CAPITOLO 22
Quanto può essere
sincera, la parola di un Turk?
Molto?
Abbastanza?
Per niente?
Chi può dirlo… Dipende
dai casi.
Ma in questo preciso ed
insostenibile attimo, quanto può esserlo in realtà?
- Per niente! - Sbuffo
seccato mentre me ne sto girato su di un fianco, sdraiato lungo il bordo del
letto, a fissare lo spoglio pavimento del soppalco. Se non altro, mi aiuta a
distrarmi.
- Hai detto qualcosa? –
sento presto domandare da una vocina alle mie spalle. L’ingenua vocina di Yuffie, che divide incauta e beata il comodo giaciglio con
il sottoscritto.
- Diamine bimba! Così mi
deconcentri! – replico alquanto seccato, facendo del tutto per trattenere quei
sette fottutissimi bollenti spiriti che mi riempiono la testa di immorali
pensieri.
Starmene qui, immobile a
fissare uno squallido pezzo di soppalco, non mi aiuta per niente! Anche perché
la schiena di Yuffie è così dannatamente incollata
alla mia, che a momenti mi sciolgo come un pupazzo di neve in una serra fiorita!
Datemi un sedativo…! Una
scatola intera, per pietà!
Lo stretto letto, poi,
non mi spalleggia per niente…
Cerco di staccarmi anche
solo di mezzo centimetro, da quella schiena così calda ed accogliente,
facendomi più avanti.
Davvero un’ottima idea,
eh?
Striscio più in là, forse
con un gesto troppo frettoloso e mal fatto, e ne pago senza indugi, le amare
conseguenze.
Davvero una pessima idea,
eh?
Yuffie
mi sente agitare, e si gira verso di me con uno scatto fulmineo: - Occhio,
occhio, occhio!!- dice a più riprese, caotica come lo è sempre.
Lo spazio assai
ristretto, e l’equilibro che viene meno, mi fanno cascare rovinosamente a
terra.
Un capitombolo senza
pari!
- Auch!
– mi parte un lamento spontaneo ed acuto, non appena la mia povera schiena
tocca il suolo. Duro come il cemento.
- Tutto apposto? – Yuffie si sporge impensierita dal bordo del lettino, in
tutta fretta. Ah, quella stramaledettissima fretta!
Un movimento fatto male,
una mano messa lì, a casaccio e…
Vedo la ragazzina finirmi
totalmente addosso. D’istinto serro le palpebre. L’unica cosa che mi viene
spontanea in quel momento.
- Auch!
– mi parte un secondo lamento volontario ed acuto, assolutamente come
primo.
Il viso allibito ed
allarmato di Yuffie, si precipita a sollevarsi per
guardarmi dritto in faccia: - Tutto apposto?
- Per carità! Non
chiedermelo più, zo to! L’ultima volta che lo hai
fatto, è successo un patatrac catastrofico! Non vorrei che adesso mi crollasse
addosso anche il soffitto…
- Se dovesse succedere,
ci sono qua io a coprirti! - L’astuta ninja mi fissa diretta, per poi
sorridermi zuccherina. Quella profondità negli occhi, la semplicità di quella
bocca sorridente, ed il nasino tondo al quale non riesco minimamente a
resistere, mi mettono in moto. Pericolosamente.
Afferro la ladra
prendendola per quei polsi sottili e delicati, e in un batter d’occhio, la
situazione si ribalta. Un giro rapido, e l’atterro.
La giovane Kisaragi, spalle al pavimento, mi scruta perentoria dalla
sua posizione bassa. La sua espressione non è del tutto distesa.
Al diavolo la coscienza
sporca! Dopotutto, c’è il sapone, no?
Porto le labbra su quelle
di Yuffie, spalancate ed incerte, e le strappo un
folle bacio. Un gesto avventato ed inatteso, che la fa sobbalzare.
