Non
riusciva proprio a capire cosa ci fosse di divertente.
Erano
quindici minuti buoni che aspettava, rannicchiato contro il tronco
rugoso di un grosso albero.
Non poteva continuare
così!
Se fosse rimasto in quella
posizione ancora per 3 minuti si sarebbe ritrovato con una paralisi
della colonna vertebrale. Ne era certo.
E poi chi lo
avrebbe spiegato a Molly? O peggio, a Madama Chips?
Gli
si serrò lo stomaco pensando a quanti vomitevoli intrugli
sarebbe stato costretto a ingurgitare nel suo letto in infermeria.
E
Domenica ci sarebbe anche stata la finale di Quidditch!
L’evento
più atteso dell’anno! Grifondoro contro
Serpeverde, entrambi in testa alla classifica!
No, non poteva
permettersi di infortunarsi proprio ora!
La squadra
aveva pur sempre bisogno di lui…certo non era insostituibile
ed eccezionale come Harry, ma da quando era diventato portiere
titolare, il suo onesto e valido contributo lo aveva pur dato, no?
Va
beh, a parte la figuraccia dell’anno
precedente…quando una pluffa l’aveva centrato in
pieno stomaco facendolo entrare in porta con tutta la palla…
Era
stato un vero disastro.
Grifondoro aveva perso la
semifinale…e lui era stato relegato in infermeria per ben
DUE settimane! A subire tutte le angherie e le preoccupazioni della
sbavosa e appiccicosa Lavanda Brown!
Una
catastrofe!
Se ripensava all’orripilante
“cornetto anti-malocchio” che lei gli aveva appeso
sul letto per farlo guarire in fretta, aveva ancora la
nausea…i suoi compagni di casa l’avevano preso in
giro per un mese.
Fortuna che poi
l’aveva mollata, quell’oca di Lavanda…
Ma
se non avesse fatto qualcosa, e in fretta, ci sarebbe tornato davvero,
in infermeria…se non a causa di una paralisi, probabilmente
perché sarebbe morto di noia nel giro di 5 minuti.
Sbuffando
sonoramente, si puntellò sulle ginocchia, sbirciando
cautamente oltre la sua postazione.
Hermione era
ancora girata di spalle. Anche da lontano, vedeva chiaramente il suo
cipiglio nervoso e i denti che affondavano nel labbro inferiore nel suo
abituale gesto di concentrazione.
Maledetta Hermione!
Come
diavolo aveva fatto, a farsi fregare di nuovo?
Avevano
aspettato quel fine settimana ad Hogsmade con la stessa trepidazione
con cui si attende il Giudizio Universale.
Era la
loro unica possibilità d’evasione, e che cavolo!
Dopo
nove mesi sigillati dentro Hogwarts, i rari pomeriggi a Hogsmade erano
una benedizione del cielo per i ragazzi…soprattutto in quel
periodo!
Ron doveva comprarsi delle nuove scarpe da
Quidditch, e dei nuovi guantoni…quelli che aveva erano ormai
troppo logori per poter servire a qualcosa…il primo ad
averli indossati era stato addirittura Arthur Weasley! Per poi passare
tra (o meglio, sulle) mani di tutti i suoi fratelli…Oramai
erano inutilizzabili…erano dei guanti storici, certo, ma
questo era un altro discorso…
Fatto sta
che, per una volta, era riuscito a sottrarre Harry dalle grinfie di sua
sorella Ginny, costringendolo a promettere che lo avrebbe aiutato a
scegliere i suoi acquisti…
Ma appena
messo piede nel villaggio, Hermione aveva iniziato a comportarsi in un
modo strano…
Tutti si aspettavano che se
ne sarebbe andata a passare il pomeriggio ad acquistare libri, come
faceva di solito…
E invece, proprio
mentre stavano per separare le loro strade, aveva fatto scoppiare la
sua chewingum, e aveva proposto con studiata noncuranza:
-
Giochiamo a Nascondino?! –
Ginny
si era voltata sbalordita, Harry si era fermato di colpo, Neville ci
era andato a sbattere contro sparpagliando per terra un enorme sacco di
Cioccorane, Seamus si era quasi strozzato con la Burrobirra che stava
bevendo, mentre Dean Thomas si era limitato a scivolare rovinosamente
su una delle Cioccorane di Neville.
