Da almeno un anno sul pianeta El un solo pensiero occupava la mente dei suoi
abitanti: il mancato matrimonio fra la regina Elle e il giovane terrestre di
nome Ataru Moroboshi.
L'opinione pubblica era divisa fra coloro che sostenevano la regina, vittima
secondo loro di una congiura ordita da quella bellissima ma diabolica ragazza
aliena dal bikini tigrato che, proprio nel momento cruciale, aveva fatto sfumare
il sogno d'amore della regina, e coloro che invece sostenevano l'azione della
bella Lamù e che auspicavano ad una maggiore dedizione da parte di Elle nelle
questioni di Stato piuttosto che in quelle del cuore.
Come nel resto del pianeta, anche nelle case, nei negozi e per le strade di Barham, capitale del pianeta dove tra l'altro sorgeva la residenza reale, gli
abitanti non discutevano d'altro che di quella che era stata definita "la
questione della regina".
Con lo scopo di carpire le opinioni del popolo al fine di evitare eventuali
ribellioni contro il suo governo, la regina aveva istituito uno speciale corpo
di spionaggio dal nome emblematico di "Rosa Nera", a capo del quale era stata
nominata, fra lo stupore e le polemiche dei più, la spia Rose, sebbene
quest'ultima fosse stata ritenuta come una dei maggiori responsabili del
"fattaccio".
Decisa a non deludere mai più la fiducia della sua sovrana, Rose aveva
immediatamente sguinzagliato le sue spie per le strade della capitale ed una di
queste si stava per l'appunto recando in una delle locande maggiormente
frequentate dalla popolazione.
"Qui otterrò sicuramente ciò che cerco", pensò la donna mentre osservava
l'insegna della locanda che portava un nome senza dubbio consono alla situazione
che si respirava nella città: LA TAVERNA DEI CENTOMILA MENO UNO, titolo che si
rifaceva al numero di amanti congelati per volere di Elle prima della comparsa
di Ataru e dei suoi amici.
Nascosta dal suo mantello col cappuccio, la spia di Rose entrò nella locanda
e fu immediatamente investita dall'odore di alcool che si respirava a pieni
polmoni nel locale.
"Che razza di bettola!", osservò disgustata la donna mentre si aggirava fra i
tavoli alla ricerca di un posto dove sedersi... ed osservare.
Trovato un tavolo vuoto in un angolo buio del locale, la spia si sedette e
per non destare sospetti, decise di ordinare un bicchiere di idromele.
Proprio in quel momento, due uomini fecero la loro apparizione; uno era
grande e grosso, mentre l'altro era basso e mingherlino e a giudicare dal loro
comportamento, sembravano due vecchi amici che avevano voglia di bere.
"Portateci due belle pinte di birra ghiacciata!", disse al barista
proprietario del locale il gigante con voce grossa.
Osservando meglio le loro facce, la donna riconobbe nei due uomini i
lavavetri che ogni giorno si occupavano delle vetrate della residenza reale.
"Una birra fresca è quello che ci vuole dopo una faticosa giornata di
lavoro!", esclamò l'uomo minuto dopo essersi seduto.
"Puoi dirlo forte!", commentò il suo compagno assestando una sonora pacca
sulla schiena dell'amico.
Con somma gioia dei due, una delle cameriere portò al loro tavolo le birre e
dopo aver dato il primo sorso per bagnarsi la gola, il gigante commentò a voce
alta: "Comunque, quella ragazza con il bikini tigrato era davvero un bel
bocconcino!".
"Hai ragione!", fu la risposta del compagno. "E poi, al mancato
matrimonio, sembrava davvero al settimo cielo mentre abbracciava quel
terrestre!".
"Quel ragazzo è proprio fortunato ad avere una così bella ragazza al suo
fianco!", esclamò l'uomo dalla robusta corporatura. "In questo modo non è
neppure diventato la vittima numero centomila della nostra dissoluta
regina!".
"Non dovresti dire certe cose!", lo ammonì severamente l'uomo magrolino
portandosi l'indice al dito come monito al compagno di misurare le parole. "Le
sue spie potrebbero sentirti e...".
"E che cosa vuoi che mi importi?", replicò il compagno mentre si dava dei
colpi sul suo grosso e flaccido ventre. "Non sarò certamente io il prossimo
della lista, col fisico che mi ritrovo!".
"Comunque dovresti essere più cauto", consigliò l'amico mentre si portava il
boccale alla bocca.
"Smettila di preoccuparti e pensa a bere!", concluse il gigante dopo aver
svuotato il boccale.
