Autore:
Yume_no_Namida
Titolo: I fiori di
loto profumano appena.
Personaggi e Pairing:
Kiba Inuzuka, Ino Yamanaka, Yamato, Kiba/Ino
Genere:
Sentimentale, Generale, Comico
Rating: Verde
Avvertimenti:
One-shot
Introduzione: Sono
trascorsi tre anni dalla fine del quarto grande conflitto tra ninja.
Qualcuno si
è sistemato, qualcun altro è in procinto di
farlo, altri ancora si trovano alle fasi iniziali, poi ci sono Kiba e
Ino. Che si frequentano da un pezzo come amici (mi sembra di averla
già sentita) e realizzano in un ritardo disdicevole quanto i
loro stomaci avevano già realizzato: galeotto fu un
rubinetto, un ‘urgentissimo’ affare di Stato da
risolvere a Kumo e l’incapacità di Ino di
continuare a mentirsi.
Il loto ha un profumo
appena percettibile, ci vuole un intuito come quello di Yamato per
svelarne la presenza.
E la destinazione.
NdA: A Konoha ci
sono i rubinetti, li ho visti!
Partiamo da questo
presupposto XD
Poi, come al solito,
ci sarebbe anche del Comico ma non straborda dai lati, per cui ero
indecisa se indicarlo ufficialmente o meno. Alla fine l’ho
segnalato che non fa male e ti crei un’idea di cosa andrai a
leggere.
Che altro aggiungere?
La storia è semplice, per certi versi sperimentale, vuole
risultare leggera e senza troppe implicazioni psicologiche: al
contrario di quanto preannunciato sul forum ne sono soddisfatta,
è pur sempre una piccoletta cresciuta da materiale
vorticante e informe *quasi si commuove, oddei*
Kiba è un
uomo, per cui è naturale che determinate cose sfuggano alla
sua comprensione, mentre Ino è in fase di transizione, sta
ancora accettando di essersi rincitrullita e ciò la irrita,
la spinge a reazioni estreme. Ovviamente i contrattempi vogliono la
loro parte u.u”
Ma basta, che mi
sembra di stare spoilerando tutto!
Solo: si vede che
Yamato deve controbilanciare il proprio dono con la sfiga XD
*cosastascrivendo*
A presto, dunque, ti
auguro una buona lettura!
(Non
sono bellerrimi? ** Grazie, MiZUUMi <3)
I fiori di loto profumano
appena.
“Vuoi
calmarti? Lascia fare.”
Ino lascia volentieri
fare, avendo già testato la propria incompetenza in materia
idraulica, quanto al tranquillizzarsi è tutta
un’altra questione. Una questione dall’esito poco
piacevole.
“Kiba, sei
sicuro di saper maneggiare quel coso?”
“Cacciavite”
precisa lui senza degnarla di attenzione, preparandosi a intraprendere
una lunga e sanguinolenta battaglia contro la manopola del rubinetto in
cucina.
“Va bene, cacciarobo. Il che
non modifica la domanda: hai la più pallida idea di come
accidenti utilizzarlo?”
“Perché
tanta ansia, Yamanaka?”
In quel preciso
istante, un colpo ben assestato col retro di quell’aggeggio
demoniaco sfila via la sommità delle tubature e un violento
getto d’acqua prende a invadere il lavello.
“Ah
già, dimenticavo che bisogna chiudere il collegamento alla
rete idrica!”
Ne rimarrà
soltanto uno.
Ino ha come
l’impressione che non si tratterà di lei,
né tantomeno di Kiba.
L’ansia
è perché mancano meno di tre giorni alla partenza.
Perché le
stupide piante dell’ancor più stupido palazzo del
Raikage soffrono di un morbo apparentemente incurabile alla vigilia
dell’evento dell’anno, il matrimonio di Naruto e
Hinata, e lei dovrà perderselo! Perché a Kumo si
rinsecchiscono quattro foglie e si prospettano futuri apocalittici.