In una scena a
metà tra il comico e il grottesco, tutti avevano fissato
Hermione.
-
Hermione sei sicura di sentirti bene? – aveva chiesto Harry
con una faccia preoccupata.
-
Oh andiamo! Facciamo qualcosa di diverso! Sarà divertente!
Chi perde paga pegno!– aveva proposto la ragazza con un
sorriso pieno di entusiasmo e gli occhi che le brillavano.
-
Nascon…che?? – aveva chiesto Ron interdetto.
E
così era da più di un ora che correvano tutti qua
e là in cerca di nascondigli introvabili.
Ancora
non era riuscito a capire come aveva fatto a lasciarsi convincere.
Quella ragazza doveva averlo messo sotto
Imperius, non c’era altra spiegazione.
Il
bello era che, dopo un momento di titubitanza, tutti avevano accolto
con esultanza la proposta di Hermione.
E sembravano
anche spassarsela un mondo.
Dean, Neville e Seamus
erano già stati scoperti ed eliminati, ma continuavano a
mettere fuori pista la ragazza con falsi rumori ed indizi, scoppiando a
ridere come degli idioti ogni volta che lei si accorgeva del sabotaggio.
A
quanto pare lui era l’unico ad avere il broncio.
Spiò
con la coda dell’occhio l’angolo tra il negozio di
Olivander e i Tre Manici di Scopa, dove Harry e Ginny erano ovviamente
nascosti insieme. Ovviamente…
Da quando
si erano messi insieme, l’anno prima, erano sempre
appiccicati. Peggio di due cozze…anzi, due
piovre…ogni occasione era buona.
E
infatti stavano approfittando anche di quel gioco stupido
per…per…non importa.
Basti
dire che lei mani di Harry erano avvinghiate attorno ai fianchi di
Ginny e che le braccia di lei erano arpionate al suo collo, mentre dai
loro movimenti si riusciva benissimo ad intuire anche da lontano ogni
assurda contorsione che la lingua di uno compiva nella bocca
dell’altro.
Ron roteò gli
occhi, indispettito.
Ecco come mai quei due non si
stavano annoiando.
E certo, poteva essere solo lui
l’unico idiota che sprecava un pomeriggio con un gioco
demente invece di comprarsi gli accessori per il Quidditch…
o magari cercare di conquistare Hermione…
No
va beh, cancelliamo pure l’ultimo punto…
Tanto
era una causa persa.
Era da quando erano bambini,
che manifestavano a vicenda una sorta di attrazione…una
specie di complementarietà e alchimia, abilmente celata in
un rapporto fatto di continui scontri e discussioni.
Avevano
vissuto entrambi dei momenti bui, lui al quarto anno a causa di Krum,
lei al sesto per colpa di Lavanda.
Ma dopo la
rottura di Ron con quest’ultima, tutti avevano dato per
scontato che era solo questione di giorni prima che finissero
l’uno tra le braccia dell’altra.
E
invece era passato più di un anno, e niente era cambiato.
Litigavano
energicamente ogni settimana, si ignoravano volutamente per qualche
giorno per poi dimenticare tutto e tornare amici come prima.
Per
poi ricominciare daccapo.
Oh i suoi amici lo avevano
incoraggiato, innumerevoli volte.
Una
notte Harry gli aveva detto:
-
Avanti Ron, siete fatti l’uno per l’altra, si vede.
È solo una questione di pazienza. –
-
Con le donne ci vuole galanteria Ron – era intervenuto Seamus
– cerca di non litigare così tanto con lei. Oppure
chiedile scusa quando succede…alle ragazze piace sentirsi
dalla parte della ragione. –
-
Dai retta e me Ron – si era intromesso Neville
gonfiando il petto d’orgoglio – bisogna essere
passionali. Afferrala, sbattila al muro e baciala. Funziona sempre, te
lo assicuro! –
Tre paia d’occhi
si erano voltati a fissarlo allibiti.
