CAPITOLO 1 – QUESTIONI
D’AMICIZIE
Bra si rotolò sul tappeto come un gattino, gli occhi azzurri
sgranati. «Ti prego, papi!» miagolò, con
fare implorante.
Vegeta, seduto sulla poltrona vicino al punto in cui la bambina stava
ruzzolando languidamente, la ignorò.
Bra, allora, gattonò sino al padre e prese a strusciarsi
ostinatamente contro le sue gambe. «Dai» lo
pregò, insistente, «i papà delle mie
amiche lo fanno!» puntualizzò quindi, lamentosa.
«Non mi importa niente dei papà di quei
mocciosi» sbottò Vegeta, senza alzare gli occhi
dal giornale che stava sfogliando.
Lo sorprendeva sempre, leggere sino a che punto si spingeva
l’idiozia dei terrestri.
Bra, apparentemente ignara del fatto che il padre non
l’avesse minimamente in nota, aveva messo il broncio.
«MocciosE» corresse, in tono offeso.
Vegeta emise un grugnito.
«Non mocciosI» continuò la bambina.
«Io mica faccio amicizia con dei maschi» aggiunse,
come se trovasse raccapricciante la sola idea.
Per un istante rimase in silenzio, corrucciata, quindi si mise seduta
e, con la testa ciondoloni su una spalla, ripartì
tenacemente all’attacco: «In braccio!»
reclamò. «In braccio, in braccio! Non è
giusto che tu mi sollevi solo quando hai voglia» si
lamentò.
Vegeta sbuffò, girando un’altra pagina del
giornale. «È giustissimo, invece»
ribatté, senza staccare gli occhi dall’articolo
che si trovò davanti. «Va’ da tuo
fratello».
Il tono era decisamente quello di un invito a smammare il
più in fretta possibile.
Bra indugiò per qualche istante. Poi, seppur a malavoglia,
dovette riconoscere la sconfitta, almeno per quel momento.
Appoggiando le manine al pavimento per tirarsi in piedi,
borbottò qualcosa tra sé e sé, quindi
corse fuori dal salotto e percorse velocemente il corridoio, sino a
sgattaiolare nella stanza di Trunks.
Il giovane sedeva davanti al computer, digitando in fretta alcune
parole.
Bra rimase a guardare per un po’, chiedendo come il fratello
facesse a non annoiarsi davanti a quello schermo pieno di scritte
incomprensibili.
Senza voltarsi, il ragazzo domandò: «Che ci fai
qui?»
A quel quesito, la bambina sobbalzò, colta alla sprovvista.
Eppure era certa di essere stata fermissima… Per un istante,
confusa, si chiese come il fratello l’avesse individuata, poi
le venne in mente che doveva aver percepito la sua aura.
«Papà non mi voleva prendere in braccio, allora
sono venuta da te» spiegò, in tono petulante.
Zampettò sino alla sedia del ragazzo e appoggiò
la mano contro il fianco del fratello, sporgendosi in punta di piedi
per spiare con curiosità lo schermo del computer.
«Cosa fai?» domandò.
«Una ricerca» rispose Trunks, criptico, senza
voltarsi verso di lei.
La bambina si accigliò. Nessuno la guardava, in quella casa,
si disse, profondamente offesa.
Quasi avesse captato il suo pensiero oltraggiato, Trunks finalmente si
girò verso di lei, e la esaminò con i propri
occhi cobalto. «Magari giochiamo più
tardi» propose, affettuosamente.
Bra mise il broncio.
«Non hai qualche amico da invitare?» le chiese il
fratello, prima di voltarsi di nuovo verso il proprio portatile.
A quelle parole, il viso già scuro di Bra si
rabbuiò ulteriormente. «Anche tu!»
sbottò. «Già ha sbagliato
papà» aggiunse, scuotendo la testolina azzurra.
«Io non ho amici maschi!» esclamò
quindi, pestando i piedi per sottolineare il concetto.
Trunks si voltò a guardarla, divertito. «E
perché?» le domandò, indulgente.
«Perché sono scemi!» rispose Bra, con
veemenza. «Si scaccolano, mi fanno schifo!»
sostenne quindi, le guance paonazze. «E poi rompono le
bambole e i peluche» aggiunse, in tono risoluto.
«Oh, grazie» disse Trunks, ironico. «Ti
sembra che io faccia tutte queste cose?» le
domandò quindi, scrutandola.
La bambina lo guardò per un momento, quindi scosse la testa
con decisione. «Tu sei l’unico maschio
intelligente» dichiarò, sicura. Parve riflettere
un attimo. «Ma anche il papà lo
è» aggiunse, fedelmente.
Trunks non contestò, ritornando alla propria ricerca.
«Dopo giochiamo» promise, riprendendo il mouse.
Bra annuì e si allontanò, rimuginando sulla
stupidità degli altri maschi.
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