E
nessuno a cui venga in mente di prendere in mano un dannatissimo
annaffiatoio.
Oltretutto
dovrà viaggiare con Yamato, con Yamato e basta,
l’inquietantissimo surrogato del primo Hokage, la moltitudine
delle turbe psichiche di Orochimaru in provetta, d’improvviso
sono tutti impazienti di partecipare alla cerimonia - per liberarsi
dell’appiccicosa presenza di Naruto e delle sue pressanti
richieste o per naturale indole entusiastica e aperta alla condivisione.
Mai che lo tirassero
fuori al momento opportuno, il loro fervente spirito comunitario!
Così,
quando i preparativi per il viaggio hanno cominciato a essere scanditi
da uno snervante ticchettio gocciolatorio e lei si è vista
costretta a prendere coscienza dell’ennesimo problema, un rubinetto che perde,
le è toccato invocare aiuto per deviare dall’ormai
prossima esplosione delle proprie psicosi.
Richiesta
fortunosamente accolta da Kiba.
“Tutto
ok?”, azzarda Ino, quando l’inondazione pare essere
stata arginata.
“Mh”,
mugugna l’altro, intento ad armeggiare con un anellino
elastico dall’aspetto molto poco stabile.
Hanno trascorso
parecchio tempo insieme, dopo la fine della guerra, dato che il resto
di Konoha sembrava essere stato colto da una forma oltremodo acuta di
Imbecillite Sentimentaloide, per cui non c’era abitante che
non si fosse precipitato a confessare a un altro il proprio amore
imperituro. Persino Shikamaru si era fatto incastrare da Temari!
A suo modo, certo,
sbuffando e lagnandosi e con tutta una serie di maschili corbellerie
d’accompagnamento che Ino non era riuscita a capacitarsi di
come Temari avesse potuto non spiaccicarlo contro le porte del
Villaggio con una possente ventagliata. Eppure era successo, si era
legato volontariamente i polsi. Quasi contento.
Quindi erano rimasti
in due, l’una impegnata a collocare un colossale macigno
sugli squilibri nevrastenici di Sasuke e sull’irrecuperabile
atarassia di Sai, l’altro professantesi “uno
spirito ribelle che non vuole saperne di vincoli” - ma Ino
aveva sospettato che il quadretto di Naruto mano per la mano con Hinata
non gli fosse risultato tanto idilliaco, una sorta di micidiale calcio
negli stinchi quando non direttamente sui gingilli.
A tratti lo sospetta
ancora, il che basta a bloccarle la respirazione in maniera insolita;
in fondo è da parecchio che si tengono compagnia a vicenda,
che condividono i pensieri come le giornate...
“Che hai da
guardare?”
Kiba la scruta torvo,
la maglietta grondante sudore e tra il pollice e l’indice il
gemello tumefatto dell’anello di poco prima.
“Niente”
replica Ino, piccata per essere stata - ed essersi - scoperta con gli
occhi fissi dove non si sarebbe aspettata di trovarli, avvenimento
abbastanza frequente da un paio di mesi a questa parte
“piuttosto, te la sei cavata?”
Un accenno di ghigno
eloquente.
“Il bastardo
ha opposto resistenza, ma siamo riusciti a stipulare un
accordo.”
Ino non ne comprende
la ragione, ma persino quando Kiba parla di oggetti e animali come
fossero persone, l’impulso di sorridere è
più forte e più veloce dei dubbi sulla sua igiene
mentale.
Motivo
principe di ansia perenne.
“E
così” Kiba manda giù un onigiri* senza
nemmeno masticare, provocandole una reazione a metà tra lo
stupefatto e l’orripilato, “andrai a
Kumo.”
Ino annuisce
sospirando di rassegnazione, l’argomento non le è
gradito.
“Beh,
sarà piacevole, no? Sei specializzata nel trafficare con
piante e roba simile.”