-
Che c’è, che ho detto? – aveva mormorato
spaventato il povero Paciock.
Di
conseguenza, non potendo neanche contare su un valido aiuto dei suoi
migliori amici, si era gradualmente ed inesorabilmente rassegnato.
Si
limitava a sentir crescere dentro di se il suo amore per Hermione,
senza fare nulla per esternarlo.
Un movimento
improvviso lo distolse dai suoi pensieri.
Era Harry,
che cercava di attirare la sua attenzione sventolando la mano.
-
Che c’è? – gli
sussurrò.
Il suo migliore amico e sua
sorella indicavano disperatamente qualcosa con il dito.
Seguendo
la direzione dei loro sguardi capì cosa stavano cercando di
dirgli.
Continuando in silenzio il suo giro di
perlustrazione, Hermione era arrivata a pochi metri dall’albero
che lo nascondeva. Se avesse fatto ancora qualche passo in avanti, lo
avrebbe certamente scoperto.
In preda ad
un’improvvisa scossa di adrenalina, scandì ad
Harry con un nitido labiale:
-
Aiutami! –
Lui dovette capire
immediatamente, perché sollevò il pollice in
gesto affermativo.
Dopodiché, lui e Ginny
uscirono rumorosamente allo scoperto, iniziando a correre come dei
forsennati verso il grande lampione che fungeva da punto di partenza.
Con
una prontezza di riflessi straordinaria, Hermione si voltò
nel momento esatto in cui le sue due prede accennarono il movimento.
Rivelando un’agilità che mai Ron aveva sospettato
potesse possedere, iniziò a correre talmente veloce che se
avesse aperto le braccia probabilmente avrebbe preso il volo.
Tra
le urla sguaiate dei tre compagni già eliminati,
arrivò al suo obbiettivo prima dei due piccioncini.
-
Tana! Tana per Harry e Ginny! – strillò in preda
al fiatone.
-
Hey Herm! Complimenti! – le urlò Harry
massaggiandosi la milza – non pensavo che fossi
così veloce!
-
Già! Uno scatto davvero formidabile! Avresti dovuto vederti
Harry, sembravi inseguito da Voldemort in persona! – convenne
Neville in preda ad un attacco di risa isteriche.
-
Ragazzi, solo perché non gioco a Quidditch o non faccio
sport, non vuol dire che io sia una totale imbranata –
spiegò lei pazientemente. – Ora mi manca solo Ron!
– annunciò eccitata.
-
AhAh! È vero! Ron manchi solo te! Se riesci a non farti
prendere vinciamo tutti quanti! – ululò Seamus
ormai completamente ubriaco di Burrobirre.
E mentre
il quintetto attaccava un coro di incoraggiamento, un ritmico Ro-nald,
Ro-nald, Ro-nald!, Hermione riprese la sua caccia, dirigendosi con
sicurezza verso il fatale albero che offriva riparo
all’ultimo superstite.
Con un fremito di
eccitazione, Ron comprese che Hermione aveva capito.
Sapeva
che lui era nascosto lì dietro.
Ma certo
che lo sapeva. D’altronde aveva già scoperto tutti
gli altri.
Era sveglia la sua Hermione, che credete.
Bella, brava, brillante e anche…
Stop, no
era meglio non divagare.
Stava per essere beccato.
Valutò
rapidamente le opzioni che aveva, maledicendosi per essersi lasciato
coinvolgere suo malgrado dal ritmo del gioco.
Poteva
saltare fuori all’improvviso, sperando di coglierla di
sorpresa e approfittare del suo sconcerto per correre come un razzo a
liberare tutti i suoi compagni, ma visto come erano andate le cose ad
Harry, non era il caso di rischiare.
