Prima storia
I. Un luogo senza luce
E’ buio. E’ tutto buio qui.
Seara dice che non bisognerebbe stare al buio, ma ho troppa paura per
muovermi.
Qui sono al sicuro. Continuo a ripetermi. Qui non mi troveranno.
Sono in un vicolo, una casa abbandonata, un vecchio magazzino.
Non importa il luogo, basta che loro non mi trovino.
Da quando siamo in questo posto… hanno cominciato a morire
tutti, uno dopo l‘altro. Jacob, Polly e Maria. Maria era mia
sorella.
Eravamo degli squatter a casa, lo siamo anche qui. Forse peggio
perché non sappiamo cosa aspettarci… O forse
sarebbe meglio dire “non so” cosa aspettarmi.
Se Lucas non torna vuol dire che è stato ucciso anche
lui…
Mi rannicchio senza nemmeno accorgermene. Ancora ora, dopo tanto tempo,
riesco ancora ad illudermi che sia tutto solo un sogno. Un orribile,
lunghissimo sogno da cui mi sveglierò un giorno…
E quelle orribile creature nere…
Nere…nere… E’ tutto nero anche qui.
Ricordo bene quando sono apparse la prima volta. Ce lo ricordavamo bene
tutti. Dopo qualche giorno ne avevamo parlato, per essere sicuri di non
essere pazzi. Forse sarebbe stato meglio.
Essere pazzi intendo.
Ci trovavamo in una casa, tutti e sette. Eravamo quello di
più simile a una famiglia che potevamo immaginare. Dei
fratelli.
E quello sembrava essere un periodo felice dopotutto. C’era
la casa, ed era tutta nostra!
Ero stato io a trovarla, mentre vagabondavo per il quartiere alla
ricerca di qualcosa da mangiare, e ci eravamo trasferiti lì
alla velocità della luce.
Solo dopo un po’ sono arrivati i problemi.
Era nell’aria, diceva Jacob. Qualcosa di brutto e oscuro era
nell’aria… e si agitava. Non riusciva a stare
fermo, guardava ogni secondo fuori dalla finestra, si rifiutava di
svolgere la sua parte.
Era l’undici marzo quando il mondo finì. E non sto
usando una metafora.
Ci trovavamo al buio, tutti e sette… e delle
strane…cose, si materializzarono intorno a noi. Sembravano
invisibili, se non per gli enormi occhi gialli che ci fissavano
ondeggiando a destra e a sinistra. Maria urlò quando
riuscì a vederne uno attraversare uno spiraglio di luce
proveniente da fuori la finestra.
Poi la terra cominciò a tremare.
Potevo sentire il pavimento cedere sotto i miei piedi, le pareti
crollare…e poi cominciarono le urla. Urla di
terrore…con un gesto temerario mi affacciai alla finestra e
vidi la città… l’immensa metropoli
invasa da quei mostri dagli occhi gialli.
E le persone fuggivano.
Urlavano.
Una di quei mostri si gettò in avanti contro Lillian.
La mia Lillian, la bella Lillian… quel tipo di persona che
ti immagini a studiare ad Harvard oppure Yale. Era la mia ragazza.
Cercai di raggiungerla, ma ero troppo lontano. L’unica cosa
che potei fare fu gridare il suo nome.
Fu Jacob allora a saltare avanti, a farle da scudo. Quella creatura gli
squarciò il petto e ne divorò il
cuore…poi il corpo di Jacob svanì, come se si
stesse sciogliendo in niente.
Ma Lillian è salva! Pensai meschinamente.
La cercai con lo sguardo, la chiamai…ma era scomparsa anche
lei.
Scomparsa? Morta. Morta come Jacob.
Loro due furono i primi.
Poi tutto scomparve e ci ritrovammo in un vicolo. Non era la nostra
città. Non era il nostro mondo.
Fu Maria la prima a capirlo e quando lo disse ad alta voce, infranse
ogni nostra folle speranza di esserci sbagliati.
Ci nascondemmo in un magazzino abbandonato…
A turno, decidemmo di uscire per cercare da mangiare o cercare aiuto,
senza allontanarsi troppo.
Uno dopo l’altro sono morti.
La prima fu Polly. Poi venne Maria.
Eravamo rimasti in due. Seara ed io, quando lei decise di andarle a
cercare! Diceva che non potevano essere morte. Che forse avevano
trovato un posto sicuro e che non riuscivano più a tornare
indietro per avvisarli!
Tra noi era sempre stata la migliore per uscire in quelle esplorazioni
mortali.
“Camminate dove la luce è più intensa.
Ne hanno paura…e se anche decidono di attaccarvi li vedrete
meglio”.
Non è più tornata nemmeno lei.
Sono sette giorni ormai.
Il giorno dopo la sua scomparsa sono corso fuori dal magazzino e mi
sono infilato in un altro, lontano dal primo e ben nascosto, nel caso
quelle creature avessero scoperto il nostro nascondiglio.
Non ho più avuto il coraggio di uscire dopo quella volta e
credo di stare cominciando lentamente a morire di fame e di sete.
Meglio così che divorati da quei mostri.
Orribili.
Piccoli, neri striscianti… che strisciano, strisciano,
strisciano intorno a te sibilando a bassa voce.
Mi prendo la testa tra le mani e scoppio a piangere. Mai in tutta la
mia vita ho avuto tanta paura.
Lillian, quanto vorrei che Lillian fosse qui con me…
No! penso poi con orrore. Non vorrei mai che Lillian sperimentasse
questo terrore…
Comincio a dondolarmi sul posto avanti e indietro, ho scoperto che
riesce a calmarmi, almeno un pochino.
Spero di morire presto. Non voglio che mi trovino…non voglio
che mi uccidano…
E intanto sento gli occhi farsi pesanti. Tra poco mi
addormenterò, dormo molto in questi giorni…spero
di non risvegliarmi…
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