“Sì,
Kiba” l’invisibile pugnale celato nelle sue parole
è indirizzato a trafiggere la mano di lui, portata in aria a
roteare con sufficienza. L’intento è privarla del
moto ab aeterno
“ma devo andarci con Yamato. E perderò il
matrimonio.”
“Sbaglio o
non ne eri entusiasta?
Sasuke ci andrà con Sakura, Lee con Tenten, tutti felici
tranne me, cos’è questo esasperato esibizionismo
del sentimento... cito dalla fonte.”
Perché gli
uomini non afferrano la differenza tra il presente dello sfogo e il
passato del ripensamento?
Quelle sono state
parole sue!
Adesso forse le va di
andarci, a quel matrimonio, forse
forse avrebbe un accompagnatore e si sentirebbe persino
felice...
“Senza
contare che Yamato è una presenza rassicurante e in ogni
caso non dovresti subire troppo la sua presenza. Quanto credi che
disti, da qui, Kumo?”
Tasto
dolente.
Ino non ha intenzione
di svelare la propria inettitudine geografica, non davanti a lui. Non
dopo anni di onorata dissimulazione e salvataggi per il rotto della
cuffia grazie a colpi di tosse inscenati ad arte, inesistenti moscerini
negli occhi e interventi tempestivi di Chouji o Shikamaru.
“Kumo dista
quanto dista, non è questo il punto” tono di voce
appena esacerbato e sguardo altrove.
“Ah,
no?”
Kiba la conosce
abbastanza da fiutare il disagio dietro quell’improvviso
mutamento, la osserva assottigliando le pupille per una manciata di
minuti che pare interminabile.
“No”
conferma Ino, guardandolo fisso e sfidando il crescente, sotterraneo
imbarazzo.
“Perciò
sarai pronta a camminare per giorni sotto il sole cocente
dell’Ovest, patire l’afa e assistere al lento
inaridirsi della tua pelle...”
“Certo”
esala lei, tremando impercettibilmente e sfiorandosi una guancia, quasi
temendo si sfaldasse “per chi mi hai presa? Per il bene del
Villaggio questo e altro.” E mentre lo dice non ne
è davvero troppo convinta.
“Naturalmente.
Vale anche il profondersi in una miriade di stronzate?”
Kiba scoppia in un
riso sguaiato che a Ino suona strafottente oltre il sopportabile, lo
fissa con astio e un pizzico di sorpresa.
“Kumo
è raggiungibile in meno di una giornata e non ho idea di
dove tu ti sia informata sul clima, dal momento che è umido
e piovoso” un irritantissimo principio di lacrime gli si
accumula al limitare delle palpebre “per di più
bisogna proseguire verso Nord.
Ti faccio un disegno?”
Ino sta per afferrare
il contenitore dei nigiri e ficcarglielo su per una ben definita parte
del corpo, quando un rumore attutito e cadenzato si fa strada fino alle
orecchie di entrambi.
Plic.
Angosciante dubbio di
Ino, terrore di Kiba.
Plic.
“Cos’è
stato?”
La risposta si para
loro innanzi in tutta la sua annichilente evidenza quando si spostano
in cucina, dove il rubinetto ha ripreso il proprio martellante
stillicidio e Kiba per poco non ha un mancamento: i lineamenti di Ino
non hanno nulla di umano.
“Questo come
lo spiega, sensei?”**
“Ecco”
un grumo di saliva gli scende giù per la gola
“è che in genere servirebbe un collante, ma ho
ritenuto che col chakra...”
“Hai ritenuto?”
Stanno percorrendo un
cammino accidentato, Kiba opta per una brusca deviazione:
“Sistemo.”
Forse è per
l’agitazione, forse si tratta di una spiacevole
casualità o forse qualcuno, molto in alto, lo detesta a
morte, fatto sta che Kiba non fa in tempo a sfiorare il lavello che un
cilindro di metallo gli penzola tra le dita. Quando si volge nuovamente
verso Ino avverte una serie di spaventevoli crampi intestinali che
nemmeno al periodo della guerra contro Kaguya.