Trascino la bocca ai lati
del collo, la faccio scendere giù, lentamente, ma avventato, impulsivo,
irragionevole. In una simile situazione, l’irragionevolezza è d’obbligo.
Inevitabile, azzarderei.
Yuffie
è muta, la sfavorita di turno. In un primo momento, ha l'aspetto di una
sconvolta, incerta. Una persona che non sa se reagire, o lasciare che sia
l’altro ad intercedere per lei. Non so se classificare questo suo atteggiamento
come confuso, oppure, peggio ancora, impaurito.
Raffreddo per alcuni
istanti i bollenti spiriti che mi stanno facendo del tutto ammattire, e mi
faccio avanti:
- Insomma… ! Sei confusa,
o spaventata?! – replico tutto scombussolato, mantenendo però sapientemente il
controllo dei movimenti, e sedandomi solo un pochino.
- Tutte e due! – esclama
senza nessun indugio l’interrogata, sforzandosi di emettere un loquace sorriso.
Non mi incanti,
nanerottola wutaiana!
Faccio spallucce: -
Scelgo io per te, va bene?
Yuffie
annuisce a stento, deglutendo inceppata.
Rido, e poco prima di
sguinzagliare tutti e sette i bollenti spiriti, assento certo: - Nessuno dei
due, zo to!
Riprendo ad appoggiarle
le labbra lungo tutto il collo, tenendole i polsi ben piantati al suolo. Uno
scomodo pavimento rugoso, rustico, senza mattonelle, gelido. Tuttavia, è così
ardente questo mio corpo, che non ci faccio neppure caso.
- Cosa stiamo facendo…?!
– reagisce incerta l’infantile monella, balbettando abbastanza, mentre fatica
perfino a respirare.
- Non ti piacevano forse
i bambini, zo to?
- Sì ma…
- Ne facciamo uno, contenta?
– proseguo io, spezzandole le parole di bocca.
Yuffie
emette un grido di protesta, con il fiato sempre più corto: - CO-COSA?!
- Per tutte le Summon di questo mondo…! – esclamo volgendo un istante gli
occhi al soffitto- Sto scherzando! – Non sono così deficiente da crearmi una
famiglia in un simile momento! - E poi, una pestifera bambina ce l’ho già…!
- E chi è? – domanda
curiosa l’astuta ragazza, sfoggiandomi un’espressione allibita. – Ririn?
Rallento i battiti del
mio cuore, e le emozioni, per poterle rispondere a tono:
- Piccola sciocchina…!
Sei tu, ovviamente! – E’ proprio un’ingenua…! Inutile ripeterlo all’infinito.
La scena si ripete.
Un’altra volta, mi chino su di lei alla svelta, senza darle l’aggio di
replicare, avviandomi poi a slacciare il bottone del jeans color ocra che
porto, con due dita della mano.
Un’altra mano, ma non la
mia, gli si appoggia contro per fermarla.
- Non posso! – tenta di
scusarsi Yuffie, sbrigativa, con un viso certamente
imbarazzato, e tutto sconvolto. Il mio lo è altrettanto. Non me lo può dire
ora, quando il fuoco che mi pervade dentro, si è già avviato da un pezzo! Per
spegnerlo mi dovrei soltanto sparare.
- Non… puoi?! – replico
io, nella speranza di aver capito male. Ma proprio male! – Non venirmi a dire
che hai il ciclo, o peggio ancora, mal di testa!
- E invece è esattamente
così! – spiega in un lampo, con una cadenza che sa di falso.
- E cosa delle due? –
chiedo paziente, anche se non lo sono poi tanto.
- Tutte e due!
- Per carità! – alzo seccato
lo sguardo all’insù- E’ vecchia, dai! Inventatene un’altra, almeno…! Faresti
più bella figura.
Sono veramente stufo di
tutto ciò. Uno stufato di verdure, sarebbe meno stufo di me.
