Make
love
Aveva
sempre voglia di una nuotata quando era nervosa.
Ed
era sincera quando diceva che non capiva il motivo del suo nervosismo
e per questo, quella sera, aveva bisogno di Christian per scoprirlo.
Voleva
giocare giusto qualche ora con lui nella sua stanza e poi voleva che
la prendesse lì, mentre aveva i polsi legati con una corda che
lo teneva alzato e contro il muro; ed era divertente scoprirlo così
inerme e così sotto il suo comando, un ragazzo così
giovane che ha così tanta voglia di sottomettersi ad una pazza
come lei; folle gli aveva
detto quando era andato da lei per dirle che avesse accettato e che,
in fondo, non ci aveva pensato più di tanto, era stato incline
a questa relazione fin dal momento in cui avevano fatto sesso per la
prima volta.
-Che
succede?.- le aveva domandato subito, appena arrivato e con il
fiatone, intimorito,forse dal tono che aveva usato al telefono.
-Togliti
la maglietta, le scarpe e va.- aveva sussurrato con apparente calma
mentre sorseggiava il suo tè inglese. Non sapeva esattamente
che cosa fargli, però doveva ammettere che l'idea di
imbavagliarlo e legarlo con la corda al muro la stuzzicava parecchio,
la cosa più importante era che la prendesse perché
aveva in bisogni quasi spasmodico di averlo. Doveva ancora svestirsi,
togliere il costume e mettere quel completino intimo nero e di pizzo
che la faceva sentire tanto sexy, e poi doveva farsi la treccia.
-Sai
che non mi ha mai detto come ti procuri da vivere?.- le aveva detto
appena era entrata, era sdraiato sulle lenzuola di seta rossa e
sorrideva come un bambino stando a sottolineare quanto giovane fosse.
-Tu
parli troppo.- gli aveva detto mentre si arrampicava sopra di lui per
sedersi, poi a cavalcioni; si diedero giusto due o tre baci prima che
Anastasia insinuasse nervosamente le dita tra i capelli di lui,
congiunse le loro fronti e gli diede un altro bacio. Era così
incredibile che già fosse più calma di prima.
-Lavoro
in una casa editrice, capo redattore.- disse prima di dargli un altro
bacio, e poi un altro e ancora un altro; era una continua voglia di
baciarlo ed era così sicura di poterci stare in eterno in quel
modo, l'importante sarebbe stato che lui non avesse mai smesso di
baciarla.
-Voglio
fare lo scrittore io, sai?.- e doveva ammetterlo a se stessa che la
cosa fosse abbastanza interessante, anche per il fatto che anche lei
avrebbe voluto e ricorda ancora di quando un vecchio capo redattore
le avesse detto che non aveva un granché di talento. Ci
sperava con tutto il cuore che a Christian non accadesse, sopratutto
voleva che inseguisse il proprio sogno una volta uscito dal college e
magari l'avrebbe aiutato lei stessa.
-Uhm,
quindi un giorno potrò leggere qualcosa di tuo.- sussurrò
ad occhi chiusi, cullata da quel lieve tocco che esercitavano le mani
del giovane sulle sue cosce nude, ed era come se stesse toccando
qualcosa di estremamente fragile, qualcosa di bello ma fragile. Le
era sempre piaciuto quel tocco leggero sulla pelle, era delicato e
senza alcuna premura ed era così incredibile che riuscisse a
farla rilassare con così poco.
Qualche
bacio, qualche carezza e tutto passava e faceva così paura
ciò.
-Vuoi
leggere le avventure del dinosauro Sauro? No, non credo.- ed era
scoppiato a ridere, e sembrava quasi fosse una conseguenza a quel
suono che il suo cuore incominciava a pompare di più senza
alcun ritegno. Aveva paura, paura perché era una cosa che non
riusciva a controllare, pompava così forte che sembrava che
stesse correndo una maratona e credette, per un attimo, che anche lui
potesse sentire.
-Esistono
anche i libri per bambini.- amava quel genere di libri e credeva che
leggere fosse una delle prime cose che i bambini dovessero imparare,
ancora prima di andare a scuola perché i bambini hanno una
così bella fantasia e deve essere alimentata.
-E
sono tra i tuoi preferiti.- aveva detto lui e chi lo sa come, ma con
un movimento fulmineo si ritrovò sotto di lui, una sua mano a
premere sul fianco e l'altra che le accarezzava l'interno coscia e
non sapeva se fosse arrabbiata perché ci avesse messo così
poco a sottometterla a se, o assuefatta da quelle carezze.