“...
Scusa?” tenta.
“Sparisci”
esala lei, e non è necessario altro perché Kiba
si precipiti in direzione della porta. Poco prima che questa gli si
richiuda dietro con un botto sordo, Ino soggiunge, col suo tono
più mellifluo e le labbra tirate in una smorfia
terrificante: “Ah, sensei del mio Sandaime?*** Per tua informazione io
so benissimo dov’è Kumo, è dove abitano
i Kumocosi e si discutono le Kumoquestioni. A te invece serve una mappa
anche per trovare il tuo culo! E questo ha conseguenze ben
più gravi” occhiata sprezzante in direzione
dell’interlocutore “le ha già
avute.”
Kiba non sa se sta
più male per i timpani perforati dal boato
dell’uscio, per essere stato esageratamente umiliato o per
l’ennesima presa d’atto
dell’incapacità di comprendere lo strambo essere
che ha nome Ino Yamanaka.
E’ la prima
volta che discutono con tanta violenza, se quella può
definirsi una discussione, di parole ragionevoli lui ricorda di averne
udite poche; eppure, nonostante la certezza della propria innocenza,
perlomeno nelle intenzioni, avverte il bisogno di chiarire, di
comprendere le motivazioni profonde. Perché se
c’è una cosa che ha imparato è che una
donna non si inalbera mai a caso: anche quando svalvola in maniera
spudoratamente aleatoria e priva di senso, c’è
sempre una ‘motivazione più profonda’. E
se non ci arrivi passi guai doppi.
D’improvviso
ha voglia di massacrare il primo venuto.
Merda!
Da
quando l’umore di Ino ha cominciato a incidere sul suo?
Domani si parte, ma
Ino si gira e si rigira stancamente sul divano, non vuole saperne
niente: Kiba è uno stronzo.
Ok, magari lei ci ha
preso un tantino
la mano, si è comportata da posseduta con probabili manie
omicide, però non è concepibile che passino due
giorni senza farsi sentire, non dopo tre anni di esistenza a stretto
contatto!
Non quando si
è prossimi al non vedersi per un discreto arco temporale e
ci si è salutati nel peggiore dei modi, eppure
quell’imbecille non
capisce.
Non capisce che ad
averlo accanto con espressione serena al matrimonio di Hinata - la
stessa Hinata che gli è stata vicino all’epoca in
cui Ino ancora lo riteneva un botolo pulcioso indegno di attenzione -
lei acquisirebbe sicurezza, che non è bene infierire sulle
carenze di una ragazza quando per la testa le frullano certi pensieri,
che Yamato sarà pure un accompagnatore impeccabile ma non
è lui, non è Kiba!
E, soprattutto, non
capisce di non capirne un cazzo, di tubature.
Kami.
Com’è
successo? Quand’è che l’ha contratta?
Imbecillite
Sentimentaloide.
Spacciata.
Un lieve picchiettare
contro l’ingresso le provoca un sobbalzo, la tentazione
è di fingersi morta ma ormai tanto vale, non fa alcuna
differenza.
“E’
aperto”, biascica, rannicchiandosi su un fianco e
aspettandosi un’ultima raccomandazione dell’Hokage,
la solita visita sgradevole da parte di Sakura.
“E-ehm”
un gracchio sconvolgentemente familiare.
Ino si volta e Kiba
è lì, lo sguardo fermo e tra le mani un mazzo di
fiori bianchi: crisantemi.
“Ecco”
esita, nel tentativo di formulare un discorso adeguato “non
ho ben capito le dinamiche dell’altro ieri e non sono neppure
troppo sicuro di avere qualcosa da farmi perdonare...”
“Mi hai
sfasciato il lavello” lo interrompe Ino, inchiodandolo sul
posto.