Va bene essere insicuri,
timorosi… la prima volta per le mocciose è quasi sempre così, lo posso anche
capire, ma… il tira e molla non mi facilita di certo le cose! O la si vede
bianca, o nera. Non mi è mai piaciuto il grigio. O c’è il sole, o la pioggia. O
fa caldo, oppure freddo. I mezzi termini fanno solo perdere tempo. E con tutto
quello che c’è da fare, è una gran bella rottura di nacchere!
La lascio lì, a terra, e
mi rialzo visibilmente infastidito. Yuffie se ne
accorge, e cerca in tutti i modi di venirmi incontro con qualche parolina
simpatica, o gesto affettuoso.
Le paro lesto una mano
davanti alla faccia, per impedirle di avanzare.
- Per carità! Stammi
lontano…! Vade retro, Satana!
Il mio organismo è già
fin troppo ustionato, per poterti sopportare ancora una volta!
Altro che facocero
castrato!
Mi sento come un treno
che corre senza controllo, e che non vede l’ora di deragliare in qualche
pertugio.
- Ma io…
- Niente ma! – dico
esaustivo, girandomi di schiena con fare stizzito.
Come al solito lei non
cede al divieto, ed incalza a parole: - Ho vergogna…!
La sua affermazione mi fa
trasalire. Mi fa bollire come un bollito di carne.
- Perdindirindina! La
bimba ha vergogna! – canzono senza lasciarmi sfuggire la portentosa situazione,
seppur adirato. – E di cosa, sentiamo…
Yuffie
è ancora alle mie spalle, tacito è il suo sospiro. Probabilmente sapeva in cuor
suo che presto o tardi, quest’attimo così faticoso, sarebbe toccato anche a
lei.
A dire il vero, lo sapevo
anche io. Tutto sommato, non credevo minimante che mi si potesse verificare una
simile situazione! E poi… lei è Yuffie! Un tipino sveglio, attento, vispo, furbo, machiavellico… Una
così, tutta pepe e niente rosmarino, non può avere vergogna!
Non ottengo risposta. Le
sue labbra rimangono chiuse, forse piene di timori. Sospiro tutto sconsolato, e
scuoto la testa. Non posso fare altrettanto.
- Vedi? Non sai neppure
tu, cosa rispondere…! La tua non è semplice vergogna… Tu hai paura!
- E invece no! – sbotta
subito lei, come per difendersi da qualcosa che la infastidisce parecchio. – Ho
vergogna… di te. – pigola appena, con una vocina insicura e tentennante.
Questa volta non posso
non replicare. Mi giro finalmente, e la fisso: - Non ti giudico mica, bimba!
Anche se sei vestita, quegli abiti che indossi lasciano ugualmente afferrare
tutto di te!
Le mie parole portano Yuffie a darsi una rapida occhiata, per poi arrossire
sommessamente.
Avrà davvero vergogna?
Mi metto pensieroso, e
rifletto.
Se anche io fossi una
donna, ed il mio corpo assomigliasse più a un ramoscello mingherlino, che ad un
arbusto fiero ed armonioso, di vergogna ne avrei, eccome!
Con tutto ciò, se questo
fragile uccellino ancora minuto, non si decide a spiccare il volo, resterà per
sempre schiavo del suo nido.
Ad un tratto però, ho un
inatteso flashback. Un ricordo che risale alla scena in cui sia io che Yuffie, eravamo decisi a troncare l’ancor nostro acerbo
legame, nel bel mezzo di una lite furibonda.
Dopo soli pochi secondi,
un inatteso giro di boa, aveva ribaltato completamente le carte. Stavamo lì,
stretti l’uno all’altra, e gettati a terra, su quel prato, ognuno desideroso
dell’altro.
Rifletto ancora una
volta. Con più attenzione.
Stai a vedere che, se lei
mi s’infuria, alla fine si scioglie?
Chissà. Potrebbe essere
un’idea, perché no? Infondo, litigare con lei, mi diverte!
Se non le faccio spiccare
io il volo, dubito che ci riuscirà qualcun altro.
