
Però.
Però, Niisan, una
cosa la so di sicuro.
E-e ho paura di dirtela.
Io lo so
perché la mamma è morta.
Ho...ho
fatto delle ricerche al riguardo, perché ricordo di aver
sentito il medico di Resembool dire che da
tempo aveva una malattia, una malattia di cui lei non aveva mai
parlato per non preoccuparci.
Ho
cercato fra le carte dell'ospedale, e ho chiesto informazioni al
dottore, e sono riuscito a sapere di cosa soffriva la mamma.
La
mamma...la mamma aveva un tumore* maligno che la divorava da
tempo, più precisamente, da quando sono nato.
Ecco.
L'ho detto. Sì, la mamma se n'è ammalata alla mia
nascita, anzi, a causa
della mia nascita.
Tu
diresti che è impossibile, che sto andando troppo di fantasia,
che un figlio non può causare tumori alla propria madre
nascendo, altrimenti la razza umana si sarebbe già estinta da
parecchio!
E
invece...
Forse
non lo sai, prima di chiederlo al dottore non lo sapevo neanch'io, ma
il mio parto è stato difficile, e mamma ha rischiato di
morire.
Per
la prima parte dell'operazione è andato tutto bene, ma a un
certo punto, non si sa per quale motivo, io mi sono rivoltato
all'indietro nell'utero, e sono cominciato a uscire dai piedi, invece
che di testa.
La
mamma gridava che stava per morire, e tragicamente era vero, se
avessi fatto qualche altro passo falso, o se il dolore fosse
diventato insopportabile, sarebbe successo l'irreparabile!
Allora,
per aiutarla, il medico le diede un farmaco che avrebbe diminuito il
dolore e la tensione del corpo, e grazie ad esso, senza altri danni,
io venni alla luce.
O
almeno così credevano tutti.
Quando
visitò la mamma dopo che si era sentita male, il medico si
accorse dello stadio avanzato della malattia e del fatto che non era
possibile fare niente per lei, per allungarle la vita; e scoprì
inoltre, da lei stessa, che la causa del tumore era quella medicina
che le aveva dato per farmi nascere, per non rischiare la mia morte,
perchè lei sapeva,
fratellone, lei sapeva che quel calmante le avrebbe fatto male, lo
sapeva di essere un soggetto a rischio, che c'erano altissime
probabilità che le venisse quel tumore maledetto.
E
nonostante ciò, nonostante sapeva che facendomi nascere non
sarebbe potuta restare con noi, che non ci avrebbe visti diventare
grandi, ha scelto me, la mia vita, rispetto alla sua e alla vostra
felicità.
E
s-s-sai cosa ha detto il g-g-giorno della visita al d-d-dottore?
S-s-sai c-c-cosa gli ha d-detto? (Sniff) Addirittura col sorriso
sulle labbra, c-c-come fosse una cosa ovvia e giusta?
-
In fondo era uno scambio equivalente, la mia vita per quella di
Alphonse. Sono stata così felice di
averlo, che non me ne pento per nessun motivo! E se me ne
andrò...Beh, i miei ragazzi sono forti, se la caveranno
sicuramente!
Capisci,
Niisan? Se io non fossi nato tu saresti figlio unico, è vero,
ma vivresti con la mamma e saresti un ragazzo normale, in carne ed
ossa, senza quel peso che ti sei sempre auto imposto, il peso di un
errore che non è mai stato il tuo, ma il mio.
Tutto
ciò, e tante, tante altre cose che vorrei dirti, mi vengono
alla mente ogni volta,
ogni maledettissima volta che mi guardo allo specchio, che vedo
quell'enorme gigante di ferro dagli occhi rossi e fiammeggianti, che
vedo il mostro che è in me.
