Addio.
Addio.
Vi
consiglio di ascoltare "Amnesia" dei 5SOS mentre leggete la one-shot.
La
voce di Amy Winehouse continuava a risuonarmi nella testa, anche se la
canzone era finita già da un pezzo ed era già
cominciata
il mio brano preferito.
Quanti ricordi tristi.
E giù un altro bicchiere.
Quanti bicchieri di Vodka avevo bevuto? Avevo perso il conto.
Le luci colorate di quella discoteca mi davano una sensazione di
fastidio, sembravano sfocate, e il chiacchiericcio diventava un
fastidioso rumore di sottofondo.
Pensavo che la serata si sarebbe rallegrata con qualche bicchierino, ma
la lucidità della mia mente si ostinava di lasciarsi cullare
dalle mani dell'alcool. Non volevo che quell'uscita andasse a finire
così, lasciandomi con il cuore infranto mentre vedevo quelle
figure ridere ignorando la mia presenza.
E ancora un altro bicchiere.
I suoi capelli verdi smeraldo risplendevano alla luce, come il suo
sorriso in presenza di lei.
Doremì mi aveva assicurata che mi sarebbe stata vicina, ma,
cazzo, mi aveva lasciata su un divano talmente sprofondato che sembrava
di sfiorare il pavimento mentre aveva pensato di starsene da sola in
una camera di quell'hotel con Tetsuya.
Chissà quanti alcolizzati aveva consolato quel divano.
E io ero una delle tante ragazze sbronze finite in quel vortice oscuro.
Un senso di colpa nei miei confronti mi pervase l'anima qualche
secondo per poi andarsene lasciando un amaro retrogusto.
Come potevo essere caduta così in basso?
Come avevo osato lasciarmi andare in balia dell'alcool cosciente che
così mi sarei autodistrutta?
Come ho potuto?
Già. E' vero. Masaru.
Colui di cui mi ero follemente innamorata da tempi memorabili. Colui
che c'era sempre stato nel momento del bisogno. Colui che,
inconsciamente, mi aveva portato ad odiare con tutto il mio cuore
Shiori, colei che me lo aveva allontanato.
Lei, quella che adesso stava ridendo animatamente con lui, se lo era
tranquillamente portato a letto nell'appartamento di lui per la sola
soddisfazione di vedermi distrutta il mattino dell'indomani quando
sarei passata per la solita visita del sabato mattina.
E io avevo quelle cazzo di chiavi di casa sua.
Quanto avrei voluto non averle per suonare il campanello e vederlo
aprirmi con i capelli scompigliati, gli occhi semichiusi e con la puzza
dell'alcool che lo circondava. E gli avrei dato un bacio a stampo
mentre un'ombra femminile mi avrebbe incuriosita ma avrei lasciato
perdere perché avrei pensato che il mio sesto senso, troppo
preoccupato, mi aveva dato un brutto tiro.
Ma, no, il destino doveva giocarsi le carte peggiori facendomi vedere
Masaru che dormiva abbracciato a Shiori, la quale fingeva per vedere il
mio viso sconvolto.
Versare del Vodka sul bicchierino e mandarlo giù. Era la
dodicesima volta, se non di più, che ripetevo quei movimenti.
Cazzo!
Quanto mi urtava il sistema nervoso quella ragazza dall'aria innocente,
ma stronza dentro.
Era riuscita a togliermi la felicità dal giorno alla notte
con uno schiocco di dita.
Ma, nemmeno Masaru si era presentato il giorno dopo davanti a casa mia
aspettando che io gli aprissi per ascoltare le sue scuse e i suoi vani
tentativi di riconquistare la mia fiducia, sebbene sapesse cosa aveva
fatto la sera prima.
Ciò mi aveva fatto capire che entrambi si erano presi gioco
di
me, incuranti di quanto male mi avrebbe pervaso l'anima e non se ne
sarebbe andato se non prima di avermi tolto la vita.
Deglutii guardando amareggiata quella coppietta felice e sorridente.
Si guardavano l'un l'altra come se fossero la cosa più bella
che avevano.
E in quel momento capii che non ero fatta per Masaru, ma lui per me
sì, o almeno era quello che pensavo e probabilmente avevo
torto.
Una rabbia immensa si fece largo tra tutti i miei pensieri, ma non ero
io in quel momento.
Era l'alcool che si era impossessato della mia mente, la quale aveva
ceduto.
Il mio corpo, traballante, si era avvicinato ai due interessati.
Masaru mi guardava sconcertato: non mi aveva mai vista così
infelice, con il trucco che mi colava e l'alcool che mi portava avanti
quotidianamente, facendomi scordare, anche se per poche ore, tutti i
problemi che avevo nella mia vita sentimentale.
E lo stavo accusando. Sì, ricordo di avergli puntato
l'indice
contro e di averlo accusato della mia vita ridotta ai minimi termini
urlandogli contro con tutto l'odio che avevo dentro e provocando il
panico all'interno del locale.
Gli tirai uno schiaffo e mi lasciai trascinare via mentre lo incenerivo
con il mio sguardo.
«Hazuki!»
Un urlo.
Una voce maschile.
Masaru.
Era lui, o no? Doveva essere lui.
Io volevo che fosse LUI.
«Aspetta
Masaru!»
Una lei.
Shiori.
Sì, era lei.
Finalmente stava male.
Ti ringrazio.
Dei passi, delle mani, voci, un letto, un cuscino.
Una voce in lontananza.
Masaru? Sì, era lui. Stava piangendo.
E per cosa? Ah, già! Si era appena reso conto di quanto mi
avesse fatto soffrire per tutto quel tempo.
«Tardi,
troppo tardi, Yada-kunn»
mormorò una voce femminile. Doveva essere Doremì,
l'unica
che sapeva quanto soffrissi per quel tradimento.
Il calore delle mani di Masaru sulla mia era sempre più
lontano.
Le mie palpebre erano diventate troppo pesanti per essere riaperte.
E il battito cardiaco che diminuiva vistosamente.
Il buio.
Addio.
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Ciao
popolo! Rieccomi con una nuova one-shot deprimente sulla coppia
HazukiXMasaru. Da quanto tempo non tornavo in questa sezione. Molto
tempo, forse troppo. Lo so, a quest'ora dovrei continuare con la mia
nuova fan fic "Una giornalista, un cantante e un libro", ma avevo
bisogno di qualcosa con cui distrarmi e questo qualcosa è
questa
one-shot appena sfornata.
Sì,
proprio così, so anche che questo piccolo spazietto non
è
proprio la miglior cosa. Insomma una scrittura più piccola
non
potevo scegliere, ma dovevo pur distinguere il testo della storia con
il testo del mio angolo da "Aspirante autrice".
Spero che vi sia
piaciuta la storia.
_pioggia_
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