Him

di atwood88
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Freddo. L’unica cosa che sentivo in quel momento. Aprii gli occhi. Mi trovavo in una sala di ospedale. Non ricordavo niente.
Accanto al mio letto c’erano mia madre e mia sorella. Dormivano.
“Scarlett, s-sei sveglia?” domandò mia sorella, che aveva appena riaperto gli occhi.
 Un gemito fu l’unica cosa che uscì dalla mia bocca.
“M-mamma, mamma svegliati!” disse Jenna con voce strozzata mentre scuoteva leggermente le spalle di nostra madre. “Scarlett ha ripreso conoscenza, mamma!”
Mia madre aprì lentamente gli occhi e dopo essersi svegliata del tutto mi fissò. Le sue mani raggiunsero il suo candido viso e cominciò a piangere.
“Cos’è successo?” sussurrai.
“Tesoro mio, hai fatto un incidente. Non ti ricordi nulla?” scossi la testa, inconsapevole di quello che, in seguito, mi avrebbe detto mia madre.
“E-eri in macchina con James, stavate andando al cinema..” si fermò di colpo. Jenna le strinse una mano.
Con un cenno del capo la incoraggiai a continuare.
“Stavate andando al cinema quando un camion vi tagliò la strada”
“Dov’è James?” sussurrai.
Mia madre sospirò guardando mia sorella, poi parlò. “Scarlett, James è in coma e molto probabilmente non si sveglierà più” disse.
Mi sentii crollare il mondo addosso. Non potevo immaginare una vita senza di lui.
 
Non scorderò mai quel momento, ed è per questo che ora sono qui. Voglio raccontarvi come ho conosciuto la ragione del mio sorriso, James.
 
Mi ricordo il giorno in cui ci siamo incontrati come se fosse ieri.
Era il 28 giugno 2011, quindici giorni prima avevo sostenuto un esame per ottenere la patente. Ero in preda al panico. I miei genitori cercavano di tranquillizzarmi ripetendomi “Vedrai che andrà tutto bene, tesoro” ma qualcosa mi diceva che sarebbe andato tutto storto.
Avevo ragione. Non passai l’esame a causa di quattro stupide domande, che, a quanto pare, erano alcune delle più importanti. Perciò, non presi la patente. Ma, per un certo verso, fu meglio così.
 
Distrutta dalla notizia appena ricevuta, andai a bere qualcosa in un bar, cercando di alleviare il dispiacere.
“Cosa posso portarle, signorina?” alzai lo sguardo guardando l’affascinate barista che sorrideva.
Aveva i capelli corti castani, due grandi occhi marroni e un sorriso mozzafiato.
“Rum e coca” risposi, ricambiando il sorriso.
“Ecco a lei”.
“Grazie..”.
“Non vorrei essere ficcanaso, ma perché è così triste?”.
“Non ho preso la patente e ora mi trovo qui a bere rum e coca in un bar sconosciuto dal mondo!” dissi alzando il tono di voce.
“Dev’essere una cosa davvero orribile passare il tempo qui dentro, con i baristi che non si fanno gli affari loro”.
“Mi dispiace, non volevo offenderla. Sono solo un po’ arrabbiata”.
 “Non si preoccupi” rise.
“Comunque io sono James. James Patterson”.
“Scarlett Stewart”.
Restai ore in quel bar a parlare con quell’affascinante barista, fin quando una ragazza bionda con le labbra che parevano due canotti interruppe la nostra conversazione.
“James, muoviti, dobbiamo andare”.
“Si, Donna, arrivo subito.. Nel frattempo vorrei presentarti Scarlett” disse indicandomi.
“Piacere, mi chiamo Scarlett”.
“Questo lo avevo capito, non sono sorda. James muoviti, ti aspetto in macchina” raccolse la sua borsa e uscì dal bar facendo più rumore di un carro armato a causa delle sue costosissime scarpe Prada alte 2 metri.




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