Anche
se adesso, e solo
grazie a te, sono di nuovo io, in carne ed ossa, ogni volta che mi
vedo riflesso non vedo un ragazzo davanti ai miei occhi, ma
quell'armatura vuota e senza scopo, quell'armatura [sporca di sangue,
del sangue degli innocenti, del sangue di nostra madre, del tuo
sangue, Niisan] che ormai è la rappresentazione stessa della
mia anima peccatrice.
E
ogni volta che sono per strada sento le occhiate della gente, come se
quell'armatura non fosse mai scomparsa dalla mia vita, come se fossi
ancora quello strano mostro metallico di cui tutti avevano timore.
Tu,
Niisan, dici sempre che mi guardano perché sono un bel
ragazzo, ma io non ne sono così sicuro...
Dai
loro occhi traspare sfiducia, tensione nei miei confronti, lo so. Li
sento benissimo quegli sguardi piantati sulla mia schiena, quella
paura nei miei confronti; paura del mostro che sembro, o paura del
mostro che sono? Non è che, per caso, riescano a scavalcare
quell'immagine fasulla di “bel ragazzo”, che riescano a
capire CHI sono veramente io, che sappiano tutti i miei e segreti e
mi giudichino, e che mi giudichino malvagio, cattivo, impuro,
eretico, per tutto quello che ho fatto, per tutti i guai che ho
combinato, per tutte quelle volte che dovevo morire e invece sono
rimasto in vita, a scapito degli altri, a loro spese. Causando,
forse, le loro morti?
E
causando in te, Niisan, tanta preoccupazione, tanti disagi e tanti
dispiaceri?
Me
lo sono chiesto tanto, in quei momenti, tante volte quella domanda
inespressa ha solcato i miei pensieri, e non sono mai riuscito a
darle corpo, a condividere con te che sei mio fratello, il mio
Niisan, questo quesito enorme e senza risposta: Io sarei dovuto
morire, Niisan, non è vero? Già alla mia nascita, già
quando abbiamo provato a trasmutare la mamma [in fondo era uno
scambio equivalente, la mia vita per quella di mamma], e quando
abbiamo combattuto contro Scar, e contro
gli Homunculus, e quando sono diventato la
Pietra, rimanendo in vita mentre quei soldati perdevano la loro...
Ho
paura di porti questa domanda, perché so che risponderesti in
tutta fretta che non è così, che mi sto accollando
troppe responsabilità, che sono troppo sensibile e prendo
troppo a cuore le cose...Ho paura di sentirtelo dire, perché
so che non sarebbe vero, e che, anche se tu credessi con tutta
l'anima a quello che dici, sarebbe solo un estraniarsi dalla realtà
dei fatti, perché, Niisan, è così:
Io Dovevo Morire.
Beh...In
realtà, quando l'ho pensata, all'inizio la storia parlava solo
della paura di Al della gente, una volta rinato, e non di come si
sentiva 'sporco', povero puciolo (ma in realtà l'ho fatto
sentire io così, me baka!!!), insomma non era così
tetra, non so che mi sia preso, perché anche se mi affascinano
i finali tristi, preferisco di gran lunga quelli “tutti
felici&contenti”...Boh...
A
(s)proposito:
Quando
Ed si sacrifica, visto che è tanto buono e mi fa commuovere
taaanto quella scena, Al ritorna senza altro sacrificio da parte del
fratello che quello della gamba e del braccio che aveva già
perso.(Anche se qui non se ne parla, già è troppo
complessa per i miei standard sta fic!Aspè aspè...ma
QUALI standard, sé è proprio la PRIMA che ho il
coraggio di scrivere sul computer, invece di tenerla sigillata e
incompleta nell'antro sicuro della mia stramba mente?O_O)
Vabbè,
non fate caso ai miei deliri e, vi SUPPLICO:COMMENTATE!!!
*Ah,
p.s. Anche se non sembra verosimile, rarissime volte è
possibile che un tumore venga causato da un farmaco, perchè ci
sono delle sostanze chimiche che lo possono provocare, non è
una balla, me l'ha detto mia mamma che è un medico!
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