feelings
Salve a tutti! Eccomi qui con questa
piccola fanfiction a capitoli, niente di particolarmente lungo! Ne
conta in totale cinque, per cui non dovrete sopportarmi per molto!
L’ho buttata giù qualche
tempo fa e non sono del tutto convinta del risultato, ma mi son detta :
perché non pubblicarla comunque? Perdonate il titolo penoso, ma
sono sempre stata una frana da questo punto di vista! Spero di trovarne
presto uno più adatto…
Naturalmente è una Ryan/Strawberry, che lo dico a fare!
Feelings
1.
Il caffè, generalmente sempre gremito, era praticamente vuoto
quella sera. Le nubi temporalesche che si addensavano in cielo e
minacciavano pioggia torrenziale spingevano i clienti ad andar via
molto in fretta. Non che a Strawberry dispiacesse.
-Grazie, arrivederci!
Quando anche gli ultimi avventori avevano lasciato il locale,
Strawberry si abbandonò stancamente su una sedia, sospirando e
massaggiandosi le caviglie doloranti, spossata dall’intensa
giornata lavorativa. Le sembrava di essere in piedi da una vita…
-Cosa stai facendo?
Sobbalzò.
Non che non se lo fosse aspettato.
Era impossibile sperare di poter riposare, in quel dannato caffè! Poi se c’era lui in giro, era inutile anche solo provarci.
-Come cosa sto facendo? Mi riposo!
-Piantala di fare la scansafatiche e dai una mano a mettere in ordine!
-Soltanto cinque minuti, per favore!
-Nemmeno per sogno. Non vedi che le altre sono a lavoro?
Per la verità, Mina era seduta ad un tavolo a bere una tazza di
tè, Lory aveva appena mandato in frantumi l’ennesimo
piatto e Paddy si esibiva in uno dei suoi numeri da circo. Beata Pam
che era fuori città per lavoro…
Ribattere era comunque inutile, con lui non la spuntava mai, chissà per quale motivo!
Sbuffando sonoramente, Strawberry si alzò a malincuore non senza
lanciare al biondo un’occhiata carica di puro veleno.
Una volta entrata in cucina, non riuscì a trattenere un gemito
di orrore di fronte all’infinita catasta di stoviglie che,
sospettava, avrebbe richiesto ore ed ore di lavoro per essere smaltita.
Sbuffando ancora più forte si rimboccò le maniche e si
mise all’opera. Non aveva intenzione di dare a Ryan motivo di
lamentarsi ancora, né tantomeno di riprenderla!
Il compito si rivelò molto più gravoso di quanto si
aspettasse. Aveva la netta sensazione che fosse già passata
più di un’ora da quando aveva iniziato, ma non aveva
intenzione di lamentarsi. Avrebbe ultimato le faccende e se ne sarebbe
andata senza una parola e quell’antipatico non avrebbe potuto
muoverle alcuna critica.
Confortata da quel pensiero, proseguì instancabilmente e dopo
aver messo a posto fino all’ultima tazzina, si asciugò le
mani su uno strofinaccio e si sedette ad un tavolo, poggiando la testa
sulle braccia. Chiuse gli occhi.
Appena qualche minuto, giusto il tempo di risposarsi un po’…
*
Una tazza di cioccolata prima di andare a letto era esattamente quello che gli ci voleva per conciliare il sonno.
Si diresse a passi pesanti verso la cucina e varcò la soglia,
puntando dritto verso lo stipetto in cui Strawberry aveva riposto le
tazze appena lavate poco prima. Poggiata la mano sul pomello,
notò con la coda dell’occhio di non essere solo. Si
voltò di scatto e la trovò lì.
Bellissima.
Non riuscì a fare a meno di fermarsi ad osservarla, facendo
vagare lo sguardo dai capelli che le incorniciavano il viso, raccolti
in quei due buffi codini, così infantili ed inadatti ad una
ragazza di quell’età, alle ciglia lunghe e scure che le
sfioravano le guance rosate, alle labbra schiuse, così
belle…
Si fermò, incerto sul da farsi. Avrebbe dovuto svegliarla e
farle notare che era piuttosto tardi? Dirle che era ora di tornare a
casa? Il rumore del temporale che imperversava fuori fu una risposta
sufficiente. Non poteva certo permetterle di uscire con quel tempo! Si
sarebbe di sicuro presa un raffreddore e lui non poteva permetterlo,
no? Era proprio un ragazzo premuroso.
Avrebbe dovuto almeno svegliarla?
Continuò ad osservarla per qualche altro secondo. Sembrava
così tenera ed indifesa… non avrebbe trovato il coraggio
di farlo neppure volendo.