Oltretutto, l’idea che ci
possa riuscire proprio quel qualcun altro, mi manda in bestia!
Rido. Un riso sano e
volutamente provocatorio.
Yuffie
mi scruta, silenziosa ma perplessa.
- Che c’è? – chiede
subito dopo, cominciando ad imbrunire quel suo infantile faccino.
E’ già con un piede nella
tagliola!
Rido sempre più forte,
fino a piegarmi perfino sulle ginocchia.
- Sei buffa! Troppo
buffa!
- Eh? Dici a me? – fa lei,
puntandosi un indice in pieno viso.
- Ovvio, zo to! E chi sennò? Vedi altre ladruncole, piatte come un
ramoscello puerile, qui dentro?
- Hey! – L’espressione
perplessa della ninja, muta in un lampo. – Sei uno zotico! – mi risponde
prontamente, nella speranza di ferirmi.
Ricrediti ninja, e
stupisciti!
- Per piacere… dai! –
faccio un cenno con la mano, sventolandola, come a dire “ è roba vecchia,
ormai!” “lascia stare!” e poi riprendo- Sei machiavellica!
Yuffie
s’intirizzisce al suono di quella parola. Le sue gote sono rosse, come il
fuoco, la fronte piena di grinze, minacciose ed imponenti, e la boccuccia
pronta a replicare:
- Zotico!
Insisto senza scompormi:
- Machiavellica!
- Zotico!
- Machiavellica!
E' completamente
infuriata. Una belva senza guinzaglio, libera di attaccare chiunque, me
compreso.
Da parte mia, invece, non
c’è nessun problema. Anzi! Aspetto fiducioso, più machiavellico che mai, che si
faccia valere.
Sta per replicare, per
aprir bocca, ma ci ripensa. “Meglio fare a botte”, sembra che pensi. Meglio!
Tanto meglio!
Continuo a portare avanti
la farsa, serio ed attento, come mi riesce più adeguatamente.
La tagliola è scattata,
chiudendosi così sulla povera preda. Yuffie mi viene
contro, rapida stende una mano per afferrare il cuscino messo sul letto, e
rifilarmelo in faccia.
Non sbotto. Resto muto,
impassibile, mentre tutta irritata, lei, sta per colpirmi in pieno torace con
uno schiaffetto impertinente.
Afferro dinamico il suo
esile ma energico braccio, e la tiro a me, tutt’altro che garbato.
La principessina si
dimena, scalpita, si scuote sdegnata, pur di liberarsi dalla mia scomoda ed
opprimente stretta che proprio non gli va a genio.
Colgo l’occasione per
farla arrabbiare ancora di più, e replico altezzoso:
- Non riesci ad avere la
meglio con me, eh? Arrenditi nanerottola machiavellica!
L’intenzione di reagire,
da parte sua, c’è. Quasi certamente con un insulto. A giudicare dalla posizione
delle labbra, socchiuse e tonde, vorrà senz’altro darmi dello “zotico”. Come di
consueto!
Non perdo tempo:
l’anticipo.
Le afferro l’altro arto,
e la tengo buona con un bacio.
In un primo momento Yuffie è restia, fa del tutto per respingermi, come una
cattiva poppante disubbidiente.
Scorre il tempo, passano
i secondi, veloci ed inesorabili, ed il quadro globale, cambia totalmente.
L’indisciplinata si
lascia trascinare, risponde a quell’atto di affetto, e cessa di scuotersi.
Sento le sue braccia farsi molli, cedere, la rabbia scemare, e la voglia di
carezze aumentare febbrilmente.
La sento appartenermi.
Si appresta spedita ad
agguantarmi il soffice maglione, fino a tirarlo su. L’aiuto anche io,
frettoloso ed incalzante, finché poi non resto a torace scoperto. Getto
l’indumento verde a terra, chissà dove, e non perdo tempo. Spingo Yuffie facendola indietreggiare verso il letto, mentre
veloce sciolgo il laccio che gli tiene legata la cintura in vita. slaccio il
bottoncino dei suoi shorts elastici, con una sfrontata sfacciataggine, e tiro
giù la lampo.