“A parte il
lavello, certo. Tuttavia non credo basti a scatenare un tale putiferio,
nemmeno nella più isterica delle persone! E non sto
insinuando che sia tu la più isterica” precisa,
anticipando le più che certe proteste di Ino.
“Comunque,
qualunque cosa sia mi dispiace” e nel dirlo prende a
grattarsi il mento con l’indice, “tieni.”
Ino afferra i fiori e
ne accarezza delicatamente qualche petalo, il suo animo è
ricolmo di tenerezza ma il suo corpo avverte il fortissimo desiderio di
bastardeggiare.
“Una
giornata e mezzo per questi, ottimo.
Sai cosa sono?”
Kiba risponde al
sarcasmo con una tensione silente.
“Crisantemi.
In Occidente si lasciano sulle salme dei defunti. Davvero una gran
trovata, sensei!” non crede che rinuncerà a quel
nomignolo tanto in fretta.
“Non
costringermi a farti notare che qui non siamo in Occidente.”
“Inoltre”
rimarca Ino, indignata per quell’accenno di
ilarità trattenuta in ricordo della sua incompetenza
topografica “non mi sembra che provengano dal mio negozio:
favorisci la concorrenza?”
“Potresti,
per favore” Kiba sbuffa esasperato, portando gli occhi al
cielo “accettare e basta? Non ti faccio una sorpresa
sbandierandotela sotto il naso, e una giornata e mezzo è
esattamente il tempo che mi ci è voluto per individuare un
altro maledettissimo negozio di fiori nelle vicinanze. Il cui
proprietario, tra l’altro, mi ha assicurato che questi sono i
fiori della pace.”
Ino è
lì lì per cedere, Kiba è uno di quegli
imbecilli che ci sanno fare. La maschera di supponenza sta per
sgretolarsi in una patetica rivelazione della propria malattia.
“Oltretutto
se devo starti vicino preferisco farlo prendendo delle precauzioni, ho
bisogno di sapermi al sicuro.”
“Nel
senso?”
“Nel
senso” geme Kiba, quasi pentito delle proprie decisioni
“che non mi sento tranquillo a pensarti da sola con Yamato
sulla strada per Kumo. Non che dubiti delle sue capacità, ma
la tua inimicizia con la geografia è a livelli
problematici...”
Ino è
divisa tra l’impulso di prenderlo a schiaffi e quello di
baciarlo selvaggiamente.
“Quindi ho
fatto richiesta di accompagnarvi. E mi auguro che il gesto di oggi sia
sufficiente a risparmiarmi contusioni non nemiche lungo il
tragitto.”
Ino spalanca la bocca,
notandolo indirizzare altrove le pupille in un imbarazzo privo di
rossore.
“Ma”
tentenna, ancora stordita “e Hinata? Si sposa, è
tua amica!”
“Proprio
perché è mia amica mi ha concesso una settimana
di proroga” ridacchiare sommesso “a lei e Naruto
non cambia nulla, dovrò soltanto fare i conti con un nuovo
tipo di ostilità da parte di Hiashi per i prossimi venti
anni.” un brivido inconsistente lungo la spina dorsale
“E poi non volevi andarci? So parlare chiaro con le persone a
cui tengo, io.”
Il cuore sta per
balzarle fuori dal petto e Ino vorrebbe ridere, piangere, abbracciarlo
e urlare di entusiasmo, poi chiedersi cosa sia andato storto nel
proprio processo di crescita perché alla sua età
si ritrovi ad avere delle reazioni da infante al parco giochi, invece
resta zitta.
Resta zitta e poi
ribatte, con scetticismo misurato e un’inconfondibile luce
negli occhi: “Parlare? Credevo abbaiassi.”
“Questa”
replica Kiba “è una cosa che avremo presto modo di
verificare.”
A quel punto la
messinscena cede, la stanza si riempie di risate.
