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Il Giuramento
Lo ricordo ancora. Era una notte fredda e senza
stelle, Lothlorien da poco alle nostre spalle, quando Boromir venne da me.
Non erano rare, quelle sommesse conversazioni
notturne. Sebbene la nostra conoscenza non avesse avuto inizio nel migliore dei
modi, i lunghi mesi di viaggio e di stenti ci avevano a poco a poco avvicinato.
Avevamo imparato a fidarci l'uno dell'altro, e a rispettarci.
I momenti che preferivo erano le veglie di
guardia. Spesso mi ritrovavo ad aspettare quel momento per tutta la giornata.
Era allora che il Figlio di Gondor cessava di essere il Capitano Generale,
Signore della Torre Bianca, e rimaneva semplicemente Boromir.
Parlavamo di tante cose. Di Gondor,
naturalmente, di Denethor, di Faramir, della mia vita da ramingo, dei lunghi
anni di esilio, e scoprivamo notte dopo notte di non essere poi così lontani.
Fu quella notte, fredda e senza stelle, che
Boromir venne da me, estrasse la sua spada e la pose ai miei piedi,
inginocchiandosi.
Pronunciò il giuramento con semplicità e onestà,
e come tale lo accettai, più commosso di quanto detti a vedere.
Quando Boromir morì, piansi per lui. Piansi per
la vita che non avrebbe mai vissuto. Per il giuramento che non aveva potuto
mantenere. Aveva giurato che mi avrebbe visto sul trono di Gondor.
Non credevo che l’avrei mai più rivisto su
questa terra, eppure è successo.
Dietro di me cammina la morte. Ostili, muti e
feroci mi seguono, percorrono l'oscuro sentiero dentro il cuore della montagna,
larve senza nome e senza volto, spergiuri e maledetti, condannati a una non
morte che non è vita, che non è pace, pieni di un odio ancestrale e furibondo,
legati per sempre al sangue del sangue di chi li ha dannati. Legati a me. Mi
odiano e mi temono allo stesso tempo.
Estranea e benevola in mezzo a tutte queste
presenze ostili ho ritrovato la sua compagnia: cavalca solo, in disparte persino
dai morti, senza cercare di attirare la mia attenzione, ma io l’ho riconosciuto
ugualmente. E come potevo non riconoscerlo? Il suo bel viso appare più giovane,
forse, di come lo ricordavo, più pallido, e attorno a lui non c'è traccia della
corruzione di morte che divora gli altri spettri. Anche la sua figura è diversa,
più flebile, evanescente. Scompare a tratti, come se non appartenesse realmente
a questo luogo. Anche lui mi segue, ma i Morti lo evitano.
La sera ci accampiamo, e sotto le stelle gentili
vorrei parlargli. Vorrei dirgli tante cose, ma soprattutto chiedergli perché.
Ma parlare è inutile. Il velo che separa i
nostri mondi è troppo denso, e le nostre parole non ci raggiungono. Ma non ho
bisogno di chiedere.
Avrei dovuto saperlo. E’ qui per portare a
termine una missione. Boromir di Gondor non ha mai lasciato qualcosa di
incompiuto in vita, e non lo farà in morte, anche se dovesse combattere contro
tutte le leggi della natura.
E allora gli sorrido di rimando, e per un attimo
i nostri occhi si incontrano.
Ha fatto la sua scelta. Il suo riposo dovrà
attendere ancora un poco: Boromir è tornato a combattere per il suo Re.
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