Si fece forza e le si avvicinò. Prestando attenzione a muoverla
il meno possibile, riuscì a prenderla in braccio. La
sentì mormorare qualcosa di indistinto e non riuscì a
reprimere un sorriso mentre lei inconsciamente gli si stringeva al
petto, prendendo la sua maglia tra le mani. Quel sorriso però si
spense subito quando pensò che probabilmente sognava Aoyama e
credeva di essere tra le sue braccia, in quel momento.
Si riscosse da quei pensieri e si incamminò su per le scale con
Strawberry ancora tra le braccia. Riuscì, seppur con una certa
difficoltà, ad aprire la porta della sua stanza e ad entrare. La
depose sul suo letto e si accorse che tremava leggermente. La
coprì con un lenzuolo, avvolgendola con cura e rimase ad
osservarla ancora per qualche secondo, prima di sospirare e prepararsi
ad una bella dormita sul pavimento.
*
I primi, pallidi raggi di sole che le accarezzavano il viso la
svegliarono dolcemente. Rimase qualche secondo a godere del tepore di
quel letto comodo, ancora sospesa tra il sonno e la veglia. Quando
aprì gli occhi e si guardò intorno, registrò solo
vagamente che il letto su cui aveva dormito non era il suo e che non
solo non si trovava nella sua camera, ma nemmeno nella sua casa.
Afferrando di colpo la situazione si mise di scatto a sedere,
procurandosi un forte giramento di testa. Le ci vollero alcuni istanti
per capire dove si trovava: era la stanza di Ryan, quella.
Aggrottò le sopracciglia, facendo mente locale e cercando di
capire per quale assurda ragione avesse passato la notte lì.
Ricordava di aver lavato i piatti, essersi seduta al tavolo di cucina e
poi… più nulla. Doveva essersi addormentata. Era stato
Ryan a trovarla e a portarla lì? E lui dov’era adesso?
Si guardò intorno e finalmente lo individuò, disteso sul
pavimento, addormentato. Le aveva ceduto il suo letto e lui aveva
preferito passare la notte lì? Ryan?
Lo stesso Ryan che non faceva altro che punzecchiarla e prenderla in
giro? Possibile che possedesse anche lui un lato dolce e sensibile?
Bè, doveva ammettere che se davvero in lui c’era un
briciolo di gentilezza ed istinto cavalleresco – e a quanto
pareva era così – era in grado di nasconderlo molto bene.
Fin troppo.
Scese dal letto in punta di piedi, ben attenta a non svegliarlo, ma
quando ormai era quasi arrivata alla porta, inciampò nei propri
piedi e cadde con un tonfo spaventosamente sonoro.
Ryan si alzò a sedere di scatto, gli occhi spalancati.
-Cos’è successo?
-Ahi ahi…
Quando il biondo registrò l’accaduto e vide lei
massaggiarsi il naso, scoppiò a ridere fragorosamente, tenendosi
lo stomaco.
Strawberry si voltò inviperita verso di lui, ma quando i suoi
occhi si posarono sul suo viso, la rabbia si dileguò. Non
l’aveva mai visto ridere così di gusto. La cosa le fece
uno strano effetto, come una capriola allo stomaco che non riusciva a
spiegarsi e fu quasi tentata di sorridere a sua volta. Quasi.
-Strawberry, sei il solito impiastro!
-Smettila di ridere!
Naturalmente le sue furono parole al vento. Continuando a sghignazzare,
Ryan si mise in piedi, si stiracchiò e prese a massaggiarsi la
schiena e le braccia. Strawberry continuava a tenere il broncio, anche
se non riusciva a trattenersi dal lanciargli sguardi di sottecchi, di
tanto in tanto.
-Accidenti, sono pieno di dolori!
-Sfido io, hai dormito sul pavimento!
-Per la cronaca, non è stata una mia scelta.
Strawberry arrossì e si pentì subito delle sue parole. Si
stava comportando da vera ingrata. Del resto, Ryan era stato
così carino con lei.
Abbassò il capo e si strinse le mani in grembo.
-Scusa, hai ragione. Volevo… ringraziarti, ecco.
-Ringraziarmi?
-Si, insomma, per avermi ospitata qui.
-Figurati, non c’è problema. Non potevo certo svegliarti e farti andare a casa con quel temporale.
-Bè… si… sei stato…
-Non importa, davvero. Hai dormito bene?
Il sorriso di Strawberry si allargò, mentre il suo consueto buon umore tornava a far mostra di sé.
-Da favola!