Presi l’uno dall’altra,
retrocediamo fino a giungere ai lati del giaciglio da me puntato. La faccio
scendere giù, con eleganza, sul soffice materasso. Slaccio il bottone del mio
jeans, stavolta, sfiorandolo con l’indice. Un movimento unico e diretto, che lo
fa uscire dall’occhiello in una sola mossa. Yuffie
vorrebbe aiutarmi, ma quelle mani capaci di rubare Materia, tremano
timidamente. Sembra perfino avere fretta. Si sarà svegliata d’un botto?
- Adagio, bimba! –
pronuncio con il respiro svelto, difficile da governare, ma al tempo stesso
dolce, nel momento in cui con un bacio la spingo in giù, per stendersi.
Vorrei essere brutale,
però con lei non ci riesco. O almeno, non subito.
E’ troppo impacciata,
novellina. Una graziosa novellina che d’un tratto si sente la veterana del momento!
Aiuto Yuffie
a sfilare via il corpino di stoffa colorata, attento a non farle
involontariamente male nella troppa foga. Così novizia, quest’esserino mi fa provare un inteso sapore dolciastro in
bocca.
Ci fermiamo entrambi,
solo il tempo di cercarci con gli occhi. Ho i battiti del cuore in tremenda
impennata, e decisi ad aumentare sempre di più.
Ognuno di noi sa ciò che
vuole. Ne è convinto. Ci stringiamo forte, l’uno all’altra. Il suo sguardo
timido ma profondo, la frangia che le ricade sulla fronte, e un ciuffo di
capelli flesso sulla deliziosa curva del nasino. Questo è tutto ciò di cui ho
bisogno.
Il resto viene da sé.
Indimenticabile.
Intenso.
Un cielo pieno di stelle,
rende luminosa questa notte. La calda luce di una luna fanciullesca, fa
capolino dalla finestrella rettangolare, per accarezzare il letto. E per
accarezzare noi.
Come d’incanto, tutto
sembra divenire magia. Un incantesimo completo, che pare vivere in noi.
Mi dimentico del mio
lavoro, di quello stramaledettissimo Sanatorium, e
cosa assai importante, di Elena! Finalmente! Non ne potevo più di quel
caschetto biondo, perfettino e serioso. Una piaga
terrificante, per il mio termometro interno di pazienza!
E’ proprio una perfetta alchimia.
Niente di meglio per la caotica quanto frenetica vita da Turk.
E’ notte. Profonda notte.
La brezza della tarda serata porta sia me che Yuffie
a rabbrividire un pochino.
Prendo un lembo del
lenzuolo, e lo tiro su, fino a coprirci. Abbraccio con modi calmi e gentili il
piccolo scricciolo wutaiano che si accoccola con fare
fanciullo tra le mie braccia. La sento respirare calma, tranquilla, per poi
addormentarsi del tutto. La imito poco dopo, prima però mi avvio a carezzarle
la schiena dalla pelle giovane, ma un po’ d’oca, per via della brezza che passa
inesorabile accanto alla finestrella. Stringo di più la vispa fanciulla, le
scaldo il dorso con lo sfrego del palmo della mano, e infine abbasso le
palpebre, stanco e desideroso di dormire, mi lascio cadere tra le braccia
quiete e ristoratrici di Morfeo.
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Non aggiorno più praticamente da anni... Un po' per il
lavoro, un po' perché sono accadute tante cose, ad ogni modo adesso son qui, e
sono tornata per portare a termine una delle fic a
cui sono maggiormente legata!
Grazie come sempre a tutti per il sostegno e, se siete
ancora interessati alla mia storia, immergetevi in questi ultimi capitoli e
buona lettura!
Botan