I hate you.

di Wolf_White
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“No, lasciami!”
Era la terza volta che l’asiatica ripeteva quella frase, stanca delle suppliche del latino.
“Chica, ti prego…” Alejandro la stava pregando.
“Ho detto che devi lasciarmi in pace!” urlò irata Heather, prima di spingerlo e correre via. Alejandro rimase lì, nell’isola a maledirsi. 
La ragazza si accasciò contro un albero, irata.
Heather scosse la testa, facendo ondeggiare i lunghi capelli corvini, maledicendosi per essersi concessa ad Alejandro così in fretta.
“Stupida, ti ha solo usata, stupida!” ringhiò a sé stessa, mentre la rabbia diventava sempre più intensa. 
Il latino, dal canto suo, la stava cercando per tutta l’isola dei perdenti, urlando il suo nome a ripetizione continua. Poi, stanco e, sì, disperato, si sedette sulla sabbia a guardare il mare che risplendeva alla debole luce della luna.
“Stupido, la hai fatta sentire usata, stupido!” ringhiò a sé stesso, infilandosi le mani fra i capelli.
Il perché del loro litigio?
Semplice.
Dopo la fine del reality, Heather si era sentita usata.
Perché?
Perché Alejandro l’aveva fatta cadere mentre la baciava, per soldi. 
Ovviamente Heather si era imbestialita.
Alejandro aveva cercato in tutti i modi di farsi perdonare, ma niente: la ragazza era irremovibile. 


L’argentino vide Heather e le andò incontro, deciso più che mai a riaverla sua.
Solo sua.
“Heather…”
L’asiatica ringhiò alzandosi, e fece per andarsene. Alejandro la prese per un braccio, e la bloccò tra le braccia muscolose.
Heather iniziò a dargli pugni nel petto di Alejandro, provando a liberarsi.
Errore.
Lui la strinse ancora di più tra le braccia, baciandola con irriverenza. Lei, esausta dal tentativo di liberarsi, incrociò le braccia e non ricambiò, smettendola di divincolarsi.
Alejandro si staccò, poi la bloccò delicatamente al muro.
“Ti prego… perdonami…” soffiò dolcemente sulle sue labbra.
Heather rimase indecisa sul da farsi, poi lo prese violentemente dal colletto e lo baciò con foga. Lui mugugnò piacevolmente sorpreso, poi ricambiò.
L’asiatica si staccò velocemente, per poi dargli un ceffone.
“Ti odio.” Decretò ringhiando.
“Io di più.” Sibilò massaggiandosi la guancia, poi la baciò con foga, arrabbiato.
Heather ricambiò con la stessa rabbia.
Due secondi dopo si ritrovarono a farsi le coccole, dolcemente, sotto un albero, con la ragazza seduta sulle gambe dell’ispanico.
Non si odiavano così tanto, dopotutto.


 




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