-Mi
hai messo sotto di te.- aveva sussurrato sconvolta, era in uno stato
confusionale del tutto nuovo, non riusciva a capire nonostante il suo
corpo si trovasse così bene in quella posizione.
-Si.-
-Perché?.-
e anche se la sua voce fosse così contrariata, lei era sempre
lì, restava sempre sotto di lui e non accennava alcun
movimento.
-Ana,
lo sento che ti piace, non sono stupido.- congiunse le loro fronti e
la guardava fisso, in attesa di qualcosa, un suo segnale che gli
dicesse che non le piaceva, e che non era vero quanto aveva appena
detto, ma non arrivò così la baciò.
-Io
...- non sapeva che dire e come comportarsi e incominciava a pensare
che non avrebbe dovuto chiamarlo e che non si sarebbero dovuti
incontrare, in quel momento si sentiva così eternamente
sbagliata. Quella posizione l'aveva riportata a quando faceva l'amore
con Josie, quando lei la sottometteva; si sentiva così in
colpa, per cosa poi? Il suo cuore è come se le stesse dicendo
che stava per tradire Josie, e stentava dall'ammetterlo a se stessa,
ma lei era ancora il suo punto debole, dopo così tanti anni e
non riusciva ad andare avanti. Era come se non avesse fatto altro che
girare sempre sullo stesso punto, senza cambiare percorso.
Forse
avrebbe dovuto imparare che non per forza stare sotto qualcuno era
simbolo di sottomissione e forse Christian sarebbe riuscito
nell'impresa.
-Non
sto facendo forza, Ana e se vuoi puoi rimettere le cose come prima.-
e quella voce non aiutava affatto, così sensuale, così
dannatamente eccitante; e poi quelle mani, le sue dita che
l'accarezzavano nel punto più sensibile, se pur sopra le
culottes erano il punto d'inizio, ma anche la fine.
-Non
farei mai qualcosa che non potrebbe piacerti.- le sussurrò
accanto all'orecchio ,nel frattempo le sue dita scavalcarono la
barriera del tessuto, indugiando ancora sul punto di prima.
-Mi
piace.- era stata dura ammetterlo, però sarebbe stata bugiarda
con se stessa e con lui se non l'avesse fatto perché si stava
sentendo così appagata e vogliosa mentre la toccava e la
baciava; per la prima volta non era lei a portar avanti il gioco, non
era lei che bramava la pelle dell'altro e forse poteva anche
abituarsi così, sotto di lui.
-Voglio
...-
-Christian
fai quel che vuoi.- ansimò lei, mise una mano dietro il suo
collo e lo spinse contro di se per baciarlo, per sentirlo e poco le
importava se in quel momento il cuore le batteva a mille e se lui
potesse sentirlo.
E
si sentiva pronta.
Stava
per fare l'amore dopo dieci anni.
-Zio.-
non era poi così concentrato in quella partita alla play,
pensava più al modo in cui lui e Ana avessero fatto l'amore,
perché lo sapeva, quella volta era stato amore e lo sentiva
dal modo che aveva di stringerlo a se e di quel continuo baciarsi e
stare più uniti che mai.
-Jane,
scusa ma ...-
-Ma
qualcuno ti ha mandato in pappa il cervello,Grey.- ci rifletté
su quella frase Christian, anche se potesse sembrare inutile, e
arrivò alla conclusione che il suo cervello non era
semplicemente andato in pappa, ma che era direttamente andato.
-Domani
è il mio compleanno, zio.-
-Lo
so.- mormorò mentre staccava i cavi della play per nasconderli
dentro il suo borsone, Kate non voleva che la sua unica figlia
femmina giocasse alla play, sopratutto con quei giochi così
violenti.
-Ti
vedi ancora con Anastasia? Quella con il cagnolino, quella che non ti
si filava. Non mi hai più detto niente, zietto.- ormai aveva
assunto quel tono che non sopportava, lo stesso di suo Mia quando da
piccola non aveva quello che desiderava, ma la sua era una cosa
persistente anche adesso all'età di diciotto anni.
-Mi
si fila, Jane.-
-Davvero?
Bene, perché io voglio che venga al mio compleanno insieme al
suo cagnolino.- aveva detto risoluta e quello era un guaio, perché
sapeva quanto insistente potesse essere ed era pericolosa, molto.
