Sam era arrivata senza preavviso. Una mattina Freddie se
l’era ritrovata sulla soglia del suo appartamento ed era
rimasto senza parole perché quella giovane donna bionda era
la ragazzina che un paio d’anni prima era sparita da Seattle
e poco dopo gli aveva telefonato direttamente da Los Angeles
avvertendolo dell’apertura della sua nuova
attività di baby sitting con una certa Cat. Forse avrebbe
dovuto sbatterle la porta in faccia − lo aveva abbandonato
poco dopo la partenza di Carly senza nemmeno salutarlo e in quei due
anni era sempre stato lui a telefonarle, era stato lui ad averle fatto
direttamente visita − ma non resistette. La
afferrò per la vita e la sollevò facendola
volteggiare un paio di volte. Poi la strinse a sé e
restarono abbracciati finché lo stomaco di Sam non
reclamò cibo.
Sam alloggiava a casa di Freddie ormai da qualche giorno.
C’erano state lunghe chiacchierate, sguardi languidi e
occhiate sfuggenti, sorrisi, risate, un paio di carezze e perfino un
mezzo bacio nel cuore nella notte. E la cosa non poteva rendere Freddie
più felice, anche se avrebbe voluto tanto sapere il motivo
del suo ritorno e la durata della sua permanenza.
«Sai, Freddie, tu mi hai sempre ispirato sesso sfrenato e
violento», gli disse quel giorno Sam dopo essersi fatta la
doccia.
I capelli bagnati gocciolavano ancora sulle spalle nude mentre
l’asciugamano la avvolgeva fino a metà coscia.
Freddie la fissò a bocca aperta, mentre lei si sedeva con
nonchalance sul divano, accavallava le gambe e si portava alle labbra
una birra. La guardò scolarsi l’intera bottiglia
per poi passarsi il dorso della mano sulla bocca con quel suo solito
atteggiamento da maschiaccio, eppure Freddie non l’aveva mai
trovata così sexy. Continuò a guardarla con
insistenza, come se si aspettasse
qualcosa. E quel qualcosa arrivò nel momento in cui Sam
poggiò la birra sul tavolino e si voltò verso di
lui. Lo guardò per pochi secondi, poi scoppiò a
ridere. «O mio
dio,
avresti dovuto vedere la tua faccia!».
Freddie ingoiò a vuoto, la risata di Sam che gli rimbombava
nelle orecchie. A lui non veniva da ridere, proprio per nulla.
Forse perché per un attimo ci aveva creduto davvero, forse
perché aveva sperato che Sam non avesse mai smesso di
provare per lui qualcosa di più della semplice amicizia.
Lei rideva ancora e Freddie pensò che non era mai stata
così bella, così donna.
«Peccato», mormorò con finta
indifferenza, voltando lo sguardo di lato.
Sam smise improvvisamente di ridere. «Cosa?».
«Oh, niente»,
rispose Freddie, scrollando le spalle. Ma evidentemente Sam aveva
capito benissimo perché pochi secondi dopo se la
ritrovò addosso senza capirci niente, solo la sensazione
delle viscere che si contraevano mentre lei lo baciava con foga.
Sesso sfrenato e violento,
continuava a ripetersi mentalmente, incredulo. Non che non avesse mai
fatto un pensierino su lui e Sam in quella situazione, ma non riusciva
a credere che stesse accadendo davvero e in quel modo. Ma avrebbe
dovuto aspettarselo... quella era Sam Puckett, impetuosa e aggressiva
persino nei momenti intimi. Ma ogni elucubrazione mentale
andò a farsi benedire nel momento in cui a Sam cadde
l’asciugamano a causa dei movimenti e vedersela nuda e a
cavalcioni su di lui gli fece palpitare il cuore. E anche qualcos’altro.
Sam gli sbottonò la camicia e gli slacciò la
cintura mentre lui si sfilava i pantaloni e la attirava a sé
per un altro bacio. Poteva sentire le loro intimità
sfiorarsi da sopra la stoffa dei boxer e si riscoprì
desideroso di farla sua lì e in quel momento. Ma era Sam il
vero maschio alfa,
e quando tentò di togliersi i boxer, le sue mani gli
bloccarono i polsi. «No, Freddie, qui comando io».
Gli mise le braccia intorno al collo per spingerlo contro di
sé e baciarlo, e da quel momento Freddie non ci
capì più niente perché Sam aveva
cominciato a muoversi sinuosa e a strusciarsi contro di lui. Lo voleva torturare anche in
quel momento, ma era una tortura ben più piacevole rispetto
a tutte le volte che l’aveva picchiato. La poteva sentire,
lì, sopra di sé, eccitata almeno quanto lui. Le
posò le mani sui fianchi e stette al gioco, baciandole e
mordendole il collo, mentre lei decideva che non era abbastanza e
scendeva sempre più giù con le mani, andandolo a
stuzzicare lì dove non batte il sole.
