Udii una mosca ronzare

di Dotta Ignoranza
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~ In onore alla creatura che ha torturato le mie ultime ore ~

 

Strilli. Senti la voglia di scappare, ma strilli.
Strilli come colata di cera lacca sulla pelle di un bambino.
Strilli perché le tue ali mangiate, ormai sono diventate parte stessa delle catene che ti stringono.
Strilli e implori.
Mille occhi mi guardano e mille occhi piangono.
Vagano su me, ustionando la mia pelle di senti di colpa.
Così vorrebbero. Credono.
Eppure sorrido, dal mio sorriso sdentato, il mio alito marcio, e i miei denti cariati.
Sogghigno e mi avvicino ai suoi mille fiumi di nera cera.
Hai torturato i miei nervi. Hai infranto i miei sogni. Hai defecato nelle mie mani.
Merda è quello che eri. Merda è quello che sei. E merda... è quello che diventerai.
Sorrido sdentato.
Putrido nel mio marciume.
La mia mano storta si tende e lentamente traccia il tuo disgustoso contorno.
Simili nel pianto noi due, ma una fine certa trovata l'avrai, poiché quando le tue urla cesseranno, il palato affamato di Lui soddisfatto sarà.
Così, in questo momento, in cui implori l'ultimo sostegno mio, otto zampe e sei occhi rossi, calano su te, moscone di palude estiva.
Le cento bave che ti coprono da giorni interi, finalmente – per te – scomparse saranno, e tu come le tue ali prima di te, fili sottili bagnati di rugiada mattutina diverrai.

 

 




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