“Pace?”
domanda Kiba, porgendole una mano.
“Pace”
accondiscende Ino, stringendogliela.
Inuzuka ogni tanto ha
disdicevoli maniere da animale, non si ferma mai al momento opportuno e
magari non è in grado di capirla fino in fondo,
però ci prova.
Dieci, cento, mille
volte.
E con le dita avvolte
nelle sue, Ino non ha preoccupazioni per il futuro.
Persino Kumo le sembra
meno stupida.
Il mattino seguente
Konoha riposa nel soffuso chiarore dell’alba, e il capitano
Yamato vorrebbe tanto potersi annoverare tra quei sonnacchiosi
fortunati. Credeva perlomeno di averne tratto un vantaggio, di aver
barattato bambini schiamazzanti e interminabili monologhi di Gai sulla
giovinezza dell’amore in boccio con la propria parziale,
confortevole libertà... sarebbe tornato da Kumo e tutto
sarebbe stato finito; non vanno d’accordo, lui e le cerimonie
nuziali.
Invece scruta dritto
davanti a sé e ciò che vede gli dà da
pensare: non fanno che battibeccare, quei due poco distanti, si
rinfacciano idiozie e a tratti arrivano addirittura a spintonarsi.
Eppure non si distraggono un attimo, quando per caso l’uno
sopravanza l’altro, come se al mondo non ci fosse niente di
più interessante che osservare una schiena - Yamato comincia
a ipotizzare che sotto i vestiti si celino un neo enorme, ridicoli
disegni o delle orrende cicatrici, qualcosa di ragionevolmente degno di
attenzione.
Studia il contesto,
concentrandosi sull’atmosfera, è a malapena
percettibile ma nell’aria avverte odore di loto.****
Socchiude le palpebre, rassegnato al proprio destino: due volte su due non
riuscirà a scamparla.
Note
*Dai, su, questa
è facile, polpetta di riso!
**”Maestro”,
giustamente Kiba si atteggia a sapientino e Ino sbrocca, inizia a
sfottere u.u”
***Niente,
è la seconda storia in cui Ino ce l’ha col terzo
Hokage. Placatela (placatemi?)! XD
****Ho letto che i
fiori di loto sono i più usati in Giappone per i bouquet
matrimoniali, ergo è come se Yamato pensasse “Ucci
ucci sento odor di sposaliziucci” (?). Da cui la
rassegnazione finale.
Crisantemi&fiori di loto:
Risparmiatemi, non sapevo in che altro modo chiamare questo angolo.
Per di più
una storia scritta mooolto tempo fa si intitolava proprio “Il
crisantemo e il fiore di loto” e nell’elenco sul PC
è subito sotto questa, quando me ne sono accorta ho provato
inquietudine - il prompt “crisantemo” me
l’ha assegnato la giudicia, cavolo! E io l’ho
associato ancora una volta - anche se in modo diverso - ai fiori di
loto, si vede che ho delle fissazioni psichiche inconsce *sbigottimento*
L’altro
prompt era “rubinetto”, mentre la citazione scelta
“E per tua informazione io so benissimo
dov’è la Germania. A te invece serve una mappa
anche per trovare il tuo culo!”, da Bridget Jones. Dal
momento che non mi andava di scrivere una AU ho trascorso qualche
giorno a informarmi sulla conformazione e il collocamento delle Terre
ninja, le competenze che mancano a Ino adesso le ho acquisite io *sigh*
Per non parlare del “come riparare un rubinetto”
digitato su Google, conosco persino i termini tecnici - ma
all’atto pratico ho il sospetto che risulterei comunque
penosa XD
Grazie a chiunque
leggerà o soltanto aprirà per
curiosità questa storia, a chi sentirà il bisogno
di comunicarmi qualcosa o meno, grazie alla giudicia e in bocca al lupo
alle altre partecipanti!
Alla prossima,
Yume.
|