Disclaimer: Non
conosco Jared Leto nè Shannon, Constance e
gli altri personaggi che popolano questa fiction. I fatti
narrati non sono reali, sono solo il frutto della mia fantasia
e
di tanto tempo a disposizione.
Sailing
The Waves of Past
Navigando
le onde del passato
Capitolo
I ~
A place called home
“Cosa
sono le fotografie se non frammenti di passato ,attimi rubati al tempo
e alla
storia della nostra vita? Ho cercato le foto della nostra
infanzia, ne sono
rimaste pochissime. La più vecchia ci ritrae seduti su un
lettone intenti a
sorridere alla macchina fotografica, baffi di cioccolato sui nostri
visi
accaldati. Posso
perfino sentire le nostre risate e le carezze di mamma. Sai Shannon?
Per me la casa non sono quattro mura e un tetto. La mia casa siete
voi....sei tu."
luglio 1978
La
vecchia Buick
uscì
dal parcheggio del Johnny’s Pizza e si diresse verso la Old Minden
Rd per poi immettersi nella US-80 E. Constance guardò nello
specchietto
retrovisore, Shannon si era addormentato, Jared invece con la testa
poggiata
sulla spalla del fratello maggiore guardava fuori dal finestrino. Si
sentì
stringere il cuore, sebbene tentassero di comportarsi da piccoli ometti
lei
sentiva che i suoi bambini soffrivano. Continuò a guardare
il viso freddo e
serio che si era sostituito ormai da un anno a quello gioioso e pieno
di vita
di Jared e sentì la rabbia crescere dentro di se, strinse il
manubrio e tornò a
guardare la strada. Una distesa infinita di asfalto nero.
Constance a
26 anni e due figli doveva fare i conti con la dura
realtà. il suo compagno
l’aveva lasciata… li aveva
lasciati. Non riusciva a togliersi dalla
testa l’immagine dei grandi occhioni azzurri di Jared colmi
di lacrime e le sue
manine contro la finestra mentre guardava la macchina del padre
allontanarsi
per l’ultima volta.
Shannon come
lei aveva scelto la strada più facile, quella di odiare
l’ uomo che aveva
preferito un’altra donna, un’altra famiglia a loro.
Jared no. Era cambiato, ad
uno sconosciuto sembrava un bambino come gli altri, ma sua madre aveva
visto la
luce che c’era nei suoi occhi e che ora era spenta, velata da
una malinconia
che non doveva appartenere a un bambino di 7 anni. Cosa passasse in
quella
testolina non lo sapeva. Ma aveva ritenuto necessario andarsene da
Bossier City
e allontanarsi da tutti quei ricordi. Non c’era un angolo di
quella cittadina
che non gli ricordasse Tony. Benché li avesse abbandonati la
sua presenza era
più che viva tra di loro. In ogni silenzio, in ogni sospiro
c’era traccia di
lui.
Era così presa nei suoi ragionamenti che quando si
sentì toccare sulla spalla
schizzò in aria dalla paura, “Mamma!”
ridacchiò Jared, “oddio scusami
amore… ero sovrappensiero!” disse
passandosi la mano sulla fronte e
riprendendosi dallo spavento. Il bambino posò il mento sulla
spalla della mamma
e le stampò un bacio sulla guancia poi cominciò a
giocare con i suoi lunghi
capelli biondi “ho fame …”.
Constance lo guardò riflesso nello
specchietto, era intento ad analizzare la ciocca di capelli con tale
concentrazione che non potè trattenere una risata, Jared
alzò lo sguardo
perplesso “cosa c’è da ridere
mà ?” la donna scosse le testa
“niente
niente.. prendi un po’ di pizza”.Il
bambino si sporse e afferrò la busta
portandola sul sedile posteriore, nel frattempo Shannon si era
svegliato e si
unì al fratellino. La donna sorrise nell’udire le
risate divertite e i
discorsi tra i due. Li vide guardare affascinati il fiume
Missisipi mentre attraversavano il ponte e li sentì
confabulare mentre armati di pastelli e album si accingevano ad
immortalare quella splendida vista prima che il ricordo si indebolisse. Per la milionesima volta da quella sera si chiese come
fosse possibile abbandonare quei due piccoli tesori.
---
Exit
33B - I-59
N
- Gadsden. Jared lesse il cartello, erano ormai
più di 6 ore che erano
in viaggio e si sentiva stanco. Voleva riposare, giocare con Shannon
sul
lettone della mamma e addormentarsi, ma non poteva. Si
abbandonò contro il
corpo di Shannon e si accoccolò. Quando riaprì
gli occhi erano davanti ad un
motel, “Budget Inn” si stropicciò gli
occhi e si stiracchiò. ” tesoro
sveglia..” la mamma stava svegliando Shannon,
evidentemente anche lui non
aveva retto ed era crollato. Rabbrividendo al leggero
venticello prese la mano della mamma e la seguì alla
reception del motel.
La
stanza era semplice ma accogliente. C’era solo un letto a due
piazze, un tavolino
con due sedie e il bagno. L'indispensabile. Jared posò lo
zainetto di Winnie
the Pooh sul tavolino e si guardò intorno. Era la prima
volta che andava in un
motel, era anche la prima volta che viaggiava a dire la
verità. Si sedette su
una delle due sedie e guardò come Shannon aiutava la loro
mamma a sistemare le
cose per la notte. Li guardava e lottava contro il bisogno di piangere,
gli
mancava la sua cameretta, l’odore di casa. Aprì lo
zainetto ed estrasse il suo
Mr. Potato. Glielo aveva comprato il suo papà poco
più di un anno prima alla
festa del paese. Il suo papà…strinse il
giocattolino e chiuse gli occhi..
