Un altro giorno senza te. [SOSPESA]

di Axelle_
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7.
 
Il locale brulicava di persone, ma in quel momento per George esisteva solo Eleonora.
Prese un lungo sorso dalla cioccolata calda che aveva ordinato e si decise a porre la domanda fatale.
“Chi è JJ?”
Eleonora alzò di scatto il viso, che fino a un attimo prima era concentrato sul suo cappuccino.
Sospirò e decise di sfogarsi con lui.
“Jamie Paul Hamblett, nato il venticinque maggio 1997, si è trasferito in Italia dopo il divorzio dei genitori. Primeggia in educazione fisica, il suo colore preferito è il nero ed è allergico alle fragole.
E mi ha lasciato poco prima che partissi per Londra con la scusa ‘la distanza è troppo grande’. Il giorno dopo sul suo profilo facebook c’erano delle foto di lui con un’altra ragazza” spiegò la mora tutto d’un fiato, scostandosi dal viso una ciocca di capelli castani.
“Certo che parli un sacco eh” George la fissò da sotto le lunghe ciglia.
“Scusa” Eleonora arrossì.
“Stavo scherzando. Mi piace sentire il suono della tua voce.”
Accorgendosi di averla messa decisamente in imbarazzo, George riportò l’attenzione sul contesto principale.
“Certo che questo Jianni Paolo Huglett è proprio un coglione.”
Eleonora si lasciò andare in una breve risatina. “Non immagini quanto.”
“Non permetterò che si avvicini a te” il ragazzo allungò una mano verso quella di Eleonora e la strinse con dolcezza.
E in quel momento alla ragazza venne voglia di baciarlo. Di assaggiare quelle labbra rosee e perennemente screpolate. Immaginò che sapessero di cioccolato. E di poggiare una mano sulla sua guancia calda, mentre l’altra affondava nei suoi ricci.
“E’ tutto okay? Sei un po’ rossa” l’affermazione di George la fece risvegliare dai suoi pensieri.
Incapace di formulare una frase di senso compiuto, Eleonora annuì semplicemente.
Il cellulare vibrò prepotentemente all’interno della tasca dei jeans sformati di George. Lui lo ignorò semplicemente, i suoi pensieri direzionati verso una brillante idea.
“Sai qual è il miglior modo per allontanare un ex?” chiese con gli occhi che luccicavano.
La mora scosse la testa, inarcando un sopracciglio.
“Essere fidanzata con un altro.”
“E dove lo trovo un ragazzo disposto a fingersi il mio fidanzato?”
“Tesoro” George si aggiustò con una mossa studiata il colletto della sua giacca “Ce l’hai davanti.”

 
***
 
 
“Pronto, Josh?” George si decise a rispondere al suo telefono, mentre era sulla via di casa dopo aver riaccompagnato Eleonora alla sua.
Si erano messi d’accordo che, dato che JJ la tempestava di messaggi per incontrarla, lei avrebbe accettato di vederlo. Avrebbero parlato per un po’… poi sarebbe entrato in scena lui.
“Finalmente hai risposto, cazzo!” sbraitò l’amico dall’altro capo.
“Calmati. Che c’è?”
Che c’è?” lo scimmiottò Josh senza riuscire a contenere il tono iroso.
“C’è che da un anno a questa parte, il sabato lo passiamo insieme a casa mia, George. C’è che ieri mi hai dato buca e oggi non rispondevi alle mie telefonate. Ti sei dimenticato del tuo migliore amico?” sussurrò l’ultima frase.
George era mortificato. Stando con Eleonora aveva dimenticato tutto il resto.
“E’ complicato” cercò di giustificarsi il riccio, senza risultati.
“Complicato un cazzo. Ti ho visto insieme a quella morettina, sai? Pensavo di essere più importante di una scopata, però.”
L’indignazione accecò George.
“Non chiamarla così!” sbottò con la mascella serrata.
“Vaffanculo George” Josh gli riattaccò in faccia, lasciandolo a bocca aperta.
 
 
***
 
 
Josh si prese la testa tra le mani e si tirò i capelli frustrato. Non doveva piangere, non doveva cedere.
Ma i pensieri incessanti di George e quella morettina lo stavano facendo impazzire.
“Ti ha dimenticato” mormorò il suo subconscio.
“Proprio come tutti gli altri. Sei solo. Di nuovo.”
“No” protestò Josh cadendo sulle ginocchia, che sfregarono contro il pavimento duro.
Non si sentiva al sicuro nemmeno tra le mura della sua casa.
“Lasciati andare Josh” lo stuzzicarono le voci nella sua testa.
“Lasciati andare.”
E il ragazzo cedette.
Buttò fuori l’aria con un sospiro profondo, insieme a tutto quello che rimaneva del suo orgoglio.
Non si accorse nemmeno di aver stretto il cellulare tra le dita.
Le sue mani si muovevano velocemente sui tasti componendo un numero che Josh conosceva fin troppo bene, purtroppo.
“Tesoro, è un sacco che non ti fai sentire.”
“Ho bisogno di vederti.”
“Ti aspetto.”
Josh era sicuro che sì, lo stava aspettando, all’ingresso dell’Inferno.




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