COME NEVE
~
Scacciati dal paese
natio, cerchiamo la terra promessaci in sogno…
Alzi la testa.
Oh, sembra la nostra storia!
Quel tuo sguardo.
I tuoi trasparenti occhi
azzurri, del colore del cielo più terso. Li avevo visti brillare, nel sentire
quelle parole. Quella musica ti aveva scaldato il cuore, facendoti sentire più
vicina a quel luminoso globo azzurro e bianco che, da dietro le vetrate
trasparenti della base, stavi ad osservare tutti i giorni, sognante…
Solo un vetro e lo spazio
scuro ti separavano dalla Terra che tanto amavi.
Alla sua atmosfera,
all’aria in cui ti volevi tramutare.
Avresti desiderato poter
cantare quella canzone. Ma non potevi. Non avresti più potuto…
Le note, relegate
gelosamente nel tuo cuore, non sarebbero più uscite da quelle labbra perfette,
da quella bocca che era sempre capace di sorridere, di donare il caldo conforto
che solo tu mi sapevi dare.
Ed io…
Io non avrei più sentito
la tua dolce voce.
Né io, né…Shion.
Morta.
Come una statua greca,
bellissima e antica. Come liscia pietra che si conserverà, sacra e immobile, in
una posa eterna, circondata da mille, mille fiori. Sì, quei fiori che dicevi di
poter capire…più degli uomini.
Ho visto la tua pelle,
levigata e chiara, illuminata da una fioca luce di dolore.
La luce che proveniva
dalla Terra.
Tu, però…
Tu splendevi. Sì, tu
stessa abbagliavi, incredibilmente luminosa.
E nessuno avrebbe spento
quella luce immortale.
Splendevi ancora, senza
che la fine ti avesse offuscato.
Splendevi, Mokuren.
Ma…
Non c’eri più.
Morta.
~
Era con questa immagine
impressa nella mente che avevo trascorso le mie notti. Le notti in cui il
rimorso mi assalì. Mi chiesi perché l’avevo fatto. Me lo chiesi per lunghe,
infinite ore, di continuo, come per farmi male.
Eppure avevo le risposte.
Volevo…vendicarmi
davvero?
Sì. Odiavo…odiavo Shion…
E…amavo Mokuren.
La amavo troppo. Amavo la
sua aurea angelica, e le sue bianche ali invisibili. Amavo i suoi capelli,
morbidi e dorati. Amavo i suoi occhi…perdutamente…gli occhi di una dea, di una
dolcezza senza fine…
Amavo tutto, tutto di
lei.
E non potevo accettare
che Shion avesse osato incrinare la sua purezza. Violare quel simbolo benedetto
che, nonostante tutto, rimase sulla sua fronte, come per sigillare
simbolicamente la prediletta di Sarjarim dentro quel corpo diafano, per sempre.
Per sempre.
~
Sento freddo.
Qualcosa scivola sulla
mia pelle. Sta piovendo?
Le gocce cadono sul mio
viso…quest’acqua…mi entra nell’anima come per lavare via tutto il dolore…la
rabbia…e tutti i rimorsi…
Tu mi fissi.
Noi abbiamo lo stesso
aspetto, come se ci fossimo scambiati quelli del passato.
Non cogli l’ironia di
tutto ciò?
Io…desideravo solo…solo…
Cosa?
Cosa desideravo, cosa…mi
aspettavo dalla mia futura reincarnazione?
Dalla mia…prossima vita?
Dimmi la verità, non hai
mai pensato di voler diventare Shion?
Shion.
Shion era amato da Mokuren…lei…era attratta da lui,
inspiegabilmente…nonostante…nonostante tutto quello che quell’essere ignobile le
aveva fatto…lei…lo amava.
Lo amava.
Io…volevo essere Shion?
Non ci voglio credere.
Non l’ ho mai voluto credere.
Perché, se fosse così,
faremmo tutti parte della stessa banda.
Vorrebbe dire che anche
tu volevi violentarla…
No! Io…io non l’avrei mai
fatto!
Non…lo avrei mai fatto…
No…non io.
Piango.
E…le mie lacrime si
confondono con quelle del cielo.
Chissà, forse sta
piangendo per me…
O per lui.
Chissà se esiste un modo di trovare la gioia, rimanendo soli in un luogo
dominato dal dolore e dalla disperazione…
Shion…perché?
Perché sento questa pena
infinita qui, nel mio petto?
Perché…perché i miei
occhi si riempiono di lacrime…perché il mio cuore non ce la fa se provo a
guardarti?
Rivedo me stesso.
Rivedo, riflessa nei tuoi
occhi da bambino, la mia rabbia. Il mio tormento.
E, nello stesso tempo, il
tuo dolore. La tua disperazione.
Il tuo viso bruno,
sfigurato dalla follia, rigato da lacrime di un dolore che non posso osare
capire…che non posso pretendere di capire. No, la mia mente non è capace di
reggerlo.
O solo provare a
immaginarlo.
Impazzirei…
Impazzirei anch’io.
Vedo il presente, e
ricordo il passato.
Mi sento male. Non ho il
diritto di vivere.
La mia testa…la mia testa
si affolla di pensieri che non avrei mai voluto ritrovare.
Continui a fissarmi,
gelido.
Mi odi…è naturale. Come
potresti non farlo?
E dietro a quell’odio
sconfinato, scorgo sempre la tua pena. Sì, tenti di nasconderla.
Ed è quella mi fa
desiderare di morire, più di tutto il resto…
Ma tu…
Tu me lo impedisci.
Proprio come io l’ ho
impedito a te.
Per…nove anni.
Ho vissuto…circondato dai vostri cadaveri…
E’ stato un inferno. Lo
consideravi un giusto castigo per me?
Nove anni.
Ti faccio i miei
complimenti. Il tuo vaccino si è rivelato efficace.
So cosa ho fatto.
So cosa ho osato
compiere.
E con questa
consapevolezza dovrò vivere…fino alla fine dei miei giorni.
Dei miei nuovi giorni,
che non credo di avere meritato.
Perché sono rinato qui?
Perché?
…cerchiamo la terra
promessaci in sogno.
Ma certo. E’ proprio
questa la mia penitenza, il calvario che il destino mi ha ordinato, mi ha
imposto di seguire.
Le mie colpe devono
essere espiate.
In questa vita.
Io ti ho ucciso, Shion.
Ti ho ucciso nel modo più
crudele di cui sono stato capace.
Ti ho ucciso in tutti i
modi in cui si può uccidere qualcuno.
E niente e nessuno potrà
mai cancellare questo mio orrendo gesto.
Nessuno.
Il cuore mi fa male. Mi
porto una mano al petto, mentre la pioggia continua a scendere.
Si fa tagliente e
sottile, silenziosa. Discreta.
Il suo ticchettio lieve
si perde nell’aria pungente.
Le gocce paiono piccole
lame, lame che mi tagliano il viso…mi sembra di sentire scorrere sangue, sulle
mie guance.
Sangue rosso. E denso.
Le ferite di un passato,
le ferite dei ricordi.
Anche chi ama prima o poi
dovrà morire. Però intanto è vivo. Anche stasera l’oscurità è profonda, il
respiro difficile. Una sera in cui ognuno lotta con un sonno torpido e inquieto.
(Banana Yoshimoto)