Quella
notte era sveglio. Aveva sentito la mamma piangere, pregare il
papà di non
andare. Non aveva capito cosa stava succedendo, era sceso dal lettino e
aveva
guardato Shannon che era nascosto sotto le coperte. Uscì nel
corridoio.
Era tutto buio ad eccezione della luce che proveniva dalla camera da
letto dei
genitori. Stava dirigendosi in quella direzione quando lui
uscì dalla stanza. Aveva una valigia
e il cappotto. Non sentendo più urla il bambino
pensò che il peggio fosse
passato quindi trotterellò verso l’uomo
aggrappandosi al cappotto. Il padre si
bloccò, guardò in basso e incontrò lo
sguardo curioso e preoccupato di suo
figlio “Pà dove vai?” l’uomo si
chinò e gli accarezzò le guance, lo
guardava intensamente “il pa..il papà
deve andare via per un pò, tu fai il
bravo bambino e torna a letto ok?”
Jared continuò a fissarlo con i suoi
occhioni pieno di fiducia, “ok..” sorrise mostrando i
pochi dentini da
latte rimasti “
e quando torni?”, l’uomo lo
guardò per un attimo in
silenzio e rispose in un sospiro ”presto..” continuò ad
accarezzargli la
testa e Jared nel profondo del suo giovane cuore capì che
stava mentendo. “me
lo prometti?”
domandò di nuovo cercando di scacciare quel brutto
presentiment. Il padre annuì e si alzò, scese le
scale e uscì dal portone
senza voltarsi. Jared scese a sua volta correndo con i piedini scalzi
sul freddo pavimento e si affacciò alla finestra sul
cortile. Vide la macchina
fare manovra e uscire in strada. Sua madre l’aveva trovato
così, appoggiato
alla finestra in lacrime mentre si chiedeva tra se e se
perché il suo papà non
gli voleva più bene. Forse, pensava, se avesse visto Shannon
sarebbe rimasto.
Respinse
ancora una volta le lacrime e tornò a guardare tutto quello
che rimaneva della
sua famiglia, della sua casa. La madre gli si avvicinò
“Jay, mamma si
allontana un attimo fai il bravo e dai retta a tuo fratello
ok?” gli
sorrise e gli diede un bacio sulle guance pallide. Lui si
limitò ad annuire. La
sentì chiudere a chiave la porta della camera e scendere in
fretta le scale
esterne del motel. Per un attimo l’idea che anche la mamma li
abbandonasse
passò nella sua testa ma la respinse immediatamente.
“
Jay...
che ne dici di una bella doccia?”
Shannon posò i suoi occhioni nocciola in quelli azzurri
del fratellino e alzò il sopracciglio per sottolineare il
suo piano diabolico: la doccia diventò un’astronave e il letto il
pianeta da esplorare. ”Chi cade
dal letto è morto” affermò
serio Shannon stringendo un cuscino, Jared
ridacchiò mentre cercava di mantenere l’equilibrio
e avvicinarsi all’altro
cuscino, le manine e i piedini nascosti dal pigiama di una misura
troppo
grande. Si armò e sorrise al fratellone pronto alla lotta. I
brutti pensieri
erano stati accantonati per un pò.
I
due bambini erano occupati nell’ennesima missione quando
Constance finalmente
tornò, il volto stanco ma sorridente. La telefonata con sua
madre, Ruby, era stata difficile ma ora aveva un indirizzo dove
rivolgersi una volta arrivata ad Oakton. Jared si catapultò
dal letto e la donna
guardò questo batuffolo avvinghiarsi alle sue gambe.
Posò la busta sul letto e
ne estrasse il contentuto, i bambini rimasero a bocca aperta e si
gettarono sui
dolcetti.
Quando più tardi uscì dal bagno rimase
davanti alla
porta e si gustò la scena: Shannon stava raccontando una
storia al fratello
minore, mimando e gesticolando le varie scene e Jared lo guardava
completamente
perso in quel mondo di fantasia, baffi di cioccolata sul viso paffuto.
Aprì la
sua borsetta e li chiamò, i bambini si girarono e sorrisero
all’obbiettivo.
Click
----
2008
Jared era
seduto al tavolo della cucina, le mani tra le cosce e le gambe
incrociate sotto la sedia. Guardava il foglio davanti a se mentre
riviveva
quella giornata minuto per minuto nella sua mente, un leggero
sorriso curvava
le sue labbra mentre distrattamente accarezzava la vecchia foto. Si
passò le
mani tra i capelli e stava per rimettersi a scrivere quando
sentì un
rumore di passi avvicinarsi. Poco dopo due braccia lo stavano
stringendo in una
morsa carica d’affetto. “ancora sveglio?”
Jared annuì e alzò il volto per
incontrare le familiari labbra. Il bacio fu breve e dolce, i due si
scambiarono
un’occhiata complice, poi Jared strinse la presa “Jay restituiscimi le braccia, mi
servono” Jared rise e lasciò
andare, rivolgendo la sua attenzione di nuovo ai fogli disse “ BB
mi versi un po’ di caffè?”
tbc
NOTE:
i. Jared
e Shannon sono nati a
Bossier City da Tony L Bryant (forse) e Constance Metrejon . Le date
sicuramente non
corrispondono, molto probabilmente erano
troppo
piccoli
per ricordare il padre.
|