"Invece faresti meglio a seguire il consiglio del tuo amico, grassone!",
pensò la spia di Rose dopo aver osservato la scena.
Intenzionata a fare rapporto il più presto possibile, svuotò il bicchiere e
si avviò al bancone per pagare il conto; trovatasi di fronte al barista, la
donna consegnò al proprietario del locale una manciata di monete e si precipitò
all'uscita.
"E il resto?", domandò il barista alla cliente.
"Se lo tenga pure!", si limitò a rispondere quest'ultima mentre l'uomo
intascava i soldi senza alcuna obiezione.
"Questo non piacerà affatto alla regina", pensò la spia di Rose mentre
raggiungeva a passo spedito la residenza reale, situata sopra una collina
sovrastando in questo modo gli altri edifici di Barham.
Giunta finalmente alla porta d'ingresso del palazzo, la giovane donna si
trovò davanti due guardie che tenevano le alabarde incrociate.
"Parola d'ordine", ordinò una delle guardie.
"Moroboshi!", fu la risposta.
Dopo aver udito la parola, le due guardie aprirono le porte e così la spia
camminò per il corridoio sulle cui pareti vi erano i ritratti dei sovrani che
avevano governato, più o meno rettamente, il pianeta.
Giunta alla fine del lungo corridoio, la donna si rivolse ad una delle
guardie personali della regina chiedendo di essere ricevuta al più presto.
La guardia disse alla spia di Rose di seguirla e così le due donne si
trovarono al cospetto della loro sovrana.
Quest'ultima sedeva sul trono con espressione severa ed indossava un body in
pelle di color rosso acceso ed un mantello bianco che le copriva le spalle.
"Mia signora, questa donna chiede di parlare con voi", disse con parole
solenni la guardia di Elle mantenendo la testa abbassata in segno di obbedienza
e rispetto.
"Lasciateci sole!", ordinò Elle con parole severe alla sua guardia, la quale
eseguì prontamente l'ordine.
"Che notizie mi porti?", domandò la regina alla sua interlocutrice.
La donna lasciò cadere a terra il mantello lasciando così scoperti i suoi
lunghi capelli neri con riflessi violacei e il suo volto di giovane e bellissima
donna.
"Il mio nome è Violet e faccio parte della Rosa Nera", si presentò la giovane
mostrando alla sovrana una rosa stilizzata interamente nera simbolo del corpo di
appartenenza cucito sull'uniforme.
Ultimate le presentazioni, Violet riferì con estrema precisione tutto ciò che
aveva sentito all'interno della taverna, mentre Elle la ascoltava con attenzione
facendo ogni tanto dei cenni con la testa.
Al termine del rapporto, la regina congedò Violet con un cenno della mano e
non appena quest'ultima se ne fu andata, Elle si alzò dal trono e raggiunse la
sua stanza da letto.
"Il popolo mi odia!", gridò Elle contrariata mentre la sua anziana nutrice la
ascoltava comprensiva seduta su una sedia.
"Mia regina, è normale che un sovrano venga giudicato dai suoi sudditi",
disse Babara sperando di alleviare le sofferenze della sovrana.
"Ma se continua così, il popolo finirà per ribellarsi", obiettò Elle mentre
osservava con le mani dietro la schiena gli edifici di Barham dalla
finestra.
"Devi soltanto avere pazienza", si limitò a dire Babara. "I tuoi sudditi
dimenticheranno ciò che è successo lo scorso anno".
"Ne ho avuta fin troppa!", tuonò furiosa la bella sovrana del pianeta El.
Continuando a tormentarsi sui ricordi di quei ormai ben noti avvenimenti,
Elle strinse i pugni in preda alla rabbia e infine si rivolse alla sua anziana
nutrice con parole dure e decise: "Porta al mio cospetto l'alchimista di
corte!".
Babara obbedì e in attesa del suo ritorno, la sovrana ripensò al momento in
cui Lamù aveva sfondato il rosone della chiesa ed aveva riabbracciato Ataru con
lacrime di gioia, mandando così in fumo il suo matrimonio.
"Lamù... te la farò pagare per quello che mi hai fatto!", pensò Elle in preda
alla gelosia.
In quel preciso istante, la porta si aprì ed un uomo anziano con la barba e i
capelli bianchi vestito con una tunica e un largo mantello nero abbassò lo
sguardo al cospetto della giovane sovrana.
"Quali sono i vostri ordini, mia regina?", domandò l'uomo con voce rauca.
"Voglio che tu svolga un lavoro per me!", esordì Elle mentre l'anziano
alchimista teneva le orecchie ben aperte in attesa degli ordini.