-Non
so se potrà venire.- e anche se avesse potuto avrebbe fatto
in modo di convincerla, perché sapeva che cosa erano in grado
di fare tutti quanti al vederlo accanto ad una donna. Non voleva che
Ana fosse preda dei suoi genitori, dei suoi nonni, dei suoi fratelli
e di Kate, l'avrebbero fatta uscire pazza ed era sicuro che l'avrebbe
lasciato.
-Tu
insisti, ti prego zio.-
-Ok,Ok.-
Quella
posizione non era proprio il massimo per parlare, oltre al fatto che
gli era impedito dal fazzoletto che stringeva tra i denti.
-Sai
già quanto mi piaccia farlo con te.- quel frustino che teneva
in mano gli faceva un tantino paura, non perché non l'avesse
mai usato, ma perché dopo l'altra volta credeva che si
volesse, in qualche modo, rifare.
-E
adesso ho scoperto anche quello … .- e lì la vide
cedere, quasi abbandonare quel frustino per terra, ma qualcosa nella
sua mente scattò e la vide stringere con più forza il
manico di quell'arnese mentre con un movimento veloce le frange in
cuoio si scontrarono contro la pelle del suo petto; chiuse per un
momento gli occhi, anestetizzando il dolore e strinse la corda
intorno ai suoi polsi e di nuovo era pronto per un nuovo colpo, se
non più potente che in seguito arrivò, seguito da altri
tre.
-Non
voglio essere debole.-
-Oggi
mister Springer, il proprietario della Vancouver Press, ci ha
umiliato tutti, me compresa; e sai perché?.- fece segno di no
con la testa – Sono calate le vendite di un libro, quello che
hanno presentato alla sala congressi del tuo college, sapevo che non
sarebbe andato forte, ma lui insisteva sul fatto che non sia stata
attenta nel correggerlo e nel valutare il potenziale di quella
storia. Per lui è tutta una questione di soldi, lui vuole
solo quelli, Christian.- voleva rassicurarla, voleva dirle che non
doveva sentirsi in quel modo, che non fosse debole, ma non poteva,
era tutto legato e anche imbavagliato.
-C'eri
già tu nei miei pensieri in quel periodo.- mormorò in
un sussurro appena udibile e voleva tanto abbracciarla, le sembrava
così piccola in quel momento e anche vulnerabile.
-Facciamo
l'amore.- aveva detto dopo qualche minuto di riflessione in cui si
era seduta a terra con le mani tra i capelli e la testa sulle
ginocchia nude; salì sul gradino e fece per slegare i polsi di
Christian, sciolse il nodo del fazzoletto che lo teneva imbavagliato
e poi si buttò sopra di lui, circondandogli il bacino con le
gambe.
Aveva
imparato a distinguere i bisogni di Ana, anche se quella sarebbe
stata solamente la seconda volta in cui facevano l'amore;
-Ti
brucia?.- domandò in un ansimo; bruciava, certo che lo faceva,
ma non glielo avrebbe mai detto,come tutte le volte del resto. La
poggiò sulle coperte del letto ancora fatto della stanza dei
giochi, la sovrastò e quella volta non ebbe nessun
ripensamento prima di quell'azione, ormai sapeva che non fosse un
problema.
-Non
importa, Ana.- e a chi fregava in quel momento? Stava giusto per
entrare in lei, quando si ricordò che fosse il compleanno di
Jane e che volesse anche Ana e Josie lì.
-Oggi
è compleanno di Jane e ieri mi ha detto che voleva che tu e
Josie veniste.- si era fermato giusto in tempo, era davvero tardi e
non potevano aspettare certo loro.
-Perché
mi vuole?.-
-Le
hai sempre fatto simpatia, per dirti la verità.- rotolò
dall'altra parte del letto e ,ancora nudo, cercava i suoi boxer in
giro per la stanza.
-In
genere faccio paura ai bambini.- sorrise lei ed era vero, perché
la sua aria tenebrosa non rassicurava nessuno.
-Jane
è speciale.- sorrise stavolta lui, convinto di quanto dicesse.
Si
era sentita lusingata nel sapere che Jane la volesse lì, aveva
una strana energia in corpo e per tutto il tempo in cui si preparò
non fece altro che pensare a che cosa potesse regalarle. Le sembrava
una bambina davvero sveglia e quindi suppose che leggesse, e poi
pensò che in quella fascia d'età i bambini leggono
sempre fantasy e che forse Harry Potter sarebbe andato bene per lei;
per un attimo fu indecisa,voleva darle il suo libro di Alice nel
paese nelle meraviglie, era il suo preferito e sarebbe stata felice
di darglielo, solo che poi ricordò di quanto maschiaccio fosse
e che ,forse quella storia non facesse per lei, nonostante si
trattasse di una tematica interessante.