-Mi fa piacere.
Il biondo sorrise e il cuore di Strawberry perse inspiegabilmente un
battito, mentre sentiva uno sgradevole rossore imporporarle le guance,
senza riuscire a capirne la ragione.
-Se ne hai voglia puoi fare una doccia.
-Si, mi ci vorrebbe proprio.
-Bene, ci vediamo di sotto allora.
Strawberry annuì, mentre il biondo usciva dalla stanza.
Continuò a seguirlo con lo sguardo finché non scomparve
alla vista, chiudendosi la porta alle spalle.
Aveva dormito con Ryan. O meglio, nella stessa stanza. Il pensiero le
mandò il cuore a mille. Si mise una mano sul petto nel tentativo
di calmare i battiti impazziti, con scarsi risultati. Perché la
cosa le faceva tanto effetto?
Proprio in quel momento, il suo cellulare prese a squillare. Lo estrasse dalla tasca e rispose.
-Pronto?
-Pronto Strawberry, sono Mark.
-Oh, buongiorno.
-Ma dov’eri finita ieri sera? Ti ho cercata a casa tua e chiamata sul cellulare, ma non hai mai risposto.
-Io, bè…
E adesso come lo spiegava a lui? Come gli diceva che aveva passato la notte con un altro ragazzo?
Sgranò gli occhi, sconvolta. Ma che le passava per la testa? Stava un po’esagerando.
Non era successo nulla con Ryan, per la verità non si era nemmeno resa conto di dove si trovasse!
Cercò comunque di elaborare in fretta una scusa, ma la voce di Mark tornò a farsi sentire.
-Strawberry, ci sei ancora?
-Cos… si.
-Allora, che fine avevi fatto? Mi hai fatto preoccupare.
Il cuore di Strawberry batteva in fretta. Si chiese per quale motivo
dovesse essere tanto preoccupata. In fin dei conti non aveva fatto
nulla di male, no? Aveva solo condiviso la stanza con Ryan,
nient’altro.
Eppure quel pensiero la fece arrossire ancora una volta e si
sentì ancora più in colpa. Si stava comportando proprio
da sciocca.
-Io… mi sono addormentata al caffè.
-Al caffè?
-Già.
-Dove, per l’esattezza?
Strawberry si morse un labbro con espressione corrucciata. Come mai quella strana domanda? Non era da lui.
Che sospettasse? Ma cosa, poi? Non c’era nulla di strano in tutta quella faccenda.
E per dar prova del fatto che l’aver passato la notte con Ryan
fosse per lei trascurabile e di scarsa importanza, decise di optare per
la pura verità.
-Bè, dopo aver lavato i piatti ero sfinita, così mi sono
seduta per un po’ al tavolo della cucina e ho finito per
addormentarmi lì. E poi…
E poi? Non poteva dirglielo! E se non avesse creduto che non c’era stato nulla? E se si fosse infuriato?
Piantala, Strawberry, stai esagerando.
E nel frattempo Mark la esortava a continuare.
La rossa fece un bel respiro profondo e lo disse.
-Poi Ryan mi ha trovata e mi ha portata nella sua stanza.
Lo disse tutto d’un fiato, come sperando che così il
peggio passasse in fretta. Seguì un istante di silenzio durante
il quale Strawberry trattenne il respiro ad occhi chiusi, prima che
Mark riprendesse a parlare con tono glaciale.
-E avete dormito insieme?
-No! Certo che no! Lui mi ha ceduto il suo letto! Ha dormito sul pavimento!
-Capisco.
Ma dal suo tono, era evidente che non capiva affatto. E lei si
affannò a cercare giustificazioni, facendo leva sul fatto che
era sfinita, che non si era accorta che Ryan l’aveva trovata,
né che si trovava nella sua stanza finché non si era
svegliata pochi minuti prima, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa,
Mark parlò di nuovo.
-Devo andare, ci vediamo più tardi.
-Ma…
Troppo tardi. Aveva riattaccato.
Rimase a guardare il suo cellulare, riflettendo sulla reazione di Mark.
Perché quando si trattava di Ryan diventava sempre così
irritabile?
Ripensò al biondo disteso accanto al letto in cui aveva dormito
lei, al gesto così carino che aveva compiuto, al modo in cui
l’aveva visto ridere poi e sentì le guance ardere.
Cercando di non interrogarsi sul motivo per il quale ormai le capitasse
sempre più spesso di arrossire pensando a Ryan o trovandosi con
lui, Strawberry si diresse difilato in bagno.
Una bella doccia fredda e tutti i pensieri sarebbero scomparsi.
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