Alone

Si fermò sotto la luce dell'unico lampione di quella stradina abbandonata e si lasciò cadere sull'asfalto ancora umido dall'ultimo acquazzone estivo.
Odiava l'estate.
Forse un po' gli piaceva. Amava il mare. Non per farci il bagno, ovvio. Amava sedersi sulla spiaggia con una penna e qualche foglio, e semplicemente lasciare che il rumore del mare cullasse i suoi pensieri fino a concretizzarli sulla carta.
Non scriveva poesie.
Neanche storie.
Scriveva della sua vita, descriveva il suo modo di pensare. Era una cosa che l'aiutava, lo faceva stare bene.
E d'inverno il mare era troppo simile a lui.
In tempesta, agitato, pericoloso.
Il vento gli scompigliò i capelli corvini leggermente lunghi, per un ragazzo.
Potesse questo vento portar via anche tutto il dolore che devo sopportare.
Soffriva.
Soffriva ancora per lui. Ricordava quando l'aveva conosciuto, forse.
"Credi che se ti siederai qui ad aspettare tornerà?"
-Sì.
"Quanti anni sono passati?"
-Tre.
"Lo aspetti qui tutte le sere d'estate, perchè?"
-Verrà qui e tornerà come promesso.
"Non tornerà."
-Ti dico che tornerà.
Lo stava ancora aspettando. La sua testa gli ripeteva tutti i giorni la stessa cosa.
Se n'era andato. E non sarebbe tornato.
"Chi era per te?"
-Il mio maestro!
"Niente più? Tu lo amavi."
-No, giuro.
"Le persone non giurano, non sono capaci."
-Ho giurato che l'avrei aspettato, e lo sto facendo."
"Te ne andrai anche tu. Come tutti."
-No.
"E allora ti renderai conto che che avrai sprecato la tua vita."
-Non è sprecata se è per lui...
"Se dici così è perchè lo ami."
-Sì."
"Prima hai giurato di no."
-Ho mentito.
"Visto? Tutti mentono. Anche lui ti mentì."
-Quindi non tornerà?
"No."