«Sam», si lasciò sfuggire, impaziente, e
lei gli
sorrise.
«Tranquillo, Freddie, siamo solo
all’inizio». Gli
sfilò finalmente i boxer e si guardarono negli occhi per
pochi
secondi.
«Questa è la parte in cui tu mi dici che
sei vergine...», scherzò Freddie, accarezzandole
un fianco. «Sei vergine, no?», chiese subito dopo,
facendosi serio.
Sam sorrise dandogli un innocuo pugno sulla spalla. «Diciamo
che dopo di te non ho avuto storie importanti». Intravide
Freddie sospirare di sollievo.
«Okay, ora che ho ammesso di aver preservato la mia purezza
solo per te, tu dovresti dirmi qualcosa tipo “Tranquilla, piccola, non ti
farò male”». Scoppiarono
entrambi a ridere. «Dovrò stare attento...o sarai
tu a farmi
male!». La fece ridere di nuovo. Adorava la sua risata.
«Ma allora non scherzavi prima... riguardo al sesso sfrenato
e violento?».
Sam sorrise. «Certo che scherzavo! Ho preso quella battuta da
un film visto di recente... ero curiosa di vedere come avresti reagito.
In fondo chi vorrebbe farsi un nano nerd e rompiscatole come
te?».
«Be’, allora possiamo anche
smetter−». Sam lo baciò prima che
potesse dire altro.
«Fredward, non complicare le cose. Non è facile
ammettere che ti trovo attraente dopo anni di insulti, pestate
e−».
Questa volta era stato Freddie a baciarla per poi stringersela contro
il petto. «Non sono più un nano», le
fece notare e poi invertì le loro posizioni.
Ora era lui a
stare sopra e Sam notò che in effetti, con quelle spalle
così larghe, quelle braccia muscolose e quei pochi
centimetri di altezza in più, Freddie non aveva
più niente a che fare con il puffo di qualche
anno prima.
«Chi ti ha dato il permesso di stare sopra?», lo
rimproverò sollevando un sopracciglio e, con un movimento
brusco, tentò di riportarlo sotto di sé, ma
finì
solo per spingerlo giù dal divano e cadere su di lui.
Sbatterono la fronte l’uno contro l’altro e, mentre
Sam se la massaggiava mormorando a denti stretti «Dannato
Freddie Benson!», lui ne approfittò per tornare
sopra di lei. «Concedimi di domarti almeno in questa
situazione».
«Per questa volta passi», rispose lei,
allacciandogli le braccia al collo. «Ma datti una mossa,
Benson, prima che cambi idea!».
Freddie la baciò dappertutto. Sembrava
così
fragile e indifesa tra le sua braccia. «Lo sai che non ho mai
smesso di amarti, no?».
«Aaah come sei sentimentale, Freddison». Lo
baciò e quasi Freddie restò deluso
dall’indifferenza mostrata dalla ragazza nei confronti della
sua dichiarazione, ma poi Sam gli afferrò la mano
conducendola sul suo petto. Il cuore le batteva fortissimo.
Forse bastava come risposta.
Si sorrisero, labbra contro labbra, infine
Freddie le baciò la fronte e affondò piano in lei.
Il mattino dopo si sarebbe svegliato con i capelli di Sam sparsi sulla
faccia e il vago ricordo di un «Ti amo, Freddie»
sussurrato al silenzio della notte.
E allora sarebbe stato certo che
Sam era tornata per lui, che non importava quanto sarebbe rimasta e che
l’attesa degli ultimi anni passati lontano l’uno
dall’altro era valsa a qualcosa. A molto
più di
qualcosa.
Note dell'autrice:
Ho scritto questa fanfiction un mese fa ma ho esitato a
pubblicarla perchè non ero sicura che potesse piacere... Ci
sono tante storie simili nel fandom e forse la mia non farà
la differenza, ma ci tenevo comunque a scrivere la mia personale
visione di come potrebbe avvenire il ritorno di fiamma tra Sam e
Freddie. Fatemi
sapere cosa ne pensate, grazie! ♥
Per chi si sta chiedendo cosa
ne sarà della mia raccolta, sappiate che ho una
mezza ideuccia e spero
di poter stendere un
altro paio di capitoli prima di martedì (giorno
in cui parto per Londra).
Soly Dea