E non
c’era modo di distrarre Hermione un’altra volta,
visto che ormai lei sapeva dove si nascondeva.
Ma
non poteva neanche restare fermo lì, presto lo avrebbe
trovato comunque.
Cazzo, ci voleva
un’alternativa.
Visto che tutti gli altri
non erano stati in grado di spuntarla, se lui fosse riuscito a vincere
magari avrebbe potuto dimostrare ad Hermione la propria
abilità. Forse l’avrebbe addirittura guardato con
uno sguardo ammirato, invece del solito cipiglio carico di rimprovero
per la sua sbadataggine.
Non era una grande
consolazione, ma dato che ormai avevo buttato via tutto il pomeriggio
con quel gioco demenziale, tanto valeva cercare di trovarci dentro
qualcosa di utile.
All’improvviso ebbe
un’idea.
Quando la ragazza era sul punto
di scorgerlo, tirò fuori la bacchetta e si
smaterializzò.
Riapparve giusto davanti
al punto di partenza, tra le urla gioiose dei suoi amici.
-
Tana! Tana per tutti! – esultò tra
l’entusiasmo generale.
Dean, Neville e
Seamus, ormai completamente fuori di testa, lo presero in spalla
facendolo volteggiare in aria, accompagnandolo con frasi festose.
Non
appena riuscì a liberarsi dalla presa di quei tre matti, Ron
vide la figura di Hermione avvicinarsi frettolosamente.
Aveva
il fiato corto, era accaldata e con le guance completamente rosse. Dio,
com’era bella con i riccioli scuri che le ricadevano accanto
agli occhi!
-
Ron, hai barato! – gli annunciò non appena fu a
portata di orecchie.
-
Perché? – chiese lui visibilmente
perplesso.
Hermione sospirò scostandosi
una ciocca di capelli dal viso.
- Perché
non hai rispettato le regole del gioco – rispose con il tono
di chi sta spiegando ad un bimbo di due anni come tirare lo sciacquone.
-
E perché non avrei rispettato le regole?
– la canzonò il rosso alterandosi.
Ginny
toccò sconsolata il braccio a Harry, il quale fece
immediatamente cenno agli altri tre di allontanarsi.
Così
li lasciarono in disparte, mentre stava per infuriare la loro ennesima
litigata.
-
Perché hai usato la smaterializzazione! – stava
intanto esclamando la ragazza.
-
E allora? Quando mi hai spiegato come funzionava non hai mica
specificato che non si poteva usare! –
-
Perché era semplicemente ovvio, Ronald! Ti ho
detto che Nascondino è un gioco dei bambini babbani!
È sottinteso che non si usa la magia, visto che loro non
sanno cosa sia! Lo hanno capito tutti tranne te! –
Il
viso di Ron raggiunse presto lo stesso colore dei suoi capelli.
Quello
era l’ennesimo insulto alla sua intelligenza.
Aveva
sperato di poter surclassare tutti gli altri, soprattutto Harry, per
portarsi per una volta in primo piano agli occhi di Hermione. E ora
veniva addirittura accusato di essere più stupido di
Neville?!
Senza offesa eh, Neville era un gran bravo
ragazzo…ma talvolta aveva la brillantezza di un Troll.
Lui
era cento volte meglio! Come osava quell’essere mingherlino
di appena un metro e sessanta sminuirlo così?!
-
Già è vero. Dimenticavo, i bambini
babbani! Non c’è da stupirsi che si divertano con
questi giochi cretini, visto che non hanno poteri magici! E io che ci
ho pure perso un pomeriggio invece di procurarmi gli accessori per la
finale di Quidditch!
Nel momento esatto in cui
terminò la frase, si pentì di averla detta.
Hermione
divenne il ritratto della furia.
-
Ah è così? I babbani sono stupidi,
vero? I loro giochi sono cretini come i loro cervelli, non
è così? La loro infanzia non
è degna di essere vissuta perchè non è
divertente come quella dei maghi, non
è vero? Cresci Ronald! Sei solo un bambino
viziato! Al diavolo tu, i Purosangue come te e anche il Quidditch!