-Secondo
te le piacerà? Era davvero tardi, sarei uscita a prenderle
qualcos'altro se solo tu me l'avessi detto prima.- aveva del
rammarico, poteva comprarle qualcos'altro, le piaceva fare regali,
anche se non le capitava spesso per dei bambini.
-Devo
essere sincero, ha visto i film con me però non ha mai letto i
libri e sai anche tu che i libri sono sempre meglio.- posteggiò
il pick-up, Ana prese in braccio Josie e diede la busta con il regalo
a Christian .
-Sai
una cosa? Dovresti comprare una macchina.- sentenziò mentre
scendeva, o meglio saltava giù?
-Tutte
così dicono.- sorrise mentre l'aiutava a scendere.
-Tutte
chi?.- strinse in un pugno il colletto della t-shirt di Christian e
l'avvicino a se, anche Josie si era arrabbiata.
-Le
donne della mia famiglia, loro.-
-Christian,
se ti scopi qualcun'altra ed io vengo a saperlo ti taglio l'uccello,
hai capito?.- gli aveva ringhiato contro mollando il colletto per
poi proseguire verso il vialetto. Suonò il campanello e
rabbiosa attese che la raggiungesse.
-Mi
piaci quando fai la gelosa.- sussurrò al suo orecchio prima di
stamparle un bacio sul collo.
-Anastasia.-
gridò Jane una volta aperta la porta per poi abbracciarla,
così tanto forte da farle montare su il sorriso.
-Ciao,
piccolina, auguri.- le scompigliò i capelli e poi lasciò
a terra Josie che subito voleva che Jane giocasse con lei.
-Oddio,
Josie.- prese il guinzaglio dalle mani della sua ospite e portò
con se il cagnolino, non curandosi che ci fosse anche il suo zietto.
-E
quindi tu sei Anastasia, Jane parla sempre di te.- quella piccolina
le voleva tanto bene, e chissà perché poi, non la
conosceva nemmeno.
-Credo
che le piaccia più Josie che io.- era lì, seduta tra la
madre di Christian, sua sorella Mia e Kate, la madre di Jane; la
stavano interrogando e nonostante questo, doveva ammettere di stare
gestendo bene la situazione.
-Oh
no, mia cara! A lei piace l'idea che sia merito suo che tu e
Christian state insieme.- insieme, com'era strana quella parola.
-Insieme?.-
-Perché
non è così? Tu e mio fratello state davvero bene.-
quella ragazza la irritava, ne era sicura, non le piaceva quel tono
di voce alto e anche quel vestito verde acqua.
-Io
.. Noi, ci .. stiamo frequentando, si.- era strano pensare ad un noi,
era sempre stata abituata a pensare ad un io.
-E
magari quella testa calda si mette anche in riga, povera la mia
bambina.-
-Christian
è un bravo zio.- obiettò subito lei, era convinta di
quanto avesse appena detto.
-La
porta sempre al parco a giocare e mi racconta di quanto le piaccia
stare con lei, tanto che delle volte da buca a me.- ed era vero, era
già successo, ma quello non le importava era Jane.
-Ana,
ti stanno mettendo in imbarazzo?.- Christian le aveva guardate per
tutta la serata, in attesa di cogliere uno sguardo di Ana, ma
sembrava tutto tranquillo fino a quando non la viste accigliarsi.
-La
tua ragazza ti stava solo difendendo.- rispose Mia, quel solito tono
alto di voce che tanto odiava, eppure non parlava sempre così,
diamine!
-La
mia ragazza... -e la guardò, nonostante lei non fosse in grado
di reggere lo sguardo, ma che importava? L'aveva definita la sua
ragazza.
Saaalve
fanciulle,
eccomi
con questo capitolo, non tanto atteso, ma eccomi lo stesso
spero
che sia stato di vostro gradimento e che recensirete, così da
farmi sapere
che
cosa ne pensate.
Mi
scuso per il ritardo, ma sono stata impegnata tra allenamenti
e
europei di atletica leggera, non che abbia partecipato (magarii)
ho
guardato la nostra Italia in televisione.
Ho
sentito tre volte l'inno di Mameli e mi sono emozionata, niente di
che.
Al
prossimo capitolooo.
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