–
E dopo averlo investito come un
tornado, gli voltò le spalle e se ne
andò, livida di rabbia.
Ron guardò
Seamus, sconsolato.
- Coraggio
Ron - lo confortò l'amico avvicinandosi. - Ricordati
ciò che ti ho detto...galanteria!Vai e chiedile
scusa...vedrai che capirà... -
Guardarono
entrambi la figura snella di Hermione allontanarsi veloce.
E
per una volta in vita sua Ron decise che avrebbe fatto la cosa giusta.
-
Hey Hermione, aspettami! - le urlò rincorrendola.
Lei
non rallentò.
-
Hermione, per favore fermati! -
Non si
girò neppure.
-
Hermione!- Esclamò infine superandola e
sbarrandole la strada.
- Vado di fretta, siamo in
ritardo. Fammi passare per favore - disse cercando di sorpassarlo.
Ma
lui l'afferrò saldamente per le braccia, parandosi
nuovamente di fronte a lei.
Rabbrividirono entrambi a quel
contatto improvviso. Raramente Hermione era stata toccata da Ron, o
viceversa. Era Harry quello che l'abbracciava, che le dava il
bacetto della buonanotte e del buongiorno, che le cingeva le
spalle con le braccia per consolarla da un compito andato male.
Da
quel punto di vista il suo rapporto con Ron era sempre stato molto
freddo. Molto più di quello che avrebbe voluto, per lo meno.
-
Devo dirti una cosa - le spiegò lui - per favore
ascoltami - la implorò guardandola negli occhi.
Lei
sentì qualcosa sciogliersi davanti a quelle iridi blu.
-
Che cosa c'è Ronald? - chiese stancamente con aria
triste.
- Beh io...ecco...ehm... -
farfugliò - volevo...chiederti scusa! Scusa per quello che
ti ho detto prima! Insomma non volevo offenderti con quelle
stupidaggini sull'infanzia babbana! - buttò fuori
tutto d'un pezzo.
Il cuore di Hermione mancò un
battito.
- Oh, ehm,
ok...d’accordo Ron...ho capito...scuse accettate. Ora mi
lasci andare per favore?-
Il rosso si accorse solo allora di
avere ancora le mani spasmodicamente artigliate ai sottili bicipiti
della grifoncina.
Le sue orecchie raggiunsero in un lampo
un'accesa tonalità a metà tra il fucsia e il
viola.
- -Ah, ma ce-certo... -
balbettò mollando la presa, imbarazzato- c'è
un'ultima cosa che volevo chiederti...
- Si...? - lo
incitò stupita.
- Insomma...riguardo
al gioco...si era stabilito che l'ultimo pagava pegno...ma vista le
nostre controversie non siamo riusciti a decidere chi avesse
perso...ecco io avrei la soluzione! -
Hermione
aggrottò le sopracciglie, scettica.
-
E...sarebbe? –
- Ti propongo un patto...uno
spareggio! Chi vince sceglie la penitenza dell'altro...ma stavolta il
gioco lo decido io!Ci stai?- chiese lui speranzoso.
Tutta la
rabbia della ragazza svanì davanti al suo disarmante sorriso.
-
D’accordo. Ci sto. A cosa vuoi giocare?-
Ma prima
che lui parlasse, sapeva già la
risposta. Riconosceva il luccichio di sfida che
divampava nei suoi occhi.
-
Scacchi! –
Spazio
Autrice Questa è una commedia sentimentale, leggera
e senza pretese. Era nata come one-shot, ma alla fine ho deciso di
dividerla. Potrei anche continuarla, le ultime due parti potrei
riuscire postarle entro la fine della settimana prossima, ma DIPENDE
dalle recensioni che riceverò. Se riceverò tante
da convincermi che vale la pena continuarla, molto presto avrete il
secondo capitolo! Spero che vi sia piaciuto questo inizio! Un
bacio Tayla
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